"DONALD TRUMP: LA DEMOCRAZIA IN PERICOLO"
25-09-2023 - STORIE&STORIE
Negli USA si considera il 4 settembre, giorno del Labor Day, una data importante, non solo perché segna la fine delle vacanze estive, ma anche perché, mancando soli cinque mesi all'inizio delle primarie, la corsa alla candidatura alla presidenza degli Stati Uniti può considerarsi aperta.
Non c'è dubbio che in questo lasso di tempo Donald Trump e i parlamentari repubblicani che lo sostengono faranno di tutto per eliminare ogni ostacolo alla nomination dell'ex presidente, compreso il ricorso a minacce e intimidazioni. Va valutata in questo quadro la richiesta dello speaker repubblicano alla Camera Kevin McCarthy di un'indagine formale contro Joe Biden per l'apertura di un impeachment in relazione a presunte complicità con gli affari esteri del figlio Hunter. Stando ai più recenti sondaggi, Trump sarebbe alla pari con Biden, fermo a uno scoraggiante indice di gradimento del 39%. Contro Biden c'è l'età avanzata, la sua politica, che fino ad ora non avrebbe prodotto risultati eclatanti, priva – a differenza di quanti credono nella demagogia di Trump – di una “visione per il futuro”.
Una “visione per il futuro”, quella di Trump, che fa tremare le vene e i polsi agli avversari politici dell'ex presidente, il quale ha pubblicamente dichiarato che se tornerà alla Casa Bianca non avrà altra scelta che incarcerare gli avversari, perché i democratici e gli altri oppositori sono “persone malate… persone malvagie”. Al momento attuale, a tenere occupato Donald Trump non è però il futuro dell'America, ma il proprio. Nei primi mesi del prossimo anno, dovrà infatti affrontare processi relativi a 91 accuse penali relative a sovversione elettorale, conservazione di informazioni riservate e occulti pagamenti in denaro a una star del cinema per adulti. Il quotidiano Politico ha calcolato che in caso di condanna per tutti i reati ascrittigli, l'ex presidente rischia una pena di 641 anni di carcere – oltre 717 per Forbes. Tuttavia, secondo la Costituzione degli Stati Uniti, anche se riceverà la pena massima, le condanne non gli impediranno di candidarsi alla presidenza o di essere eletto. Che sarà lui, condannato o meno, il candidato repubblicano alla presidenza viene dato quasi per certo. Ma alla convention repubblicana mancano ancora dieci mesi, e nel frattempo tutto può accadere. Anche se crescono i dubbi su Joe Biden, le accuse a Trump hanno portato tre americani su cinque a credere che l'ex conduttore di reality show dovrebbe essere processato. In altre parole, al di fuori del partito repubblicano, i democratici e gli indipendenti rifiutano di credere che le azioni legali contro di lui siano frutto di una caccia alle streghe. Quanto ai repubblicani, non tutti sono fieri della prospettiva di essere rappresentati da un individuo il cui primato indiscusso nella storia degli Stati Uniti è quello di essere il primo ex presidente a essere incriminato, il primo a posare per una foto segnaletica.
Nessun presidente prima di Trump ha dovuto affrontare accuse penali. Solo Ulysses Grant era stato arrestato, ma per eccesso di velocità nella sua carrozza trainata da cavalli. Il parallelo più stretto è con Richard Nixon, che però si dimise piuttosto che affrontare l'impeachment per il Watergate. Anche se i repubblicani anti-Trump sperano che Trump “non possa vincere” le elezioni generali, perché un numero sufficiente di elettori rifiuterà di sostenerlo alle primarie, il rischio che vinca la nomination repubblicana è reale. E' riuscito a consolidare nelle menti dei repubblicani il concetto che non è un criminale, ma criminalizzato, una vittima, braccato da nemici politici il cui intento è quello di impedirgli di essere rieletto. Non a caso, ad ogni incriminazione aumentano sia la sua popolarità che la raccolta fondi - 7 milioni di dollari dopo la pubblicazione della sua foto segnaletica. E se vincerà la nomination repubblicana a presidente nonostante la condanna per uno dei crimini di cui è accusato, l'America si troverà sull'orlo di una crisi esistenziale di legittimità presidenziale. Il rischio che milioni di suoi sostenitori possano reagire in modi imprevedibili e violenti è tutt'altro che aleatorio.
Si è visto di che cosa sono stati capaci il 6 gennaio 2021 quando hanno dato l'assalto al Campidoglio nel tentativo di invalidare l'elezione di Biden. Solo due cose ora sembrano poter fermare la discesa nel caos. Una è che la stella di Trump svanisce mentre i repubblicani votano per le primarie, troppo allarmati da cosa potrebbe significare scegliere un possibile criminale come loro candidato presidenziale. L'altra è che Trump in qualche modo riesce a scagionarsi dalle accuse, venendo assolto o magari facendo almeno rinviare i processi a dopo le elezioni. Anche questo lascerebbe comunque gran parte del paese con la sensazione di aver in qualche modo ingannato la legge. Se dovesse vincere e far cadere le restanti cause federali contro di lui, i democratici lo vedrebbero come un'ulteriore prova di illegittimità – e in ogni caso le cause statali (nelle quali il presidente non avrebbe alcuna capacità di interferire) andrebbero comunque avanti. Il pericolo più grave è che, condannato o no, Trump vinca le elezioni presidenziali.
Nel 2020 Biden ha vinto anche grazie al voto anti-Trump. Se nel 2024 il voto anti-Trump sarà unificato dietro Biden, Trump non potrà vincere. Ma se un candidato di un terzo partito sottrarrà a Biden anche solo una piccola parte del voto anti-Trump, è probabile che quest'ultimo venga riportato alla Casa Bianca. No Labels, che sostiene di essere un'organizzazione centrista alla ricerca di un nuovo bipartitismo, si è già qualificato come partito presidenziale che può presentare candidati al ballottaggio in 10 stati, inclusi Arizona e Florida. Lo stesso vale per tutti gli altri partiti che affermano di essere al “centro” o a “sinistra”, incluso il partito dei Verdi e il Partito popolare, soprattutto se Robert F. Kennedy Jr ne diventa il candidato. Se le prossime elezioni fossero ordinarie – contrapponendo un repubblicano conservatore a un democratico liberale – non ci sarebbe alcun problema. Ma le prossime elezioni non sono ordinarie. In gioco c'è la sopravvivenza della democrazia americana. Abbiamo visto ciò che Trump ha cercato di fare per rimanere al potere. Se verrà rieletto, il 2024 potrebbe segnare le ultime elezioni democratiche americane.
Fonte: di Giulietta Rovera