DALL’ESTATE MILITANTE ALL’AUTUNNO MILITANTE. A QUANDO L’INVERNO? Le Stagioni di Elly e il caso Sangiuliano di Giuseppe Buttà
21-09-2024 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Il PD non ha ancora smaltito la sbornia che l'ha intossicato quando ha dovuto ingoiare la pozione spumeggiante della Schlein ma continua a berne le dosi stagionali che Elly gli somministra. L'astuto e machiavellico Renzi infatti raccomanda al suo ex partito di continuare a ingoiarle – «Non fate a Ellly quello che avete fatto a me!» – sperando così di averne personalmente beneficio: egli è sicuro che queste bevute porteranno qualche transfuga in più al suo esangue partitino che continua a perdere pezzi, una volta a destra e una a manca, a secondo della bordata sparata da Renzi, a babordo o a tribordo. L'ultima pozione è quella che Elly ha chiamato autunno militante che ha il carattere del vino nuovo, effervescente e in bilico tra la vinificazione e l'acetificazione.
Comunque, bisogna ammettere che Elly – sempre più voracemente impaziente di sostituirsi alla Meloni – è ‘proattiva' e sa manovrare con una certa disinvoltura tutti i meccanismi a sua disposizione, soprattutto qualche giornale ‘repubblicano' che le spara grosse, un giorno si e l'altro pure: spara notizie che, inventate o no, servono a mettere in allarme le ‘tasche degli italiani' – terminologia che prima veniva vituperata se usata da Berlusconi – e a fare fermentare l'intruglio di Elly.
Un po' in anticipo sull'autunno militante, ma non anacronistico visti gli acquazzoni del 29 agosto, ‘Repubblica' è uscita quel giorno di fine estate con un titolo vistoso che annunciava la morte dell'assegno unico familiare per mano del governo di queste destre: un assaggio del veleno sempre più potente che ci sarà propinato in pieno autunno, quando si discuterà della legge finanziaria sotto la tempesta combinata di folgori schleiniane e landiniane con qualche tromba d'aria da ‘cambiamento climatico': cioè procedura d'infrazione avviata dall'UE e minaccia della ‘lupara' contro il commissario designato dal governo italiano: ricordate Buttiglione che fu impallinato a Bruxelles per le sue opinioni su aborto e omosessualità?
Il buon Landini ha aperto la strada – sempre su ‘Repubblica' – avvertendo che la legge di bilancio 2024 – che nessuno conosce essendo ancora nella mente di Giove – «è sbagliata, non risolve gli annosi problemi e peggiora una situazione già complessa. Per questo la mobilitazione non si ferma: non escludiamo nulla per favorire il rinnovo dei contratti nazionali, migliorare i salari, fermare i tagli alla sanità e ai servizi pubblici, favorire gli investimenti e lo sviluppo di una vera politica industriale per realizzare un vero piano per l'occupazione stabile».
Landini ha ragione: evidentemente, neppure i governi del PD erano riusciti a darci una politica industriale vera e una occupazione stabile vera.
Sempre su ‘Repubblica' e a Siena, Schlein, da vera capa, è stata ancora più dura: «Giù le mani dall'assegno unico. Meloni non ha idea su come rilanciare l'economia … Questo è un governo settario perché quando una misura, che pure funziona, non porta la loro firma decidono di stravolgerla per metterci la bandierina … la gente dopo due anni di governo Meloni fatica a fare la spesa … andate a firmare la proposta per il salario minimo … contro l'autonomia differenziata … contro il Ponte sullo Stretto di Messina … contro l'economia di guerra …».
Poi, la Schlein, esibendosi ad Agorà estate nella qualità di grande illusionista come Houdini, ha sfoderato un'accusa molto circostanziata contro la turpe Meloni: «se abbiamo un problema di denatalità in Italia è perché questo governo e Giorgia Meloni non capiscono che è esattamente figlio della precarietà. Quello della denatalità è figlio della precarietà del lavoro che colpisce soprattutto giovani e donne, soprattutto al Sud».
Forse presa da una botta di calore, Elly ha dimenticato che, semmai, è qualche regione del Sud ad evitare che l'indice di natalità italiano finisca sotto zero. A questo proposito mi sovviene una celebre massima di Machiavelli: «tutto procede dalla debolezza dei capi».
Poi, visto che l'altrettanto machiavellico Conte pare voglia mettere il filo spinato intorno al ‘campo largo' per impedire che Renzi ne calpesti il sacro suolo, Elly gli ha dato scacco matto bussando alla porta di Forza Italia per discutere di latinorum, cioè di Ius scholae.
Peccato che, all'improvviso, questo alto dibattito sia stato messo da parte per dedicarsi, anima e corpo, all'affaire Sangiuliano. Naturalmente, la Elly – che, anche se spesso sbaglia la mira, è una cacciatrice coi fiocchi sempre a fiutare per terra alla ricerca di qualche traccia fetida per farne un argomento di lotta politica in mancanza di meglio – non poteva lasciarsi sfuggire la preda è ha lanciato una muta di inquisitori per azzannare quell'insospettato ganimede che è nell'ex ministro Sangiuliano. Il quale, non so se da conquistatore o da conquistato, s'era fatto infinocchiare da una altrettanto insospettata venere pompeiana che, a vederla (ma, naturalmente, ognuno hai suoi gusti), sembra una Mata Hari da strapazzo sotto le sembianze di una Barbie che andava in giro per Montecitorio e dintorni sfoderando un sorriso da Alberto Sordi, il dentone, e con telecamera nascosta negli occhiali a raccattare immagini da infilare in qualche dossier. Ne vedremo delle belle.
Elly, che è anche esperta di Vanity, ha sentenziato che ‘questo governo' di ‘queste destre' non sembra più un governo, «sembra la saga di Beautiful». E se l'è presa con la Meloni: «Ieri la presidente del consiglio ha perso un'ora e mezza a guardare scontrini, a occuparsi di questa vicenda, anziché delle liste d'attesa della sanità che si stanno allungando, della sanità pubblica, del fatto che il reddito reale delle famiglie è più basso di sei punti rispetto al 2008. Io vorrei che ci occupassimo soprattutto di questo».
Invece Elly ha taciuto del tempo perso da politici, giornali e televisioni che da settimane fanno del Sangiuliano desnudo il loro pasto quotidiano dedicando le prime pagine alla buffa vicenda del povero ministro anziché all'economia o all'Ucraina, a Israele o alla Cina e via di seguito.
Delle due l'una: o il caso Sangiuliano non ha alcuna rilevanza politica e allora sia il Presidente del consiglio sia i giornali e i politici – tra cui la Schlein stessa – hanno sprecato il loro tempo occupandosene oppure è politicamente rilevante e quindi è necessario che tutti se ne occupino e chi più ne ha più ne metta!
È tutto questo, infatti, che ha fatto dire compiaciutamente al celebre Padellaro, giornalista della sinistra militante: «ha fatto più male la Boccia in due giorni che l'opposizione in due anni». Renzi il beffardo, per vendicarsi della Meloni che non lo ha filato in alcun modo, ha profetizzato che «la Meloni cadrà come la Ferragni: Sangiuliano sarà il suo pandoro Balocco». Bonelli, ineffabile e intelligente – si vede a occhio nudo – è andato, al solito, in Procura a presentare il suo esposto quotidiano per dare l'allarme democratico ai ‘nostri' (i pm) nella certezza che arriveranno tempestivamente per sistemare le cose: forse, dopo Soumahoro e Ilaria Salis, la Boccia sarà la prossima candidata di AVS.
Bisogna ammettere che Giuseppe Conte è stato l'unico tra i leader politici a profittare poco di questa ghiotta vicenda e ha finalmente ‘battuto un colpo' di dignità personale e politica telefonando a Sangiuliano per esprimergli solidarietà: naturalmente si è attirato le ire dei puri e duri del ‘campo largo'!
La mia personale impressione riguardo a questa vicenda è che il caso Sangiuliano è stato preso in un tenaglia stretta dalla stampa scandalistico-politica, a servizio di un qualche scopo politico e di un interesse diverso da quello pubblico. Che è la vecchia trappola già smascherata da un grande giornalista come Walter Lippmann che denunciò il malaffare dell'alleanza tra le corti giudiziarie, la ‘stampa' e la politica: «il connubio delle corti giudiziarie con i tabloid ha prodotto una situazione senza precedenti; se si considera come una serie di casi – Arbuckle, Rhinelander, … – sia stato utilizzato da giudici, avvocati, politici e giornalisti per una speculazione politica fraudolenta».
In un certo senso ha ragione la vestale Rosy Bindi la quale ha sentenziato con disgusto che il caso Sangiuliano «è una miseria, è deprimente per il nostro paese, fa male alla democrazia». Ma – come si può ben vedere dal livello generale della lotta politica in Italia – la Bindi ha ragione esattamente per la ragione contraria a quella da lei addotta. È infatti una ben misera democrazia quella che si riduce a una tale dialettica. Alla fine, dimettendosi da ministro, Sangiuliano ha riscattato la sua immagine pubblica anche se rimane la nostra perplessità riguardo ai suoi gusti in fatto di donne e di consiglieri.
Come si sa, in tema di difesa dei diritti Elly è senza rivali anche se strabica: la sua priorità resta l'aborto e la variegata comunità lgbqt+ di cui fa parte; un tema che lei sviluppa seguendo il copione programmatico suggerito dalla sua bella fidanzata con la celebre intervista concessa alla rivista ‘Vanity Fair' già nel lontano 4 aprile 2023, che è quasi un memorandum per l'appena eletta segretaria del PD: «In Italia non abbiamo il matrimonio egualitario, non abbiamo tutele per i figli e le figlie di famiglie omogenitoriali, non abbiamo una legge contro l'omolesbobitransfobia».
Notiamo che, forse per una svista, questo acronimo manca di comprendere l'‘Everest' della libertà, gli ‘abrosessuali': comunque, così com'è (tolta la ‘fobia') sarebbe stato un acronimo molto apprezzato e usato a mani basse dal ‘divin marchese'. Ma lungi da noi non dare il giusto peso a un così lucido e avanzato progetto legislativo, il cui valore si può misurare da quel rispetto assoluto sempre dimostrato dalla Schlein & Co. per i nuovi dettami linguistici che ingiungono di discriminare i figli dalle figlie, i carissimi dalle carissime, etc..
Con queste referenze, anzi con queste alte idealità politiche, pare certo che Elly stia per essere ingaggiata per la campagna di Kamala Harris, la quale di Trump teme più l'opposizione all'aborto che il pericolo per la democrazia e la Costituzione, di cui, a suo dire, Trump sarebbe portatore: non possiamo che compiacercene.
Comunque, bisogna ammettere che Elly – sempre più voracemente impaziente di sostituirsi alla Meloni – è ‘proattiva' e sa manovrare con una certa disinvoltura tutti i meccanismi a sua disposizione, soprattutto qualche giornale ‘repubblicano' che le spara grosse, un giorno si e l'altro pure: spara notizie che, inventate o no, servono a mettere in allarme le ‘tasche degli italiani' – terminologia che prima veniva vituperata se usata da Berlusconi – e a fare fermentare l'intruglio di Elly.
Un po' in anticipo sull'autunno militante, ma non anacronistico visti gli acquazzoni del 29 agosto, ‘Repubblica' è uscita quel giorno di fine estate con un titolo vistoso che annunciava la morte dell'assegno unico familiare per mano del governo di queste destre: un assaggio del veleno sempre più potente che ci sarà propinato in pieno autunno, quando si discuterà della legge finanziaria sotto la tempesta combinata di folgori schleiniane e landiniane con qualche tromba d'aria da ‘cambiamento climatico': cioè procedura d'infrazione avviata dall'UE e minaccia della ‘lupara' contro il commissario designato dal governo italiano: ricordate Buttiglione che fu impallinato a Bruxelles per le sue opinioni su aborto e omosessualità?
Il buon Landini ha aperto la strada – sempre su ‘Repubblica' – avvertendo che la legge di bilancio 2024 – che nessuno conosce essendo ancora nella mente di Giove – «è sbagliata, non risolve gli annosi problemi e peggiora una situazione già complessa. Per questo la mobilitazione non si ferma: non escludiamo nulla per favorire il rinnovo dei contratti nazionali, migliorare i salari, fermare i tagli alla sanità e ai servizi pubblici, favorire gli investimenti e lo sviluppo di una vera politica industriale per realizzare un vero piano per l'occupazione stabile».
Landini ha ragione: evidentemente, neppure i governi del PD erano riusciti a darci una politica industriale vera e una occupazione stabile vera.
Sempre su ‘Repubblica' e a Siena, Schlein, da vera capa, è stata ancora più dura: «Giù le mani dall'assegno unico. Meloni non ha idea su come rilanciare l'economia … Questo è un governo settario perché quando una misura, che pure funziona, non porta la loro firma decidono di stravolgerla per metterci la bandierina … la gente dopo due anni di governo Meloni fatica a fare la spesa … andate a firmare la proposta per il salario minimo … contro l'autonomia differenziata … contro il Ponte sullo Stretto di Messina … contro l'economia di guerra …».
Poi, la Schlein, esibendosi ad Agorà estate nella qualità di grande illusionista come Houdini, ha sfoderato un'accusa molto circostanziata contro la turpe Meloni: «se abbiamo un problema di denatalità in Italia è perché questo governo e Giorgia Meloni non capiscono che è esattamente figlio della precarietà. Quello della denatalità è figlio della precarietà del lavoro che colpisce soprattutto giovani e donne, soprattutto al Sud».
Forse presa da una botta di calore, Elly ha dimenticato che, semmai, è qualche regione del Sud ad evitare che l'indice di natalità italiano finisca sotto zero. A questo proposito mi sovviene una celebre massima di Machiavelli: «tutto procede dalla debolezza dei capi».
Poi, visto che l'altrettanto machiavellico Conte pare voglia mettere il filo spinato intorno al ‘campo largo' per impedire che Renzi ne calpesti il sacro suolo, Elly gli ha dato scacco matto bussando alla porta di Forza Italia per discutere di latinorum, cioè di Ius scholae.
Peccato che, all'improvviso, questo alto dibattito sia stato messo da parte per dedicarsi, anima e corpo, all'affaire Sangiuliano. Naturalmente, la Elly – che, anche se spesso sbaglia la mira, è una cacciatrice coi fiocchi sempre a fiutare per terra alla ricerca di qualche traccia fetida per farne un argomento di lotta politica in mancanza di meglio – non poteva lasciarsi sfuggire la preda è ha lanciato una muta di inquisitori per azzannare quell'insospettato ganimede che è nell'ex ministro Sangiuliano. Il quale, non so se da conquistatore o da conquistato, s'era fatto infinocchiare da una altrettanto insospettata venere pompeiana che, a vederla (ma, naturalmente, ognuno hai suoi gusti), sembra una Mata Hari da strapazzo sotto le sembianze di una Barbie che andava in giro per Montecitorio e dintorni sfoderando un sorriso da Alberto Sordi, il dentone, e con telecamera nascosta negli occhiali a raccattare immagini da infilare in qualche dossier. Ne vedremo delle belle.
Elly, che è anche esperta di Vanity, ha sentenziato che ‘questo governo' di ‘queste destre' non sembra più un governo, «sembra la saga di Beautiful». E se l'è presa con la Meloni: «Ieri la presidente del consiglio ha perso un'ora e mezza a guardare scontrini, a occuparsi di questa vicenda, anziché delle liste d'attesa della sanità che si stanno allungando, della sanità pubblica, del fatto che il reddito reale delle famiglie è più basso di sei punti rispetto al 2008. Io vorrei che ci occupassimo soprattutto di questo».
Invece Elly ha taciuto del tempo perso da politici, giornali e televisioni che da settimane fanno del Sangiuliano desnudo il loro pasto quotidiano dedicando le prime pagine alla buffa vicenda del povero ministro anziché all'economia o all'Ucraina, a Israele o alla Cina e via di seguito.
Delle due l'una: o il caso Sangiuliano non ha alcuna rilevanza politica e allora sia il Presidente del consiglio sia i giornali e i politici – tra cui la Schlein stessa – hanno sprecato il loro tempo occupandosene oppure è politicamente rilevante e quindi è necessario che tutti se ne occupino e chi più ne ha più ne metta!
È tutto questo, infatti, che ha fatto dire compiaciutamente al celebre Padellaro, giornalista della sinistra militante: «ha fatto più male la Boccia in due giorni che l'opposizione in due anni». Renzi il beffardo, per vendicarsi della Meloni che non lo ha filato in alcun modo, ha profetizzato che «la Meloni cadrà come la Ferragni: Sangiuliano sarà il suo pandoro Balocco». Bonelli, ineffabile e intelligente – si vede a occhio nudo – è andato, al solito, in Procura a presentare il suo esposto quotidiano per dare l'allarme democratico ai ‘nostri' (i pm) nella certezza che arriveranno tempestivamente per sistemare le cose: forse, dopo Soumahoro e Ilaria Salis, la Boccia sarà la prossima candidata di AVS.
Bisogna ammettere che Giuseppe Conte è stato l'unico tra i leader politici a profittare poco di questa ghiotta vicenda e ha finalmente ‘battuto un colpo' di dignità personale e politica telefonando a Sangiuliano per esprimergli solidarietà: naturalmente si è attirato le ire dei puri e duri del ‘campo largo'!
La mia personale impressione riguardo a questa vicenda è che il caso Sangiuliano è stato preso in un tenaglia stretta dalla stampa scandalistico-politica, a servizio di un qualche scopo politico e di un interesse diverso da quello pubblico. Che è la vecchia trappola già smascherata da un grande giornalista come Walter Lippmann che denunciò il malaffare dell'alleanza tra le corti giudiziarie, la ‘stampa' e la politica: «il connubio delle corti giudiziarie con i tabloid ha prodotto una situazione senza precedenti; se si considera come una serie di casi – Arbuckle, Rhinelander, … – sia stato utilizzato da giudici, avvocati, politici e giornalisti per una speculazione politica fraudolenta».
In un certo senso ha ragione la vestale Rosy Bindi la quale ha sentenziato con disgusto che il caso Sangiuliano «è una miseria, è deprimente per il nostro paese, fa male alla democrazia». Ma – come si può ben vedere dal livello generale della lotta politica in Italia – la Bindi ha ragione esattamente per la ragione contraria a quella da lei addotta. È infatti una ben misera democrazia quella che si riduce a una tale dialettica. Alla fine, dimettendosi da ministro, Sangiuliano ha riscattato la sua immagine pubblica anche se rimane la nostra perplessità riguardo ai suoi gusti in fatto di donne e di consiglieri.
Come si sa, in tema di difesa dei diritti Elly è senza rivali anche se strabica: la sua priorità resta l'aborto e la variegata comunità lgbqt+ di cui fa parte; un tema che lei sviluppa seguendo il copione programmatico suggerito dalla sua bella fidanzata con la celebre intervista concessa alla rivista ‘Vanity Fair' già nel lontano 4 aprile 2023, che è quasi un memorandum per l'appena eletta segretaria del PD: «In Italia non abbiamo il matrimonio egualitario, non abbiamo tutele per i figli e le figlie di famiglie omogenitoriali, non abbiamo una legge contro l'omolesbobitransfobia».
Notiamo che, forse per una svista, questo acronimo manca di comprendere l'‘Everest' della libertà, gli ‘abrosessuali': comunque, così com'è (tolta la ‘fobia') sarebbe stato un acronimo molto apprezzato e usato a mani basse dal ‘divin marchese'. Ma lungi da noi non dare il giusto peso a un così lucido e avanzato progetto legislativo, il cui valore si può misurare da quel rispetto assoluto sempre dimostrato dalla Schlein & Co. per i nuovi dettami linguistici che ingiungono di discriminare i figli dalle figlie, i carissimi dalle carissime, etc..
Con queste referenze, anzi con queste alte idealità politiche, pare certo che Elly stia per essere ingaggiata per la campagna di Kamala Harris, la quale di Trump teme più l'opposizione all'aborto che il pericolo per la democrazia e la Costituzione, di cui, a suo dire, Trump sarebbe portatore: non possiamo che compiacercene.
Fonte: di Giuseppe Butta'