ALL' ARME! ALL' ARME! I PRIORI FANNO CARNE! [1] di Enno Ghiandelli
di Enno Ghiandelli
24-11-2024 - CRONACHE SOCIALISTE
La vittoria del centro sinistra è limpida vince in tutte e due le regioni con ampio margine. I commenti a poche ore dal voto, come sempre sono contrastanti quando si tratta di elezioni locali. Chi perde sostiene che si tratta di un dato locale, il cui esito negativo è dovuto ad un candidato debole, al contrario chi vince tende ad enfatizzare il dato come se fosse un risultato nazionale. In realtà, come ha sottolineato lo studio dell'Istituto Cattaneo, i dati sono cambiati di poco rispetto alle precedenti elezioni. Ha vinto il centro sinistra, nonostante il calo del M5S, che peraltro in queste due regioni pesasse relativamente, e l'emigrazione verso il centro destra del voto di una parte consistente degli elettori di Azione, Italia Viva e + Europa, perché ha retto il voto del PD, cioè non c'è stato praticamente nessuna emorragia di voti verso l'astensionismo né verso altri partiti rispetto alle elezioni precedenti. Nel Centro destra tiene FdI, anche se con una leggera flessione. Bisogna ricordare che gran parte dei voti attribuiti a liste civiche di centro destra sono arrivati dal partito di Meloni. Crolla la Lega, mentre mantiene il suo standard Forza Italia.
Questo risultato che pure arride al centrosinistra contiene al proprio interno un germe che rischia di uccidere la nostra vita democratica: quando vota il 46,67% (Emilia-Romagna) ed il 52,30% (Umbria) degli aventi diritto bisogna immediatamente alzare le difese perché gli italiani non solo tornino a votare, già sarebbe una cosa positiva, ma concorrano, associandosi, a determinare la politica nazionale. (Art. 18 e 49 della Costituzione).
La partecipazione alla vita pubblica è l'unico baluardo che consente ad una Repubblica Parlamentare come la nostra di non ridursi ad un vuoto simulacro, incapace di reggere l'urto di chi vuole cambiare il sistema basato sull'equilibrio dei poteri e crearne uno che predomina sugli altri, come ha paventato recentemente anche il Presidente Mattarella.
Non si tratta di pensieri astratti, è sufficiente sfogliare i quotidiani per rendersene conto, il premierato della Meloni, e il suo goffo tentativo di portare la Magistratura sotto il controllo dell'Esecutivo ne sono gli esempi più lampanti.
Una prima domanda da porsi è perché non si va più a votare. È chiaro che ci sono vari fattori, quello che a me sembra il più rilevante è quello della linearità delle risposte che vengono date ai cittadini: i sacrifici, che sono sempre a senso unico, cioè che colpiscono i meno abbienti, ce lo impone la Comunità Europea. Risposta con qualche lieve differenza è stata data sia dal centro sinistra che dal centro destra, con un'aggravante in più da parte di quest'ultimo, si toglievano spese dal welfare a favore delle cosiddette partite iva. Quando i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l'83% del reddito complessivo dichiarato e il redito medio è di 23.650 euro c'è qualcosa che non torna, l'evasione è un comportamento che va combattuto. Per evitare equivoci i dati riportati sono forniti dal MEF.
Così come i dati che stimano l'evasione, sempre secondo il MEF sono stimati intorno agli 84 miliardi di euro l'anno. Non solo è vergognoso, ma chiunque voglia intraprendere una politica di rilancio economico del paese, stante la situazione finanziaria e gli impegni assunti a livello comunitario, non può che combattere questa battaglia. Certo non sono le big company e le banche, come sostiene la Meloni (peraltro smentita dal MEF) ma le tanto amate partite IVA.
Se per salvare la Costituzione si potrebbe lanciare l'idea di un nuovo CLN, per l'aspetto fiscale il problema è più complesso. Purtroppo, i governi di qualsiasi colore in questi ultimi trent'anni non si sono certo dannati l'anima a individuare sistemi atti a stanare gli evasori.
Scenda nell'agone politico un leader che lanci questa battaglia, che sia credibile agli occhi della gente e che dedichi le risorse recuperate ad aumentare direttamente o indirettamente il reddito dei meno abbienti e sia capace di proporre una politica di sviluppo vero.
Forse il popolo tornerebbe a partecipare attivamente alla vita politica.
Questo risultato che pure arride al centrosinistra contiene al proprio interno un germe che rischia di uccidere la nostra vita democratica: quando vota il 46,67% (Emilia-Romagna) ed il 52,30% (Umbria) degli aventi diritto bisogna immediatamente alzare le difese perché gli italiani non solo tornino a votare, già sarebbe una cosa positiva, ma concorrano, associandosi, a determinare la politica nazionale. (Art. 18 e 49 della Costituzione).
La partecipazione alla vita pubblica è l'unico baluardo che consente ad una Repubblica Parlamentare come la nostra di non ridursi ad un vuoto simulacro, incapace di reggere l'urto di chi vuole cambiare il sistema basato sull'equilibrio dei poteri e crearne uno che predomina sugli altri, come ha paventato recentemente anche il Presidente Mattarella.
Non si tratta di pensieri astratti, è sufficiente sfogliare i quotidiani per rendersene conto, il premierato della Meloni, e il suo goffo tentativo di portare la Magistratura sotto il controllo dell'Esecutivo ne sono gli esempi più lampanti.
Una prima domanda da porsi è perché non si va più a votare. È chiaro che ci sono vari fattori, quello che a me sembra il più rilevante è quello della linearità delle risposte che vengono date ai cittadini: i sacrifici, che sono sempre a senso unico, cioè che colpiscono i meno abbienti, ce lo impone la Comunità Europea. Risposta con qualche lieve differenza è stata data sia dal centro sinistra che dal centro destra, con un'aggravante in più da parte di quest'ultimo, si toglievano spese dal welfare a favore delle cosiddette partite iva. Quando i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l'83% del reddito complessivo dichiarato e il redito medio è di 23.650 euro c'è qualcosa che non torna, l'evasione è un comportamento che va combattuto. Per evitare equivoci i dati riportati sono forniti dal MEF.
Così come i dati che stimano l'evasione, sempre secondo il MEF sono stimati intorno agli 84 miliardi di euro l'anno. Non solo è vergognoso, ma chiunque voglia intraprendere una politica di rilancio economico del paese, stante la situazione finanziaria e gli impegni assunti a livello comunitario, non può che combattere questa battaglia. Certo non sono le big company e le banche, come sostiene la Meloni (peraltro smentita dal MEF) ma le tanto amate partite IVA.
Se per salvare la Costituzione si potrebbe lanciare l'idea di un nuovo CLN, per l'aspetto fiscale il problema è più complesso. Purtroppo, i governi di qualsiasi colore in questi ultimi trent'anni non si sono certo dannati l'anima a individuare sistemi atti a stanare gli evasori.
Scenda nell'agone politico un leader che lanci questa battaglia, che sia credibile agli occhi della gente e che dedichi le risorse recuperate ad aumentare direttamente o indirettamente il reddito dei meno abbienti e sia capace di proporre una politica di sviluppo vero.
Forse il popolo tornerebbe a partecipare attivamente alla vita politica.
- Il grido con il quale tale Nicolò, orologiaio della Firenze del Trecento, mise in armi il popolo minuto il 20 luglio 1378 dando il via al cosiddetto tumulto dei Ciompi (A. Barbero, All'Arme! All'arme! I Priori fanno carne!, Bari-Roma, Laterza, p. 63)
Fonte: di Enno Ghiandelli