24 Gennaio 2025

ANNO 2025 TRA GUERRE
E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
di Salvatore Rondello

L'anno che verrà si chiude con le guerre ancora in corso in diverse parti del mondo con la novità del cambiamento in Siria. Una novità significativa per il Medio Oriente. La guerra che durava da oltre dieci anni ha portato all'abbattimento del regime di Assad sostenuto da Russia e Iran. Riuscirà la Siria ad avviare la democratizzazione del Paese dopo che Assad è andato a rifugiarsi in Russia?

Il cambio di governo in Siria, sarà il punto di partenza per arrivare alla Pace in tutto il Medio Oriente ed anche in Ucraina? Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump quali effetti produrrà sul proscenio della geopolitica?

Sono questi gli interrogativi che l'umanità si pone a fine di quest'anno 2024 e che sono il punto di partenza per gli eventi imprevedibili ed incerti che si affacciano ad inizio del 2025. Il nuovo anno certamente segnerà il passo ai grandi cambiamenti in atto, dove lo scenario economico interagisce come una sorta di osmosi con la geopolitica. Entrano in crisi e segnano il declino tradizionali attività del manifatturiero che vengono sostituiti da nuove forme di produzioni. Il riferimento è particolarmente rivolto all'automotive.

Avanzano la robotica, il digitale e la cosiddetta intelligenza artificiale che permeano tutte le attività produttive e dei servizi con un notevole impatto sulla struttura sociale e politica.

Si preannuncia ancora una volta un cambiamento gattopardesco dove “tutto cambia per rimanere come prima”, forse anche peggio. La produzione di capitale a mezzo di capitale sta diventando una realtà crescente che si scontra con il problema della distribuzione della ricchezza. In questa situazione il capitalismo potrebbe implodere come prevedono alcune teorie marxiane. Ma chi detiene il potere attraverso il capitale economico e finanziario non è disposto a rinunciarvi e cercherà di restare ai posti di comando utilizzando qualsiasi mezzo. I giochi dei multimiliardari a capodi multinazionali sono aperti e vanno avanti senza esclusione di colpi.

L'effetto Trump non ridurrà la conflittualità della geopolitica ma sicuramente modificherà gli schieramenti geopolitici dove l'Europa si troverà con difficoltà maggiori delle attuali.

La politica dovrà fare inevitabilmente i conti con la nuova realtà dettata dall'intelligenza artificiale, dalle nuove esigenze professionali e dalla sostenibilità. Sono questi gli aspetti chiave del settore Risorse umane che giocheranno un ruolo cruciale nel 2025, come dimostra qualche indagine fatta su larga scala.

Sarà importante comprendere come valorizzare il potenziale dell'IA senza sacrificare il valore delle competenze umane, quali strategie adottare per garantire un uso etico e responsabile delle nuove tecnologie e, infine, come affrontare la contrazione della forza lavoro, soddisfacendo le crescenti aspettative e continuando a promuovere e incentivare la sostenibilità in azienda.

Con la forte integrazione dell'automazione e dell'intelligenza artificiale nella quotidianità lavorativa a qualsiasi livello, il futuro delle Risorse Umane dipenderà non solo dal tasso di digitalizzazione, ma anche e soprattutto dalla capacità di mantenere la persona al centro. Da qui il bisogno di adottare un approccio ibrido in grado di ottimizzare i vantaggi della tecnologia e al tempo stesso valorizzare il capitale umano nelle sue diverse capacità, come la creatività, il pensiero critico e l'adattabilità. Trovare e stabilire un equilibrio sarà, quindi, fondamentale per rendere la popolazione aziendale a prova di futuro. Un ruolo primario, in questo contesto, sarà affidato alla formazione continua sia per padroneggiare l'uso di strumenti basati sull'Ia sempre più sofisticati, sia per affinare quelle abilità che restano esclusive dell'essere umano, come l'intelligenza emotiva. I dipendenti dovranno, poi, essere in grado di identificare le attività in cui l'intervento umano è essenziale e quelle in cui l'Ia può fornire un supporto efficace. Parallelamente, i responsabili Hr saranno chiamati a implementare programmi didattici mirati, capaci di guidare i professionisti in un contesto lavorativo in costante evoluzione. L'Italia si sta già muovendo in questa direzione, affermandosi come un esempio virtuoso nell'applicazione delle tecnologie avanzate al settore Hr. Infatti, quasi il 34% delle aziende italiane mira a introdurre sistemi di gestione completamente digitali e automatizzati. Il Bel Paese si posiziona, inoltre, al secondo posto in Europa per l'impiego dell'Ia generativa nel payroll, con il 28% delle imprese che ne fanno già uso, superata solo dalla Polonia (33%).

I dipendenti di oggi non sono più solo forza lavoro, ma anche “consumatori” che si aspettano un percorso professionale in grado di rispondere alle loro esigenze individuali. Dall'assunzione all'onboarding, dalla definizione del ruolo alla formazione, dalla retribuzione ai benefit, dai feedback e alla flessibilità, tutto deve essere personalizzato. Le organizzazioni sono quindi chiamate a sostituire gli strumenti “best of breed”, soluzioni specializzate separate, con un modello “best of suite” basato su un unico sistema integrato che combina senza soluzione di continuità più funzioni. Una busta paga su misura, ad esempio, può impattare in modo sostanziale sulla soddisfazione dei dipendenti, senza contare che un professionista Hr su quattro ritiene che l'esperienza legata al pagamento possa essere migliorata. Offrendo soluzioni accurate, flessibili e puntuali, insieme a riscontri tempestivi, indicazioni finanziarie e benefit su misura, le aziende potrebbero superare le aspettative dei dipendenti e aumentarne la fiducia, oltre a ridurre lo stress economico. In Italia questa esigenza è ancora più marcata: quasi il 34% delle aziende è favorevole alla digitalizzazione e automazione totale del processo di gestione delle buste paga, proprio per rispondere alle necessità dei dipendenti.

Oggi il numero di persone che escono dal mercato del lavoro supera significativamente quello di coloro che vi accedono, creando un bacino di talenti sempre più limitato. Le aziende si trovano, così, a fronteggiare una duplice sfida: da un lato la valorizzazione di ogni singolo ruolo e dall'altro la gestione di una forza lavoro che diventa sempre più globale, remota e diversificata. Nonostante le complessità, questo scenario offre, però, l'opportunità di sviluppare strategie inclusive tra cui favorire la collaborazione intergenerazionale, sfruttare i punti di forza collettivi e adottare un approccio meno rigido nella gestione dei talenti. Dovrà essere incoraggiata anche la partecipazione: attualmente in Europa quasi un dipendente su tre (vs 1 su 2 in Italia) dichiara di sentirsi solo parzialmente coinvolto nella propria organizzazione.

L'identificazione dell'intelligenza artificiale come un pilastro delle strategie aziendali comporta l'introduzione di una componente più sociale ed etica: l'Ia responsabile. Un approccio alla tecnologia che non si limita al rispetto delle normative vigenti, ma che si traduce anche nello sviluppo di sistemi trasparenti, sicuri e rispettosi dell'essere umano. Un'esigenza accentuata da un dato significativo: un dipendente su cinque percepisce gli strumenti digitali come una potenziale minaccia per la propria privacy. Per risolvere questa preoccupazione, l'abilità delle organizzazioni sta nell'introdurre le nuove tecnologie come un ulteriore strumento al servizio delle attività quotidiane. Un esempio concreto è rappresentato dall'Ai Act dell'Unione Europea, una normativa pensata per garantire che lo sviluppo e l'uso dell'intelligenza artificiale siano in linea con i valori umani fondamentali. Le risorse umane assumono, dunque, una posizione chiave nella definizione di politiche eque e chiare che ispirino fiducia tra dipendenti e stakeholder. Un esempio su tutti, il processo di assunzione. L'impiego di strumenti basati sull'Ia indubbiamente aumenta l'efficienza e diminuisce il tempo di analisi e selezione, ma, senza un'attenta revisione, può amplificare i bias presenti nei dati storici, compromettendo l'imparzialità del risultato.

Da elemento accessorio, la sostenibilità è diventata una priorità che non riguarda più solo le iniziative ambientali o la responsabilità sociale d'impresa.

Guardando al 2025, è evidente che le risorse umane rivestiranno un ruolo sempre più decisivo nel plasmare il futuro del lavoro. Avranno l'onere di creare un ambiente equo, flessibile, inclusivo e collaborativo, in cui le persone e la tecnologia lavorino insieme per aggiungere valore. L'IA dovrà, infatti, migliorare le connessioni umane e non sostituirle. Un'attenzione particolare dovrà essere riservata anche alla personalizzazione dell'esperienza professionale e alla costruzione di rapporti di fiducia a lungo termine con i dipendenti.

Tutto questo presume una situazione di pace e di assenza delle operazioni belliche che invece sono ancora presenti in tutto il mondo.

Invece, un cambiamento da vera rivoluzione democratica ha bisogno di ben altro: innanzitutto bisognerebbe costruire quella pace perpetua auspicata da Kant. Pace che si potrebbe raggiungere dando una Patria all'umanità. Poi resta il problema di strutturare i poteri economici e sociali in modo equilibrato realizzando la democrazia economica che risolverebbe il conflitto tra capitale e lavoro, ma anche tra produzione e territorio secondo il pensiero economico di James Meade. Temi che dovrebbero essere affrontati dall'Internazionale socialista in un progetto di politica costruttiva che ponga le esigenze dell'umanità al centro del programma politico.

Altrimenti le forze reazionarie di una destra conservatrice finirebbero per avere il sopravvento a danno dei principi di libertà, della solidarietà umana e della giustizia sociale.





Fonte: di Salvatore Rondello
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
Periodico socialista fondato 1897.
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Rivista di politica economica e cultura
fondata da Calamandrei
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Quindicinale on line di Critica Liberale,
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