LA QUINTA REPUBBLICA. UN MALATO IN BUONA SALUTE? di Andrea Becherucci
LA QUINTA REPUBBLICA.
UN MALATO IN BUONA SALUTE?
di Andrea Becherucci
23-09-2025 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Nel 2010 usciva per l'editore Il Mulino un libro curato da Gianfranco Pasquino e Sofia Ventura intitolato Una splendida cinquantenne: la Quinta Repubblica francese. Da allora sono passati quindici anni. All'epoca, il libro presentava così il sistema semipresidenziale francese: «ha dimostrato capacità di durata nel tempo; ha saputo affrontare e risolvere sfide importanti; è riuscito a cambiare positivamente i suoi partiti e il sistema dei partiti; ha garantito una sana competizione bipolare e ha consentito l'alternanza; è riuscito ad autoriformarsi. Infine, ha reso la Francia più moderna e ne ha mantenuto quella "grandeur" che, secondo De Gaulle, deve essere il suo tratto dominante. La Quinta Repubblica è, nel complesso, sicuramente un regime che ha avuto successo». Si era, abbiamo detto, nel 2010, nel pieno della presidenza di Nicolas Sarkozy, un leader politico pluri-inquisito e condannato, screditato davanti all'opinione pubblica che tuttavia viene ancora interpellato dal presidente in carica Macron per riceverne consigli e suggerimenti. Dopo l'incolore presidenza di François Hollande il bastone del comando è finito nelle mani di Emmanuel Macron che si è presentato all'opinione pubblica come portatore di un esperimento che lo vedeva porsi né a destra né a sinistra dello schieramento politico ma ‘oltre', oltre la destra e la sinistra, incarnando l'anima tecnocratica delle élites filoeuropee provenienti dalle ‘grandes écoles' e dalle schiere di coloro che avevano beneficiato delle conseguenze della globalizzazione.
Il giochino ha retto per tutta la durata della prima presidenza salvo crollare miseramente sotto i colpi della crisi economica e della polarizzazione della scena politica. E' ben vero che il combinato disposto delle due cose ha penalizzato la formula macroniana ma lo è altrettanto il fatto che il presidente ci abbia messo del suo nel caricare ulteriormente i toni della crisi.
Con i risultati delle elezioni anticipate del 30 giugno e 7 luglio 2024 si è assistito a qualcosa di pienamente legittimo costituzionalmente ma che dal punto di vista del rispetto delle indicazioni fornite dai cittadini con il voto grida vendetta. Richiamati gli elettori dal Presidente al rispetto del ‘patto repubblicano' che sbarrava la strada verso il governo al Rassemblement National e ottenuta al secondo turno la vittoria del Nuovo Fronte Popolare, con i macronisti giunti solo terzi dopo che il RN era uscito vincitore dal primo turno, l'Eliseo si è trovato di fronte a una situazione ingovernabile in cui l'Assemblea è divisa in tre gruppi dello stesso peso. Da qui il quadro di instabilità che ancora oggi caratterizza l'Esagono.
Ad aggravare il contesto già precario contribuiscono un debito pubblico pari a 3.345 miliardi di euro e un disavanzo di 168,6 miliardi di euro conseguenza di politiche pubbliche estremamente generose, a partire dal sistema pensionistico, e di impegni internazionali diffusi, militari e no, ugualmente costosi. Nullo o deleterio sotto il profilo della politica interna, Macron surroga volentieri la sua inazione in questo settore con un iperattivismo spesso velleitario in politica estera. C'è da chiedersi quale valore possa avere la coalizione dei ‘volenterosi' a sostegno dell'Ucraina in previsione di una fine del conflitto di cui, al momento, non si intravedono neppure le premesse.
Si può trarre qualche insegnamento dalla lezione francese?
A parere di chi scrive l'efficienza della Quinta Repubblica è ben lontana dal quadro suggestivo che veniva dipinto quindici anni fa. Il regime parlamentare della Quinta Repubblica non gode affatto di buona salute. La Quinta Repubblica è un abito che fu cucito addosso, nel 1958, al generale De Gaulle ma come tutte le creazioni sartoriali mal si adatta ad essere indossato da un altro che non sia quello cui è stato destinato in origine. Le ultime tre presidenze, quelle di Sarkozy, Hollande e Macron saranno ricordate come l'eutanasia della Quinta Repubblica.
Il giochino ha retto per tutta la durata della prima presidenza salvo crollare miseramente sotto i colpi della crisi economica e della polarizzazione della scena politica. E' ben vero che il combinato disposto delle due cose ha penalizzato la formula macroniana ma lo è altrettanto il fatto che il presidente ci abbia messo del suo nel caricare ulteriormente i toni della crisi.
Con i risultati delle elezioni anticipate del 30 giugno e 7 luglio 2024 si è assistito a qualcosa di pienamente legittimo costituzionalmente ma che dal punto di vista del rispetto delle indicazioni fornite dai cittadini con il voto grida vendetta. Richiamati gli elettori dal Presidente al rispetto del ‘patto repubblicano' che sbarrava la strada verso il governo al Rassemblement National e ottenuta al secondo turno la vittoria del Nuovo Fronte Popolare, con i macronisti giunti solo terzi dopo che il RN era uscito vincitore dal primo turno, l'Eliseo si è trovato di fronte a una situazione ingovernabile in cui l'Assemblea è divisa in tre gruppi dello stesso peso. Da qui il quadro di instabilità che ancora oggi caratterizza l'Esagono.
Ad aggravare il contesto già precario contribuiscono un debito pubblico pari a 3.345 miliardi di euro e un disavanzo di 168,6 miliardi di euro conseguenza di politiche pubbliche estremamente generose, a partire dal sistema pensionistico, e di impegni internazionali diffusi, militari e no, ugualmente costosi. Nullo o deleterio sotto il profilo della politica interna, Macron surroga volentieri la sua inazione in questo settore con un iperattivismo spesso velleitario in politica estera. C'è da chiedersi quale valore possa avere la coalizione dei ‘volenterosi' a sostegno dell'Ucraina in previsione di una fine del conflitto di cui, al momento, non si intravedono neppure le premesse.
Si può trarre qualche insegnamento dalla lezione francese?
A parere di chi scrive l'efficienza della Quinta Repubblica è ben lontana dal quadro suggestivo che veniva dipinto quindici anni fa. Il regime parlamentare della Quinta Repubblica non gode affatto di buona salute. La Quinta Repubblica è un abito che fu cucito addosso, nel 1958, al generale De Gaulle ma come tutte le creazioni sartoriali mal si adatta ad essere indossato da un altro che non sia quello cui è stato destinato in origine. Le ultime tre presidenze, quelle di Sarkozy, Hollande e Macron saranno ricordate come l'eutanasia della Quinta Repubblica.
Fonte: di Andrea Becherucci