TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO: L’INSTABILITÀ DELLE OPINIONI di Loredana Nuzzolese
di Loredana Nuzzolese
23-09-2025 - CRONACHE SOCIALISTE
In un contesto di campagna elettorale costante in cui si assiste ad una unione di political issues, policy issues e personal issues, l’azione comunicativa, ai fini della visibilità e della credibilità politica nonché del consenso, assume un ruolo di primo piano.
I professionisti della comunicazione nel pianificare la strategia del candidato si affidano, fra i vari strumenti a disposizione, alle web survey e ai sondaggi. Questi si rivelano essere degli strumenti in grado di sondare il clima di opinione con margini di errori: non si possono analizzare i risultati prodotti senza tenere in considerazione le distorsioni presenti al loro interno.
Nella società liquida in cui l’individuo è pervaso da numerosi stimoli di natura differente, con una debole identificazione politica e sociale, accade che l’elettore potrebbe cambiare opinione con estrema facilità e rapidità. La mancanza di opinioni costanti, la propensione a sperimentare identità differenti, oggi accresciute dagli shock provocati dalla pandemia e dai conflitti in corso, sono quindi aspetti che alterano l’affidabilità del contenuto dell’indagini demoscopiche.
Certo ad essere instabili non sono le sole posizioni del corpo elettorale. Sembra che anche la classe politica, alla luce dei risultati dei sondaggi, sia propensa ad orientarsi secondo la direzione del clima di opinione, indossando un abito cucito su misura dall’abile sarto qual è lo spin doctor.
E poi i leader politici mutano spesso idea come conseguenza di scelte di natura tattica o strategica, a seconda delle conseguenze o dei nuovi scenari politici-economici nazionali e internazionali.
Nel 1947 Giovanni Ansaldo nel suo vademecum per gentleman “Il vero signore. Guida di belle maniere”, edito da Longanesi, esortava a non praticare la politica per ambizione e dispensava consigli, tuttora validi, sul come agire in caso di modifica delle idee in politica.
Bugie, contraddizioni, giravolte e cambi di casacca detti “repentini capovolgimenti di sorte” sono analizzati nel capitolo dedicato alla vita politica, all’interno del paragrafo “Disgrazie politiche”. In tali situazioni conviene, a seconda della circostanza, ricorrere alla “sterzata brusca” ossia al “negare, con fronte di bronzo, di avere mai seguito la parte caduta” oppure alla “sterzata lenta” in cui dopo essersi dichiarati per un tempo abbastanza lungo – all’epoca qualche mese – “nauseati dalla politica” d’un tratto si abbandona lo scettiscismo per la nuova conversione.
Ancora adesso dunque sia gli esponenti dell’opposizione sia la maggioranza prendono più o meno esplicitamente. e con una certa regolarità, le distanze da quanto affermato o votato in un passato non così lontano. Come dimenticarsi del diktat “Mai con il Pd” imposto al Movimento Cinque Stelle al debutto in Parlamento. Era una chiara volontà di non allearsi con il Partito Democratico, messa poi in discussione e mandata in soffitta, per la formazione della compagine governativa nel 2019.
Da lato del Partito Democratico si può far riferimento al cambiamento di posizione sulla issue dell’introduzione del reddito cittadinanza. Dapprima combattuta, con votazione contraria nelle aule parlamentari, oggi, alla vigilia delle elezioni regionali, è stata inserita nei programmi elettorali la misura del “reddito di cittadinanza regionale”.
Fra la maggioranza, in casa Lega si può ricordare il nuovo atteggiamento riguardo la costruzione del ponte sullo Stretto: se un tempo il progetto era osteggiato, adesso il leader leghista ne è divenuto il principale sponsor.
A pagare le conseguenze dell’incoerenza è l’intero sistema istituzionale a cui viene progressivamente negata fiducia e credibilità da parte dei cittadini. Oltre a ciò, dal momento che spesso l’elettore si identifica nel leader di partito, potrebbe generarsi un paradosso ovvero la tendenza ad uniformarsi a piccole dosi alla nuova opinione politica narrata dal politico di riferimento. Una riconversione non certo dettata da una profonda convinzione.
D’altronde in politica, notava Prezzolini, la coerenza tende a somigliare spesso alla virtù degli imbecilli.
Fonte: di Loredana Nuzzolese
I professionisti della comunicazione nel pianificare la strategia del candidato si affidano, fra i vari strumenti a disposizione, alle web survey e ai sondaggi. Questi si rivelano essere degli strumenti in grado di sondare il clima di opinione con margini di errori: non si possono analizzare i risultati prodotti senza tenere in considerazione le distorsioni presenti al loro interno.
Nella società liquida in cui l’individuo è pervaso da numerosi stimoli di natura differente, con una debole identificazione politica e sociale, accade che l’elettore potrebbe cambiare opinione con estrema facilità e rapidità. La mancanza di opinioni costanti, la propensione a sperimentare identità differenti, oggi accresciute dagli shock provocati dalla pandemia e dai conflitti in corso, sono quindi aspetti che alterano l’affidabilità del contenuto dell’indagini demoscopiche.
Certo ad essere instabili non sono le sole posizioni del corpo elettorale. Sembra che anche la classe politica, alla luce dei risultati dei sondaggi, sia propensa ad orientarsi secondo la direzione del clima di opinione, indossando un abito cucito su misura dall’abile sarto qual è lo spin doctor.
E poi i leader politici mutano spesso idea come conseguenza di scelte di natura tattica o strategica, a seconda delle conseguenze o dei nuovi scenari politici-economici nazionali e internazionali.
Nel 1947 Giovanni Ansaldo nel suo vademecum per gentleman “Il vero signore. Guida di belle maniere”, edito da Longanesi, esortava a non praticare la politica per ambizione e dispensava consigli, tuttora validi, sul come agire in caso di modifica delle idee in politica.
Bugie, contraddizioni, giravolte e cambi di casacca detti “repentini capovolgimenti di sorte” sono analizzati nel capitolo dedicato alla vita politica, all’interno del paragrafo “Disgrazie politiche”. In tali situazioni conviene, a seconda della circostanza, ricorrere alla “sterzata brusca” ossia al “negare, con fronte di bronzo, di avere mai seguito la parte caduta” oppure alla “sterzata lenta” in cui dopo essersi dichiarati per un tempo abbastanza lungo – all’epoca qualche mese – “nauseati dalla politica” d’un tratto si abbandona lo scettiscismo per la nuova conversione.
Ancora adesso dunque sia gli esponenti dell’opposizione sia la maggioranza prendono più o meno esplicitamente. e con una certa regolarità, le distanze da quanto affermato o votato in un passato non così lontano. Come dimenticarsi del diktat “Mai con il Pd” imposto al Movimento Cinque Stelle al debutto in Parlamento. Era una chiara volontà di non allearsi con il Partito Democratico, messa poi in discussione e mandata in soffitta, per la formazione della compagine governativa nel 2019.
Da lato del Partito Democratico si può far riferimento al cambiamento di posizione sulla issue dell’introduzione del reddito cittadinanza. Dapprima combattuta, con votazione contraria nelle aule parlamentari, oggi, alla vigilia delle elezioni regionali, è stata inserita nei programmi elettorali la misura del “reddito di cittadinanza regionale”.
Fra la maggioranza, in casa Lega si può ricordare il nuovo atteggiamento riguardo la costruzione del ponte sullo Stretto: se un tempo il progetto era osteggiato, adesso il leader leghista ne è divenuto il principale sponsor.
A pagare le conseguenze dell’incoerenza è l’intero sistema istituzionale a cui viene progressivamente negata fiducia e credibilità da parte dei cittadini. Oltre a ciò, dal momento che spesso l’elettore si identifica nel leader di partito, potrebbe generarsi un paradosso ovvero la tendenza ad uniformarsi a piccole dosi alla nuova opinione politica narrata dal politico di riferimento. Una riconversione non certo dettata da una profonda convinzione.
D’altronde in politica, notava Prezzolini, la coerenza tende a somigliare spesso alla virtù degli imbecilli.
Fonte: di Loredana Nuzzolese