08 Maggio 2024

"IL PARTITO SARDO D'AZIONE SOCIALISTA"

24-02-2020 - STORIE&STORIE





















Emilio Lussu



Emilio Lussu (1890-1975) è una delle figure piú luminose della storia italiana contemporanea. Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, si schiero' con gli interventisti democratici, contro l'arrogante militarismo degli imperi centrali; ma, di fronte all'immane carneficina, seppe prenderne le distanze e descriverne la crudeltá e l'irrazionalitá con le immortali pagine del suo libro Un anno sull'Altipiano. Nonostante le sue amare riflessioni sulla guerra, come capitano della gloriosa Brigata Sassari, composta prevalentemente di contadini e pastori sardi, seppe compiere azioni di tale ardimento da fargli ottenere due medaglie d'argento e due di bronzo al Valor militare.
Nel dopoguerra divenne il capo amato dell'autonomismo sardo inquadrato in un'ottica federalista socialista, a cui dette uno sbocco organizzativo con la fondazione del Partito Sardo d'Azione (PSd'Az)(1).
Schieratosi decisamente contro il fascismo, contro cui il “capitano” Lussu organizzo' “squadre di resistenza”, fu piú volte aggredito e nel 1926 la sua casa fu presa d'assalto dagli squadristi (31-10-1926). Ne nacque una sparatoria durante la quale cadde un fascista. Arrestato e processato egli fu assolto in Assise, dopo un anno di detenzione preventiva, per aver agito per legittima difesa.
Le vicende di questo turbolento periodo furono poi da Lussu raccontate in quello che puo' senz'altro considerarsi un capolavoro della letteratura italiana contemporanea: Marcia su Roma e dintorni.
Confinato, nonostante l'assoluzione, a Lipari per cinque anni, nel 1929 Lussu riuscí a evadere, assieme a Carlo Rosselli e a Fausto Nitti. Rifugiatosi a Parigi, fondo', assieme a Carlo Rosselli ed altri, qualche mese dopo, il movimento liberalsocialista e antifascista Giustizia e Libertá (GL), con leader Carlo Rosselli. Dopo l'efferato assassinio di Rosselli per mano fascista (1937), Lussu assunse la guida del movimento, imprimendogli una forte impronta socialista.

Al suo ritorno in Italia (agosto 1943) aderí al Partito d'Azione (Pd'Az) (2), con cui si era fusa GL, e partecipo' alla Resistenza a Roma, dopo la liberazione della quale realizzo' l'affiliazione del Partito Sardo d'Azione, intanto ricostituito, nel Partito d'Azione (3), benché fra i sardisti, durante il fascismo, si fossero formate correnti moderate ed altre indipendentiste.
Ma Lussu era ormai decisamente divenuto un socialista, anche se con caratteristiche sue proprie: egli era un socialista libertario, democratico, repubblicano, autonomista-federalista, ma anche unitario, ben conscio del ruolo originale del socialismo italiano, ma anche favorevole alla collaborazione coi comunisti, contro il conservatorismo e la reazione. Un socialista, inoltre, che non volle mai scindere etica e politica; un sardo che sognava una Sardegna federata a un'Italia repubblicana e socialista.

Queste sue idee le espose ai suoi conterranei, quando a fine giugno 1944, rientro' in Sardegna, suscitando pero' sorprese ed anche delusioni, giacché la base sardista, durante il fascismo, era divenuta in prevalenza indipendentista e interclassista. L'inconciliabilitá fra le posizioni di Lussu socialista e quelle del gruppo dirigente sardista, a sua volta diviso fra conservatori, nazionalisti sardi e liberaldemocratici borghesi, si fece sempre piú evidente.

Negli anni 1945 e 1946 nel Partito d'Azione, a livello nazionale, si aprí il confronto tra la corrente filosocialista, di cui Lussu era l'esponente piú determinato, e quella liberaldemocratica, capitanata da Ferruccio Parri e da Ugo La Malfa. Quest'ultima, dopo il congresso del 4-8 febbraio 1946, decise di scendersi e poi di dar vita alla Concentrazione Democratica Repubblicana (CDR) (4).
Nel Pd'Az, ormai largamente filosocialista, dopo una segreteria provvisoria di Fernando Schiavetti, fu eletto segretario Riccardo Lombardi.

Emilio Lussu preferí, invece, dedicarsi alla componente sardista del partito, cioè al PSd'Az, che egli avrebbe voluto condurre nell'alveo del socialismo, cosí come aveva fatto col Pd'Az a livello nazionale.
Alle elezioni per l'Assemblea costituente (2-6-1946) il PSd'Az riuscí ad eleggere due deputati: Emilio Lussu e Pietro Mastino, che si unirono poi ai sette eletti nelle liste del Pd'Az (5).

La scissione della corrente liberaldemocratica e i deludenti risultati delle elezioni accelerarono il dibattito interno al Pd'Az sull'opportunitá di mantenere n vita il partito.
Esso si concluse con la decisione del 20 ottobre 1947 del suo Comitato Centrale (con 64 voti favorevoli e 29 contrari) di confluire nel PSI (6). La minoranza, guidata da Tristano Codignola e Piero Calamandrei, decise, invece, di dar vita ad una nuova formazione, denominata Movimento di Azione Socialista Giustizia e Libertá.

In seguito a questi avvenimenti la maggioranza del Partito Sardo d'Azione decise di rompere il patto di affiliazione col Pd'Az e di riprendere la propria autonomia (7).
Lussu avrebbe tuttavia voluto portare il partito sardo da lui fondato nell'alveo del socialismo italiano, ma nel congresso di Cagliari del 3-4 luglio 1948 si fronteggiarono due diverse visioni politiche ed economiche: la sua Mozione Socialista Autonomista (8), che intendeva il partito come partito di classe e di sinistra, in inconciliabile contrapposizione con le altre correnti moderate e interclassiste, si ritrovo' in minoranza; per cui il prestigioso leader abbandono' clamorosamente il congresso e, assieme ai delegati della sua mozione, si trasferí nei locali del Cinema Olimpia per fondare (4-7-1948) un nuovo partito autonomista, ma anche dichiaratamente socialista: il Partito Sardo d'Azione Socialista (PSd'AzS) (9).
In tal modo la sinistra sardista, riorganizzatasi nel PSd'AzS, faceva sua la tradizione di lotte e di rivendicazioni in difesa dei lavoratori sardi; una lotta risalente al 1919, agli esordi del sardismo, quando le dure sofferenze della guerra avevano svegliato le masse popolari sarde, rendendole coscienti dei loro diritti e l'autonomia, sia pure in modo ancora troppo spontaneista, era vista come la giusta risposta allo sfruttamento della borghesia sia isolana che continentale. Le grandi lotte sociali combattute soprattutto dal bracciantato sardo e la tenace opposizione al fascismo avevano poi favorito una matura presa di coscienza del proletariato in senso socialista e di conseguenza la rottura con la destra sardista, ormai acquisita al campo moderato.

Il nuovo partito inizio' subito le trattative per una sua confluenza nel PSI, mentre consolidava le sue strutture nel territorio.
Alle elezioni per il primo Consiglio Regionale, indette per l'8 maggio 1949, il PSd'AzS presento' intanto proprie liste ed ottenne in tutta l'isola 38.081 voti, pari a un rispettabile 6,6%, e tre consiglieri (10) su sessanta, tutti eletti nella circoscrizione di Cagliari (11), mentre il PSd'Az (destra sardista) ottenne 60.525 voti (10,4 %) e sette consiglieri (12).
Dopo le elezioni tra il PSd'AzS e il PSI ripresero le trattative, che arrivarono a conclusione nel novembre dello stesso anno. Il Partito Sardo d'Azione Socialista compiva dunque una scelta di campo socialista, in quanto il PSI gli appariva come il partito attorno al quale poteva realizzarsi un vera unitá socialista (13).

La confluenza del piccolo PSd'AzS, come giá quella precedente (1947) del Partito d'Azione (nazionale), ebbe anche un significato che andava oltre la Sardegna: essa ridava al PSI, nell'ultimo periodo fortemente indebolito dalle scissioni di Giuseppe Saragat, di Ivan Matteo Lombardo, di Giuseppe Romita, da ritiri e fuoruscite di singoli e dalla dura sconfitta alle politiche del 1948, non solo un rafforzamento organizzativo e l'acquisizione di personale politico di altissimo livello e prestigio, ma anche un nuovo orgoglio per l'attrazione che sapeva ancora esercitare e una ripresa di coscienza del suo ruolo insostituibile nella societá italiana.

All'atto della confluenza, il PSd'AzS contava contava circa 9.000 iscritti, distribuiti in 219 sezioni e nuclei, di cui 147 in provincia di Cagliari, 46 in quella di Nuoro e 16 in quella di Sassari, per lo piú braccianti, minatori e portuali.
Il congresso di confluenza, che ebbe luogo a Cagliari il 19 novembre 1949, fu aperto da Giuseppe Asquer, vicepresidente del Consiglio Regionale, che dopo i saluti di rito agli invitati, diede la parola al segretario del partito Antonio Francesco Branca, che svolse la sua relazione introduttiva. Seguirono numerosi interventi, il saluto, calorosamente accolto, di Achille Corona, a nome della Direzione del PSI (14) e le conclusioni del leader storico del movimento, Emilio Lussu. Alla fine il Congresso, svoltosi in un clima entusiastico ed unitario, approvo' la seguente mozione (15):

L'11° congresso del Partito Sardo d'Azione Socialista (16), riunitosi nel teatro Eden il 19 novembre del 1949, udita la relazione del segretario del partito, delibera di approvare integralmente il documento per l'unificazione socialista, giá deliberata e approvata dalla Direzione del Partito Sardo d'Azione Socialista e dal PSI, e dá mandato alla Direzione eletta dal 10° congresso per la soluzione di tutti i problemi politici e organizzativi fissati nella Carta di unificazione e nelle norme di attuazione di essa.

Il giorno dopo venne pubblicato un manifesto firmato da Pietro Nenni, per la Direzione del PSI e da Emilio Lussu per quella del PSd'AzS, diretto a:

Lavoratori, lavoratrici, popolo sardo:
Oggi a Cagliari, convenuti da ogni parte dell'isola, i lavoratori del PSI e del PSd'AzS consacrano la loro unione, ed assieme, unica sola famiglia del PSI, s'impegnano a proseguire in comune l'opera di redenzione del popolo sardo. […].
Il PSd'AzS viene al PSI con l'ereditá dell'azione proletaria e popolare del movimento dei combattenti del 1919 e del primo PSd'Az, di cui la resistenza al fascismo é stata la piú alta espressione di classe. Esso viene al PSI con la sua trentennale fede socialista e considera l'autonomia dell'isola non solo come una conquista contro la burocrazia inerte dello Stato centralizzato e contro lo sfruttamento di tipo coloniale finora subito, ma quale affermazione di libertá che va inserita nelle libertá fondamentali e permanenti della classe lavoratrice in Italia.
Il PSI, facendo sue le rivendicazioni popolari del PSd'AzS, allarga fraternamente la propria casa e la propria famiglia […]
L'avvenimento che vede unite le bandiere del PSd'AzS e quelle del PSI vuole essere la certezza che, per l'isola, Autonomia e Socialismo costituiscono ormai un binomio inscindibile. […]
Nel rispetto e nella difesa della Costituzione repubblicana, conquista popolare contro il fascismo e la reazione, noi vogliamo far sí che la repubblica fondata sul lavoro diventi la Repubblica del lavoro. […].

La confluenza venne anche consacrata da una grande manifestazione popolare nel corso della quale parlarono Emilio Lussu, che sottolineo' come la sua adesione al PSI fosse la naturale conclusione di 30 anni di battaglie combattute per l'autonomia della Sardegna, per la repubblica e per il socialismo; e Pietro Nenni, che disse, fra l'altro, da grande oratore qual'era: Noi che fummo dei sovversivi sotto la monarchia e dei ribelli sotto il fascismo, siamo e vogliamo soltanto essere i piú appassionati fra i repubblicani sotto la repubblica. Ma la repubblica non sarebbe niente senza giustizia sociale, almeno nelle forme contemplate nella Costituzione, onde la nostra parola d'ordine: la Costituzione, tutta la Costituzione, niente altro che la Costituzione.
A 200 sardisti che avevano seguito dagli inizi lo stesso percorso politico di Lussu fu data la tessera del PSI con la data del 1919, a riconoscimento della loro battaglia trentennale per il proletariato sardo; e agli iscritti del PSI in Sardegna, accanto al simbolo nazionale, nella tessera fu messo quello del PSd'AzS, per sottolineare la fraterna unitá raggiunta fra tutti i socialisti sardi, che erano anche italiani, federalisti e internazionalisti
In conclusione: la sinistra sardo-socialista faceva suo il programma del PSI e si inseriva nell'azione del proletariato nazionale e internazionale; il PSI, a sua volta, faceva sue le rivendicazioni autonomistiche del PSd'AzS (17) e si radicava nel territorio.

Si saldava cosí la lotta contro il duplice sfruttamento: quello capitalista e quello colonialista.





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  1. Inizialmente Lussu (9-8-1920) aveva fondato la Federazione sarda dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, nelle cui liste fu eletto deputato nel maggio 1921. Il PSd'Az. fu da lui fondato, assieme a Camillo Bellieni, Davide Cova ed altri reduci, il 17-7-1921.
  2. Il Pd'Az era stato fondato il 4-6-1942.
  3. Ciò venne deliberato dal VI congresso del PSd'Az del 29-30/7/1944. Tuttavia la corrente filosocialista di Lussu era ormai minoritaria nel partito.
  4. La CDR alle elezioni per la Costituente ottenne lo 0,42 % e due seggi (Parri e La Malfa) e nel settembre 1946 confluì nel PRI.
  5. Con l'adesione del valdostano Giulio Bordon i 9 riuscirono a formare un gruppo parlamentare „Autonomista“.
  6. Due ex azionisti, Alberto Cianca e Riccardi Lombardi, furono cooptati nella Direzione del PSI con voto consultivo. Il PSI, nel gennaio precedente, aveva subito la scissione socialdemocratica, guidata da Giuseppe Saragat, che aveva dato vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI).
  7. Il Direttorio del PSd'Az rifiuto' poi la proposta, sostenuta da Lussu, di entrare nel Fronte Democratico Popolare e, nelle elezioni politiche del 18-4-1948, subí una forte sconfitta elettorale (10,3 % su base regionale con cui ottenne solo un deputato e un senatore, rispettivamente Giovanni Melis e Luigi Oggiano). Lussu, come ex aventiniano, divenne senatore di diritto nella 1° legislatura repubblicana (III disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana).
  8. La mozione era firmata anche da Giuseppe Asquer, Anton Francesco Branca, Dino Giacobbe, Armando Zucca. Essa criticava le insufficienze organizzative del partito e l'imborghesimento dei suoi dirigenti e auspicava un rilancio del partito in nome dell'autonomia e del socialismo.
  9. Organo del nuovo partito fu il settimanale Riscossa Sardista, a cura di Antonello Mattone. Nato nel giugno 1948 come organo della corrente socialista del Partito Sardo d'Azione, esso divenne organo del PSd'AzS e duro' fino al giugno 1949.
  10. Giuseppe Asquer, Emilio Lussu, Armando Zucca.
  11. In quella circoscrizione, tradizionale bacino elettorale di Lussu, il PSd'AS ottenne 31.733 voti, superando sia il PSd'Az (20.109) che il PSI (20355).
  12. Il PSI ottenne,in tutta la Sardegna, meno voti del PSd'AS: 34.858 (6,0 %) e tre seggi.
  13. In quel periodo (1949-50) l'area socialista era particolarmente affollata per la presenta di vari raggruppamenti socialisti minori (che poi confluiranno nel PSU di Romita) e del PSLI di Saragat, a sua volta agitato da lotte di corrente.
  14. La Direzione del PSI era stata appositamente convocata a Cagliari per i giorni 19 e 20 novembre 1949.
  15. Nello stesso giorno si svolse il congresso della Federazione provinciale cagliaritana del PSI , in cui tenne un discorso Pietro Nenni.
  16. I sardo-socialisti adottarono la numerazione del loro congresso in continuità con quelli del PSd'Az. Poiché il congresso della scissione era stato il 9° e quello della costituzione del Pad'AzS il 10°, questo della confluenza veniva considerato l'11°. Al congresso erano presenti i rappresentanti di 198 sezioni per un totale di 8.374 tesserati.
  17. L'ingresso dei sardo-socialisti nel PSI ne arricchì l'azione e la cultura socialista sui temi dell'autonomia e del federalismo e contribuì al rafforzamento politico-organizzativo del partito nel quadro dell'azione in proposito intrapresa da Rodolfo Morandi (1903-1955).


Fonte: di FERDINANDO LEONZIO
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