04 Dicembre 2024

"IL ‘BOOMERANG’ È TORNATO INDIETRO"

A scanso di equivoci, dico subito che io sono vaccinato e che credo così tanto nella grande utilità dei sia pure imperfetti vaccini da tentare, spesso senza successo, di convincere qualcuno a vaccinarsi; ma aggiungo anche che, visti i rischi di effetti collaterali possibili anche se rari, a mio giudizio la vaccinazione dovrebbe essere volontaria.

In ogni caso, credere nell’utilità dei vaccini, non significa credere anche nell’utilità del ‘green pass’ per il controllo dell’epidemia. Certo il prof. Crisanti non è il Vangelo ma vale la pena di riportare quanto ha detto: «Dire che creiamo ambienti sicuri se tutti al loro interno hanno il ‘green pass’ è una fake news bella e buona»..

Qualche mese fa, su queste pagine, ci eravamo spinti a fare la previsione che il ‘green pass’ – compresa la sua variante ‘super’ – si sarebbe rivelato un ‘boomerang’ piuttosto che uno strumento di contenimento dei contagi da covid: temevamo fortemente che, creando solo l’illusione della sicurezza e dell’immunità, il ‘green pass’ avrebbe alimentato la diffusione del contagi; non ci voleva molto a capire che stadi, ristoranti, treni e bus pieni di ‘greenpassisti’, sia pure ‘rafforzati’, avrebbero fatto riesplodere l’epidemia. Purtroppo, e lo diciamo senza compiacimento, questa previsione era giusta.

Ciò non significa mettere in dubbio che, come dicono gli esperti, il non vaccinato infetto sia più contagioso perché portatore di una carica virale più alta di quella portata dal vaccinato infetto, né mettere in discussione l'efficacia e l’utilità dei vaccini: ci pare solo ovvio che, se i vaccinati possono infettarsi ed essendogli consentito, con il ‘green pass’, di assembrarsi in migliaia, allora la loro contagiosità potenziale è centuplicata.

In realtà il ‘green pass’ è un ‘obbligo vaccinale’ surrettizio ed è stato adottato esclusivamente per dare l’impressione di tenere sotto controllo l’epidemia e tenere aperti trasporti, scuola, teatri, stadi, etc., che, di per sé, creano assembramenti, invece di altri, più utili, interventi di messa in sicurezza.

Una misura forse necessaria per l’economia del paese e, in questo senso, geniale, come l’ha definita il ministro Brunetta, ma da contestare non già perché, come sostengono alcuni, limiti i diritti di libertà o sia strumento di una trasformazione di fatto del sistema politico (ma anche questo è un problema da non sottovalutare) bensì per il fatto che il ‘green pass’ è un vero e proprio veicolo di contagi poiché i vaccinati possono essere infetti.

Il ‘mainstream’ politico-mediatico addita i ‘non vaccinati’ come responsabili principali della diffusione della covid e, soprattutto, di essere responsabili della crisi degli ospedali essendo la maggioranza dei ricoverati e i più gravi, necessitanti di terapie intensive e costose; nessuno dice però quanti sono i vaccinati contagiati, quanti i non vaccinati e quanto i vaccinati, dieci volte più numerosi dei non vaccinati, abbiano diffuso il contagio.

I non vaccinati o no vax che dir si voglia – tolti quelli che non possono vaccinarsi per ragioni di salute – a mio avviso sono da considerare, piuttosto che untori, vere e proprie sventurate vittime di ignoranza, superstizione e delittuosa cattiva informazione. Una informazione, o meglio una propaganda che si è fatta ossessiva, e non solo quella propalata dai no-vax ma anche quella dei pro-vax, specialmente di una certa rete televisiva che, per 12 ore al giorno, martella l’opinione pubblica con una caccia spietata agli untori utilizzando argomenti spesso piegati alla strumentalizzazione politica e faziosamente violenti.

Come sempre, la caccia all’untore e al capro espiatorio è il paravento che nasconde l’inefficacia delle misure adottate per far fronte alle pestilenze e, soprattutto, la responsabilità di chi non ha adottato quelle più idonee a limitare i contagi e ad approntare i rimedi.

Nella tardiva conferenza stampa dedicata a illustrare il senso del decreto del 5 gennaio istitutivo dell’obbligo vaccinale, il presidente Draghi ha anche detto che la scuola può essere tenuta aperta perché oggi, grazie alla vaccinazione di massa, non ci sono le condizioni che sconsigliavano di tenerla aperta un anno fa, cioè contagi molto alti e conseguente numeri altissimi di ricoveri, morti etc.. È vero ma, sarà perché la variante ‘omicron’ del virus è più contagiosa, sarà perché l’inverno ne favorisce la diffusione, è certo che da metà dicembre abbiamo registrato numeri altissimi di contagi giornalieri, di molto superiori a quelli avutisi nel precedente anno e mezzo, e un contestuale aumento dei ricoveri ospedalieri, etc..

Scrivendo questo articolo, ho più volte dovuto correggere il dato di 80.000 contagi giornalieri da covid che a fine dicembre abbiamo avuto in Italia: un numero che un mese fa, quando si è avuto in Gran Bretagna, venne ritenuto scandaloso da chi accusava Boris Johnson di non aver saputo seguire il ‘gran modello italiano’ del ‘green pass’. Numero che subito mi era sembrato impressionante (l’anno scorso non si erano superati i 50.000) ma non pensavo che sarebbe cresciuto oltre: invece, dopo circa sette giorni, siamo arrivati a 220.000 positivi al giorno.

Ho deciso di non aggiornare più questo dato perché, da qui a quando questo articolo uscirà, potremmo avere numeri smisurati.

Mi preme piuttosto seguire le misure adottate dal governo a fronte di questa quarta ondata dilagante: il dibattito è stato intenso, a tutti livelli – dalle segrete stanze ai noti talk show televisivi – e si sono sentite molte proposte, prima fra tutte quella di ‘rafforzare’ ulteriormente il ‘green pass’; segue poi, molto gettonata, quella di richiedere anche ai ‘greenpassisti’ vaccinati il tampone molecolare negativo, misura che, oltre che tardiva, sarebbe stata di quasi impossibile applicazione vista la quantità di controlli da fare.

A fine dicembre si vagava tra tali proposte e l’altra di ridurre la quarantena a 3/5 giorni per i vaccinati con due dosi ed eliminarla per i vaccinati con tre: alla fine, il governo ha optato per quest’ultima benché si sappia che sono misure inutili anzi pericolose e ipocrite.

Quale ‘scienza’ l’ha consigliato? Ridurre i tempi della quarantena per i plurivaccinati rimettendoli in circolazione prima di aver capito se sono infettati non rischia di dare una dose booster all’epidemia?

Dopo che l’euforia per il ‘green pass’ portò a riempire stadi, treni, etc., ora i governanti hanno finalmente deciso di riportarne la capienza – naturalmente di soli ‘greenpassisti’ rafforzati, di ferro – al 50% all’aperto o al 35% al chiuso, mentre hanno lasciato teatri e cinema al 100%.

Non possiamo non compiacerci per questi provvedimenti a corrente alternata, per questa duttilità, per questa ondivaga capacità di adattamento ai tempi e alle circostanze che CTS e governo continuano ad esibire nella costruzione del famoso ‘modello italiano’.

Dobbiamo però dare atto che il governo – facendo il paio con la ministra del precedente governo, Azzolina, che impose la riapertura delle scuole a settembre 2020 – è stato fermissimo su un solo punto, nel non acconsentire ad alcun rinvio della riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie che invece – nel timore che la scuola, viste le condizioni in cui versano le sue strutture e i trasporti pubblici, possa essere incubatrice di contagi – veniva chiesto a gran voce dai presidi delle scuole e dalle pur ondivaghe Regioni.

È chiaro che, come ha detto poeticamente il ministro dell’istruzione, l’eroico prof. Bianchi, il governo non cederà di un millimetro perché ha molto a cuore la scuola! Ha pure fatto annullare da un buon giudice (a Berlino) un’ordinanza regionale che ne rinviava la riapertura ma dobbiamo chiedergli perché non abbia provveduto, per esempio, all’areazione delle aule.

Se dobbiamo essere sinceri, la scuola era l’unica cosa sulla quale il governo avrebbe dovuto cambiare idea. Ma, come sappiamo, testa dura è qualità! La scuola riaprirà magari senza le mascherine FFP2, prescritte, promesse e non arrivate a destinazione, ma con finestre aperte e coperte per riscaldarsi.

Da notare e apprezzare anche la delicatezza con la quale Palazzo Chigi, dopo che si era decretato l’obbligo vaccinale e invece di fare un decreto su come gestire le prossime giornate del campionato di calcio – se farle o rinviarle, se e di quanto ridurre la capienza degli stadi, se giocare a porte chiuse o aperte – si è cortesemente limitato a telefonare alla Lega Calcio chiedendole di pensarci e suggerire la soluzione: ad essa l’ardua sentenza!

In sostanza, all’autodichia delle caste della magistratura e dei parlamentari, il governo ha aggiunto anche quella dei calciatori.

Intanto si andavano cercando nomi nuovi per mimetizzare misure come l’obbligo vaccinale, per esempio il ‘lockdown’ solo per i non vaccinati: si è quindi ulteriormente ‘rinforzato il ‘green pass’ stabilendo che nessuno che non ne sia fornito possa, per esempio, salire su un treno: ora che i no vax sono stati appiedati, vedremo se i contagi si fermeranno.

Ma ci chiediamo però se una tale misura – con i non vaccinati reclusi e i ‘greenpassisti’, rafforzati, a contagiarsi l’un l’altro – non sia pericolosamente vicina all’illegittimità costituzionale e se, dato il provato esaurimento dell’efficacia dei vaccini dopo un incerto numero di mesi, non si dovrebbe ricomprendere nella categoria dei non vaccinati anche la massa crescente di coloro che, essendo stati già vaccinati con due dosi, sono ora in attesa della terza e forse della quarta: andrebbero confinati anch’essi?

Misure approssimative, mediocri e un po' improvvisate, come dimostra lo stesso fatto che la loro entrata in vigore è stata stabilita per il 10 gennaio 2022: se necessarie, non avrebbero dovuto essere di immediata applicazione?

Il 5 gennaio, presentando in consiglio dei ministri il decreto legge sull’obbligo vaccinale, il Presidente Draghi – che, come si sa, è un maestro del rischio calcolato – ha detto: «Interveniamo per salvare vite, vogliamo frenare la crescita della curva dei contagi, spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo, preservare il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e mantenere aperte scuole e attività economiche».

Finalmente un regalo per il giorno della Befana; un regalo di cui il solito ministro Brunetta si è compiaciuto come di un nuovo primato italiano in Europa, anzi nel Mondo!

Mentre dilagano contagi e caos tamponi, per non ammettere il fallimento della strategia del ‘green pass’, per non ammettere che i vaccini attualmente disponibili sono solo una misura di protezione individuale e non sociale, il governo – sotto la pressione dell’estremismo di politici, sindacalisti e giornalisti e senza tenere in alcun conto il fatto che i vaccini possono avere anche effetti collaterali mortali (e in questi casi non basta un eventuale ‘indennizzo’ statale) o effetti a lungo termine, ancora non noti – ha decretato l’obbligo di vaccinazione per chi ha più di 50 anni, che devono sottoporsi non solo alla prima e seconda dose ma anche alla terza o ‘booster’: varrà anche per la quarta e all’infinito?

Resta ancora senza risposta la domanda che molti vaccinati con due dosi fanno a se stessi e ai medici: se si hanno molti anticorpi neutralizzanti, si deve ugualmente fare il ‘booster’? E, se non si fa, si può avere il rinnovo del ‘green pass?

Un obbligo che dovrebbe cessare il 15 giugno: ma, se non sappiamo quante dosi di vaccino saranno necessarie come si può stabilire un qualsiasi termine?

Molti immunologi temono che tutte queste dosi, ripetute in tempi ravvicinati, siano potenzialmente pericolose per il sistema immunitario, tuttavia il governo va dritto come un treno obbligando a farle per mezzo della trappola del ‘super green pass’ di cui, a partire dal 15 febbraio, bisognerà essere in possesso per accedere a ogni tipo di lavoro, pubblico o privato, e di quello base (tampone) per accedere anche a vari servizi pubblici o privati.

Notevole la novella di queste nuove norme (ma non ci meravigliamo: siamo la patria del diritto!): una sanzione piuttosto blanda (multa ‘una tantum’ di € 100); chi non lavora e non adempie all’obbligo se la cava con poco; invece, per chi lavora e non si vaccina è previsto l’affamamento, cioè «sospensione dello stipendio e di qualunque «altro compenso o emolumento comunque denominato».

La multa per chi non si vaccina sarà ‘una tantum’ e irrogata dall’Agenzia delle Entrate che stanerà i “riluttanti” al vaccino con l’incrocio dei dati. Ci chiediamo perché questa Agenzia, che ha così potenti mezzi e il tempo per incrociare milioni di dati relativi alla vaccinazione, non riesca però a stanare gli evasori fiscali.

E come farà a stanare gl’invisibili immigrati irregolari che non saranno vaccinabili né multabili: li lasceremo circolare, liberi di infettarci se, come dice e non dice il governo, è il vaccino a proteggerci dal contagio?

A prescindere dalla congruità di una tale misura sul piano sanitario, non c’è nulla da dire sulla disparità della sanzione e di trattamento tra lavoratori, non lavoratori e immigranti clandestini?

Dulcis in fundo. L’Inps non considera malattia la quarantena di chi, non vaccinato o vaccinato con solo due dosi da oltre 4 mesi, ha avuto contatti con un sieropositivo ed è costretto all’isolamento: i lavoratori dovranno usare le ferie o gli sarà ridotto lo stipendio.

Propongo che, a tutti questi nuovi indigenti perché privati dello stipendio, si dia almeno il reddito di cittadinanza!

Ciò premesso, dobbiamo forse pensare che quest’obbligo, se necessario, sia stato colpevolmente stabilito con ritardo (infatti, potrà dispiegare i suoi effetti quando forse questa ondata epidemica sarà finita)?

Dobbiamo pensare che, se l’obbligo è necessario, non basti la multa ai renitenti e che, piuttosto, si dovrebbe fare ricorso alla ‘precettazione’, alla ‘leva’ militare, con le conseguenze previste per i disertori?

Dobbiamo pensare che il governo non si sia accorto dell’assurdità di norme che impediscono il rientro nelle proprie case ai non vaccinati che, all’entrata in vigore del d.l., si trovavano fuori dalle tante isole italiane, raggiungibili solo con mezzi di trasporto pubblici, e, senza ‘green pass’, non possono usare il traghetto o l’aereo mentre possono scorazzare per tutta l’Italia purché a dorso di un mulo che non sia pubblico?

O dobbiamo pensare altresì che – essendo ciascuno di noi a contatto con il pubblico quando va in farmacia o al supermercato – l’obbligo non fosse necessario neanche quando fu stabilito per specifiche categorie di lavoratori a contatto con il pubblico?

Sotto il governo precedente, le misure più drastiche e, insieme, più efficaci che si seppero adottare furono soltanto quelle del ‘lockdown’ e del ‘distanziamento sociale’. Molti critici, me compreso, evidenziarono allora l’assenza di una strategia complessiva di riforma della gestione dei servizi sanitari; si criticarono i banchi a rotelle quale surrogato dell’efficientamento delle strutture scolastiche e dei controlli epidemiologici necessari; si criticò, soprattutto, l’assenza di una qualsiasi politica di potenziamento dei trasporti pubblici locali che, insieme alle scuole, sono il luogo elettivo del contagio; si criticò l’assenza di misure atte a ridurre il sovraffollamento delle carceri, piene di contagiati.

Saremmo ingiusti se non rilevassimo che, anche sotto il governo attuale, nulla è stato fatto per sciogliere questi nodi scorsoi. Certo, la campagna di vaccinazione è stata molto più efficiente dopo che le ‘primule’ di Conte e di Arcuri furono abbandonate ma è pure vero che, per esempio, le resistenze alla vaccinazione sono state accese dalle incertezze mostrate da EMA, AIFA e governo su vaccini ed effetti collaterali.

Anziché dedicarsi anima e corpo all’obbligo vaccinale e al ‘green pass’, il governo avrebbe dovuto – dovrebbe – promuovere una informazione sui vaccini precisa, convincente, univoca e, oltre a provvedere, come ha fatto meritoriamente, alla somministrazione del vaccino, avrebbe dovuto rafforzare gli ospedali e le terapie intensive, etc., prendendo esempio dal famoso ospedale allestito in poco tempo nell’ex Fiera a Milano.

Se non lo ha fatto è forse perché temeva di subire gl’infami attacchi che furono riservati a questa preziosa iniziativa lombarda che, a dispetto del fatto che fosse stata finanziata da donazioni di privati, fu definita dalla stampa di regime un inutile spreco e una spocchiosa ostentazione?

Il governo avrebbe dovuto, soprattutto, rafforzare la rete sanitaria territoriale, ancora oggi rimasta quello che era all’inizio della pandemia, un ricettificio on demand, quasi del tutto assente dalla lotta al virus; ne avrebbe dovuto fare una struttura di primo soccorso, specialmente nei piccoli centri privi di ospedali, per tentare di praticare tempestivamente terapie domiciliari, di cui avrebbe dovuto pure chiarire finalmente l’indirizzo (tachipirina o no; cortisone o no; antibiotici o no; antivirali o no; etc.), stabilendo anche i tempi e la responsabilità della somministrazione.

Avrebbe dovuto ristrutturare gli ospedali in modo da assicurare l’assistenza ordinaria e non farci assistere al rito della riconversione dei reparti ordinari in reparti covid, che va in scena ad ogni ondata di contagi e di varianti.

Tutte cose che il governo non ha fatto.

Ci rendiamo conto del fatto che il governo cerca di barcamenarsi in una situazione che coinvolge sia la salute in generale – il sovraccarico degli ospedali rallenta se non impedisce la cura di altre malattie – sia le condizioni ambientali o socio-economiche. Ma, giunti a questo punto, le misure prese sono pura ‘ammuina’, tanto più evidente quanto più farraginose: c’è da temere che non abbiano alcun effetto di contenimento dell’epidemia e servano solo a mimetizzare l’inefficienza: forse, giunti a questo punto, sarebbe preferibile, o necessario anche se doloroso, un ‘lockdown’ più o meno lungo, costi quel che costi: ma è tardi.

Oppure, se la vaccinazione e i contagi servono a endemizzare il virus, non c’è bisogno di rinchiudere le persone o di alcun’altra restrizione o obbligo, tanto, come s’è visto, non c’è differenza nel numero di contagi, di ospedalizzazioni e di morti tra l’Italia ‘greenpassista’ e la Gran Bretagna ‘passfree’.

Quello che il governo dovrebbe fare subito, senza aspettare il PNRR, è rafforzare le strutture sanitarie perché è questo deficit strutturale/organizzativo a rendere difficile la battaglia contro l’epidemia.





Fonte: di GIUSEPPE BUTTA'
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