EXTRA EURO NULLA SALUS?
di Andrea Becherucci

21-12-2025 - CRONACHE SOCIALISTE
Gabriele Guzzi è un giovane economista che si è formato tra la Bocconi e la Luiss. Ha lavorato come consulente presso la presidenza del Consiglio ed è autore di alcuni libri, l’ultimo dei quali s’intitola Eurosuicidio, pubblicato il mese scorso dall’editore romano Fazi. L’opera non nasconde, da subito, il suo obiettivo, dimostrare che la stagnazione dell’economia italiana, e più in generale, la crisi della nostra società, non dipendono dal non aver fatto correttamente – come in molti sostengono – “i compiti a casa” ma che è stata l’adozione dell’euro a causare la maggior parte dei problemi che ci affliggono.

Lucio Caracciolo nell’introduzione ricorda che «l’euro è stato prima di tutto cessione del marco», operazione che è potuta avvenire «su spinta franco-italiana quale riparazione per l’abusiva ricomparsa di una “Grande Germania» e che la ricaduta della sua adozione unita alla volontà tetragona da parte delle autorità dell’Unione di imporre sempre nuovi allargamenti (senza riuscire a collocare dei confini all’Unione stessa) «ha favorito i nazionalismi più chiusi. Xenofobie talvolta violente», il tutto in un quadro preoccupante per la tenuta stessa della democrazia pur senza voler dire che l’euro è motivo esclusivo di crisi economica e di depauperamento politico e culturale.

L’autore procede alla decostruzione della mitologia dell’euro su solide basi economiche. In sei efficaci ed incisivi capitoli dimostra empiricamente – dati alla mano – quanto si è proposto di verificare della sua teoria. L’eurosuicidio di cui parla il titolo è – secondo l’autore – «la scelta italiana di assecondare acriticamente, dogmaticamente e religiosamente questa integrazione europea, senza rendersi conto delle conseguenze materiali che si stavano drammaticamente producendo».

Al di là dei risultati dell’analisi economica volta a sostenere la tesi del libro che ciascuno giudicherà più o meno corretti, vanno sottolineate – a parere di chi scrive – le dimensioni politiche e metapolitiche dell’euro. Secondo Guzzi – e l’autore di queste righe concorda con lui - «l’integrazione europea ha assolto al ruolo di surrogato ideologico, divenendo un feticcio religioso-politico». Entrate in crisi le grandi narrazioni a sfondo palingenetico e millenaristico alla fine degli anni Ottanta, le società occidentali avevano perso l’orizzonte di senso che ne aveva guidato fin lì lo sviluppo ed ecco che l’integrazione europea andava a riempire il vuoto che si era creato.

L’euro, in particolare, è stato il mezzo in cui le politiche neoliberiste sono potute penetrare in Europa senza passare al vaglio dei processi democratici che ne avrebbero legittimato l’adozione.

Questa narrazione possiede anche un profilo religioso che si manifesta in una vera e propria sacralizzazione dell’elemento euro che ha investito lo stesso orizzonte simbolico delle società occidentali. A tal punto esso si è compenetrato con l’orizzonte simbolico che ci è proprio da raggiungere quasi il livello del ‘non dicibile’, un dogma la cui indiscutibilità sembra aver raggiunto ormai non solo i governi ma anche l’alta burocrazia, l’accademia e i mezzi d’informazione.

Che si sia d’accordo o meno con le tesi sostenute dall’autore, la lettura di Eurosuicidio rappresenta un antidoto potente all’omologazione del pensiero.




Fonte: di Andrea Becherucci