NUOVAMENTE LA MEMORIA DI GIACOMO MATTEOTTI di Sergio Castelli
di Sergio Castelli
24-07-2025 - CRONACHE SOCIALISTE
Cento anni dopo l'assassinio del parlamentare socialista, coraggioso oppositore del regime fascista, che osò confrontarsi con Mussolini, oltraggiata ancora la memoria. Distrutta la lapide posta a ricordo del parlamentare, emblema dell'antifascismo, che a Montecitorio denunciò i brogli elettorali del fascismo e di aver creato un clima di terrore per intimidire gli elettori e influenzare il voto.
La targa dedicata a Giacomo Matteotti, posta sul lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, è stata nuovamente danneggiata. A intervenire, nella mattinata del 21 luglio scorso, i carabinieri della stazione Flaminia, che indagano sull'accaduto. La targa è stata spaccata. Si trovava di fronte al monumento dedicato al deputato socialista, nel luogo dove fu rapito il 10 giugno 1924 da una squadra fascista composta dai membri della polizia politica: Augusto Malacria, Amleto Poveromo, Giuseppe Viola, Albino Volpi e capeggiata da Amerigo Dumini, su mandato di Mussolini. Alle 16 e 30 di quel martedì 10 giugno, Matteotti uscì dalla sua abitazione di via Pisanelli 40, risalì a destra via Pasquale Stanislao Mancini, e, giunto sul lungotevere Arnaldo da Brescia, si accinse a percorrerlo in direzione del centro di Roma. Era diretto a Piazza del Popolo per prendere il tram n. 13 che lo avrebbe portato a Montecitorio.
«E' un atto di viltà che inorridisce la nostra coscienza repubblicana e che non deve rimanere impunito. Sono venuto di persona a cercare di rendermi conto di quello che è successo e auspico che i responsabili vengano trovati. Non è la prima volta che accade in questo luogo? No, ma dovrebbe essere l'ultima», ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha effettuato un sopralluogo sul posto. «Esprimo sdegno per quanto accaduto quest'oggi al monumento in ricordo di Giacomo Matteotti. Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà di tutti noi è un atto grave. Un attacco alla sua memoria che abbiamo l'obbligo di condannare». Parole simili da Carlo Calenda, leader di Azione: «E' una vigliaccata fascista che va condannata senza indugi. Mi auguro vengano individuati al più presto i responsabili. Noi continueremo a onorare la sua memoria e il suo sacrificio. Per questa ragione oggi pomeriggio alle 16:45 saremo in presidio davanti al monumento di Matteotti con il consigliere regionale, Alessio D'Amato, e i nostri eletti».
Su X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto: «Esprimo sdegno per quanto accaduto al monumento in ricordo di Giacomo Matteotti. Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà di tutti noi è un atto grave. Un attacco alla sua memoria che abbiamo l'obbligo di condannare».
«Alla Camera la sua memoria è viva e simbolicamente rappresentata dallo scranno che gli abbiamo riservato l'anno scorso, da cui Matteotti denunciò, il 30 maggio del 1924, le violenze e i brogli fascisti (il deputato socialista aveva raccolto, inoltre, le prove di una grande operazione di corruzione che aveva al centro Mussolini e si preparava a denunciare il duce, ndr)», dice invece il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. «Il danneggiamento della targa marmorea di Giacomo Matteotti al lungotevere di Roma è l'ennesimo sfregio nei confronti di una padre della Patria e di un simbolo dell'antifascismo. Nel condannare ancora queste azioni volgari e violente chiediamo al Governo parole di condanna altrettanto ferme», dice invece il deputato del Pd Roberto Morassut.
Il sindaco Roberto Gualtieri ha definito il danneggiamento della lapide dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti «un gesto vigliacco e inaccettabile. Roma» ha spiegato Gualtieri, «condanna con fermezza questo sfregio alla memoria di uno dei simboli più fulgidi dell'antifascismo e della nostra democrazia. Provvederemo al restauro immediato della targa di Matteotti e confido che le forze dell'ordine possano fare piena luce sull'accaduto per individuarne i responsabili».
Anche la segreteria di Forza Italia del municipio, insieme alla segretaria locale, Rina Grasso, ha espresso «ferma condanna per l'ignobile atto vandalico che ha danneggiato la lapide al monumento dedicato a Giacomo Matteotti. Forza Italia si schiera con decisione in difesa dei valori della libertà, della legalità e del rispetto della memoria storica. Auspichiamo che al più presto il monumento venga ripristinato e restituito alla cittadinanza, come segno tangibile di rispetto e memoria condivisa». Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha scritto su X: «Il danneggiamento alla lapide di Giacomo Matteotti è un gesto vile e insensato. La Regione Lazio condanna questo sfregio non solo del personaggio storico, ma di una memoria civile e democratica condivisa, nell'augurio che le forze dell'ordine facciano piena luce sull'accaduto».
La targa, ormai ridotta in frantumi, riportava la frase: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai». È una parte del famoso discorso pronunciato da Matteotti alla Camera il 30 maggio 1924, quando denunciò i brogli elettorali del Partito fascista e di aver creato un clima di terrore per intimidire gli elettori e influenzare il voto alle elezioni politiche tenutesi il 6 aprile dello stesso anno. Nel suo ultimo discorso pubblico, il 30 maggio del '24, Giacomo Matteotti disse: «Voi che oggi avete in mano il potere e la forza, voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio di tutti gli altri essere in grado di far osservare la legge da parte di tutti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della nazione».
Il leader socialista critica severamente il comportamento dei suoi avversari politici, affermando che non era necessario adottare un approccio così rigido poiché il popolo italiano era in grado di rialzarsi e correggersi autonomamente. Si tratta di un vero e proprio intervento di denuncia e l'autore è consapevole di questo, tanto che risponderà a coloro che lo lodano dicendo: «E adesso potete preparare la mia orazione funebre».
Rapito il 21 luglio del 1924, il cadavere di Matteotti fu ritrovato, in modo del tutto casuale dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza nei pressi delle campagne di Riano due mesi dopo, il 16 agosto, nella foresta della Quartarella, a una ventina di chilometri dalla Capitale.
La lapide commemorativa nel luogo del sequestro e dell'assassinio era stata posta nel 1974, in occasione del cinquantennale del delitto. Nel corso degli anni, accanto sono state aggiunte altre tre targhe evocative nei pressi del monumento dedicato al deputato socialista.
Nel 2017 la targa celebrativa era stata completamente distrutta, mentre nel 2024 era stata oggetto di atti vandalici (due delle lapidi che ricordano Matteotti furono fatte a pezzi), proprio nella giornata in cui era apparso un cartello con su scritto «Area sottoposta a videosorveglianza» con tanto di telecamera stampata sopra.
La targa dedicata a Giacomo Matteotti, posta sul lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, è stata nuovamente danneggiata. A intervenire, nella mattinata del 21 luglio scorso, i carabinieri della stazione Flaminia, che indagano sull'accaduto. La targa è stata spaccata. Si trovava di fronte al monumento dedicato al deputato socialista, nel luogo dove fu rapito il 10 giugno 1924 da una squadra fascista composta dai membri della polizia politica: Augusto Malacria, Amleto Poveromo, Giuseppe Viola, Albino Volpi e capeggiata da Amerigo Dumini, su mandato di Mussolini. Alle 16 e 30 di quel martedì 10 giugno, Matteotti uscì dalla sua abitazione di via Pisanelli 40, risalì a destra via Pasquale Stanislao Mancini, e, giunto sul lungotevere Arnaldo da Brescia, si accinse a percorrerlo in direzione del centro di Roma. Era diretto a Piazza del Popolo per prendere il tram n. 13 che lo avrebbe portato a Montecitorio.
«E' un atto di viltà che inorridisce la nostra coscienza repubblicana e che non deve rimanere impunito. Sono venuto di persona a cercare di rendermi conto di quello che è successo e auspico che i responsabili vengano trovati. Non è la prima volta che accade in questo luogo? No, ma dovrebbe essere l'ultima», ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha effettuato un sopralluogo sul posto. «Esprimo sdegno per quanto accaduto quest'oggi al monumento in ricordo di Giacomo Matteotti. Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà di tutti noi è un atto grave. Un attacco alla sua memoria che abbiamo l'obbligo di condannare». Parole simili da Carlo Calenda, leader di Azione: «E' una vigliaccata fascista che va condannata senza indugi. Mi auguro vengano individuati al più presto i responsabili. Noi continueremo a onorare la sua memoria e il suo sacrificio. Per questa ragione oggi pomeriggio alle 16:45 saremo in presidio davanti al monumento di Matteotti con il consigliere regionale, Alessio D'Amato, e i nostri eletti».
Su X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto: «Esprimo sdegno per quanto accaduto al monumento in ricordo di Giacomo Matteotti. Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà di tutti noi è un atto grave. Un attacco alla sua memoria che abbiamo l'obbligo di condannare».
«Alla Camera la sua memoria è viva e simbolicamente rappresentata dallo scranno che gli abbiamo riservato l'anno scorso, da cui Matteotti denunciò, il 30 maggio del 1924, le violenze e i brogli fascisti (il deputato socialista aveva raccolto, inoltre, le prove di una grande operazione di corruzione che aveva al centro Mussolini e si preparava a denunciare il duce, ndr)», dice invece il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. «Il danneggiamento della targa marmorea di Giacomo Matteotti al lungotevere di Roma è l'ennesimo sfregio nei confronti di una padre della Patria e di un simbolo dell'antifascismo. Nel condannare ancora queste azioni volgari e violente chiediamo al Governo parole di condanna altrettanto ferme», dice invece il deputato del Pd Roberto Morassut.
Il sindaco Roberto Gualtieri ha definito il danneggiamento della lapide dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti «un gesto vigliacco e inaccettabile. Roma» ha spiegato Gualtieri, «condanna con fermezza questo sfregio alla memoria di uno dei simboli più fulgidi dell'antifascismo e della nostra democrazia. Provvederemo al restauro immediato della targa di Matteotti e confido che le forze dell'ordine possano fare piena luce sull'accaduto per individuarne i responsabili».
Anche la segreteria di Forza Italia del municipio, insieme alla segretaria locale, Rina Grasso, ha espresso «ferma condanna per l'ignobile atto vandalico che ha danneggiato la lapide al monumento dedicato a Giacomo Matteotti. Forza Italia si schiera con decisione in difesa dei valori della libertà, della legalità e del rispetto della memoria storica. Auspichiamo che al più presto il monumento venga ripristinato e restituito alla cittadinanza, come segno tangibile di rispetto e memoria condivisa». Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha scritto su X: «Il danneggiamento alla lapide di Giacomo Matteotti è un gesto vile e insensato. La Regione Lazio condanna questo sfregio non solo del personaggio storico, ma di una memoria civile e democratica condivisa, nell'augurio che le forze dell'ordine facciano piena luce sull'accaduto».
La targa, ormai ridotta in frantumi, riportava la frase: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai». È una parte del famoso discorso pronunciato da Matteotti alla Camera il 30 maggio 1924, quando denunciò i brogli elettorali del Partito fascista e di aver creato un clima di terrore per intimidire gli elettori e influenzare il voto alle elezioni politiche tenutesi il 6 aprile dello stesso anno. Nel suo ultimo discorso pubblico, il 30 maggio del '24, Giacomo Matteotti disse: «Voi che oggi avete in mano il potere e la forza, voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio di tutti gli altri essere in grado di far osservare la legge da parte di tutti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della nazione».
Il leader socialista critica severamente il comportamento dei suoi avversari politici, affermando che non era necessario adottare un approccio così rigido poiché il popolo italiano era in grado di rialzarsi e correggersi autonomamente. Si tratta di un vero e proprio intervento di denuncia e l'autore è consapevole di questo, tanto che risponderà a coloro che lo lodano dicendo: «E adesso potete preparare la mia orazione funebre».
Rapito il 21 luglio del 1924, il cadavere di Matteotti fu ritrovato, in modo del tutto casuale dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza nei pressi delle campagne di Riano due mesi dopo, il 16 agosto, nella foresta della Quartarella, a una ventina di chilometri dalla Capitale.
La lapide commemorativa nel luogo del sequestro e dell'assassinio era stata posta nel 1974, in occasione del cinquantennale del delitto. Nel corso degli anni, accanto sono state aggiunte altre tre targhe evocative nei pressi del monumento dedicato al deputato socialista.
Nel 2017 la targa celebrativa era stata completamente distrutta, mentre nel 2024 era stata oggetto di atti vandalici (due delle lapidi che ricordano Matteotti furono fatte a pezzi), proprio nella giornata in cui era apparso un cartello con su scritto «Area sottoposta a videosorveglianza» con tanto di telecamera stampata sopra.
Fonte: di Sergio Castelli