DONALD TRUMP E LA MINACCIA ALLA DEMOCRAZIA
di Giulietta Rovera

Il 9 dicembre, sconfiggendo con il 60% dei voti il candidato repubblicano sostenuto da Trump Emilio Gonzales, Eileen Higgins - 61 anni, ex commissario di contea - è diventata la prima donna a ricoprire la carica di sindaco di Miami; la prima democratica a vincerla in 28 anni; e la prima candidata non ispanica dagli anni '90. Un trionfo straordinario per il partito democratico nella città più popolosa della contea di Miami-Dade, dove nel 2024 gli elettori ispanici hanno contribuito all'ondata rossa che ha visto Trump diventare il primo candidato repubblicano alla presidenza a vincere nella contea dal 1988.

A Miami le retate da parte dell'Immigration and Customs Enforcement (ICE) non sono state brutali come in altre città statunitensi. Tuttavia non c’è dubbio che le aggressive politiche sull'immigrazione perseguite da Trump, l'eliminazione dello status di protezione temporanea (TPS) e dei programmi di libertà vigilata umanitaria, siano state determinanti in una città dove quasi il 60% della popolazione è nato all'estero.

L'elezione di Higgins costituisce un'ulteriore prova della crescente reazione nazionale alle politiche di Trump, non solo in materia di immigrazione, ma anche di economia - 42 milioni di persone in tutto il Paese, di cui 3 milioni in Florida, grazie allo smantellamento del Supplemental Nutrition Assistance Program (Snap), hanno visto tagliati i loro aiuti alimentari federali. E mentre per i Democratici rappresenta un rafforzamento della loro posizione dopo il grande successo delle elezioni statali e locali del mese scorso nel New Jersey, in Virginia e in California, per i Repubblicani è motivo di crescente preoccupazione in vista delle elezioni di medio termine del prossimo anno.

Donald Trump non sembra dare molto peso alla batosta elettorale. Tutta la sua attenzione e i suoi sforzi sono infatti impiegati nell’imporre una nuova strategia politica in patria e all’estero. Il 5 dicembre è stato pubblicato dalla Casa Bianca un documento di 30 pagine: la National Security Strategy (NSS). Intriso di razzismo e di disprezzo per le istituzioni politiche e i leader europei, il documento mette in guardia dal rischio di un collasso della civiltà. Se esistevano dubbi in proposito, questi sono stati spazzati via dall’esplicita minaccia di intromettersi negli affari europei, al fine di sostenere la vera democrazia e "promuovere la grandezza europea". Responsabili di "aver creato conflitti”, del “crollo dei tassi di natalità e perdita di identità nazionali e di autostima" sono l’UE, le sue politiche migratorie e il suo multiculturalismo. Secondo il documento, se "le tendenze attuali continueranno, il continente sarà irriconoscibile tra 20 anni o meno”. Dal momento che "entro pochi decenni al massimo, alcuni membri della NATO diventeranno a maggioranza non europea", è tutt'altro che scontato che alcuni paesi europei rimangano “alleati affidabili". Obiettivo prioritario per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è pertanto "correggere l’attuale traiettoria". E poiché l'estrema destra europea ultranazionalista è l'unica forza politica in grado di raggiungere questo obiettivo, gli USA la appoggeranno “all'interno delle nazioni europee". In altre parole, gli Stati Uniti sosterranno i partiti nazionalisti e anti-immigrazione come l'Alternative für Deutschland in Germania, Rassemblement National in Francia e Reform UK nel Regno Unito.

Alla pubblicazione del documento, ha fatto seguito un’intervista a Politico in cui Trump raddoppia le critiche all'Europa. E ribadisce la decisione di appoggiare i partiti di estrema destra, i soli che possono invertire la tendenza all’autodistruzione – cosa che peraltro ha fatto con Viktor Orban, per sua stessa ammissione. Nell’intervista, Trump ha criticato i leader europei anche per non essere riusciti a porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. A questo proposito, lascia intendere che potrebbe abbandonare il sostegno all'Ucraina se Zelenskyy non accetterà il suo piano di pace in stile Cremlino di cedere territorio alla Russia e rinunciare alla adesione alla NATO. In parole povere, l’Ucraina deve accettare termini di armistizio congeniali a Mosca.

La strategia trumpiana delinea chiaramente un radicale allontanamento dai principi alla base dell'Alleanza Atlantica, la dottrina che ha garantito pace e democrazia in Europa negli ultimi 80 anni. Tutto questo si sta verificando nel momento più drammatico per l'Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, con un conflitto devastante in Ucraina e un'escalation delle provocazioni russe in altre parti del continente.

I leader europei hanno accolto gli interventi di Trump con crescente sgomento. Eppure, la loro reazione è stata tiepida. Pare non si rendano conto che gli Stati Uniti da alleati si stanno trasformando in avversari e che pertanto urge elaborare un piano sia per salvare l'Ucraina che per proteggere le loro democrazie liberali. Perché questo è l’obiettivo del Presidente degli Stati Uniti: imporre la sua visione di "civiltà occidentale" basata su razza e nazionalismo e abbandonare la versione europea fondata su democrazia, diritti umani e stato di diritto. In realtà, l'amministrazione si oppone all'esistenza stessa dell'UE, in quanto a suo avviso ostile agli interessi americani. Alla sua disgregazione mirano gli sforzi per far sì che altri Paesi – vedi Austria, Ungheria, Italia e Polonia, secondo i dettagli trapelati – si allontanino dall’Unione Europea. Solo così sarà più facile esercitare forti pressioni sull’UE affinché si allinei su questioni che interessano realmente all'amministrazione Trump. In parole povere, Trump pretende che si metta fine agli sforzi europei per regolamentare le aziende tecnologiche statunitensi o gli Stati Uniti riconsidereranno il loro sostegno alla NATO. Non è casuale che Trump si sia irrigidito su questa posizione dopo che Bruxelles aveva inflitto a Elon Musk una multa di 120 milioni di euro per pratiche "ingannevoli" sulla sua piattaforma X.

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca è mutato il ruolo dell’America quale difensore della democrazia liberale. Se vogliamo conservarla, dobbiamo essere disposti ad assumercene l’onere in prima persona. Delegare ad altri la difesa della propria libertà equivale a rinunciarvi.





Fonte: di Giulietta Rovera