IL CASO ‘OPEN ARMS’: LO STRABISMO GIUDIZIARIO NON È QUELLO DI VENERE di Giuseppe Buttà
LO STRABISMO GIUDIZIARIO NON È QUELLO DI VENERE
di Giuseppe Buttà
21-09-2024 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Lo strabismo di Venere è un difettuccio fisico che, consolatoriamente, le belle donne considerano come un ornamento; la magistratura, invece, non può consolarsi quando ne è colpita: lo strabismo infatti la imbruttisce.
In democrazia, la stampa ha la grande funzione di informare l'opinione pubblica sui fatti e sulle idee del mondo. Sappiamo bene però che ognuno la pensa a suo modo e che dunque chi svolge una tale funzione dovrebbe avere l'accortezza, la prudenza, l'onestà di distinguere i fatti dalle proprie opinioni, cosa di cui abbiamo spesso smarrito le tracce nell'uso che si fa dei mezzi di comunicazione (compresi TV e social, anzi soprattutto in questi).
In un campo specialmente, la stampa dovrebbe esercitare questa sua alta funzione con grande obiettività, onestà e prudenza: il campo giudiziario nel quale tutti, compresi i giornalisti, hanno il dovere di non interferire nei processi nei quali è coinvolta la libertà e la vita di persone, colpevoli o innocenti che siano.
Un esempio clamoroso di mancanza di obiettività, onestà e prudenza ci sembra quell'appello contro Salvini che circola su giornali e TV c.d. progressisti, sedicenti difensori della Costituzione, allo scopo di influenzare la prossima sentenza nel piuttosto stravagante processo Open Arms: una campagna di stampa/TV che sembra quasi una istigazione al linciaggio e una ingiunzione ai giudicanti per indurli a non dichiarare l'insussistenza del fatto. Ci chiediamo se non sia questo tentativo a costituire, se non una violazione della divisione dei poteri, una pressione pesante sui giudici molto più grave di qualsiasi critica alle tesi sostenute dai p.m. che possa essere venuta dall'imputato che si difende e dai suoi sostenitori o dagli stessi esponenti del governo che, per avere sostenuto la tesi dell'innocenza dell'imputato, sono stati accusati di violazione del principio costituzionale della divisione dei poteri.
Vale la pena di ricordare che una tale violazione si ha quando un potere (per es. il potere esecutivo) esercita o tenta di esercitare un altro potere (per es. quello giudiziario) e che l'espressione di opinioni da parte di persone titolari di un potere riguardo ad atti compiuti da persone titolari di un altro potere non viola il principio della divisione dei poteri ma è semplice critica della quale si può discutere la fondatezza ma non la legittimità.
Si aggiunga però che la violazione più macroscopica della divisione dei poteri è stata perpetrata da chi sta processando Salvini, incolpato di avere posposto i diritti umani alla difesa dei confini che il ministro ha inteso come fine del suo atto politico-amministrativo in applicazione della normativa del decreto Sicurezza 2, a suo tempo regolarmente vigente perché debitamente approvato dagli organi costituzionalmente competenti.
Quello contro il ministro è un atto d'accusa illegittimo perché non spetta ai pm dichiarare l'incostituzionalità di un atto legislativo; essi possono bensì sollevare la questione di costituzionalità davanti al giudice – che, se la ritiene fondata, la rinvia alla Corte costituzionale – ma non possono dichiararne la incostituzionalità e, tantomeno, perseguire come reato un atto compiuto in applicazione di quella legge.
Una legge dichiarata incostituzionale perde la sua efficacia ma ciò non implica che gli atti compiuti durante la sua vigenza possano essere perseguiti come reato. In tal caso, infatti, la dichiarazione di incostituzionalità della legge avrebbe lo stesso effetto di una legge ex post facto, di una legge penale retroattiva che, come tutti sanno, è contro la Costituzione.
Ed è ben strano che si possa perseguire come criminale un pubblico ufficiale che ha applicato una legge vigente: è forse utile ricordare che il decreto Sicurezza 2 in questione è rimasto in vigore per lungo tempo, anche dopo l'episodio della ‘Open arms' e anche dopo il cambio di maggioranza politica nel governo e in Parlamento, né ne è stata mai dichiarata la incostituzionalità.
Ma, a parte questa svista clamorosa riguardo ai propri poteri, i pm, i gip o i gup che hanno imbastito il processo a Salvini, hanno dimostrato di essere colpiti da uno strabismo deformante anziché abbellente. Essi non si sono accorti che, insieme a Salvini, avrebbero potuto avere un ‘campo assai largo' di perseguibili per sequestro di persona, etc., cioè tutti coloro che hanno eseguito l'ordine ministeriale rendendosi così complici del misfatto: per non parlare di un altro Ministro, La Morgese, che trattene a lungo in mare altre navi con migranti a bordo senza che i solerti pm ravvisassero in ciò alcun reato.
Dal processo di Norimberga in poi, abbiamo appreso infatti che gli esecutori di un ordine illegittimo non sono minimamente esentati dalla responsabilità dell'atto compiuto per il fatto di avere dovuto obbedire; anzi, si è pure convenuto che esista un diritto/dovere personale di non eseguire l'ordine illegale.
Ciò premesso, se l'ordine di non fare entrare in porto la nave ‘Open arms' era illegittimo e altresì finalizzato alla commissione di un reato gravissimo (sequestro non di una persona sola ma di qualche centinaio di uomini, donne, bambini e, perché no, dell'intero equipaggio della nave), allora, insieme a Salvini, dovrebbero essere processati, e condannati, tutti coloro che, dal capo del governo in giù, hanno consentito che si eseguisse un tale ordine rendendosi così complici del sequestro di così tante persone: una vera Auschwitz!
Ma come? Il governo e il suo primo ministro non si sono ricordati di potere (o di dovere) revocare, con una delibera del Consiglio dei ministri, quell'atto che ora essi dicono criminale. L'avvocato del popolo, Giuseppi Conte, è così distratto o così ignorante da non rendersi conto che stava per essere messo in atto quell'orrendo crimine?
La richiesta della magistratura di processare il solo Salvini e non anche i suoi complici è certamente assai sospetta ma ancor più lo è il voto della maggioranza giustizialista del Senato – grillini, PDini, renziani, uniti da un oscuro dna ‘peronista' – che, decretando l'assoluta estraneità degli altri membri del governo ai fatti incriminati, ha messo alla gogna il solo Salvini.
C'è del marcio in Danimarca!
In democrazia, la stampa ha la grande funzione di informare l'opinione pubblica sui fatti e sulle idee del mondo. Sappiamo bene però che ognuno la pensa a suo modo e che dunque chi svolge una tale funzione dovrebbe avere l'accortezza, la prudenza, l'onestà di distinguere i fatti dalle proprie opinioni, cosa di cui abbiamo spesso smarrito le tracce nell'uso che si fa dei mezzi di comunicazione (compresi TV e social, anzi soprattutto in questi).
In un campo specialmente, la stampa dovrebbe esercitare questa sua alta funzione con grande obiettività, onestà e prudenza: il campo giudiziario nel quale tutti, compresi i giornalisti, hanno il dovere di non interferire nei processi nei quali è coinvolta la libertà e la vita di persone, colpevoli o innocenti che siano.
Un esempio clamoroso di mancanza di obiettività, onestà e prudenza ci sembra quell'appello contro Salvini che circola su giornali e TV c.d. progressisti, sedicenti difensori della Costituzione, allo scopo di influenzare la prossima sentenza nel piuttosto stravagante processo Open Arms: una campagna di stampa/TV che sembra quasi una istigazione al linciaggio e una ingiunzione ai giudicanti per indurli a non dichiarare l'insussistenza del fatto. Ci chiediamo se non sia questo tentativo a costituire, se non una violazione della divisione dei poteri, una pressione pesante sui giudici molto più grave di qualsiasi critica alle tesi sostenute dai p.m. che possa essere venuta dall'imputato che si difende e dai suoi sostenitori o dagli stessi esponenti del governo che, per avere sostenuto la tesi dell'innocenza dell'imputato, sono stati accusati di violazione del principio costituzionale della divisione dei poteri.
Vale la pena di ricordare che una tale violazione si ha quando un potere (per es. il potere esecutivo) esercita o tenta di esercitare un altro potere (per es. quello giudiziario) e che l'espressione di opinioni da parte di persone titolari di un potere riguardo ad atti compiuti da persone titolari di un altro potere non viola il principio della divisione dei poteri ma è semplice critica della quale si può discutere la fondatezza ma non la legittimità.
Si aggiunga però che la violazione più macroscopica della divisione dei poteri è stata perpetrata da chi sta processando Salvini, incolpato di avere posposto i diritti umani alla difesa dei confini che il ministro ha inteso come fine del suo atto politico-amministrativo in applicazione della normativa del decreto Sicurezza 2, a suo tempo regolarmente vigente perché debitamente approvato dagli organi costituzionalmente competenti.
Quello contro il ministro è un atto d'accusa illegittimo perché non spetta ai pm dichiarare l'incostituzionalità di un atto legislativo; essi possono bensì sollevare la questione di costituzionalità davanti al giudice – che, se la ritiene fondata, la rinvia alla Corte costituzionale – ma non possono dichiararne la incostituzionalità e, tantomeno, perseguire come reato un atto compiuto in applicazione di quella legge.
Una legge dichiarata incostituzionale perde la sua efficacia ma ciò non implica che gli atti compiuti durante la sua vigenza possano essere perseguiti come reato. In tal caso, infatti, la dichiarazione di incostituzionalità della legge avrebbe lo stesso effetto di una legge ex post facto, di una legge penale retroattiva che, come tutti sanno, è contro la Costituzione.
Ed è ben strano che si possa perseguire come criminale un pubblico ufficiale che ha applicato una legge vigente: è forse utile ricordare che il decreto Sicurezza 2 in questione è rimasto in vigore per lungo tempo, anche dopo l'episodio della ‘Open arms' e anche dopo il cambio di maggioranza politica nel governo e in Parlamento, né ne è stata mai dichiarata la incostituzionalità.
Ma, a parte questa svista clamorosa riguardo ai propri poteri, i pm, i gip o i gup che hanno imbastito il processo a Salvini, hanno dimostrato di essere colpiti da uno strabismo deformante anziché abbellente. Essi non si sono accorti che, insieme a Salvini, avrebbero potuto avere un ‘campo assai largo' di perseguibili per sequestro di persona, etc., cioè tutti coloro che hanno eseguito l'ordine ministeriale rendendosi così complici del misfatto: per non parlare di un altro Ministro, La Morgese, che trattene a lungo in mare altre navi con migranti a bordo senza che i solerti pm ravvisassero in ciò alcun reato.
Dal processo di Norimberga in poi, abbiamo appreso infatti che gli esecutori di un ordine illegittimo non sono minimamente esentati dalla responsabilità dell'atto compiuto per il fatto di avere dovuto obbedire; anzi, si è pure convenuto che esista un diritto/dovere personale di non eseguire l'ordine illegale.
Ciò premesso, se l'ordine di non fare entrare in porto la nave ‘Open arms' era illegittimo e altresì finalizzato alla commissione di un reato gravissimo (sequestro non di una persona sola ma di qualche centinaio di uomini, donne, bambini e, perché no, dell'intero equipaggio della nave), allora, insieme a Salvini, dovrebbero essere processati, e condannati, tutti coloro che, dal capo del governo in giù, hanno consentito che si eseguisse un tale ordine rendendosi così complici del sequestro di così tante persone: una vera Auschwitz!
Ma come? Il governo e il suo primo ministro non si sono ricordati di potere (o di dovere) revocare, con una delibera del Consiglio dei ministri, quell'atto che ora essi dicono criminale. L'avvocato del popolo, Giuseppi Conte, è così distratto o così ignorante da non rendersi conto che stava per essere messo in atto quell'orrendo crimine?
La richiesta della magistratura di processare il solo Salvini e non anche i suoi complici è certamente assai sospetta ma ancor più lo è il voto della maggioranza giustizialista del Senato – grillini, PDini, renziani, uniti da un oscuro dna ‘peronista' – che, decretando l'assoluta estraneità degli altri membri del governo ai fatti incriminati, ha messo alla gogna il solo Salvini.
C'è del marcio in Danimarca!
Fonte: di Giuseppe Butta'