17 Maggio 2024

"LINDA MALNATI"

Noi donne eravamo in ginocchio, il socialismo ci ha rialzate e ci ha assegnato un posto nella vita civile (Linda Malnati)

Fra le pioniere del socialismo italiano [1], fra coloro che seppero infondere nelle masse femminili, e non solo, la coscienza dei loro diritti e l'anelito al loro riscatto sociale ed umano, un posto di rilievo spetta a Linda Malnati. Essa, con impegno e coerenza, seppe calare le sue idee politiche nella concretezza dell'azione, nei vari campi in cui si trovó ad operare: insegnamento, sindacalismo, femminismo, giornalismo, assistenza sociale, pacifismo: una donna eccezionale al servizio costante della libertá e della giustizia sociale.
Linda Malnati nacque a Milano il 19 agosto 1855 da Giacomo e Carolina Pedrioli. La Milano in cui crebbe e si formó era una citta all'avanguardia del pensiero progressista italiano di allora, la cittá patriottica e democratica delle Cinque Giornate [2]: vi circolavano l'illuminismo di Cesare Beccaria, apprezzato autore del saggio Dei delitti e delle pene, il liberalismo cattolico di Alessandro Manzoni, autore dell'immortale romanzo I Promessi Sposi, il romanticismo del poeta Giovanni Berchet, espresso nella Lettera semiseria di Grisostomo e del pittore Francesco Hayez, autore del celebre dipinto Il Bacio, il repubblicanesimo federalista del politico e filosofo Carlo Cattaneo.
Un'influenza piú diretta e specifica su Linda la ebbero probabilmente le femministe d'avanguardia Laura Solera Mantegazza (1813-1873), infermiera [3] e filantropa, fondatrice dell'Istituto di Maternitá Pio e di una Scuola di Professione Femminile; Alessandrina Massini Ravizza (1845-1915), impegnata in numerose iniziative filantropiche e fra le fondatrici dell'Unione Femminile Nazionale; Anna Maria Mozzoni (1837-1920), giornalista e attivista per la emancipazione della donna in Italia.
Con tale retroterra culturale fu del tutto naturale per Linda, che intanto aveva conseguito il diploma di maestra, aderire al movimento democratico milanese, per poi fare il passo successivo verso il nascente partito socialista, cui si iscriverá nel 1894.
Giustizia sociale ed emancipazione femminile da allora divennero gli scopi della sua vita.

Nel 1875 fu assunta come maestra dal Comune di Milano, mentre andava intensificando il suo impegno per l'organizzazione delle lavoratrici e per l'emancipazione delle donne. L'insegnamento fu da lei vissuto con passione e dedizione, poiché considerava l'educazione culturale anche come strumento di emancipazione delle classi lavoratrici e delle ragazze in particolare.
Nel 1891, assieme ad Anna Kuliscioff e a un'altra maestra socialista sua intima amica, Carlotta Clerici [4], riuscí a costituire una Federazione Femminile all'interno della Camera del Lavoro di Milano. Due anni dopo fu tra i fondatori, sempre all'interno del sindacato, della Sezione Maestre e Maestri, del cui direttivo entró a far parte, assieme alla Clerici. Nello stesso anno entró anche nella Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro; si interessó anche dell'organizzazione di mondine, tessitrici, pellicciaie, cartaie, impiegate, lavoratrici nel settore chimico e farmaceutico.
Ancora nello stesso periodo ridiede nuovo vigore alla Lega per la tutela degli interessi femminili [5], di cui nel 1896 assunse la presidenza.
Nonostante questa intensa attivitá politico-sindacale, riuscí ad essere autrice di testi scolastici [6] e a scrivere per vari giornali [7], a tenere comizi e conferenze su tematiche socialiste e femministe e a far parte del Consiglio Direttivo della Societá Umanitaria [8], battendosi in tutte le sedi per la paritá di genere, a cominciare da quella salariale, per il diritto di voto e per la riforma della scuola.
Fu accanto alle operaie nei moti milanesi del 1898, scoppiati in seguito all'aumento del prezzo del pane, e si oppose alla dura repressione di Bava Beccaris. I moti si conclusero con migliaia di arrestati, fra cui spiccavano i nomi dei piú famosi capi socialisti: Anna Kuliscioff, Filippo Turati, Costantino Lazzari. La stessa Malnati venne deferita al Consiglio Provinciale, con l'accusa di aver svolto propaganda politica fra i suoi allievi e sospesa per tre mesi:
Ventitré anni e mezzo di onorato servizio – la scrupolosa cura di non portare le mie idee politico-sociali nel sereno ambito della scuola non valsero a salvarmi dalla condanna pel delitto di pensare a modo mio, fuori di scuola.


Nel 1903 organizzó, assieme a Carlotta Clerici, il 1° congresso nazionale delle maestre elementari e nel 1909 entró nel direttivo dell'Unione nazionale magistrale. La sua battaglia per l'istruzione, ritenuta leva importante per il riscatto sociale, si indirizzó anche agli asili, perché le loro competenze fossero trasferite dalle Opere Pie allo Stato, cioé dal campo della beneficenza a quello dell'istruzione laica. Con queste finalitá, appoggió con entusiasmo il progetto dell'Universitá popolare milanese, del cui direttivo fece parte.
Assai rilevante fu anche il suo impegno in campo assistenziale, svolto all'insegna di un costante volontariato. Ricordiamo la sua lotta insieme con Ersilia Bronzini-Majno nel Comitato contro la tratta delle bianche e la sua collaborazione con l'Asilo Mariuccia, diretto dalla stessa Majno, segnalando molte ragazze bisognose di essere ricoverate nell’Istituto [9]. Fu anche consigliera dell'orfanatrofio Le stelline, di cui fu direttrice nel 1914-1920 e fu fondatrice dell'Istituzione Casa e Famiglia per le orfane. Collaboró con la filantropa Alessandrina Ravizza in favore dell'infanzia abbandonata. Dopo la morte della Ravizza (1915) contribuí a tenere aperta la Casa di lavoro della Societá Umanitaria.

Costante, coerente e ininterrotta fu la lotta della Malnati per ottenere il suffragio femminile.
Sul finire dell'Ottocento si era formato in Italia un nucleo di donne attive sia nel nascente femminismo che nel movimento socialista, alla testa del quale stavano le socialiste milanesi, guidate da Linda Malnati e operanti nella Lega per la tutela degli interessi femminili. Esse, giá nel 1897, rivolsero una petizione al vertice socialista per l'organizzazione di un gruppo autonomo femminile nel partito. Intanto la Malnati e la Clerici continuavano ad operare all'interno del Comitato Pro Voto milanese[10], a fianco delle femministe non socialiste, cosa che le attiró critiche da parte del PSI, allora ancorato su posizioni intransigenti [11]. A Milano l'11 febbraio 1906 uscí un numero unico, curato dalla Malnati, dall'eloquente titolo Pro Suffragio Universale.

Fu proprio nel 1906 che la Malnati, affiancata da Angelica Balabanoff, ottenne che, parallelamente al congresso nazionale socialista di quell'anno (Roma, 7-10 ottobre 1906) si svolgesse un convegno nazionale femminile.
Dal convegno, che raccolse 150 adesioni, scaturí un Comitato Femminile e la richiesta di poter avere un periodico ufficialmente espressione delle donne socialiste.
I convegni femminili continuarono a fiancheggiare i successivi congressi del PSI, ma del giornale si ricominció a parlare solo nel 1910, quando scese in campo l'autorevole condirettrice della prima rivista socialista Critica Sociale Anna Kuliscioff, la dottora dei poveri.
Anna, fino a quel momento, era stata allineata alla posizione tradizionale del socialismo europeo, teorizzata dal prestigioso leader socialista tedesco August Bebel (1840-1913), autore del celebre saggio La Donna e il Socialismo, secondo cui la liberazione della donna si sarebbe ottenuta assieme al riscatto dell'intero proletariato, cioé col socialismo. Ne era corollario la diffidenza nei confronti delle organizzazioni femministe borghesi [12].
Ma quando, all'approssimarsi dell'esame della proposta di una nuova legge elettorale, detta del suffragio universale, sostenuta dal governo Giolitti, il PSI non mostró molto impegno per la concessione del voto anche alle donne, la Kuliscioff promosse la costituzione della Lega socialista per il suffragio femminile, che si batté energicamente per il voto alle donne, con in testa sempre il combattivo Gruppo Femminile Socialista di Milano, che il 1° maggio 1911 cosí concluse un appello alle lavoratrici:

Ora, a noi donne, come minorenni o deficienti, é negata la scheda, l'arme forse piú poderosa che potremmo brandire a difesa dei nostri interessi di sfruttate, di oppresse, di schiacciate dalla servitú economica e domestica. Non date ascolto a chi ripete che noi siamo ignoranti, incapaci ed impreparate alla vita politica. Anche la maggioranza dei lavoratori è incapace ed impreparata, ma con l’esercizio viene acquistando la coscienza; e la scheda diventa strumento di emancipazione in mano di un proletariato che ne apprezzi il valore.

Il 14° congresso del PSI (Modena, 15-18 ottobre 1911), sensibilizzato soprattutto da Argentina Altobelli e da Linda Malnati, approvó una mozione presentata da Anna Kulicioff, in cui, fra l'altro, si diceva: Il Partito Socialista proclama, anche per le donne lavoratrici, i cui interessi riconosce uguali a quelli del proletariato maschile, il dovere di partecipare alle lotte politiche e il diritto al suffragio politico e amministrativo; e s'impegna a propugnarlo, chiamando le donne lavoratrici – le maggiori vittime del regime capitalistico – a combattere, accanto al proletarito maschile, per la difesa comune della loro vita, dei loro diritti, della loro discendenza.
Il congresso deliberó pure la creazione, addossandosene l'onere finanziario, di un periodico di propaganda socialista per la donna. Esso apparve, per la prima volta, col titolo La Difesa delle Lavoratrici, il 7 gennaio 2012. Ne era direttrice Anna Kuliscioff. Fra le fondatrici Linda Malnati [13].



Il giornale, in vista dell'imminente discussione alla Camera del disegno di legge sulla riforma elettorale, si lanció subito nella battaglia per l'inserimento a pieno titolo, fra gli aventi diritto al voto, dei sei milioni di donne italiane, di cui molte inserite nel mondo del lavoro, come operaie, contadine, impiegate, insegnanti, commercianti. Fu tutto inutile, perché tutto era giá deciso: la questione fu rinviata… al 1946.
La legge 30 giugno 1912, cosiddetta del suffragio universale, di universale aveva solo il nome, poiché lasciava fuori le donne [14]. Di conseguenza continuarono le manifestazioni femministe e in particolare quelle delle socialiste, nel Paese e dalle colonne del loro giornale [15]. Sorse anche l'Unione Nazionale Femminile Socialista.
Il quindicinale [16], mantenendosi nelle posizioni socialiste tradizionali, si occupava ovviamente delle tematiche piú sentite dalle donne socialiste: rivendicazione delle otto ore lavorative, paritá di salario a paritá di lavoro, disciplina del lavoro a domicilio, sostegno alle emigranti, tutela della maternitá e dell'infanzia [17], lotta per la pace e per il diritto di voto.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (28-7.1914), l'Italia si dichiaro' neutrale (2-8-1914), ma ben presto si aprí nel Paese e nel Parlamento un vivace dibattito fra coloro che ritenevano necessario l'intervento dell'Italia a fianco delle potenze dell'Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia) per motivi diversi (irredentistici , democratici, rivoluzionari o addirittura imperialistici) e quelli che si battevano per mantenerne la neutralitá.
Il Partito Socialista, che alla fine rimarrá il solo a opporsi alla guerra “imperialista”, si schieró con coerenza, fino alla fine, per il mantenimento della neutralitá e contro quella che il Papa Benedetto XV definirá inutile strage. Linda Malnati, fervente pacifista, accogliendo l'appello di Clara Zetkin [18] guerra alla guerra, si schieró su quest'ultima posizione.
Nell'agosto 1914, promosso dalla nota stilista socialista Rosa Genoni, sorse a Milano il Comitato pro-umanitá, che si proponeva anche la formazione di una lega per la neutralitá, a cui prontamente la Malnati aderí, assieme ad altre personalitá progressiste [19], e che intanto mise in piedi una struttura di soccorso per i rimpatriati, in particolare per i bambini. Accanto all'attivitá assistenziale non mancó quella di propaganda in sostegno della campagna pacifista.
La Malnati seppe esprimere con grande efficacia la sua incrollabile ostilitá alla guerra in un articolo pubblicato sul numero del 16 agosto 1914 de La Difesa delle Lavoratrici, Intitolato

L'avvenire che sogniamo
E’ ben diverso da quello sognato dai retori del militarismo, l’avvenire che aspetta e che deve prepararsi l’uomo nuovo. Al posto degli eserciti composti da automi in divisa e affastellati in caserme che non sono no, scuole di patriottismo e di moralità, sorgano le falangi di operai intelligenti e liberi, che devono dissodare i terreni incolti e renderli produttivi alla collettività, asciugar paludi e maremme, fabbricare istrumenti di lavoro, edificare case popolari, scuole per gli analfabeti, sanatori per gli infermi. Al posto dei brillanti ufficiali subentri la forte legione dei pensatori, degli scienziati, dei filosofi e degli economisti che si dedichino allo sviluppo della civiltà in ogni ambiente sociale; degli insegnanti che diffondano tra le masse l’istruzione popolare e professionale, degli artisti e dei poeti che mantengano alto il nome e l’onore dell’arte italiana e la rendano educativa; degli scrittori onesti che bandiscano la verità e stigmatizzano il male, la violenza e l’ingiustizia da qualunque parte esse vengano. E le immense caserme diventino locali ove si possano fare frequenti esposizioni atte a dimostrare che una sola marcia è bello sognare: quella del progresso in ogni suo ramo, industriale, commerciale, artistico ed educativo.
E allora anche noi ameremo di amore infinito ed operoso la patria nostra, perchè sarà il regno del lavoro e la madre giusta per tutti i suoi figli; e perchè il rispetto per lei ci obbligherà a rispettare anche la patria degli altri.


Com'é noto, le pressioni degli interventisti ebbero la meglio sulla volontá pacifista della maggioranza del popolo italiano e l'Italia, il 24 maggio 1915, entró in guerra a fianco dell'Intesa. La Malnati, rimasta sempre fedele alla sua vocazione umanitaria e alle sue idee socialiste, durante la guerra svolse un'intensa attivitá nell'assistenza civile, in un apposito ufficio istituito dalla giunta Caldara [20], per soccorrere le famiglie dei richiamati e dei profughi.
Finita la guerra, per ragioni di salute, assieme alla sua intima amica e compagna di lotta politica Carlotta Clerici, si ritiró a Blevio, sulla riva orientale del lago di Como, dove morí il 22 ottobre 1921.
Emilio Caldara la commemoró con queste parole:

Il magnifico prisma, dalle varie faccettature, che insieme riassume e distingue le opere di Linda Malnati, irradia sempre luce socialista. Maestra, letterata, oratrice, combattente nelle lotte politiche, amministratrice; fattrice costante di opere buone, organizzatrice classista e suscitatrice di benefiche iniziative borghesi, Linda Malnati fu sempre socialista nel senso più alto e più puro.



[1] Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Argentina Altobelli, Maria Giudice, Carlotta Clerici, Maria Gioia, etc.
[2] Le Cinque Giornate di Milano avevano avuto luogo dal 18 al 22 marzo 1848.
[3] In tale veste assisté anche Giuseppe Garibaldi.
[4] Carlotta Clerici (1851-1924), maestra, nel 1892 aderí al partito socialista. Fu anche attiva femminista e si impegnó in numerose opere sociali. Fu pacifista convinta e redattrice de La difesa delle lavoratrici.
[5] La lega era stata fondata nel 1881 da Anna Maria Mozzoni.
[6] Fra di essi ricordiamo La refezione scolastica, Cento letterine ad uso delle classi elementari e Lezioni e racconti: libro di lettura per la classe terza elementare.
[7] La scuola popolare, L'Italia femminile, l'Avanti!, La difesa delle lavoratrici. Fra l'altro diresse, assieme alla torinese Emilia Mariani, la rivista Vita femminile.
[8] Istituto filantropico fondato nel 1893 dal ricco imprenditore Prospero Moisé Loria. Vi collaborarono, fra gli altri, Emilio Caldara, Filippo Turati, Maria Montessori, Arturo Toscanini.
[9] La fondazione Asilo Mariuccia è un'istituzione aconfessionale fondata a Milano da Ersilia Bronzini, moglie dell'avv. socialista Luigi Majno, in memoria della figlia Maria (Mariuccia), morta di difterite nel 1901, a 13 anni, sorta per aiutare ragazze in difficoltá.
[10] Il Comitato era stato fondato dalla Malnati assieme ad Anna Maria Mozzoni. Sará formato anche un comitato di coordinamento nazionale.
[11] In seguito le due dovettero lasciare la Lega per ottemperare alle direttive del partito, cui erano fedelissime.
[12] Il pensiero della Kuliscioff in merito trovasi espresso nel testo della brillante conferenza da lei tenuta nel Circolo filologico di Milano nell'aprile 1890, intitolata Il Monopolio dell'uomo.
[13] Sul Giornale delle donne socialiste (sottotitolo aggiunto nel 1921) appariranno le firme delle piú note socialiste dell'epoca, come Linda Malnati, Carlotta Clerici, Argentina Altobelli, Angelica Balabanoff, Rosa Genoni, Maria Gioia, Maria Giudice, Clara Zetkin, ecc.
[14] Un emendamento per l'inclusione delle donne nel disegno di legge governativo, sostenuto alla Camera da Sidney Sonnino, dal repubblicano Roberto Mirabelli e dai socialisti Filippo Turati e Claudio Treves, era stato respinto con 209 voti contrari, 48 a favore e 6 astenuti.
[15] Il giornale avrá una lunga interruzione allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
[16] Il giornale cesserá le pubblicazioni, soffocato dalla violenza fascista, il 15-9- 1925.
[17] La Malnati, messasi in pensione nel 1909, collaboró con Alessandrina Ravizza in opere assistenziali, principalmente a favore dell'infanzia abbandonata.
[18] Presidente dell'organizzazione internazionale delle donne socialiste.
[19] La socialista Carlotta Clerici, la pacifista Alma Dolens (pseudonimo della giornalista Teresita Pasini), l'infermiera Sita Meyer Camperio.
[20] Emilio Caldara (1868-1942) fu il primo sindaco socialista di Milano per un periodo (30-6-1914/20-11-1920) comprensivo dell'intera guerra mondiale.





Fonte: di Ferdinando Leonzio
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
Periodico socialista fondato 1897.
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IL PONTE RIVISTA
Rivista di politica economica e cultura
fondata da Calamandrei
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CRITICA LIBERALE - NON MOLLARE
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Quindicinale on line di Critica Liberale,
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