IL GOVERNO MELONI E GLI ISTITUTI DI PENA MINORILE di Sergio Castelli
IL GOVERNO MELONI E GLI ISTITUTI DI PENA MINORILE
di Sergio Castelli
26-05-2025 - STORIE&STORIE
Il governo Meloni (a suo modo) risolve il problema del sovraffollamento degli istituti di pena minorili
trasferendo i giovani detenuti nel carcere per adulti.
Chiusi gli Istituti penali per minorenni, per i giovani detenuti è stata aperta una sezione all’interno della casa circondariale di Bologna; sono già stati trasferiti 21 minori, oltre al personale di custodia. La protesta dei garanti dei detenuti, delle istituzioni, degli avvocati, delle associazioni e dei cittadini. Atti di autolesionismo tra i giovani detenuti.
A marzo sono iniziati i trasferimenti di giovani dagli Istituti Penali per Minorenni (Ipm) di tutta Italia verso la Dozza, la casa circondariale di Bologna. Questa decisione, che ha portato all'apertura di una sezione per minori all'interno di un carcere per adulti, è stata adottata dal governo per affrontare il sovraffollamento dei 17 Ipm, che a metà febbraio 2025 ospitavano quasi 600 ragazzi. Il periodo di trasferimento è previsto tra tre e sei mesi, in attesa della conclusione dei nuovi istituti di Rovigo, L’Aquila e Lecce.
Tuttavia, le critiche sono state forti: garanti dei detenuti, istituzioni, avvocati, associazioni e cittadini hanno espresso il loro dissenso verso quella che è stata definita da più parti una «sperimentazione». Due manifestazioni di protesta si sono svolte a Bologna: il 25 febbraio davanti alla Dozza e il 21 marzo in via del Pratello, nei pressi del carcere minorile. Durante queste manifestazioni, è stato mostrato un cartello che citava il comma 3 dell'art. 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
A metà aprile, erano già arrivati 21 ragazzi alla Dozza, con un totale pianificato di 50 trasferimenti. I giovani attualmente ospitati nella casa circondariale provengono da Bologna, Treviso, Milano, Firenze, Palermo e Catanzaro. Tutti sono maggiorenni, alcuni da pochissimo tempo, e originari di sette Paesi diversi, parlando cinque lingue distinte. Molti di loro sono in custodia cautelare, soprattutto i ragazzi di origine straniera.
La giustizia minorile si distingue per un approccio educativo e un minor ricorso al carcere; tuttavia, negli ultimi anni questa peculiarità sembra essere stata messa in discussione.
Due anni or sono il Decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, c.d. decreto Caivano, dal nome del comune in provincia di Napoli, dove, durante l'estate del 2023, una baby gang ha perpetrato uno straziante crimine ai danni di due cuginette di 10 e 12 anni, ha affrontato la questione della criminalità giovanile, dell'abbandono scolastico e della sicurezza dei minorenni nel contesto digitale. Tale provvedimento ha esteso la possibilità di applicare la custodia cautelare in carcere, portando a una situazione allarmante: alla fine di marzo 2023, 154 minori su 371 presenti nei 17 Istituti Penali Minorili (Ipm) erano già in custodia cautelare, oltre a 38 giovani adulti su 226. Questa situazione ha comportato un incremento significativo del numero di detenuti minorili, passando da 381 a fine 2022 a 597 a fine marzo 2023.
L’interruzione dei percorsi educativi, come ha sottolineato Roberto Cavalieri, Garante regionale dei detenuti dell'Emilia-Romagna, ha toccato anche i detenuti presso la Dozza, costretti a essere trasferiti per fare spazio a questi giovani adulti provenienti dai minorili. La sezione dedicata a questi ultimi è stata infatti reallocata in un’area precedentemente occupata da circa cinquanta persone con condanne lunghe, che sono state trasferite nella sezione di alta sicurezza, da cui erano state immediatamente vacate settanta persone.
Cavalieri ha evidenziato che queste settanta persone sono state disperse in vari istituti penitenziari sparsi per l'Italia, da Fossombrone a Parma, un luogo già noto per le criticità. Pertanto, il trasferimento di questi giovani ha coinvolto in totale 120 individui, oltre ai 20 agenti di polizia penitenziaria provenienti da tutta Italia per supportare il circuito della giustizia minorile.
In questo contesto, il personale della sezione per giovani adulti alla Dozza è stato informato solo il sabato riguardo all'arrivo dei nuovi detenuti previsto per il lunedì successivo, un preavviso decisamente ristretto per organizzare qualsiasi attività. Tuttavia, grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato che operano nel carcere, stanno iniziando a prendere forma diverse iniziative. Si deve però considerare che con i ragazzi in custodia cautelare non è possibile sviluppare attività di reinserimento o trattamento.
Antonio Ianniello, garante dei detenuti del Comune di Bologna, ha commentato con i giornalisti l'importanza di affrontare questa realtà difficile. Nonostante ritenga inadeguata la soluzione attuale, ha sottolineato la necessità di stimolare iniziative educative per rispondere ai bisogni dei ragazzi, offrendo loro contenuti di qualità durante il periodo di detenzione, alla quale spera possa seguire un allentamento quanto prima. «Quando si ha coscienza del 'tunnel', l'unica scelta è quella di abbatterlo insieme, apportando ciascuno il proprio contributo nell'interesse prioritario e quotidiano dei ragazzi», ha affermato. Il Comune e la Regione hanno manifestato la loro disponibilità a collaborare, a condizione che la soluzione proposta dal governo sia davvero temporanea. Ora la sfida consiste nel comprendere se ciò avverrà realmente e se la situazione si risolverà, come previsto, entro settembre.
In aggiunta, c’è da affrontare il problema dei numeri. «Ora che sono 20, la situazione è gestibile, ma cosa accadrà quando arriveranno a 50?» si chiede Cavalieri. È essenziale formare ulteriori agenti di custodia per lavorare con i minori, ma, come ha sottolineato Elena Ugolini (preside del liceo privato paritario “Malpighi” di Bologna, già sottosegretaria di Stato al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dal 29 novembre 2011 al 28 aprile 2013 nel governo Monti), ci sono difficoltà nel reclutamento. «Attualmente sono 20 e finché non arriveranno nuovi agenti, non sarà possibile trasferire altri ragazzi alla Dozza, poiché vogliono mantenere un rapporto 1 a 1. L’impiego degli agenti per la gestione degli adulti è una soluzione che ci troviamo a dover rigettare fortemente, poiché comprometterebbe ulteriormente il diritto del minore a non essere recluso in un ambiente pensato per gli adulti».
Cavalieri avverte che «si sta assistendo a una sorta di sperimentazione su questo progetto e c'è il rischio che possa trasformarsi in una sezione protetta all'interno del carcere per adulti. Anche la questione politica è rilevante: le centinaia di migliaia di euro di indennità supplementari pagate agli agenti in trasferta potrebbero invece essere utilizzate per un adeguato finanziamento per aprire una comunità».
Di fronte a queste problematiche, i ragazzi si oppongono e chiedono di essere ascoltati, ma finora non hanno avuto risposte. Inoltre, il modello di detenzione per i giovani assomiglia sempre di più a quello degli adulti: è caratterizzato da isolamento, sovraffollamento e violenza.
Cinque ragazzi tra quelli trasferiti nel carcere per adulti di Bologna hanno presentato reclamo, chiedendo di essere riportati nell’istituto di provenienza. L’udienza è stata programmata dal magistrato di sorveglianza per il 23 maggio prossimo.
Nel frattempo, la situazione nel carcere minorile di Bologna è critica: il sovraffollamento non è diminuito, con circa 50 presenze a fronte di una capienza di 40 posti, rendendo sempre più difficile la gestione dei ragazzi detenuti. Gli atti di autolesionismo sono frequenti. Tra il 18 e il 19 aprile, ci sono stati disordini e alcuni ragazzi sono stati trasferiti alla Dozza; uno di loro, in segno di protesta, a fine aprile, si è cucito le labbra.
Tuttavia, le critiche sono state forti: garanti dei detenuti, istituzioni, avvocati, associazioni e cittadini hanno espresso il loro dissenso verso quella che è stata definita da più parti una «sperimentazione». Due manifestazioni di protesta si sono svolte a Bologna: il 25 febbraio davanti alla Dozza e il 21 marzo in via del Pratello, nei pressi del carcere minorile. Durante queste manifestazioni, è stato mostrato un cartello che citava il comma 3 dell'art. 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
A metà aprile, erano già arrivati 21 ragazzi alla Dozza, con un totale pianificato di 50 trasferimenti. I giovani attualmente ospitati nella casa circondariale provengono da Bologna, Treviso, Milano, Firenze, Palermo e Catanzaro. Tutti sono maggiorenni, alcuni da pochissimo tempo, e originari di sette Paesi diversi, parlando cinque lingue distinte. Molti di loro sono in custodia cautelare, soprattutto i ragazzi di origine straniera.
La giustizia minorile si distingue per un approccio educativo e un minor ricorso al carcere; tuttavia, negli ultimi anni questa peculiarità sembra essere stata messa in discussione.
Due anni or sono il Decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, c.d. decreto Caivano, dal nome del comune in provincia di Napoli, dove, durante l'estate del 2023, una baby gang ha perpetrato uno straziante crimine ai danni di due cuginette di 10 e 12 anni, ha affrontato la questione della criminalità giovanile, dell'abbandono scolastico e della sicurezza dei minorenni nel contesto digitale. Tale provvedimento ha esteso la possibilità di applicare la custodia cautelare in carcere, portando a una situazione allarmante: alla fine di marzo 2023, 154 minori su 371 presenti nei 17 Istituti Penali Minorili (Ipm) erano già in custodia cautelare, oltre a 38 giovani adulti su 226. Questa situazione ha comportato un incremento significativo del numero di detenuti minorili, passando da 381 a fine 2022 a 597 a fine marzo 2023.
L’interruzione dei percorsi educativi, come ha sottolineato Roberto Cavalieri, Garante regionale dei detenuti dell'Emilia-Romagna, ha toccato anche i detenuti presso la Dozza, costretti a essere trasferiti per fare spazio a questi giovani adulti provenienti dai minorili. La sezione dedicata a questi ultimi è stata infatti reallocata in un’area precedentemente occupata da circa cinquanta persone con condanne lunghe, che sono state trasferite nella sezione di alta sicurezza, da cui erano state immediatamente vacate settanta persone.
Cavalieri ha evidenziato che queste settanta persone sono state disperse in vari istituti penitenziari sparsi per l'Italia, da Fossombrone a Parma, un luogo già noto per le criticità. Pertanto, il trasferimento di questi giovani ha coinvolto in totale 120 individui, oltre ai 20 agenti di polizia penitenziaria provenienti da tutta Italia per supportare il circuito della giustizia minorile.
In questo contesto, il personale della sezione per giovani adulti alla Dozza è stato informato solo il sabato riguardo all'arrivo dei nuovi detenuti previsto per il lunedì successivo, un preavviso decisamente ristretto per organizzare qualsiasi attività. Tuttavia, grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato che operano nel carcere, stanno iniziando a prendere forma diverse iniziative. Si deve però considerare che con i ragazzi in custodia cautelare non è possibile sviluppare attività di reinserimento o trattamento.
Antonio Ianniello, garante dei detenuti del Comune di Bologna, ha commentato con i giornalisti l'importanza di affrontare questa realtà difficile. Nonostante ritenga inadeguata la soluzione attuale, ha sottolineato la necessità di stimolare iniziative educative per rispondere ai bisogni dei ragazzi, offrendo loro contenuti di qualità durante il periodo di detenzione, alla quale spera possa seguire un allentamento quanto prima. «Quando si ha coscienza del 'tunnel', l'unica scelta è quella di abbatterlo insieme, apportando ciascuno il proprio contributo nell'interesse prioritario e quotidiano dei ragazzi», ha affermato. Il Comune e la Regione hanno manifestato la loro disponibilità a collaborare, a condizione che la soluzione proposta dal governo sia davvero temporanea. Ora la sfida consiste nel comprendere se ciò avverrà realmente e se la situazione si risolverà, come previsto, entro settembre.
In aggiunta, c’è da affrontare il problema dei numeri. «Ora che sono 20, la situazione è gestibile, ma cosa accadrà quando arriveranno a 50?» si chiede Cavalieri. È essenziale formare ulteriori agenti di custodia per lavorare con i minori, ma, come ha sottolineato Elena Ugolini (preside del liceo privato paritario “Malpighi” di Bologna, già sottosegretaria di Stato al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dal 29 novembre 2011 al 28 aprile 2013 nel governo Monti), ci sono difficoltà nel reclutamento. «Attualmente sono 20 e finché non arriveranno nuovi agenti, non sarà possibile trasferire altri ragazzi alla Dozza, poiché vogliono mantenere un rapporto 1 a 1. L’impiego degli agenti per la gestione degli adulti è una soluzione che ci troviamo a dover rigettare fortemente, poiché comprometterebbe ulteriormente il diritto del minore a non essere recluso in un ambiente pensato per gli adulti».
Cavalieri avverte che «si sta assistendo a una sorta di sperimentazione su questo progetto e c'è il rischio che possa trasformarsi in una sezione protetta all'interno del carcere per adulti. Anche la questione politica è rilevante: le centinaia di migliaia di euro di indennità supplementari pagate agli agenti in trasferta potrebbero invece essere utilizzate per un adeguato finanziamento per aprire una comunità».
Di fronte a queste problematiche, i ragazzi si oppongono e chiedono di essere ascoltati, ma finora non hanno avuto risposte. Inoltre, il modello di detenzione per i giovani assomiglia sempre di più a quello degli adulti: è caratterizzato da isolamento, sovraffollamento e violenza.
Cinque ragazzi tra quelli trasferiti nel carcere per adulti di Bologna hanno presentato reclamo, chiedendo di essere riportati nell’istituto di provenienza. L’udienza è stata programmata dal magistrato di sorveglianza per il 23 maggio prossimo.
Nel frattempo, la situazione nel carcere minorile di Bologna è critica: il sovraffollamento non è diminuito, con circa 50 presenze a fronte di una capienza di 40 posti, rendendo sempre più difficile la gestione dei ragazzi detenuti. Gli atti di autolesionismo sono frequenti. Tra il 18 e il 19 aprile, ci sono stati disordini e alcuni ragazzi sono stati trasferiti alla Dozza; uno di loro, in segno di protesta, a fine aprile, si è cucito le labbra.
Fonte: di Sergio Castelli