16 Maggio 2024

"CONSIGLI (NON RICHIESTI) PERCHE' IL PD POSSA DIVENTARE UN PARTITO DI SINISTRA OVVERO "CANDIDO O L'OTTIMISMO”

25-10-2022 - STORIE&STORIE
I recenti risultati elettorali hanno scatenato una specie di ribrezzo da parte del PD verso qualsiasi eletto del centro destra, cioè il portato della storia personale e politica di questi personaggi. Chi pensava il Segretario del PD eleggessero? Ma vivaddio non ci si poteva pensare prima ed impostare in maniera diversa i suoi comportamenti, cioè tenendo conto della folle legge elettorale che lo stesso PD, targato Renzi, ha proposto. Alice nel paese delle meraviglie chiede allo Stregatto [1] la via per uscire dal mondo in cui era entrata, questi gli risponde, per andare dove? La risposta di Alice: l'importante è uscire. Oh! certo vi giungerai! — disse lo Stregatto, non hai che da camminare. Questo passo mi abbastanza corrispondenza allo stato del PD dopo, per la verità anche prima, le elezioni politiche del 2022. Nessuno sa dove andare, ci si limita a dichiarare di avere i titoli per partecipare, evidentemente ad un concorso, per la carica di segretario, come ha detto una signora al momento della sua autocandidatura. Forse la strada di un normale concorso pubblico per titoli non parrebbe una cattiva idea visto che di politica non se ne parla. Senza fare ulteriore ironia, proviamo a indicare alcuni temi di riflessione. Credo che nessuno abbia voglia di affrontarli nel PD. Un partito di sinistra, però, non può ignorarli. Nessuno chiede al PD di costruire una società socialista, ma semplicemente, in questo momento storico, di costruire un argine allo scempio sociale che la teoria economica dominante ha giustificato con il connubio fra la teoria neoclassica e il neoliberismo. Perché è bene ricordarlo l'economia non è una scienza esatta e come in tutte le scienze sociali i risultati sono funzione degli obbiettivi che ciascuno si pone e dei ceti sociali che vuole proteggere secondo la sua visione della società, cioè occorrono dei valori.

Dagli anni Settanta in poi viene meno il compromesso sociale che aveva retto il mondo e che aveva reso possibile lo sviluppo dei sistemi economici coniugando una crescita del livello di vita delle classi meno abbienti, non solo attraverso miglioramenti salariali ma anche attraverso l'erogazione erga omnes dei cosiddetti “beni meritori” o in-kind (scuola, assistenza sanitaria, pensioni ecc.) da parte degli stati in maniera pressoché gratuita. Dalla metà degli anni Settanta è cambiato tutto, il mercato, come regolatore ottimale di ogni azione umana, ha preso pian piano il sopravvento. Gli anni Ottanta sono stati segnati dal neoliberismo e dalla globalizzazione, soprattutto finanziaria. Nel corso degli anni Novanta “finalmente” la società si è adattata al mercato che ha portato alla grande “moderazione” sindacale, con relativo declino del peso dei sindacati. Il risultato è stato che negli anni Dieci del nuovo secolo è arrivata la recessione mondiale. Che ha portato l'1% della popolazione più ricca a possedere tra il 20 e il 30 per cento (a secondo dei paesi) della ricchezza totale del singolo paese. Non solo, ma ha devastato, in nome dell'efficienza del mercato, il welfare cercando di privatizzarne la maggiore quantità possibile e quindi impoverendo sempre di più i ceti più deboli. La cosa tragica è che nessuno si alzato per evitare questo scempio, manca solo che visti i tempi si approvi una rimodulazione della fiscalità seguendo i dettami della curva di Laffer, cioè diminuire le tasse ai ricchi attraverso una flat tax, che ha un solo risultato aumentare la ricchezza dei più ricchi e impoverire i più poveri. Si è persino inventata “l'austerità espansiva”, marchio dei Bocconi Boys operanti nelle due sponde dell'oceano Atlantico. In Italia il Prof. Francesco Giavazzi, peraltro consulente economico dell'ex Presidente del Consiglio l'osannato Prof. Mario Draghi è stato un fervente sostenitore di questa teoria. Essa consiste in un taglio continuo della spesa pubblica, le risorse così liberate dovrebbero indurre i privati ad un maggior consumo e questo tramite lo “sgocciolamento” (trickle down) portare benefici a tutti. Questa teoria ha riscontrato solo clamorose smentite, come la storia dell'ultimo trentennio dimostra, tanto che è stata confutata persino dal centro studi del Fondo Monetario Internazionale. Questo ragionamento vale anche per la politica economica della Comunità Europea tesa all'allargamento degli spazi di libero mercato soprattutto per quanto riguarda quello del lavoro. In realtà gli imprenditori e soprattutto gli operatori finanziari dettano le “regole del gioco” e la “modalità del gioco”. Hanno imposto soluzioni che hanno creato un sistema che aumenta le disuguaglianze, come risulta da tutti i dati empirici in nostro possesso e dimostra il fallimento di questa politica. Insomma, bisogna prendere spunto dal pensiero dei classici dell'economia di Keynes e di Sraffa cioè al centro dell'azione politica il problema distribuzione del reddito unica strada per sanare i macroscopici fallimenti del mercatismo. Da quaranta anni le élites politiche, tutte, hanno predicato che la ripresa si sarebbe verificata se si saranno fatti dei sacrifici, grazie alle politiche neoliberiste avremo avuto un aumento di benessere per tutti. La risposta l'abbiamo avuta alle ultime elezioni politiche dove si sono recati alle urne poco più di ventinove milioni di elettori, ben sedici milioni hanno disertato le urne, il 36,09% degli aventi diritto. Tale percentuale si alza ulteriormente se si tengono conto delle schede bianche o nulle. Non sapendo cosa dire i dirigenti dei partiti dopo una generica giaculatoria per affermare che è una cosa grave si dimenticano di realizzare le azioni opportune per far ritornare questi elettori al voto. Basti pensare che Fratelli d'Italia, il Partito più votato rappresenta appena poco più del sedici per cento del corpo elettorale, il PD poco più dell'undici per cento. Si cerca di esorcizzare questo problema dando la colpa al populismo. Esistono oramai molti studi empirici che dimostrano come ci sia una relazione diretta fra diminuzione del welfare (in molti casi accompagnato anche da una perdita del posto di lavoro) e astensione dal voto. Oppure si cambia partito, da qui l'alta volatilità del voto nelle ultime tornate elettorali perché all'interno dell'offerta politica se ne individua uno che non si ritiene responsabile della crisi (se qualcuno è interessato posso fornire una bibliografia). Insomma, il divario fra élites e popolo aumenta. Questa è una delle ragioni, mi sembra, che hanno determinato la crisi del PD, un partito che ha scelto di sostenere la classe media, sfortunato, si tratta della classe, causa la crisi economica, che numericamente sta diminuendo. Questo certo non può essere imputato all'attuale segretario, il quale ha solamente aggiunto la sua incapacità tattica per determinare questo risultato. Come si vede lavoro ce ne è a sufficienza, ma come Alice se non si sa dove andare tutto diviene difficile.

Personalmente credo che la ricerca di una politica di coesione sociale sia l'unica strada da seguire e per fare questo occorre una élite che voglia ricreare una sinistra moderna. Come scriveva Carlo Rosselli quasi cento anni fa occorre “Individualismo, egualitarismo, socialismo e ottimismo".

Un discorso a parte merita la EU che diviene il vero banco di prova per una politica di coesione sociale, avremo modo di riparlarne.


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[1] So benissimo che il nome nel libro è Ghinagatto. Ho preferito mantenere il nome con il quale la Disney l’ha chiamato, nel suo cartone, che mi pare più noto.







Fonte: di Enno Ghiandelli
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Periodico socialista fondato 1897.
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Rivista di politica economica e cultura
fondata da Calamandrei
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Quindicinale on line di Critica Liberale,
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