MARIO ZAGARI di Ferdinando Leonzio
21-12-2025 - GALLERIA SOCIALISTA di Ferdinando Leonzio
Il Regno di Badoglio, come intitolò un suo libro un noto esponente socialista [1], cioè il periodo che va dal 25 luglio 1943 (caduta del governo fascista) all'8 settembre dello stesso anno (annuncio dell'armistizio di Cassibile) fu uno dei più convulsi della storia dell'Italia contemporanea.
Fra l'altro fu un intervallo fra due periodi della guerra mondiale in cui il fascismo aveva coinvolto l'Italia, durante il quale i „fuorusciti“ che avevano continuato all'estero la loro battaglia antifascista poterono riprendere il loro posto in Italia, i detenuti lasciare il carcere o il confino e coloro che erano stati costretti al silenzio o che avevano operato nell'ombra poterono riemergere alla luce del sole e riorganizzare le proprie formazioni politiche.
Particolarmente interessante storicamente é il processo di ricostituzione e di riunificazione del variegato movimento socialista, che raggiunse il suo apice con la riunione del 22-23 agosto 1943, tenutasi a Roma in casa di Oreste Lizzadri.
Parteciparono allo storico convegno i rappresentanti di tre formazioni politiche socialiste:
Fra l'altro fu un intervallo fra due periodi della guerra mondiale in cui il fascismo aveva coinvolto l'Italia, durante il quale i „fuorusciti“ che avevano continuato all'estero la loro battaglia antifascista poterono riprendere il loro posto in Italia, i detenuti lasciare il carcere o il confino e coloro che erano stati costretti al silenzio o che avevano operato nell'ombra poterono riemergere alla luce del sole e riorganizzare le proprie formazioni politiche.
Particolarmente interessante storicamente é il processo di ricostituzione e di riunificazione del variegato movimento socialista, che raggiunse il suo apice con la riunione del 22-23 agosto 1943, tenutasi a Roma in casa di Oreste Lizzadri.
Parteciparono allo storico convegno i rappresentanti di tre formazioni politiche socialiste:
Il Partito Socialista Italiano (PSI), clandestinamente ricostituitosi il 29 luglio 1942, nello studio di Olindo Vernocchi, a Roma. Del suo Esecutivo segreto facevano parte Giuseppe Romita (segretario), Oreste Lizzadri (vicesegretario), Emilio Canevari, Nicola Perrotti, Olindo Vernocchi.
Il Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista (MUP), che era stato fondato a Milano il 10-1-1943; esso si proponeva il superamento del “tatticismo” riformista e del “nullismo” massimalista. Partito a vocazione unitaria, era diffuso nel Settentrione d'Italia. Il suo Comitato Esecutivo era costituito da Lelio Basso (leader), Domenico Viotto, Carlo Andreoni, Corrado Bonfantini [2], Aldo Valcarenghi. Importanti adesioni erano quelle di Umberto Recalcati [3], Paolo Fabbri, Giuseppe Bentivogli, Lucio Luzzatto, Virgilio Dagnino, Achille Corona.
LˇUnione Proletaria Italiana (UPI), fondata a Roma nell'autunno del 1942 da gruppi di giovani antifascisti cresciuti sotto il regime, che avevano reagito alla dittatura con l'adesione al socialismo e all'europeismo. L'UPI era in stretto contatto con il MUP, soprattutto tramite Achille Corona, del MUP romano, col quale condivideva l'intransigenza repubblicana e la polemica verso i vecchi partiti della classe operaia, ritenuti del tutto superati. Il suo gruppo dirigente era formato essenzialmente da Giuliano Vassalli [4], Mario Fioretti [5], Vezio Crisafulli ed Edoardo Perna. Ad essi si unì in seguito anche Giuseppe Lo Presti [6].
S'era formato, in quell'effervescente periodo, cosi denso di avvenimenti e di iniziative, anche un gruppo di giovani (Mario Zagari, Leo Solari, Tullio Vecchietti) che avevano costituito il Partito Socialista Rivoluzionario (PSR), molto vicino all'UPI, da cui finirà per essere assorbito poco prima della riunione di riunificazione, in cui sarà comunque rappresentato [7].
Dalla storica riunione in casa Lizzadri venne fuori un'organizzazione unitaria del socialismo italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), che comprendeva i socialisti di tutte le tendenze e gradazioni.
L'annuncio ufficiale dell'avvenuta confluenza fu dato sull'Avanti! di Milano del 22-8-1943. Il socialismo italiano aveva finalmente un'unica Direzione [8] con alla testa il prestigioso Pietro Nenni, da poco tornato dal confino nell'isola di Ponza.
Fra i partecipanti e poi membro della Direzione era Mario Zagari, che avrà un ruolo via via più importante nelle successive vicende socialiste, operando in particolare nella zona „di frontiera“ che si troverà stretta tra massimalismo e riformismo, tra frontismo ed autonomia, tra destra socialista e sinistra socialdemocratica [9], e che rimarrà sempre fedele all'internazionalismo e all'europeismo, alla democrazia e al socialismo.
Mario Zagari, figlio dell'avv. Rodolfo e di Maria Agnoletto, nacque il 14 settembre 1913 a Milano, dove studiò e nella cui università conseguì la laurea in Giurisprudenza [10]. Dopo aver vinto una borsa di studio in economia politica divenne assistente nella stessa disciplina all'università Bocconi.
Partecipò alla seconda guerra mondiale come ufficiale degli alpini nella divisione Julia, meritandosi una decorazione al valor militare. Nel 1942, a Roma, aderì all'attività antifascista clandestina, nel gruppo dei giovani Socialisti rivoluzionari.
Caduto il fascismo il 25 luglio 1943, mentre continuava la guerra e l'alleanza con la Germania, l'attività dei vari partiti era finalizzata soprattutto alla riorganizzazione delle proprie forze e alla propaganda dei propri ideali.
Ma l'annuncio dell'8 settembre del concluso armistizio con gli Alleati provocò un terremoto politico: il Re e il capo del governo Badoglio fuggirono al Sud, per mettersi sotto la protezione degli Alleati, che l'avevano invaso; i tedeschi reagirono con virulenza, occupando l'Italia centro-settentrionale, dove organizzarono uno Stato fantoccio, la Repubblica Sociale Italiana, capeggiata da Mussolini, da loro stessi liberato; l'esercito italiano si disgregò. Il che significò per tutti i partiti il ritorno alla clandestinità e l'immediata costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), per organizzare la lotta politica e militare contro il nazifascismo [11].
L'occupazione tedesca spesso incontrò un'eroica resistenza. A Roma [12] l'ultima resistenza all'invasione nazista fu opposta a Porta S. Paolo da reparti militari italiani che si trovavano in città. Ad essi si unirono gruppi di civili, fra cui un un reparto comandato da Sandro Pertini, vicesegretario del PSIUP, in cui figuravano anche il sindacalista Bruno Buozzi e Mario Zagari, membri della Direzione, e Peppino Gracceva, futuro comandante delle Brigate Matteotti dell'Italia centrale. Durante il periodo dell'occupazione tedesca i socialisti romani furono fra i più attivi nelle azioni di resistenza (sabotaggi e scontri armati) contro i nazifascisti.
Fra essi Mario Zagari il quale nell'ottobre 1943 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dal quale però riuscì a farsi rilasciare, per poi riprendere l'attività militare della Resistenza, diventando anche componente del CLN. In questo drammatico periodo di epiche lotte partigiane fu in dimestichezza con Eugenio Colorni [13], di cui condivise le idee europeiste e federaliste che lo accompagneranno per tutta la vita.
Finita la guerra, riemerse nel PSIUP, più vivace che mai, la dialettica interna, ora accentuata dalla convivenza in esso di diverse esperienze. Militavano infatti in esso i fuorusciti tornati dell'esilio, come Nenni e Saragat, i militanti usciti dal carcere o dal confino, come Pertini e Jacometti, gli ex partigiani, come Bonfantini, i vecchi massimalisti, come Vernocchi, i vecchi riformisti come Mondolfo, i giovani della FGSI. Il dibatto verteva sostanzialmente sul tema del rapporto col PCI, strettamente collegato con l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'Unione Sovietica. In estrema sintesi, il problema era: unità del proletariato, cioè del PSIUP e del PCI, da spingere per alcuni fino alla fusione dei due partiti, o autonomia socialista?
Zagari assunse una posizione apertamente autonomista, volta però alla creazione di un'Europa unita, autonoma fra i due blocchi che si andavano formando nel mondo in un'accanita contrapposizione ideologica e politica, che avrebbe potuto soffocare ogni prospettiva socialista.
Noi sappiamo che vi è un'Europa senza pace, che vi è un proletariato internazionale chiuso da terribili pressioni di Potenze straniere che sono talvolta dalle Potenze occupanti militarmente, noi sappiamo che tutto questo è sottolineato da una miseria, da una povertà estrema. Noi dobbiamo difendere questa ondata di accoramento sul piano europeo, dobbiamo sentire che vi è un grande proletariato che aspetta una parola di fiducia [14]
Zagari fu dunque tra i promotori di una corrente, Iniziativa Socialista [15], che prendeva nome dall'omonima rivista, sorta nel 1946 e diretta da Corrado Bonfantini [16]. Nella corrente militava gran parte dei "giovani turchi" [17], come Nenni li aveva benevolmente definiti qualche tempo prima. Essa ottenne un notevole successo [18] nel congresso – il primo dopo la Liberazione – che il PSIUP tenne a Firenze dall'11 al 14 aprile 1946, in viste delle imminenti elezioni per la Costituente e del referendum istituzionale. Zagari dunque entrò nella Direzione [19], che gli affidò l'incarico di Responsabile dell'Ufficio internazionale [20].
I risultati per la Costituente furono più che soddisfacenti per il PSIUP che, col suo 20,68 %, si classificò secondo dopo la DC e ottenne 115/556 deputati, fra cui Mario Zagari, che in quella sede si occupò soprattutto del ruolo dell'Italia nella politica internazionale e, in particolare, dell'art. 11 della Carta costituzionale [21].
I deludenti risultati delle amministrative del novembre 1946 furono la scintilla che riaccese il fuoco delle polemiche ideologiche e politiche interne - sempre sull'eterno tema dei rapporti col comunismo nazionale e internazionale – e che portarono alla scissione detta "di Palazzo Barberini", dal nome del luogo in cui si riunirono gli scissionisti.
Guidati da Giuseppe Saragat, molti delegati al XXV congresso socialista delle correnti di "Iniziativa Socialista" (Zagari, Vassalli, M. Matteotti) e di "Critica Sociale" (U.G. Mondolfo, Faravelli, D'Aragona) e della FGSI, allora diretta da Leo Solari, si riunirono a parte e l'11 gennaio 1947 proclamarono la costituzione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Zagari che era stato un dei più decisi fautori della scissione, entrò nella Direzione [22], che si diede una segreteria collegiale Faravelli-Simonini-Vassalli, con organo di stampa L'umanità, diretta da un altro triumvirato (M. Matteotti – Saragat- P. Treves) [23].
Il successivo convegno del PSLI del 19 settembre 1947 a Roma, elesse come segretario unico Giuseppe Saragat, con due vice: Mario Zagari, ormai leader riconosciuto della sinistra socialdemocratica e Alberto Simonini, in rappresentanza della destra interna.
La convivenza tra le diverse anime socialdemocratiche si rivelò piuttosto difficile. Lo si vide quando, nel dicembre 1947, il PSLI e il PRI decisero di entrare nel governo De Gasperi, da cui, nel maggio precedente, erano stati esclusi il PCI e il PSI. L'operazione, che in realtà diede inizio alla fase dei governi centristi (DC-PSLI/PSDI-PRI-PLI) provocò piccole, ma significative, emorragie come l'uscita dal partito di Virgilio Dagnino e della maggioranza della FGSI [24] e, in seguito di Lucio Libertini.
Alle prime elezioni politiche del 18 aprile 1948 la Lista di Unità Socialista, espressione del cartello elettorale PSLI + UdS [25], conseguì una buona affermazione, avendo ottenuto il 7,1 % e 33/574 deputati, fra cui Mario Zagari, eletto nel Lazio.
A fare esplodere in modo traumatico le contraddizioni interne del PSLI fu, ancora una volta, la politica internazionale, nello specifico la proposta di adesione al Patto Atlantico, espressione militare del blocco occidentale guidato dagli USA (1949). Il centro-destra del partito, ormai filo-governativo e integrato nel "centrismo", capeggiato da Saragat e dal segretario Simonini era del tutto favorevole, mentre la sinistra (Zagari) e il centro-sinistra (U.G.Mondolfo) erano per la neutralità e contrari a che l'Italia fosse integrata nei blocchi, ritenendo altresì che l'adesione al Patto Atlantico potesse compromettere le prospettive di creazione di un'Europa socialista autonoma dai due blocchi.
Alberto Simonini dovette dimettersi da segretario e cedere il posto a Ugo Guido Mondolfo, che però non controllava i gruppi parlamentari, che in sede di votazione si frantumarono.
Nel maggio 1949, la nuova ala autonomista del PSI guidata da Giuseppe Romita lasciò il partito e fondò il Movimento Socialista Autonomo (MSA). Il mondo socialista si trovò dunque diviso in tre tronconi rivali: a sinistra un PSI governato dalla sua sinistra interna e alleato del PCI; a destra un PSLI governato dalla sua destra interna, ormai cooptata nel centrismo democristiano all'insegna dell'atlantismo anticomunista; l'aria di mezzo, di cui Zagari era autorevole esponente, affollata da UdS, MSA e sinistra socialdemocratica sempre più propensa alla scissione.
Era naturale, dunque che queste tre famiglie socialiste, che avevano posizioni affini, si unissero, anche perché questa era la scelta e la volontà del Comisco [26].
Il 4 dicembre fu così fondato il Partito Socialista Unitario (PSU) [27] con primo segretario Ugo Guido Mondolfo [28] e organo del partito Lotta Socialista, diretta da Giuseppe Faravelli. Mario Zagari entrò nella Direzione del nuovo partito [29].
Al secondo congresso del PSU (Torino, 27-29 gennaio 1951) prevalse, sia pure di poco, la mozione dei “fusionisti” (col PSLI) guidati da Giuseppe Romita, che prevalsero sugli “autonomisti” delle altre componenti [30].
Le trattative di fusione col PSLI arrivarono a buon fine e il nuovo partito, denominato Partito Socialista-Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS), nel suo congresso del 1° maggio 1951 ratificò l'avvenuta fusione e mutò la sua denominazione in quella di Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Zagari e la sua corrente si trovarono dunque collocati nell'ala sinistra del PSDI. Durante la segreteria di Giuseppe Romita, Mario Zagari, il 22 febbraio 1952, fu nominato direttore del settimanale La voce socialista [31].
Il PSDI, già da subito diviso in gruppi e correnti, fu scosso, a proposito della nuova legge elettorale, detta legge- truffa, presentata dal governo centrista nel 1953, da una virulenta polemica interna tra la maggioranza saragattiana, che finì col prevalere, e la sinistra, una parte della quale lasciò il Partito [32].
La nuova legge elettorale non scattò [33] e il PSDI subì una severa batosta alle elezioni politiche del 1953, passando da 33 a 19 deputati e da 8 a 4 senatori. Zagari non fu rieletto [34] e la sinistra, fortemente indebolita, da allora non ebbe più un ruolo determinante. Comunque, dopo le tensioni interne a causa della legge-truffa, cui era stato contrario, Zagari fu nominato direttore de La Giustizia, nuovo organo del partito. Lascerà l'incarico nel febbraio 1954, dopo il ritorno del PSDI al centrismo, con la formazione del governo Scelba-Saragat.
Nel 1956 le acque del socialismo italiano, e del PSI in particolare, furono nuovamente agitate dalla repressione sovietica della rivoluzione ungherese, approvata dal PCI e condannata dal PSI. Ciò portò alla rottura del Patto d'unità d'azione fra i due partiti [35] e all'accelerazione del cammino del PSI in direzione di una politica autonoma, del resto già avviata l'anno precedente al Congresso di Torino, che aveva lanciato il dialogo coi cattolici.
Si cominciò dunque a parlare di riunificazione fra PSI e PSDI, favorita anche dal successo di entrambi i partiti nelle amministrative del 1956, specialmente dopo l'incontro di Pralognan (Savoia) del 28 agosto 1956, fra Nenni e Saragat, patrocinato dall'Internazionale Socialista, la quale aveva inviato in Italia un mediatore, Pierre Commin [36].
Venne anche costituita una commissione mista PSI-PSDI, di cui Zagari faceva parte [37]. Ma le dure polemiche del decennio precedente e le difficoltà provocate dalla sinistra socialista e dalla destra socialdemocratica portarono al fallimento dell'iniziativa, tanto che Nenni, dopo il congresso di Venezia del PSI del 1957, ebbe a dire che sull'unificazione era stata posta una pietra tombale. Una prima conseguenza del fallimento dell'unificazione furono le dimissioni da segretario del PSDI di Matteo Matteotti (17-4-1957) [38]. Ma soprattutto si acuì la contrapposizione fra la maggioranza di centro-destra (Saragat-Simonini) e le due minoranze di centro-sinistra (M. Matteotti) e di sinistra (Zagari-Faravelli) [39], specialmente con il ritorno del PSDI alla politica centrista.
Subito dopo il congresso del PSI (Napoli, 15-18/1/1959), vinto dalla corrente autonomista di Nenni, Saragat si affrettò a dichiarare che il congresso era stato frutto di una debole coscienza politica, il cui documento finale oscillava tra il sogno e l'avventura.
La sinistra socialdemocratica, riunitasi il 19 gennaio successivo, constatò invece come il congresso del PSI avesse realizzato nella loro totalità le condizioni sempre considerate fondamentali per il conseguimento dell'unificazione in un solo partito, per cui la politica di alternativa democratica potrà essere avviata a quell'attuazione a cui sono interessate e dovranno concorrere tutte le forze socialiste del Paese [40]. Sulle stesse posizioni era la Federazione Giovanile Socialdemocratica, in ciò sostenuta dall'Internazionale Giovanile Socialista (YUSI). Lo stesso Mario Zagari dichiarò, il 30 gennaio 1959, che la sinistra socialdemocratica considerava il PSI, dopo la vittoria degli autonomisti, come fattore essenziale di una nuova fase dinamica della vita politica italiana e annunciò per l'8 febbraio un convegno di corrente a Roma per interpellare la base sulla decisione se restare o uscire dal PSDI [41]. Le relazione introduttiva al convegno fu tenuta dallo stesso Zagari, il quale, fra l'altro, disse:
A Napoli sono state realizzate le tre condizioni base essenziali per l'unificazione: l'autonomia ideologica e politica, la democrazia come mezzo e come fine dell'azione socialista, la democrazia interna di partito[42].
A conclusione dei lavori fu lo stesso Zagari ad avanzare la proposta, acclamata dai 500 delegati di Iniziativa Socialista, di dare un'organizzazione autonoma alla sinistra socialdemocratica. Fu così fondato il Movimento Unitario di Iniziativa Socialista (MUIS), cui aderirono importanti personalità del socialismo italiano, come l'ex ministro Ezio Vigorelli, l'ex segretario del PSDI Matteo Matteotti, il direttore di Critica Sociale Giuseppe Faravelli, i deputati Pasquale Schiano e Orlando Lucchi, il prof. Enrico Paresce, ex dirigente del PSU, Leo Solari, ex partigiano ed ex segretario dei giovani socialisti, gli ex comandanti partigiani Aldo Aniasi [43] e Candido Grassi [44], il giornalista Italo Pietra, il giurista Giuliano Vassalli, etc.
Consolidatosi il MUIS, il 25 marzo 1959 iniziarono le trattative per la confluenza del MUIS nel PSI fra una delegazione del PSI (Francesco De Martino, Giacomo Mancini, Giovanni Pieraccini) e una del MUIS (Matteo Matteotti, Ezio Vigorelli, Mario Zagari). Gli accordi raggiunti furono poi ratificati da un convegno del MUIS (25-5-1959) e dal Comitato Centrale del PSI (19-6-1959).
Nel Comitato Centrale del PSI vennero cooptati 12 rappresentanti del MUIS, con voto consultivo, e ai suoi 9.984 iscritti venne riconosciuta l'anzianità di iscrizione al partito. Zagari si collocò naturalmente nell'area autonomista del partito e, da quel momento, la sua vicenda politica personale si intrecciò con quella generale del PSI.
Nel 1960 fu uno dei tre inviati dal PSI [45] alla IV Conferenza dei partiti socialisti dei paesi del Mercato Europeo Comune (MEC), dove si batté, contro le tesi dei tedeschi e dei belgi, per approdare quanto prima alle elezioni dirette dell'Assemblea parlamentare europea e alla unificazione delle tre Comunità [46].
Al XXXIV congresso di Milano del 1961 fu eletto a pieno titolo nel Comitato Centrale del PSI ed ebbe l'incarico di dirigere il Centro di documentazione della Direzione socialista.
Nel 1962 fu eletto consigliere comunale di Roma [47] e nel 1963 rientrò in Parlamento come deputato [48]. Sarà riconfermato nel 1968, nel 1972 e nel 1976.
Con l'inizio del centro-sinistra “organico”, che al PSI costò una dolorosa scissione [49], cominciò pure l'esperienza governativa di Zagari. Nel periodo compreso tra il 1964 e il 1968 fu sottosegretario agli Esteri nei governi Moro 2°, Moro 3° e Rumor 1°. In tale veste lavorò per la cooperazione internazionale nel campo culturale e in quello scientifico e tecnico. Prestò anche particolare attenzione alla politica di disarmo e alla collaborazione tra l'Italia e i paesi dell'Est europeo e quelli in via di sviluppo.
Al XXXVIII congresso (Roma, 23-28/10/1968) rientrò nel Comitato Centrale del PSI, per la corrente di “Autonomia”, facente capo a Pietro Nenni. Rientrò anche nella Direzione il 9 luglio 1969, dopo la scissione dell'ala socialdemocratica di Tanassi [50]. Successivamente, tra il marzo 1970 e il gennaio 1972, fu nominato Ministro del Commercio con l'Estero nei governi Rumor 3° e Colombo. Rilevante l'aver compiuto, nel maggio 1971, la prima visita di un rappresentante del Governo italiano nella Repubblica Popolare Cinese, dove incontrò il Primo Ministro Ciu-En-Lai e con cui concluse un accordo commerciale [51]. Fu riconfermato nella Direzione del PSI anche a seguito del XXXIX congresso (Genova, 9-12//1972).
Tra il luglio 1973 e l'ottobre 1974 entrò, come ministro di Grazia e Giustizia, nel quarto e nel quinto ministero Rumor, promuovendo varie riforme in materia di diritto di famiglia, penale, di procedura penale e di ordinamento penitenziario.
Al XL congresso del PSI (Roma, 3-7/7/1976) Zagari fu eletto nel CC e nella Direzione del PSI e poco dopo fu riconfermato deputato alle elezioni legislative del 20-21 giugno dello stesso anno [52]. Già membro del Parlamento Europeo dal 1976 [53], fu eletto alle prime elezioni dirette dello stesso nel giugno 1979[54], carica nella quale sarà riconfermato anche nel 1984. Non rieletto nel 1989, nel decennio successivo fu Presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo. Fra le sue opere La sfida europea (1968) e Superare le sfide (1975).
Morì a Roma il 29 febbraio 1996. Partigiano, giornalista, socialista, padre costituente, europeista, deputato nel Parlamento italiano e in quello europeo, fu un protagonista della storia italiana del Novecento.
Questi i commenti di Valdo Spini, di Enrico Boselli [55] e di Gaetano Arfé [56]:
Scompare una storica figura del socialismo italiano ed europeo. I laburisti italiani piangono la scomparsa del compagno Zagari.
Di lui ricordiamo il grande contributo alla Resistenza, l'impegno per la ripresa dell'Italia nel dopoguerra, la proficua missione ministeriale, l'azione di pioniere dell'idea europea. Socialista, testimone di un socialismo sempre laico, tollerante e riformista. Uomo di grande rigore politico e di grande onestà.
(Valdo Spini)
Ricordo con commozione Mario Zagari, socialista riformista, europeista e combattente per la libertà. Tra gli ispiratori della politica di centro-sinistra, Zagari ha operato con coerenza al servizio del mondo del lavoro e del Paese e del movimento socialista italiano.
(Enrico Boselli)
I decenni erano passati su di lui senza lasciar traccia. La sua vitalità, la sua generosità, la sua carica umana, il suo entusiasmo avevano sfidato le ingiurie del tempo, l'usura delle delusioni, il tossico delle amarezze. Era rimasto fedele alle idealità della sua giovinezza, sul filo di una coerenza mai smentita, quale ne fosse il prezzo da pagare, convinto che le sole sconfitte definitive sono quelle subite in spirito di rassegnazione.
(Gaetano Arfé)
- Oreste Lizzadri Il Regno di Badoglio Edizioni Avanti!, 1963.
- Corrado Bonfantini (1909-1989) durante la Resistenza diventerà comandante delle Brigate Matteotti.
- Umberto Recalcati (1887-1944), sindacalista, deputato del PSI eletto nel 1919, nell'estate del 1943 fu arrestato dai nazisti e trasferito nel campo di concentramento di Mauthausen, dal quale non tornò più.
- Giuliano Vassalli (1915-2009), partigiano delle Brigate Matteotti, dirigente socialista di primo piano, futuro Presidente della Corte Costituzionale, divenne famoso per aver organizzato (24-1-1944) su pressione di Pietro Nenni, con un rischioso stratagemma, l'evasione dal carcere romano di Regina Coeli, dei futuri Presidenti della Repubblica Sandro Pertini e Giuseppe Saragat e di altri cinque militanti socialisti.
- Mario Fioretti (1913-1943), giovane magistrato socialista, partecipò all'attività clandestina e alla redazione e distribuzione dell'Avanti! Dopo aver tenuto un comizio improvvisato, venne ucciso da un fascista in Piazza di Spagna a Roma il 4-12-1943.
- Giuseppe Lo Presti (1919-1944), dottore in legge e studente in filosofia, ex ufficiale dell'esercito, partigiano, fu catturato dalle SS naziste e torturato. Fu poi una delle vittime delle Fosse Ardeatine.
- Sul MUP e l'UPI fondamentale ci sembra il saggio di Sarah Verrengia, Il Movimento di unità proletaria, in "Dimensioni e problemi della ricerca storica" 2/2006.
- Della Direzione facevano parte Pietro Nenni (segretario), Sandro Pertini (vicesegretario), Giuseppe Saragat, Rodolfo Morandi, Bruno Buozzi, Emilio Canevari, Giuseppe Romita, Oreste Lizzadri, Nicola Perrotta. Marcello Cirenei, Vannuccio Taralli, Filippo Acciarini, Carmine Mancinelli (ex PSI); Lelio Basso, Carlo Andreoni (vicesegretario), Lucio Luzzatto, Corrado Bonfantini, Roberto Verari, Gianguido Borghese (ex MUP); Giuliano Vassalli, Mario Zagari, Vezio Crisafulli, Tullio Vecchietti (ex UPI).
- Si veda in proposito l'articolo di Ferdinando Leonzio Socialisti di destra e socialdemocratici di sinistra, pubblicato sulla rivista mensile online La Rivoluzione Democratica dell'ottobre 2018.
- Mario Zagari ebbe una sorella, Elisa. Nel 1945 dall'attrice Elena Da Venezia (1915-2003) ebbe il figlio Franco Zagari (1945-2023), architetto. Nel 1970 sposò Christiane Piguet, di origine svizzera, da cui nel 1971 ebbe il figlio Cristiano, poi divenuto esperto di questioni europee e internazionali.
- Del CLN facevano parte il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, il Partito d'Azione, la Democrazia del Lavoro, la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale Italiano. Alla riunione di fondazione del CLN per il PSIUP parteciparono Pietro Nenni e Giuseppe Romita.
- L'occupazione tedesca di Roma durò dall'8-9-1943 al 4-6-1944, quando la città fu liberata dagli Alleati.
- Eugenio Colorni (1909-1944), professore di Storia e Filosofia, fu confinato, in quanto socialista e antifascista, nell'isola di Ventotene, dove partecipò, assieme ad Altiero Spinelli e a Ernesto Rossi alla stesura (1941) del famoso Manifesto di Ventotene, base politica e culturale dell'idea federalista. Fuggito dal confino nel 1942, riparò a Roma, dove divenne redattore-capo dell'Avanti! clandestino, partecipò alla Resistenza armata nella Brigata Matteotti e alla creazione della Federazione Giovanile Socialista Italiana (FGSI). Nel maggio 1944, durante uno scontro armato con una banda fascista, fu ferito a morte. Dopo la guerra gli sarà conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
- Dall'intervento di Zagari al Congresso di Firenze, in Avanti! del 13-4-1946.
- Nello stesso periodo circolavano varie altre riviste socialiste: Critica Sociale, diretta da Ugo Guido Mondolfo, che si rifaceva al riformismo turatiano, Politica di classe di Rodolfo Morandi, Quarto Stato di Lelio Basso, Europa Socialista di Ignazio Silone, Compiti Nuovi, settimanale di Oreste Lizzadri, apparso nel luglio 1946.
- Zagari, come giornalista, fu direttore di varie testate: L'Italia Socialista, Autonomia Socialista, Unità Socialista, Sinistra Europea.
- I “Giovani turchi” erano stati un movimento politico turco di fine Ottocento che mirava a rimodernare l'impero ottomano e a trasformarlo in una monarchia costituzionale.
- La mozione della sinistra (Nenni-Basso-Morandi), su cui erano confluiti i fusionisti (Lizzadri, Tolloy), ottenne il 46,1 %; la mozione Pertini-Silone, su cui confluì Iniziativa Socialista, il 41,6 %; quella di „Critica Sociale“ (Mondolfo, Faravelli, Simonini) l'11,4 % e una mozione riformista di Genova l'1,9 %.
- Nella nuova Direzione vennero eletti Lelio Basso, Luigi Cacciatore, Luigi Chignoli, Alberto Jacometti, Foscolo Lombardi, Ivan Matteo Lombardo (Segretario generale), Rodolfo Morandi, Pietro Nenni (Presidente), Sandro Pertini, Giuseppe Saragat, Ignazio Silone, Alberto Simonini, Aldo Valcarenghi, Mario Zagari, Lina Merlin (per le donne), Matteo Matteotti (per i giovani) Oreste Lizzadri (per i sindacalisti).
- Si dimetterà dall'incarico il 7-11-1946 a causa dei crescenti dissensi interni sulla posizione internazionale del partito.
- “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” (art. 11 Cost.).
- Nell'occasione il PSIUP riprese, su proposta di Olindo Vernocchi, l'antica denominazione di PSI.
- L'Umanità uscì nel gennaio 1947 e cessò le pubblicazioni nel gennaio 1950. Diventeranno poi organi ufficiali del Psdi i settimanali Giustizia Sociale e La voce socialista.
- In tale occasione lasciò il PSLI il futuro grande storico del socialismo italiano Gaetano Arfé.
- L'Unione dei Socialisti (UdS), con segretario Ivan Matteo Lombardo e vicesegretario Marco Alberto Rollier era sorta , nel corso di un “convegno dei socialisti indipendenti” del 7-8 febbraio 1948, dalla confluenza di tre diverse formazioni politiche: a) il gruppo di estrema destra del PSI di I. M. Lombardo, che aveva lasciato il Partito; b) il gruppo che ruotava intorno alla rivista Europa Socialista e al suo direttore Ignazio Silone; c) Il gruppo di ex azionisti non confluiti nel PSI, denominato “Movimento di Azione Socialista-Giustizia e Libertà”, guidato da Tristano Codignola. Al convegno era presente U.G. Mondolfo in rappresentanza del PSLI.
- Il COMISCO (Comitato della Conferenza Socialista Internazionale) era un'organizzazione dei partiti socialisti europei, fondata nel 1947, soprattutto per impulso del Partito Laburista britannico. Col congresso di Francoforte del 30-6-1951 si trasformerà in Internazionale Socialista (IS).
- Sulla formazione e vita del PSU si veda il saggio di Ferdinando Leonzio Il Partito Socialista Unitario (1949-1951) 2°, pubblicato dalla rivista mensile online La Rivoluzione Democratica del febbraio 2019.
- Gli succederanno alla segreteria del PSU prima Ignazio Silone e poi Giuseppe Romita.
- Della prima Direzione del PSU facevano parte Tristano Codignola, Matteo Matteotti, Italo Viglianesi (vicesegretari), Amadio, Bonfantini, Borghesi, Carmagnola, Cartia, Cossu, Faravelli, Garosci, Luisetti, Paresce, Pecoraro, Schiano, Silone, Tolino, Vassalli, Vittorelli, Zagari e i capigruppo della Camera (Vigorelli) e del Senato (Romita).
- Nella nuova Direzione entrarono, per la maggioranza, Giuseppe Romita (segretario), Albergo Arnone, Battistini, Colajanni, Cossu, Costa, Di Giovanni, Luisetti, Lupis, Orlandi, Russo, Tanassi; per la minoranza: Bonfantini, Carmagnola, Codignola, Faravelli, M. Matteotti, U.G. Mondolfo, Silone, Zagari.
- Il 18 luglio 1952 Zagari entrò a far parte dell'Assemblea della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA).
- La corrente degli ex azionisti socialisti guidati da Tristano Codignola, che successivamente costituirono (assieme al gruppo Parri, proveniente dal PRI), il movimento di Unità Popolare (UP).
- Essa prevedeva l'attribuzione del 65 % dei seggi della Camera al partito (o alla coalizione) che avesse ottenuto almeno il 50 % + uno dei voti. La coalizione di centro (DC, PSDI, PRI, PLI) ottenne solo il 49,80 %. Si applicò perciò la legge proporzionale.
- Non lo sarà neanche nelle politiche del 1958.
- Il 5-10-1956, nel corso di un incontro fra una delegazione del PSI (Nenni e Pertini) e una del PCI (Togliatti e Amendola) il Patto d'unità d'azione fu dichiarato decaduto e sostituito da un Patto di consultazione che di fatto non avrà alcuna applicazione.
- Pierre Commin (1907-1958), inviato dell'Internazionale Socialista, era allora segretario aggiunto della SFIO, il partito socialista francese.
- La delegazione socialdemocratica era costituita da Saragat, M. Matteotti (segretario del PSDI), Tanassi e Zagari. Quella del PSI comprendeva Nenni, Pertini, De Martino, Mazzali e Vecchietti.
- Matteo Matteotti venne sostituito dal saragattiano Mario Tanassi.
- Le due minoranze si unificheranno in una sola, denominata “Iniziativa Socialista“.
- In Avanti! del 20-1-1959.
- In Avanti! del 31-1-1959.
- Avanti! 10-2-1959.
- A Milano Aldo Aniasi, il famoso comandante partigiano "Aso“, e Lamberto Jori, ex componente del CLN-Lombardia e segretario della Federazione milanese del PSDI si dimisero da assessori.
- Grassi, pittore e professore di disegno, era stato (nome di battaglia “Verdi”) comandante della brigata partigiana “Osoppo”.
- La delegazione del PSI era composta da Riccardo Lombardi, Venerio Cattani e Mario Zagari.
- Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), Comunità economica europea (CEE), Comunità europea dell'energia atomica (Euratom).
- Il PSI ottenne il 12,63 % e 10/80 seggi.
- Alle elezioni legislative del 28-29 aprile il PSI ottenne il 13,84 % e 87/630 seggi alla Camera e il 14,01% e 44/315 al Senato.
- Nel corso di un convegno nazionale tenuto a Roma il 10-11/1/1964 la sinistra del PSI deliberò di staccarsi dal partito e costituì un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), con segretario prima Tullio Vecchietti e poi Dario Valori.
- PSI e PSDI si erano unificati con la storica assemblea della Costituente Socialista del 30-6-1966 e il nuovo partito unificato aveva assunto la denominazione di “PSI-PSDI Unificati”, poi mutata in “PSI (Sezione dell'Internazionale Socialista)”. Ma il 5-7-1969 molti ex socialdemocratici, guidati da Mario Tanassi, si scissero e fondarono un loro partito a parte (segretario Mauro Ferri), denominato prima Partito Socialista Unitario e poi, dal febbraio 1971, PSDI.
- Nel giugno 1964 il senatore socialista Paolo Vittorelli era stato ricevuto dal presidente Mao. Nel 1969, nella sua veste di Ministro degli Esteri, fu soprattutto il leader socialista Nenni a promuovere il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese, il che avvenne il 6-11-1970. Sarà il presidente della repubblica Giuseppe Saragat a ricevere il primo ambasciatore cinese Shen Ping.
- Il PSI ottenne il 9,64 % e 57/630 seggi alla Camera e il 10,20 % al Senato con 29/315 eletti.
- In precedenza i deputati europei erano designati dai rispettivi governi.
- Il PSI ottenne l'11,03 % e 9 eurodeputati sugli 81 spettanti all'Italia. Zagari fu eletto vicepresidente del Parlamento europeo.
- I commenti di Spini e Boselli in l'Unità del 1°-3-1996.
- La frase è tratta dall'articolo di Gaetano Arfé Mario Zagari, la lunga lotta per l'autonomia e l'Europa, pubblicato sul n. 8-9 del 1996 di MondOperaio.
Fonte: di Ferdinando Leonzio










