"IRLANDA DEL NORD: LA QUERELLE INFINITA"
23-05-2022 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Nessuno avrebbe scommesso un penny sul futuro di questa figlia di operai militanti dell'Ira, quando rimase incinta poco più che adolescente. Eppure è stata lei, Michelle O'Neill, a portare per la prima volta alla vittoria nell'Irlanda del Nord il partito nazionalista Sinn Fein. Un'adolescenza, quella di Michelle, segnata dalla lunga guerriglia che ha insanguinato quel tormentato Paese fino alla fine degli anni 90, durante la quale i lutti e la paura, i commenti derisori, le intimidazioni, i raid delle forze di sicurezza britanniche che possono entrarti in casa di giorno e di notte, e portarsi via il padre per sbatterlo in prigione, erano all'ordine del giorno. Non è stata facile la vita della bionda Michelle: eppure, è lei stessa a riconoscerlo, sono state le difficoltà a temprarne il carattere. A segnare l'inizio del suo interesse per la politica è proprio la precoce gravidanza. Due anni dopo, nel 1995, sposa il padre dei suoi figli, Paddy O'Neill. E nel 1998, all'età di 21 anni, aderisce al Sinn Fein: ha inizio così la sua rapida ascesa. Comincia a lavorare come consulente per Francie Molloy, un membro dell'Assemblea Nordirlandese. Nel 2005 è assessore, nel 2007 parlamentare. Nel 2011è ministro dell'Agricoltura, nel 2016 ministro della Sanità. E nel 2017diventa la prima donna leader del Sinn Fein nell' Irlanda del Nord – fino ad allora dominato dai combattenti dell'Ira. Liberalsocialista, abile politica, accorta mediatrice, si è sempre schierata in favore del processo di pacificazione e contro ogni metodo violento. Non ha mai nascosto la sua opposizione alla Brexit né la sua aspirazione a creare un'Irlanda unita: aspirazione al momento destinata a rimanere tale perché un referendum sulla riunificazione è prematuro: la maggioranza dei nordirlandesi si è infatti dichiarata sfavorevole. Se il 5 maggio per la prima volta il Sinn Fein, la formazione politica erede dell'Ira, ha vinto le elezioni in Irlanda del Nord – davanti al Partito Unionista Democratico (DUP) e all'Alleanza dell'Irlanda del Nord – è grazie alla sua linea politica e all'aver saputo condurre una campagna elettorale facendo appello agli elettori di centro, sottolineando più il programma del suo partito a proposito della crisi del costo della vita e dei servizi della sanità che non la riunificazione irlandese. Michelle O'Neill ha vinto e in quanto leader del Sinn Fein dovrebbe essere nominata primo ministro. Ma la situazione è quanto mai ingarbugliata. Dal 1921, da quando fu creata l'Irlanda del Nord, Protestanti e Unionisti del DUP hanno sempre avuto la maggioranza e ora non intendono rassegnarsi alla sconfitta senza combattere. In base all' accordo di pace del 10 aprile 1998 (the good Friday agreement) firmato a Belfast dal governo del Regno Unito e da quello irlandese, il governo deve essere diviso obbligatoriamente fra i due partiti più votati che devono però appartenere a due “comunità” diverse. Anche se spetta al partito più votato esprimere il primo ministro e al secondo partito la carica di vice primo ministro, entrambe le cariche hanno uguali poteri. Fino al 5 maggio di quest'anno, il partito più votato in Irlanda del Nord è stato il DUP e il secondo il Sinn Fein. Con la vittoria del Sinn Fein la situazione si è capovolta: per la prima volta dovrebbe essere il leader del Sinn Fein, il partito nazionalista e repubblicano, ad assumere la carica di primo ministro. Ma il DUP, violando l'Accordo del Venerdì Santo del 1998, ha detto chiaro e tondo che non entrerà a far parte del nuovo governo in posizione subordinata a meno che non venga rivisto il Protocollo dell'Irlanda del Nord–a suo avviso causa della sconfitta elettorale, perché avrebbe indebolito i legami con il resto del Regno Unito. Il Protocollo fa parte dell'accordo sulla Brexit fra Londra e Bruxelles e prevede che l'Irlanda del Nord continui a essere legata al mercato unico comunitario e nello stesso tempo resti nel territorio doganale del Regno Unito: pertanto, le merci che vi arrivano dal resto del Regno Unito devono superare i controlli doganali nei porti. Secondo il trattato, il ruolo di supervisore sul Protocollo spetterebbe alla Corte di giustizia europea. I repubblicani dello Sinn Fein, di fronte al rifiuto degli Unionisti di entrare nella coalizione per formare il nuovo governo, li accusano di tenere il Paese in ostaggio. E il DUP sta creando difficoltà di ogni genere pur di ritardare la formazione di un nuovo governo perché teme che la vittoria dello Sinn Fein significhi un ulteriore passo avanti verso la riunificazione con Dublino. Obiettivo inaccettabile non solo per gli Unionisti, ma anche per il governo di Londra. Per sbloccare la situazione Boris Johnson, alleato del DUP, che solo due anni fa aveva firmato l'accordo, ha chiesto di rinegoziare Protocollo. Ma si trova contro sia il partito del Sinn Fein, favorevole al Trattato – grazie allo status speciale che il Trattato le garantisce, l'Irlanda del Nord è la nazione che è cresciuta più di tutte tra le quattro del Regno Unito - sia Bruxelles, che rifiuta di rimettere in discussione le clausole. Boris Johnson si è detto pronto a ripudiare il Protocollo in maniera unilaterale, ma una decisione di questo genere innescherebbe una guerra commerciale con la UE, il che avrebbe conseguenze disastrose per l'economia di Londra, già messa a dura prova dal Covid e dal sostegno militare all' Ucraina. L'Irlanda del Nord si trova pertanto in una situazione di stallo. Se entro sei mesi l'esecutivo non sarà in grado di entrare in funzione, dovranno essere indette nuove elezioni, il cui esito si prospetta non risolutivo. Quello che è certo è che una prolungata paralisi costituzionale sarà foriera di pericolose tensioni fra repubblicani e unionisti, cattolici e protestanti. Quest'anno, l'estate rischia di essere molto calda nell'Irlanda del Nord.
Fonte: di Giulietta Rovera