QUALCHE NOTA SU TRUMP, MUSK E LA SINISTRA ITALIANA di Giuseppe Butta'
di Giuseppe Butta'
24-11-2024 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Naturalmente l'odio della nostra sinistra per Trump non poteva non estendersi a Elon Musk, del quale pare che Schlein non voglia non solo i commenti sui giudici romani e delle province annesse – ai quali ha risposto tempestivamente e sovranisticamente il Presidente Mattarella che, di solito, è molto riservato, anzi silente, come quando si astiene dal commentare (uso un eufemismo per non dire (‘intervenire') le varie alzate d'ingegno di membri del CSM sui quali presiede – ma nemmeno gl'investimenti che il riccone potrebbe fare in Italia in settori molto avanzati che da noi sono assai carenti.
A Musk consigliamo di non interessarsi di noi e, soprattutto, dei nostri giudici. E gli suggeriamo anche di informarsi prima di parlare: lui, poverino, non sa che il giudice, in Italia, purtroppo non dura in carica quamdiu se bene gesserit e che, pertanto, gode della massima irresponsabilità: ha vinto un ‘concorso' e, spesso è un iscritto di ‘Magistratura democratica', che è una specie di ‘soviet'.
Un consiglio che ci sentiamo di estendere a quanti, anche in posizioni apicali, nei partiti italiani sono soliti fare quello che ha fatto Musk: non solo s'immischiano negli affari degli altri ma anche non sanno molte cose parlano lo stesso: per esempio hanno per mesi sommerso, e continuano a sommergere, Trump con insulti e accuse ‘infamanti', tra le quali quella immancabile di ‘fascismo', e hanno espresso molte riserve sulla ‘democraticità' del processo elettorale americano: qui, da noi, tutti sarebbero stati pronti a delegittimare l'elezione di Trump se questi avesse avuto solo la maggioranza dei ‘grandi elettori' e non anche quella popolare.
Sono rimasti fregati!
Trump infatti ha stravinto ottenendo anche la maggioranza dei voti popolari nei cinquanta Stati sommati – e ha vinto non solo la presidenza ma anche la maggioranza del Senato e della Camera dei Rappresentanti – e i nostri politici sono rimasti con il fiammifero acceso in mano avendo anche mostrato la loro profonda ignoranza o sottovalutazione della modalità di elezione del Presidente degli Stati Uniti che rappresenta il perfetto coronamento del federalismo americano.
Le prefiche della ‘sinistra' cosiddetta ‘progressista' di tutto il mondo sono unite da un lutto inelaborabile: non tanto perché Trump ha vinto quasi trionfalmente quanto perché l'America non ha abboccato all'amo che le stesse prefiche avevano accuratamente innescato con tutte le esche del loro ricco carniere e con tutte le armi della delegittimazione: fascismo, aborto e utero in affitto – che ora i più à la page chiamano elegantemente diritti riproduttivi delle donne – maschilismo, processi a non finire, giornalismo resistenziale e partigiano che, invece di informare, deforma facendo ‘endorsement' pro o contro e di vario genere.
Peccato che la Schlein non sia andata in America a fare un po' di galoppinaggio come molti anni fa ha fatto per Obama: sono certo che – con la sua autorevole esperienza politica tutta fondata sulla sua appartenenza non tanto al PD quanto sulla Lega lgbqt+ – se fosse andata in quegli Stati americani un po' arretrati, un po' restii al gay pride e un po' perplessi sulla libertà d'aborto, con il suo grande eloquio parolaio Schlein avrebbe potuto evitare alla Kamala ridens – stavo per dire Cabala non solo per l'assonanza tra le due parole ma, soprattutto, per il modo in cui la Harris ha conquistato la nomination – se non la sconfitta almeno la necessità di andare a nascondersi per tutta la notte.
Purtroppo però Schlein è ostinatamente chiusa a vedere la realtà, a vedere che, per esempio, un gran numero di elettrici americane ha rifiutato il femminismo ‘progressivo' in mano a gay e trans.
Certo Schlein non avrebbe potuto evitare a se stessa la triste incombenza di scrivere, per il suo partito, il seguente epitaffio ai limiti della paranoia: «L'elezione di Trump negli Stati Uniti è una brutta notizia per l'Europa e una brutta notizia per l'Italia. Non solo perché anche in questi ultimi giorni ha dichiarato di nuovo la sua ostilità verso l'Unione europea, ma anche per quello che ne conseguirà in termini di politiche economiche. Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e i lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese. Noi speravamo che andasse in un altro modo … Devo dire che quello che vediamo non è molto diverso da quello che già stiamo vedendo, con l'estrema destra, al governo in questo Paese … Quindi noi continueremo ostinatamente a dare tutto il nostro impegno per costruire un modello diverso, un'idea diversa di società e contribuiremo in Europa alla riflessione che oggi serve ... visto che oggi si potrà contare meno su altri alleati internazionali in questa importante sfida».
Che Schlein sia ostinata e testarda lo sapevamo benissimo e non c'era bisogno che ce lo ricordasse ma queste quattro parole ci rivelano un carattere molto più pericoloso per una persona che è segretaria di un partito, che aspira a dirigere l'opposizione al presente governo e che, soprattutto, aspira a dirigere il nostro governo prossimo venturo (Dio ce ne scampi!).
Ci ha rivelato che lei, proprio per questa ‘ostinata testardaggine', non è capace di comprendere i problemi politici che abbiamo di fronte.
Mi sembra però giusto aggiungere che la Schlein non è stata lasciata sola dai comprimari del suo Partito; per esempio, il sempre poetico Nicola Zingaretti è andato ben oltre sottolineando come la vittoria di Trump non è altro che l'affermazione di un sentimento di «solitudine senza speranza che diventata rabbia e questa rabbia è stata cavalcata e rappresentata». Bonaccini, come al solito, è stato generico ma, dopo avere ammesso che «Trump ha vinto nettamente», ha aggiunto, con sicurezza da politologo rampante, che Trump, per vincere ha dovuto sollecitare «di nuovo paure, insultando chi non la pensi come lui e agitando autoritarismo. Ora per l'Europa si aprono scenari di grande incertezza, di fronte ad una nuova autarchia [meno male che ha usato la parola giusta non confondendola, come faceva Giuseppe Conte, con autocrazia] americana, con Trump che ci ha indicato come avversari. Ma è proprio nei momenti più difficili che servono lucidità e determinazione». Già!
Osservazioni più o meno ovvie ma che anche ci dicono chiaramente non solo come ancora, in questi autorevoli democratici, ci sia un grande deposito di antiamericanismo truccato da antitrumpismo, ma anche che né Schlein né Zingaretti né Bonaccini hanno capito granché della situazione.
Quanto sopra non è una digressione arbitraria ma la premessa necessaria per dire che essi parlano a nuora perché suocera intenda: attaccano Trump per attaccare Meloni e il suo amico Musk.
Sono liberissimi di farlo. Però lo dicano apertamente!
Ma andiamo con ordine. Anzitutto a costoro bisogna aprire gli occhi perché vedano ciò che è sotto gli occhi di tutti: gli elettori dei 50 Stati americani hanno in grande maggioranza respinto il vero attacco alla democrazia americana – che grazie a Dio ha retto e ha saputo reagire – venuto con il tentativo di introdurre in quel paese la delegittimazione giudiziaria come mezzo di lotta politica. Trump ha invece vinto per il suo programma che Kamala ha inutilmente cercato di scopiazzare almeno riguardo alle grandi questioni dell'immigrazione clandestina e dell'inflazione.
Ma, sui punti fondamentali del progetto politico del nuovo/vecchio Presidente degli Stati Uniti e, in particolare, sulla politica estera, si dovrà giudicare dai fatti.
Per esempio, dall'Europa si leva quasi un coro da tragedia greca che lamenta i dazi che Trump potrebbe imporci ma, intanto ci rifiutiamo di contribuire alla difesa comune in modo sufficiente come ci eravamo impegnati a fare. Come sempre, vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca: per restare nel Bel Paese, ciò è quello che ha detto, ore rotundo, una delle icone della sinistra pdina, Laura Boldrini, la quale ha attaccato frontalmente Salvini perché, a suo avviso, con l'entusiasmo sperticato manifestato per l'elezione di Trump e l'adesione alla linea politica del nuovo Presidente americano, tradirebbe gl'interessi dell'Italia: «Salvini se ne frega del fatto che Trump ci imporrà non soltanto i dazi ma anche il pagamento del 2% del PIL per le spese della difesa e della NATO … e, allora, addio alla sanità pubblica etc., etc.». E questo, la Boldrini, lo diceva in un contesto di rimostranze contro Trump per l'eventuale cessazione, o diminuzione, del finanziamento americano all'Ucraina: «Allora – lamentava la Boldrini – sarà l'Europa a dover sostenere la spesa!» Insomma, se guerra dev'essere, la facciano e la paghino gli americani: come al solito!
Ma come! Una che, per tutta la vita, è stata contro gli Stati Uniti, contro la NATO e a favore del Cremlino dei tempi d'oro, quale lezione può dare in materia di tradimento degli interessi italiani? Non era la Boldrini che – fino a quando non si è intruppata di nuovo nel PD nella speranza di sfuggire all'inesorabile destino del fallimento elettorale della sua piccola setta – navigava dalle parti del pacifismo di Santoro & C. e accusava gli Stati Uniti, l'UE e la NATO di bellicismo a oltranza? Forse ora sostiene l'opposto solo perché a tentare di porre fine alla guerra potrebbe essere quel malfattore che siederà alla Casa Bianca?
Per tornare alla sparata di Musk, spero che egli non sappia della recente sentenza della Corte Costituzionale sulla cosiddetta autonomia differenziata e che, comunque, non gli venga in mente di commentarla: se però dovesse farlo, spero che, prima di parlare, egli s'informi bene e si renda conto del fatto che la Corte ha dovuto barcamenarsi perché – non potendo dichiarare quella legge interamente incostituzionale visto che essa non faceva altro che attuare una norma della Costituzione, tra l'altro partorita dalla mente divina dei costituzionalisti del vecchio PDS – non ha potuto fare altro che lavorare di bulino tagliando qua e là e cucendo qualche toppa ‘additiva', che è il modo più elegante per entrare in questioni di opportunità politica che nulla hanno a che fare con la costituzionalità delle misure. Ma lo vedremo meglio quando avremo le motivazioni della decisione.
Se si dovesse fare un oroscopo sulla sorte di questo governo di destra-destra, come lo chiama con disprezzo una bionda imbonitrice televisiva, non ci sarebbe che da guardare a che punto sia ora arrivata la stretta di quella tenaglia di poteri così ben forgiata nell'ultimo ottantennio e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti: l'immigrazione è nelle mani dei giudici che, sicuramente, daranno presto la cittadinanza e il diritto di voto ad honorem anche agli immigrati clandestini; a Bruxelles la setta verde-rossa scippa il commissario italiano della vicepresidenza della Commissione UE; l'autonomia andrà a gambe all'aria; la ‘rivolta sociale' di Landini, dei ‘pro pal', dei ‘no ponte', del trasporto pubblico, degli studenti che sembrano bene avviati, dai vari Raimo, verso una rinnovata ‘lotta continua' ...
Dum Romae consulitur …
A Musk consigliamo di non interessarsi di noi e, soprattutto, dei nostri giudici. E gli suggeriamo anche di informarsi prima di parlare: lui, poverino, non sa che il giudice, in Italia, purtroppo non dura in carica quamdiu se bene gesserit e che, pertanto, gode della massima irresponsabilità: ha vinto un ‘concorso' e, spesso è un iscritto di ‘Magistratura democratica', che è una specie di ‘soviet'.
Un consiglio che ci sentiamo di estendere a quanti, anche in posizioni apicali, nei partiti italiani sono soliti fare quello che ha fatto Musk: non solo s'immischiano negli affari degli altri ma anche non sanno molte cose parlano lo stesso: per esempio hanno per mesi sommerso, e continuano a sommergere, Trump con insulti e accuse ‘infamanti', tra le quali quella immancabile di ‘fascismo', e hanno espresso molte riserve sulla ‘democraticità' del processo elettorale americano: qui, da noi, tutti sarebbero stati pronti a delegittimare l'elezione di Trump se questi avesse avuto solo la maggioranza dei ‘grandi elettori' e non anche quella popolare.
Sono rimasti fregati!
Trump infatti ha stravinto ottenendo anche la maggioranza dei voti popolari nei cinquanta Stati sommati – e ha vinto non solo la presidenza ma anche la maggioranza del Senato e della Camera dei Rappresentanti – e i nostri politici sono rimasti con il fiammifero acceso in mano avendo anche mostrato la loro profonda ignoranza o sottovalutazione della modalità di elezione del Presidente degli Stati Uniti che rappresenta il perfetto coronamento del federalismo americano.
Le prefiche della ‘sinistra' cosiddetta ‘progressista' di tutto il mondo sono unite da un lutto inelaborabile: non tanto perché Trump ha vinto quasi trionfalmente quanto perché l'America non ha abboccato all'amo che le stesse prefiche avevano accuratamente innescato con tutte le esche del loro ricco carniere e con tutte le armi della delegittimazione: fascismo, aborto e utero in affitto – che ora i più à la page chiamano elegantemente diritti riproduttivi delle donne – maschilismo, processi a non finire, giornalismo resistenziale e partigiano che, invece di informare, deforma facendo ‘endorsement' pro o contro e di vario genere.
Peccato che la Schlein non sia andata in America a fare un po' di galoppinaggio come molti anni fa ha fatto per Obama: sono certo che – con la sua autorevole esperienza politica tutta fondata sulla sua appartenenza non tanto al PD quanto sulla Lega lgbqt+ – se fosse andata in quegli Stati americani un po' arretrati, un po' restii al gay pride e un po' perplessi sulla libertà d'aborto, con il suo grande eloquio parolaio Schlein avrebbe potuto evitare alla Kamala ridens – stavo per dire Cabala non solo per l'assonanza tra le due parole ma, soprattutto, per il modo in cui la Harris ha conquistato la nomination – se non la sconfitta almeno la necessità di andare a nascondersi per tutta la notte.
Purtroppo però Schlein è ostinatamente chiusa a vedere la realtà, a vedere che, per esempio, un gran numero di elettrici americane ha rifiutato il femminismo ‘progressivo' in mano a gay e trans.
Certo Schlein non avrebbe potuto evitare a se stessa la triste incombenza di scrivere, per il suo partito, il seguente epitaffio ai limiti della paranoia: «L'elezione di Trump negli Stati Uniti è una brutta notizia per l'Europa e una brutta notizia per l'Italia. Non solo perché anche in questi ultimi giorni ha dichiarato di nuovo la sua ostilità verso l'Unione europea, ma anche per quello che ne conseguirà in termini di politiche economiche. Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e i lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese. Noi speravamo che andasse in un altro modo … Devo dire che quello che vediamo non è molto diverso da quello che già stiamo vedendo, con l'estrema destra, al governo in questo Paese … Quindi noi continueremo ostinatamente a dare tutto il nostro impegno per costruire un modello diverso, un'idea diversa di società e contribuiremo in Europa alla riflessione che oggi serve ... visto che oggi si potrà contare meno su altri alleati internazionali in questa importante sfida».
Che Schlein sia ostinata e testarda lo sapevamo benissimo e non c'era bisogno che ce lo ricordasse ma queste quattro parole ci rivelano un carattere molto più pericoloso per una persona che è segretaria di un partito, che aspira a dirigere l'opposizione al presente governo e che, soprattutto, aspira a dirigere il nostro governo prossimo venturo (Dio ce ne scampi!).
Ci ha rivelato che lei, proprio per questa ‘ostinata testardaggine', non è capace di comprendere i problemi politici che abbiamo di fronte.
Mi sembra però giusto aggiungere che la Schlein non è stata lasciata sola dai comprimari del suo Partito; per esempio, il sempre poetico Nicola Zingaretti è andato ben oltre sottolineando come la vittoria di Trump non è altro che l'affermazione di un sentimento di «solitudine senza speranza che diventata rabbia e questa rabbia è stata cavalcata e rappresentata». Bonaccini, come al solito, è stato generico ma, dopo avere ammesso che «Trump ha vinto nettamente», ha aggiunto, con sicurezza da politologo rampante, che Trump, per vincere ha dovuto sollecitare «di nuovo paure, insultando chi non la pensi come lui e agitando autoritarismo. Ora per l'Europa si aprono scenari di grande incertezza, di fronte ad una nuova autarchia [meno male che ha usato la parola giusta non confondendola, come faceva Giuseppe Conte, con autocrazia] americana, con Trump che ci ha indicato come avversari. Ma è proprio nei momenti più difficili che servono lucidità e determinazione». Già!
Osservazioni più o meno ovvie ma che anche ci dicono chiaramente non solo come ancora, in questi autorevoli democratici, ci sia un grande deposito di antiamericanismo truccato da antitrumpismo, ma anche che né Schlein né Zingaretti né Bonaccini hanno capito granché della situazione.
Quanto sopra non è una digressione arbitraria ma la premessa necessaria per dire che essi parlano a nuora perché suocera intenda: attaccano Trump per attaccare Meloni e il suo amico Musk.
Sono liberissimi di farlo. Però lo dicano apertamente!
Ma andiamo con ordine. Anzitutto a costoro bisogna aprire gli occhi perché vedano ciò che è sotto gli occhi di tutti: gli elettori dei 50 Stati americani hanno in grande maggioranza respinto il vero attacco alla democrazia americana – che grazie a Dio ha retto e ha saputo reagire – venuto con il tentativo di introdurre in quel paese la delegittimazione giudiziaria come mezzo di lotta politica. Trump ha invece vinto per il suo programma che Kamala ha inutilmente cercato di scopiazzare almeno riguardo alle grandi questioni dell'immigrazione clandestina e dell'inflazione.
Ma, sui punti fondamentali del progetto politico del nuovo/vecchio Presidente degli Stati Uniti e, in particolare, sulla politica estera, si dovrà giudicare dai fatti.
Per esempio, dall'Europa si leva quasi un coro da tragedia greca che lamenta i dazi che Trump potrebbe imporci ma, intanto ci rifiutiamo di contribuire alla difesa comune in modo sufficiente come ci eravamo impegnati a fare. Come sempre, vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca: per restare nel Bel Paese, ciò è quello che ha detto, ore rotundo, una delle icone della sinistra pdina, Laura Boldrini, la quale ha attaccato frontalmente Salvini perché, a suo avviso, con l'entusiasmo sperticato manifestato per l'elezione di Trump e l'adesione alla linea politica del nuovo Presidente americano, tradirebbe gl'interessi dell'Italia: «Salvini se ne frega del fatto che Trump ci imporrà non soltanto i dazi ma anche il pagamento del 2% del PIL per le spese della difesa e della NATO … e, allora, addio alla sanità pubblica etc., etc.». E questo, la Boldrini, lo diceva in un contesto di rimostranze contro Trump per l'eventuale cessazione, o diminuzione, del finanziamento americano all'Ucraina: «Allora – lamentava la Boldrini – sarà l'Europa a dover sostenere la spesa!» Insomma, se guerra dev'essere, la facciano e la paghino gli americani: come al solito!
Ma come! Una che, per tutta la vita, è stata contro gli Stati Uniti, contro la NATO e a favore del Cremlino dei tempi d'oro, quale lezione può dare in materia di tradimento degli interessi italiani? Non era la Boldrini che – fino a quando non si è intruppata di nuovo nel PD nella speranza di sfuggire all'inesorabile destino del fallimento elettorale della sua piccola setta – navigava dalle parti del pacifismo di Santoro & C. e accusava gli Stati Uniti, l'UE e la NATO di bellicismo a oltranza? Forse ora sostiene l'opposto solo perché a tentare di porre fine alla guerra potrebbe essere quel malfattore che siederà alla Casa Bianca?
Per tornare alla sparata di Musk, spero che egli non sappia della recente sentenza della Corte Costituzionale sulla cosiddetta autonomia differenziata e che, comunque, non gli venga in mente di commentarla: se però dovesse farlo, spero che, prima di parlare, egli s'informi bene e si renda conto del fatto che la Corte ha dovuto barcamenarsi perché – non potendo dichiarare quella legge interamente incostituzionale visto che essa non faceva altro che attuare una norma della Costituzione, tra l'altro partorita dalla mente divina dei costituzionalisti del vecchio PDS – non ha potuto fare altro che lavorare di bulino tagliando qua e là e cucendo qualche toppa ‘additiva', che è il modo più elegante per entrare in questioni di opportunità politica che nulla hanno a che fare con la costituzionalità delle misure. Ma lo vedremo meglio quando avremo le motivazioni della decisione.
Se si dovesse fare un oroscopo sulla sorte di questo governo di destra-destra, come lo chiama con disprezzo una bionda imbonitrice televisiva, non ci sarebbe che da guardare a che punto sia ora arrivata la stretta di quella tenaglia di poteri così ben forgiata nell'ultimo ottantennio e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti: l'immigrazione è nelle mani dei giudici che, sicuramente, daranno presto la cittadinanza e il diritto di voto ad honorem anche agli immigrati clandestini; a Bruxelles la setta verde-rossa scippa il commissario italiano della vicepresidenza della Commissione UE; l'autonomia andrà a gambe all'aria; la ‘rivolta sociale' di Landini, dei ‘pro pal', dei ‘no ponte', del trasporto pubblico, degli studenti che sembrano bene avviati, dai vari Raimo, verso una rinnovata ‘lotta continua' ...
Dum Romae consulitur …
Fonte: di Giuseppe Butta'