"LA FINE DELLA Françafrique"
23-10-2023 - CRONACHE SOCIALISTE
Jacques Foccart, chi era costui? Così avrebbe scritto Manzoni se ne avesse sentito parlare. Il nostro uomo è stato l'eminenza grigia del generale De Gaulle in Africa, colui che ha messo a punto il modello della Françafrique. Nel periodo successivo alla decolonizzazione, la Francia si pose il problema di come gestire le relazioni con i paesi che per tanto tempo erano stati sotto il suo controllo. Mentre il Regno Unito già dagli anni Venti del Novecento aveva fatti i conti con l'eredità dell'impero britannico – la fondazione del Commonwealth risale al 1926 – la Francia aveva a lungo ragionato sul modo di continuare a tenere legati a sé quei Paesi che ne avevano sofferto la dominazione con una qualche forma di ‘special relationship'.
È in questo contesto che si sviluppa l'opera di Foccart. Uomo di fiducia di De Gaulle, Foccart ne diventa la longa manus in Africa ricoprendo l'incarico di Segretario generale alla presidenza della Repubblica per gli affari africani e malgasci. Foccart è legato dai tempi della Resistenza alle reti clandestine dei Servizi segreti che agivano per conto dei gollisti, in seguito diventa imprenditore con forti interessi nelle Antille francesi. Forte di questo retroterra, può essere considerato l'uomo ideale sul quale fare conto per assicurarsi la gestione delle enormi risorse che sono presenti in vari Paesi dell'Africa occidentale. Dalla metà degli anni Cinquanta, Foccart diventa uno degli uomini meno conosciuti dal grande pubblico ma tra i più importanti per il lavoro che svolge in Paesi come la Costa d'Avorio, il Gabon, la Guinea e la Nigeria. Il suo lavoro – tutelare gli interessi della Francia in Africa – richiede polso fermo e totale assenza di scrupoli. Si deve assicurare che le élites africane al potere in questi Paesi restino fedeli alla Francia. Per fare questo non esita a ricorrere all'organizzazione di colpi di stato utilizzando milizie mercenarie per rovesciare governi legittimi. Un altro metodo usato dalle reti di Foccart in Africa è la corruzione favorita dalla presenza su quei territori di grandi imprese come Elf-Aquitaine (fusasi negli anni Duemila con Total).
È in questo quadro storico di neocolonialismo, corruzione e presenza di reti affaristiche che devono essere collocati gli avvenimenti che di recente hanno visto il colpo di Stato in Niger. Ormai da tempo buona parte di quella che un tempo era chiamata l'Africa francofona subsahariana ad eccezione del Senegal (Costa d'Avorio, Gabon, Guinea, Mali, Togo, Burkina Faso, Benin, Camerun, Ciad, Mauritania, Niger) è stata sconvolta da una teoria di colpi di Stato che ne hanno trasformato il volto.
L'ultimo in ordine di tempo è quello che ha visto in Niger la deposizione del presidente Mohamed Bazoum sostituito da Abdourahamane Tiani, capo della guardia presidenziale mentre negli ultimi tre anni sono stati sovvertiti governi democraticamente eletti o giunte militari già al potere anche in Burkina Faso (per due volte), in Mali (per due volte), in Ciad e in Guinea.
Qual è la ragione di questi eventi che ha colpito l'intera fascia dei Paesi subsahariani? La Francia era fino a pochi anni fa la potenza egemone in queste zone. Per quale motivo la sua influenza è declinata così rapidamente? Qualcuno ha sostenuto che questa sequenza di colpi di Stato abbia significato il declino irreversibile dell'influenza francese in quest'area. Forse non è esattamente così ma, certo, lo status di grande potenza in Africa della Francia ne esce fortemente ridimensionato. Ormai da tempo sono la Cina e la Russia a farla da padrone nel continente africano. La Cina da anni grazie al ‘soft power' che riesce a esercitare ha costruito o acquistato infrastrutture come ponti e strade mentre col ‘land grabbing', quel sistema di rapina delle terre che la globalizzazione ha accelerato, ha sottratto alle popolazioni locali i mezzi per la sopravvivenza. In quest'ambito il governo cinese si è distinto acquistando milioni di ettari di terra in Africa da destinare alla coltivazione – per garantirsi l'autosufficienza alimentare – e per metterli a profitto, per esempio, allo scopo di produrre biocarburanti. La Russia, invece, ha preferito affidarsi alle milizie armate come l'ormai tristemente famosa Brigata Wagner, già protagonista dell'invasione dell'Ucraina, che è intervenuta spesso e volentieri a sostegno di una delle fazioni in lotta. Parallelamente all'intensificarsi dell'azione russa in Africa, è aumentato il disimpegno francese nell'area del Sahel.
L'operazione Barkhane che vedeva il governo francese coordinare la lotta al terrorismo islamista con un contingente armato di 3.000 uomini dal 2014 è forzatamente terminata nel 2022 dopo il colpo di Stato verificatosi in Mali. Da lì, il centro dell'operazione si sarebbe trasferito in Niger quando anche qui il governo in carica è stato rovesciato. Il fallimento di questa operazione è evidente e non si deve attribuire, come pure si legge, alle milizie mercenarie russe ma alla percezione dei Paesi della fascia del Sahel che la Francia abbia perpetuato sotto altre spoglie quella politica neocoloniale che già negli anni Settanta veniva denunciata con forza dal ‘Che Guevara africano', quel Thomas Sankara (1949-1987) originario dell'Alto Volta (l'odierno Burkina Faso) che diventa presidente del suo paese nel 1976 con un programma di profonde riforme e di un'incisiva lotta alla corruzione e che rimarrà ucciso nel 1987 per mano del suo miglior amico e collaboratore Blaise Compaoré, forse manovrato dai Servizi di qualche potenza occidentale.
È in questo contesto che si sviluppa l'opera di Foccart. Uomo di fiducia di De Gaulle, Foccart ne diventa la longa manus in Africa ricoprendo l'incarico di Segretario generale alla presidenza della Repubblica per gli affari africani e malgasci. Foccart è legato dai tempi della Resistenza alle reti clandestine dei Servizi segreti che agivano per conto dei gollisti, in seguito diventa imprenditore con forti interessi nelle Antille francesi. Forte di questo retroterra, può essere considerato l'uomo ideale sul quale fare conto per assicurarsi la gestione delle enormi risorse che sono presenti in vari Paesi dell'Africa occidentale. Dalla metà degli anni Cinquanta, Foccart diventa uno degli uomini meno conosciuti dal grande pubblico ma tra i più importanti per il lavoro che svolge in Paesi come la Costa d'Avorio, il Gabon, la Guinea e la Nigeria. Il suo lavoro – tutelare gli interessi della Francia in Africa – richiede polso fermo e totale assenza di scrupoli. Si deve assicurare che le élites africane al potere in questi Paesi restino fedeli alla Francia. Per fare questo non esita a ricorrere all'organizzazione di colpi di stato utilizzando milizie mercenarie per rovesciare governi legittimi. Un altro metodo usato dalle reti di Foccart in Africa è la corruzione favorita dalla presenza su quei territori di grandi imprese come Elf-Aquitaine (fusasi negli anni Duemila con Total).
È in questo quadro storico di neocolonialismo, corruzione e presenza di reti affaristiche che devono essere collocati gli avvenimenti che di recente hanno visto il colpo di Stato in Niger. Ormai da tempo buona parte di quella che un tempo era chiamata l'Africa francofona subsahariana ad eccezione del Senegal (Costa d'Avorio, Gabon, Guinea, Mali, Togo, Burkina Faso, Benin, Camerun, Ciad, Mauritania, Niger) è stata sconvolta da una teoria di colpi di Stato che ne hanno trasformato il volto.
L'ultimo in ordine di tempo è quello che ha visto in Niger la deposizione del presidente Mohamed Bazoum sostituito da Abdourahamane Tiani, capo della guardia presidenziale mentre negli ultimi tre anni sono stati sovvertiti governi democraticamente eletti o giunte militari già al potere anche in Burkina Faso (per due volte), in Mali (per due volte), in Ciad e in Guinea.
Qual è la ragione di questi eventi che ha colpito l'intera fascia dei Paesi subsahariani? La Francia era fino a pochi anni fa la potenza egemone in queste zone. Per quale motivo la sua influenza è declinata così rapidamente? Qualcuno ha sostenuto che questa sequenza di colpi di Stato abbia significato il declino irreversibile dell'influenza francese in quest'area. Forse non è esattamente così ma, certo, lo status di grande potenza in Africa della Francia ne esce fortemente ridimensionato. Ormai da tempo sono la Cina e la Russia a farla da padrone nel continente africano. La Cina da anni grazie al ‘soft power' che riesce a esercitare ha costruito o acquistato infrastrutture come ponti e strade mentre col ‘land grabbing', quel sistema di rapina delle terre che la globalizzazione ha accelerato, ha sottratto alle popolazioni locali i mezzi per la sopravvivenza. In quest'ambito il governo cinese si è distinto acquistando milioni di ettari di terra in Africa da destinare alla coltivazione – per garantirsi l'autosufficienza alimentare – e per metterli a profitto, per esempio, allo scopo di produrre biocarburanti. La Russia, invece, ha preferito affidarsi alle milizie armate come l'ormai tristemente famosa Brigata Wagner, già protagonista dell'invasione dell'Ucraina, che è intervenuta spesso e volentieri a sostegno di una delle fazioni in lotta. Parallelamente all'intensificarsi dell'azione russa in Africa, è aumentato il disimpegno francese nell'area del Sahel.
L'operazione Barkhane che vedeva il governo francese coordinare la lotta al terrorismo islamista con un contingente armato di 3.000 uomini dal 2014 è forzatamente terminata nel 2022 dopo il colpo di Stato verificatosi in Mali. Da lì, il centro dell'operazione si sarebbe trasferito in Niger quando anche qui il governo in carica è stato rovesciato. Il fallimento di questa operazione è evidente e non si deve attribuire, come pure si legge, alle milizie mercenarie russe ma alla percezione dei Paesi della fascia del Sahel che la Francia abbia perpetuato sotto altre spoglie quella politica neocoloniale che già negli anni Settanta veniva denunciata con forza dal ‘Che Guevara africano', quel Thomas Sankara (1949-1987) originario dell'Alto Volta (l'odierno Burkina Faso) che diventa presidente del suo paese nel 1976 con un programma di profonde riforme e di un'incisiva lotta alla corruzione e che rimarrà ucciso nel 1987 per mano del suo miglior amico e collaboratore Blaise Compaoré, forse manovrato dai Servizi di qualche potenza occidentale.
Fonte: di Andrea Becherucci