"PER UN FUTURO MIGLIORE"
22-02-2022 - STORIE&STORIE
La recente elezione del Presidente della Repubblica ha messo in luce la crisi profonda, anzi lo stato comatoso, in cui versano i partiti. Un’accozzaglia di individui ognuno dei quali è mosso da interessi particolari che lo riguardano direttamente o tutt’al più una ristretta cerchia di “amici”. Questo stato di cose impedisce al nostro sistema costituzionale di funzionare correttamente perché i partiti, insieme alle forze sociali, sono l’architrave della nostra Costituzione. La domanda che dobbiamo porci è perché i partiti si sono ridotti in questo stato. Non mi sembra corretto pensare che sia sufficiente attribuire al sistema elettorale o alla elezione diretta del Presidente della Repubblica (ma cosa accadrebbe poi al resto della nostra Costituzione?) il potere demiurgico di risolvere il problema, come vanno ripetendo alcuni “predicatori” senza macchia e senza paura della sinistra. A mio avviso occorre scandagliare più a fondo la società per cercare di capire cosa sta accadendo e valutare quale montagna dobbiamo scalare per costruire una “nuova” società degna di tale nome. La crisi petrolifera e il problema dei petrodollari mettono in crisi, intorno al 1974, il sistema economico così sviluppatosi dal dopo guerra in poi. Finalmente per le destre, supportate da decenni di lavorio pseudo scientifico portato avanti dalle varie fondazioni soprattutto statunitensi, è il momento di agire. Ogni intervento dello Stato in campo economico e sociale viene indicato come un attentato alla libertà tout court. Nel 1977 Margaret Thatcher diviene primo ministro in Inghilterra e due anni dopo Ronald Reagan diviene Presidente degli Stati Uniti: la porta verso il potere per il mondo reazionario è aperta (Anche se per l’esattezza bisogna ricordare che Jimmy Carter democratico, nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione (1977), sostiene che “Government Cannot Solve Our Problems”). Gli slogan della Thatcher e di Reagan sono eloquenti, per l’inglese “la società non esiste, esistono solo gli individui”. Secondo lo statunitense “lo Stato non è la soluzione è il problema”. È il momento in cui i vari pensatori liberisti emergono e piegano il pensiero, (lautamente finanziati dalle Fondazioni statunitensi di destra), verso un mondo fatto di disuguaglianze, e il cui unico fine è pagare meno tasse e avere meno controlli. Emerge il filosofo Robert Nozick, quello che afferma che un sistema libero dovrebbe permettere all’individuo di vendersi in schiavitù e che l’imposizione fiscale sul lavoro altro non è che “lavoro forzato” (Anarchia, Stato e Utopia), oppure i due economisti Friedrich August von Hayek e Milton Friedman due premi Nobel per l’economia [In verità il premio Nobel per l’economia non è un premio Nobel. È stato istituito nel 1974 dalla Banca Centrale Svedese in memoria di Alfred Nobel. Premio il cui compito principale è quello di destabilizzare il welfare svedese e soprattutto attaccare la politica di Olaf Palme] attivi e convinti consiglieri economici del dittatore cileno Augusto Pinochet. Altro campione di questa linea è il giudice Federale Richard Allen Posner docente alla University of Chicago Law School, dove è il maître à penser della reazionaria scuola conosciuta come Law and Economics il cui impatto nella società è stato imponente perché modifica il modo di amministrare la giustizia rendendola prona ai bisogni del businnes. Questo illustre pensatore raggiunge il massimo del cinismo quando insieme a Elisabeth Landes, pubblica un articolo dal titolo agghiacciante “The Economics of the Baby Shortage” dove sostiene la libera compravendita dei bambini per risolvere il problema delle adozioni. Mentre la destra si riorganizza e si impossessa delle principali organizzazioni economiche (Fondo Monetario, OCSE e EU che viaggiano di conserva con la stessa filosofia di fondo), la sinistra si squaglia senza avere strumenti di analisi capaci di interpretare la realtà, nell’economia addirittura collude col “nemico”, se non rifugiandosi in un vecchio e stantio marxismo. Questa mancanza di analisi ha portato ad una incertezza nei rapporti sociali e ad escludere dalle proprie opzioni la solidarietà, la fraternità e il mutuo soccorso che sono il carburante essenziale di ogni sinistra che si rispetti. Sinistra che ha cercato di intestarsi i cosiddetti diritti civili, che sono sì importanti, ma non possono costituire il suo solo momento costitutivo. Un mondo sempre più impregnato di individualismo rende impossibile che un partito possa funzionare come un soggetto attraverso il quale, come recita l’articolo 49 della Costituzione Italiana, “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Individualismo e partiti che funzionino secondo il dettame costituzionale sono antitetici. Partecipare ad un soggetto collettivo significa avere la capacità di operare insieme ad altri e poiché nessuno vuol pensare in maniera eguale a quella del suo vicino occorre avere la capacità di cooperare per raggiungere l’obbiettivo che ci ha fatto aderire a quella associazione ed è anche una ottima palestra per avere degli ottimi cittadini, consapevoli dei propri diritti, ma anche dei propri doveri. Insomma, avere la sensibilità che la sorte di ogni cittadino dipenda anche dal proprio comportamento. So benissimo che le cause esogene non sono le sole che hanno portato al crollo di credibilità del sistema dei partiti. Ci sono anche cause endogene e molto gravi, le più importanti sono quelle relative al finanziamento della politica e quelle relative alle regole che normano la vita interna di un partito. Prima però di arrivare a questo è fondamentale ripristinare gli obbiettivi fondamentali, altrimenti un partito diviene soltanto un campo di battaglia dove vince l’individualismo più sfrenato.
Fonte: di ENNO GHIANDELLI