16 Aprile 2024

"L´UNIONE SOCIALISTA INDIPENDENTE"

21-12-2019 - STORIE&STORIE





Simbolo dell'U.S.I. Valdo Magnani

Tutto ebbe inizio il 19 gennaio 1951, in piena guerra fredda, e con una sinistra italiana perfettamente allineata all'URSS in politica estera e centralisticamente organizzata al suo interno.
Quel giorno si aprí il congresso provinciale del PCI di Reggio Emilia e, in quella occasione, il segretario della Federazione, l'on.Valdo Magnani, presento' una mozione in cui si assumevano posizioni critiche relativamente al troppo stretto legame tra PCI e URSS e alla carente democrazia interna nel partito, e si auspicava una via nazionale al socialismo e una politica autonoma da Mosca.
Sulle stesse posizioni si schiero' un altro deputato comunista, l'on. Aldo Cucchi.
Ce n'era piú che a sufficienza, per il clima stalinista di quei tempi, per scatenare addosso ai due, da parte del loro stesso partito, una tempesta di critiche, tanto che essi, il 25 dello stesso mese, si dimisero dal partito e, correttamente, anche da deputati (1). La lettera di dimissioni di Cucchi, piú dura di quella di Magnani, cosí si concludeva: La Direzione del partito ha dimostrato infatti di non ammettere né libertá, né democrazia nell'interno del partito, di non aver fiducia nei lavoratori italiani, di mancare di spirito nazionale e di affidarsi a trasformazioni sociali apportate da baionette straniere.
I due personaggi non erano degli illustri sconosciuti. Valdo Magnani (1912-1982) era laureato in Economia e commercio e in Filosofia, era stato commissario politico di una brigata partigiana che combatteva in Jugolslavia e si era meritato una Medaglia di bronzo al Valor Militare.
Aldo Cucchi (1911-1983). medico legale e docente universitario, era stato, durante la Resistenza, il vicecomandante della divisione partigiana Bologna ed era stato insignito della Medaglia d'oro al Valot Militare (2).

Tuttavia, né i titoli accademici, né i meriti politici e patriottici valsero ad evitar loro di essere bollati come traditori e agenti del nemico (3) e paragonati a due pidocchi infiltratisi nella criniera di un nobile cavallo da corsa. Nonostante le giá date dimissioni, che furono respinte, puntualmente, il 1° febbraio successivo, arrivo' l'espulsione, ben presto seguita da una campagna denigratoria.
I due magnacucchi, come furono chiamati nell'ambiente, non si diedero pero' per vinti. Dopo aver lanciato un appello ai compagni, ai partigiani, ai lavoratori, il 10 febbraio 1951, decisero di costituire un Comitato d'azione per l'unitá e l'indipendenza del movimento operaio in Italia, cui seguí un manifesto programmatico dello stesso.

Nel maggio 1951 Magnani e Cucchi, assieme a Lucio Libertini, Giuliano Pischel, Vera Lombardi (4), Vito Scarongella, diedero vita al Movimento Lavoratori Italiani (MLI), il quale non intendeva essere un nuovo partito, ma piuttosto un centro di coordinamento e di iniziativa, che si poneva l'ambizioso obiettivo di realizzare l'unificazione di tutti i socialisti, sulla base dell'autonomia, dai comunisti da un lato, e dai partiti non proletari dall'altro, mentre si intravvedeva in esso qualche simpatia per il comunismo jugoslavo, giá „scomunicato“ dal Cominform.
Il 16 giugno successivo uscí a Roma il primo numero del settimanale Risorgimento Socialista, con direttore Vittorio Libera (5).

Il 23 settembre si tenne il 1° convegno del MLI, con la partecipazione dell'intero gruppo dirigente: Valdo Magnani, Aldo Cucchi, Lucio Libertini, Riccardo Cocconi, Domenico David, Giovanni Gangemi, Mario Giovana, Giuliano Pischel: una settantina di persone in tutto. Il 25 novembre fu tenuto anche un convegno sindacale (6).

Alle amministrative del 4 maggio 1952 il MLI si presento' da solo, col simbolo „socialismo indipendente“, conseguendo qualche piccolo successo in alcuni comuni.

Mentre il clima politico si faceva sempre piú caldo in Parlamento e nel Paese, a causa dell'approvazione delle nuova legge elettorale, detta legge-truffa (7), financo a provocare delle scissioni nei „partiti laici“ (8), il 28 e 29 marzo 1953 si tenne a Milano il 1° congresso dei socialisti indipendenti, al quale parteciparono 410 delegati di 80 federazioni.
Esso si concluse con l'aggregazione di vari gruppi e quindi con la creazione di una nuova formazione politica: l'Unione Socialista Indipendente (USI), la quale si proponeva l'unificazione di tutti i socialisti sulla base dell'autonomia sia dai partiti borghesi sia dai comunisti.
Alla fondazione del nuovo partito avevano contribuito: anzitutto, il MLI; alcuni socialisti autonomisti che avevano lasciato il PSI nel gennaio 1953 (Giuseppe Garretto, Giuseppe Pera); ex esponenti del PSLI (Carlo Andreoni) e del PSU (Lucio Libertini); ex esponenti del „Gruppo Socialisti Cristiani“, guidati dall'on. Gerardo Bruni (9); ex miltanti del Partito d'Azione (Nino Woditzka, Mario Giovana, Giulio Pischel). Furono eletti un Comitato Centrale, una Direzione (10) e una Segreteria Nazionale, composta da Aldo Cucchi, Valdo Magnani, Carlo Andreoni, Riccardo Cocconi, Lucio Libertini, Vera Lombardi, Giuliano Pischel.

Fallito un tentativo di accordo col MAS di Codignola per la presentazione di liste comuni alle elezioni politiche del 7 giugno 1953, l'USI presento' proprie liste in 22 circoscrizioni su 31, per contribuire a battere i partiti di centro ed anche per cercare di costruire una forza autenticamente socialista, diversa dal frontista PSI e dal centrista e filoatlantico PSDI. Raccolse 225.409 voti, pari allo 0,83 %, ma con nessun eletto.
I tre nuovi movimenti (ADN, UP e USI), che erano scesi in campo principalmente per non far scattare le legge-truffa, nel loro insieme, pur senza ottenere alcun seggio, raccolsero circa il 2 % dei voti e si rivelarono percio' determinanti per lo scopo che si erano prefisso, poiché la vasta coalizione di centro si fermo' al 49,80 %, anche se ottenne la maggioranza dei seggi.
Avanzarono invece sia le destre che le sinistre.
Il PSDI perse circa un terzo del suo elettorato, passando dal 7,1 % del 1948 al 4,5 % e da 33 deputati a 19, ma la sua sconfitta fu attribuita dal loro leader Saragat, con espressione poi divenuta celebre, al destino cinico e baro.

La socialdemocrazia cerco' poi di recuperare a sinistra proponendo un governo di centro-sinistra, ma nel febbraio 1954 ritorno' nuovamente nella coalizione di centro, il che mise in agitazione la sua sinistra interna. Da allora il PSDI comincio' a perdere i contatti con la sua base operaia, mentre il suo elettorato subiva una notevole trasformazione sociale.
Il PSI, invece, nel suo congresso di Torino del 1955 cerco' di smuovere le stagnanti acque della politica italiana, proponendo l'apertura a sinistra e il dialogo con i cattolici.

Quando il XX congresso del PCUS del febbraio 1956 diede inizio al processo di destalinizzazione (11) e in Occidente si conobbe il rapporto segreto del nuovo leader sovietico Nikita Krusciov, il segretario del PSI Nenni, in una serie di articoli sulla rivista del partito, Mondo Operaio, sottolineo' come gli “errori” di Stalin non fossero stati gli errori di un uomo, ma quelli di un sistema basato sul partito unico e percio' lontano dai principi di libertá e di democrazia che il PSI, invece, rivendicava come propri.
L'Usi, sempre impegnata nella sua battaglia contro l'oltranzismo atlantico e l'imperialismo stalinista, non poteva percio' rimanere indifferente rispetto ai mutamenti verificatisi nel panorama del socialismo italiano, in particolare per l'approssimarsi delle imminenti elezioni amministrative del maggio 1956.
Scartata l'ipotesi di presentare liste proprie, la maggioranza dell'USI, tenendo conto sia dell'evoluzione in senso autonomistico del PSI, sia del ritorno al centrismo del PSDI, si oriento' verso un'alleanza elettorale col PSI.
Tale posizione incontro' pero' la ferma ostilitá dell'on. Cucchi, membro della Segreteria del movimento, il quale, in un articolo su Risorgimento Socialista manifesto' la sua netta ostilitá al progetto della maggioranza di allearsi col PSI, il quale mantiene il suo simbolo, il suo programma, il suo vincolo col PCI, la sua mancanza di democrazia interna, e si offre di ospitare qualche nostro candidato nelle sue liste. Se l'USI accetta questa alleanza viene a rinunciare ai frutti della propria lotta, si dissolve nel capace ventre del cominformismo, si arrende a chi, giá sconfitto sul piano storico, lo sará tra breve anche sul piano politico, e sparisce vergognosamente dalla scena politica poiché per un piccolo movimento come l'USI la rinuncia alle posizioni ideologiche significa scomparsa politica e organizzativa.
Meglio sarebbe stato, per Cucchi, allearsi con la sinistra socialdemocratica nelle Federazioni in cui essa era in maggioranza, poiché riteneva che con quella forza politica l'USI avesse maggiore affinitá.
L'8 aprile 1956, il Comitato Centrale dell'USI decise, con 48 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, di approvare la proposta della maggioranza della Segreteria e quindi di non presentare proprie liste alle imminenti elezioni amministrative e di appoggiare, invece, quelle del PSI, eventualmente inserendovi propri candidati.
Dall'incontro di una rappresentanza dell'USI con una del PSI venne fuori il testo dell'accordo:
Nei giorni scorsi una delegazione della Segreteria nazionale dell'USI si è incontrata con rappresentanti della Direzione del PSI.
La delegazione dell'USI ha comunicato il punto di vista del movimento, che nell'attuale situazione politica ritiene necessaria, per la prossima prova elettorale amministrativa, l'unitá degli sforzi di tutti coloro che si richiamano al socialismo, per tendere, attraverso una forte affermazione socialista, a favorire le condizioni per la realizzazione dell'alternativa socialista e dell'apertura a sinistra; considerando gravemente dannosa la presentazione di piú liste che si richiamano al socialismo, l'USI ha deciso, senza pregiudizio della propria autonomia politica e organizzativa, di non presentare liste proprie e di indicare propri candidati per la loro inclusione nelle liste che verranno presentate sotto il simbolo del PSI nei Comuni nei quali si voterá con la proporzionale; e, d'intesa con il PSI, nelle liste unitarie di sinistra nei Comuni nei quali si voterá con il sistema maggioritario e per le candidature e i collegamenti di sinistra nelle elezioni provinciali.
La Direzione del PSI, preso atto di quanto sopra, ha comunicato ai rappresentanti dell'USI che essa è d'accordo per l'inclusione dei candidati proposti dall'USI nelle liste socialiste e nelle liste unitarie di sinistra, ove cio' sia concordato dalle rispettive organizzazioni locali, e che nei manifesti elettorali sia indicata la provenienza e la appartenenza dei candidati dell'USI. Allo stesso modo sará favorita la inclusione nelle liste del PSI, conformemente alle deliberazioni del suo Comitato Centrale, di altri candidati non appartenenti al partito.

Il giorno dopo Cucchi e pochi altri esponenti (Enrico Foggiani, Giancarlo Dotti, Carlo De Stefani, Romolo Trauzzi, Narciso Bianchi, Silvio Baruchello) annunciarono le loro dimissioni dall'USI. Da lí a poco il gruppo confluirá nel PSDI.
Le amministrative registrarono un successo sia per il PSI che per il PSDI, e cio' determino' un riavvicinamento fra i due partiti.

I mesi che seguirono furono densi di avvenimenti: la repressione della rivolta operaia di Poznan in Polonia, nel giugno 1956, che scosse il movimento operaio italiano; l'incontro tra Pietro Nenni e Giuseppe Saragat, avvenuto a Pralognan, in Savoia, il 25 agosto, sotto gli auspici dell'Internazionale Socialista, che per l'occasione invio' in Italia un suo rappresentante, Pierre Commin, e che tante speranze suscito' per una possibile riunificazione socialista; la fine del Patto d'unitá d'azione fra PSI e PCI, decretata il 5 ottobre 1956 (12); il soffocamento della rivoluzione ungherese del novembre dello stesso anno, ad opera delle truppe del Patto di Varsavia, guidato dall'URSS; la conseguente frattura fra il PSI, che condanno' fermamente l'invasione, e il PCI, che la giustifico'; la crisi del progetto di unificazione socialista, determinata dalle diffidenze della sinistra socialista e, soprattutto, dalle riserve della destra socialdemocratica.

Il 1° febbraio 1957 ebbe luogo, presso il gruppo parlamentare del PSI della Camera, un incontro interpartitico avente lo scopo di esaminare le proposte programmatiche del PSI, nella prospettiva di una prossima unificazione socialista: vi parteciparono Ferruccio Parri, Giovanni Malvezzi e Paolo Vittorelli per Unitá Popolare; Valdo Magnani e Lucio Libertini per l'USI; il prof. Franco Lombardi per i socialisti senza tessera e Riccardo Lombardi, Raniero Panzieri e Ruggero Amaduzzi per il PSI.
L'incontro si chiuse con l'auspicio che ai prossimi incontri partecipasse pure il PSDI. Si trattava di un segnale sicuro che indicava che qualcosa stava muovendosi in direzione dell'unitá socialista, o almeno di quella possibile in quella fase storica.

Il giorno dopo si aprí a Roma il 2° congresso dell'USI, con la relazione di Valdo Magnani (13), rivolta ad una platea di circa 180 delegati provenienti da oltre 60 province.
Il congresso era chiamato a decidere soprattutto sull'eventuale confluenza nel PSI, il quale era presente con una qualificata delegazione guidata da Lucio Luzzatto. Erano pure presenti rappresentanti di Unitá Popolare (Paolo Vittorelli), della sinistra socialdemocratica (Mario Zagari) e del Movimento Cristiano-Sociale (Gerardo Bruni).
Il dibattito, in una sala sovrastata dalla scritta “Unitá, autonomia e iniziativa socialista nell'unitá di classe”, registro' una prevalenza per il sí alla confluenza, per la permanenza dei socialisti nella CGIL e per una politica estera volta al superamento dei blocchi contrapposti.
Magnani concluse la sua relazione, dichiarando di ritenere mature le condizioni per una confluenza dell'USI nel PSI.
E, infatti, il 3 settembre 1957, il congresso si chiuse deliberando, con 240 voti a favore, 3 contrari e 6 astenuti, lo scioglimento del partito e la sua confluenza nel PSI, e dando mandato al nuovo Comitato Centrale di 43 componenti di realizzarne le condizioni, riaffermando cosí la coerenza della sua lotta per l'unitá socialista nell'autonomia e nella solidarietá di classe.
La scelta per il PSI e non per il PSDI era motivata col fatto che mentre il PSI aveva coerentemente sviluppato l'evoluzione della sua politica dalle vecchie impostazioni frontiste verso una franca critica dei metodi e delle concezioni dello stalinismo e nella direzione dell'autonomia e dell'iniziativa socialista, la maggioranza direzionale del PSDI aveva invece impresso una secca battuta d'arresto al processo unitario, rimanendo invischiata nella formula centrista e nell'atlantismo piú ortodosso.
Il congresso procedette, infine, all'elezione della nuova Direzione (14), mentre risulto' riconfermata la precedente segreteria composta da Andreoni, Magnani, Pischel e Libertini, riconfermato anche direttore di Risorgimento Socialista. La delegazione dell'USI per l'imminente congresso del PSI risulto' composta da Magnani, Libertini e Pischel.

Qualche giorno dopo ebbe inizio lo storico XXXII congresso del PSI (Venezia, 6-10/2/1957), che sottolineo' la sua scelta irreversibile per il metodo democratico, sia nella vita interna del partito che in quella pubblica; e registro' il definitivo fallimento dell'unificazione socialista, sulla quale, come disse Nenni, era stata posta una pietra tombale, con la conseguente affermazione che di unificazione socialista si sarebbe ormai potuto parlare solo come confluenza, di singoli o di gruppi, nel PSI.

Le trattative fra la delegazione dell'USI (Valdo Magnani e Lucio Libertini) e quella del PSI (Pietro Nenni e Dario Valori) si conclusero il 15 marzo 1957, con un accordo che stabiliva la cooptazione di 6 membri dell'USI nel Comitato Centrale del PSI e di dirigenti locali nei direttivi di federazione e di sezione.
Il 24 successivo il Comitato Centrale dell'USI ratifico' gli accordi raggiunti ed elesse i suoi 6 rappresentanti da cooptare nel C.C. del PSI nelle persone di Mario Giovana, Lucio Libertini, Valdo Magnani, Giuliano Pischel, Vito Scarongella e Nino Woditska.
Il 29 marzo 1957, dopo 274 numeri, in base agli accordi raggiunti, Risorgimento Socialista cesso' le pubblicazioni.
Un passo importante verso l'unitá dei socialisti era stato fatto, smentendo, per una volta, il mito della loro perenne divisione.

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  1. La Camera, il 30-1-1951 respinse le loro dimissioni. I due percio' chiesero l'iscritzione al gruppo del PSU (Partito Socialista Unitario): segno che essi, giá da allora, individuavano l'esistenza di uno spazio politico tra un PSI oppositore e un PSDI governativo.
  2. Suo nome di battaglia Jacopo. Cucchi è autore dei libri Una delegazione italiana in Russia, Il mito di Stalin nell'Europa orientale e, assieme a Magnani, di Crisi di una generazione.
  3. Probabilmente si voleva alludere alle loro presunte simpatie titine. Il Partito Comunista Jugoslavo di Tito era, infatti, stato escluso (28-6-1948) dal Cominform per „deviazionismo“.
  4. Per una biografia politica di vera Lombardi si puo' vedere: Ferdinando Leonzio Donne del socialismo ZeroBook 2017.
  5. Vittorio Libera fu intellettuale e giornalista ed anche docente universitario di Letteratura italiana. Diresse anche Tempo presente. Inizialmente la diffusione di Risorgimento Socialista era di 10-12.000 copie, che poi si stabilizzarono intorno alle 7-8.000. L'ultomo numero uscí il 29-3-1957- Dal 1954 ne divenne direttore Lucio Libertini.
  6. Vi venne sottolineata l'importanza della democrazia sindacale e quella dell'autonomia dei sindacati dai partiti politici. Un secondo convegno sindacale sará tenuto il 28-9-1952. In esso, pur con riserve sulla sua democrazia interna, si espresse sostegno nei confronti della CGIL.
  7. L'espressione pare sia di Piero Calamandrei.La legge, voluta dai partiti centristi (DC-PSDI-PRI-PLI-Sudtiroler Volkspartei-Partito Sardo d'Azione) e con la forte opposizione delle sinistre (PCI-PSI) e delle destre (PNM-MSI) fu definitivamente approvata il 29-3-1953. Essa assegnava al partito o alla coalizione che avesse superato anche di un voto, il 50 % dei voti, il 65 % dei seggi alla Camera. I partiti di centro si coalizzarono tra loro per ottenere tale premio di maggioranza.
  8. Una parte della sinistra del PSDI si scisse e formo' il Movimento di Autonomia Socialista (MAS), guidato da Tristano Codignola; quella del PRI, facente capo a Ferruccio Pari, formo' l'Unione di Rinascita Repubblicana. Le due formazioni poi si unirono (aprile 1953), dando vita ad Unitá Popolare. La sinistra liberale di Epicarmo Corbino, formo' Alleanza Democratica Nazionale (ADN). Le due formazioni, come anche l'USI, si batterono nella campagna elettorale per impedire che scattasse il meccanismo del premio di maggioranza.
  9. Gerardo Bruni (1896-1975), docente universitario, era stato il leader del Partito Cristiano Sociale, di cui fu l'unico eletto all'Assemblea Costituente.
  10. Carlo Andreoni, Silvio Buchello, Narciso Bianchi, Riccardo Cocconi, Aldo Cucchi, Giacomo Fabbri, Giuseppe Garrotto, Mario Giovana, Lucio Libertini, Vera Lombardi, Valdo Magnani, Attilio Palmisciano, Salvatore Paolino, Giovanni Parolari, Giuseppe Pera, Giuliano Pischel, Vito Scarongella, Giorgio Sternini, Nino Woditska.
  11. Stalin era morto il 5-3-1953.
  12. La delegazione socialista era composta da Pietro Nenni e Sandro Pertini, quella comunista da Palmiro Togliatti e Giorgio Amendola
  13. La segreteria dell'USI era allora formata da Carlo Andreoni, Valdo Magnani, Lucio Libertini e Giuliano Pischel.
  14. Carlo Andreoni, Rinaldo Arrigoni, Clara Bovero, Franco Ferrari, Antonio Gagliardi, Mario Giovana, Lucio Libertini, Vera Lombardi, Valdo Magnani, Attilio Palmisciano, Attilio Pandini, Salvatore Paolino, Bartolo Petronio, Giuliano Pischel, Gianfranco Ribolzi, Vito Scarongella, Floriano Tumidei, Nino Woditzka.


Fonte: di FERDINANDO LEONZIO
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
Periodico socialista fondato 1897.
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IL PONTE RIVISTA
Rivista di politica economica e cultura
fondata da Calamandrei
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