"ELEZIONI USA"
22-09-2020 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Joe Biden “è stato un buon vicepresidente solo perché ha capito come leccare il culo di Barack Obama”, dice Donald Trump del suo sfidante democratico alla Casa Bianca. “Slow Joe”, Joe il lento, “sleeping Joe”, Joe l'addormentato, è un debole, un ostaggio di quel matto di Bernie Sanders, un cavallo di Troia della sinistra e abolirà le periferie. Se vince Biden, la Cina diventerà padrona del nostro Paese, perché il suo programma è made in Cina mentre il mio è made in USA. E abbatterà il muro costruito lungo il confine messicano. Il vostro voto, dice Trump, deciderà se proteggere gli americani rispettosi della legge o dare le redini agli anarchici violenti, agitatori e criminali che minacciano i nostri cittadini. Sproloqui quelli di Trump, che si sono alienati una parte della popolazione, ma fanno presa su chi si è sempre sentito escluso dal linguaggio asettico della politica: uno stile che ispira devozione nei suoi fans, che fanno la coda per ore quando arriva in città per uno dei suoi raduni, dando invariabilmente performance che mandano in visibilio le folle e conquistano le prime pagine dei giornali. Sconfiggere la sua aggressività e la sua retorica non è un compito facile. Nei suoi discorsi Biden si appella ai buoni sentimenti, sottolinea i pericoli che corre la democrazia in caso di riconferma dell'attuale Presidente, lo accusa di aver fallito nel capire la serietà del coronavirus, ignorando il parere degli scienziati e promuovendo cure prive di efficacia e promette di “recuperare l'anima dell'America”. Ma fra lo sfidante, che promette di recuperare l'anima dell'America, e un Presidente, che promette posti di lavoro, non saranno pochi coloro che preferiranno la seconda alternativa. Soltanto tre anni di differenza separano i due avversari – 74 Trump, 77 Biden – ma Biden appare più fragile: la camminata incerta, le esitazioni durante i discorsi, la confusione verbale, fanno nascere perplessità circa la sua adeguatezza. Per questo la scelta di Kamala Harris, la carismatica senatrice californiana, come compagna di corsa è azzeccata. Kamala – 55 anni, di origine indo-americana e giamaicana, prima donna nera a candidarsi per la carica di vicepresidente, già procuratrice distrettuale di San Francisco - gli ha portato tutto ciò che gli serve: vitalità, giovinezza, calma, freddezza e può fare appello alle donne, ma anche alle comunità di colore. I sondaggi danno Biden vincente, ma quanto sono affidabili? Quanti sostenitori di Trump nascondono la loro scelta? I democratici lo sanno bene e temono il ripetersi della sconfitta di quattro anni fa. Nel 2016 Hillary Clinton ha avuto tre milioni di voti più di Trump, ma è stato lui a vincere la presidenza. Gli Stati Uniti usano un collegio elettorale dove a ogni Stato, più il distretto di Columbia, è assegnato un certo numero di voti a seconda della sua popolazione – nella situazione attuale basato sul censimento del 2010. In totale ci sono 538 elettori, tutte persone reali deputate a votare in accordo con come hanno votato i cittadini nel loro Stato. La California ne ha 55 – il massimo. Il Texas 38, Florida e New York 29 a testa e Illinois e Pensylvania 29 ciascuno. Chi vince, prende tutto. Se Biden prende un solo voto più di Trump in California si aggiudica tutti i 55 voti elettorali.
Law and order, la pandemia, l'economia e la polarizzante figura di Trump sono le aree chiave della battaglia delle elezioni di novembre. Durante i primi anni del suo mandato, l'economia ha avuto un balzo in avanti. Trump ha incrementato la produzione di greggio e di gas e gli Stati Uniti sono diventati i maggiori produttori di petrolio e gas naturale al mondo. Ha tagliato le tasse e iniziato un programma di liberalizzazioni - il deficit USA è però passato in quattro anni da 20 a 26 trilioni di dollari. Ha poi smantellato il sistema sanitario realizzato da Obama e il sistema postale al punto che votare per posta non sarà facile. La sua gestione della pandemia è costata al popolo americano 190.000 morti, 6,5 milioni di contagiati, più di 16 milioni di disoccupati. Lui minimizza, affermando che l'ha fatto “per non provocare panico nella popolazione”. Dati questi che giocano a suo sfavore. E poi ci sono i disordini. A innescare le ondate di proteste è stata l'uccisione di George Floyd, nero, per mano di poliziotti bianchi il 25 maggio a Minneapolis durante un fermo di polizia. Atti analoghi si sono verificati a Rochester nello Stato di New York, dove Daniel Prude, arrestato mentre corre nudo per strada, è morto soffocato dopo che i poliziotti gli hanno infilato un sacchetto in testa e l'hanno inchiodato al suolo. A Lacey, nello Stato di Washington, dove la polizia colpisce a morte Michael Reinhold “sospettando che sia armato” – Reinhold, attivista antifascista, si era reso responsabile a Portland nell'Oregon della morte di Aaron Danielson, un dimostrante membro di un gruppo di estrema destra supporter di Trump, durante gli scontri fra antirazzisti e sostenitori di Trump. A Kenosha, Wisconsin, dove durante un tentativo di arresto la polizia spara sette colpi nella schiena a Jacob Blake, nero, mentre cerca di entrare in macchina rendendolo paralizzato. Seguono manifestazioni di proteste, durante le quali Kyle Rittenhouse, 17 anni sostenitore di Trump, spara con un fucile a ripetizione e uccide due dimostranti. Trump ne difende l'operato, perché “ha agito per legittima difesa”. Ogni volta che si verifica un fatto del genere, scoppiano disordini, incendi, saccheggi. Ogni volta Biden condanna facinorosi e sciacalli, ma accusa anche Trump di fomentare la violenza nelle strade. Ogni volta Trump accusa Biden di “volersi ingraziare i terroristi interni”: sa che i disordini danneggiano i democratici e invia l'esercito nelle città dove i votanti non sono repubblicani. Questo gli ha garantito il plauso nelle periferie e nelle zone rurali. La risposta di Joe Biden non si è fatta attendere: l'ha accusato di fomentare la violenza nelle strade per attaccare i democratici come deboli per quanto riguarda il crimine. Ingigantendo la sensazione di caos provocato dai disordini, Trump allontana l'attenzione dalla sua disastrosa gestione del corona virus. E in nome di “law and order” loda l'operato della polizia anziché condannarne la brutalità. Risultato: 355.000 aderenti al Fraternal Order of Police, il più importante sindacato di polizia, ha dichiarato che sosterrà la sua rielezione “fieri di un candidato che invoca legge e ordine”. Dicono gli esperti: la storia ci insegna che ciò che conta non è tanto la condizione attuale, quanto la speranza che la situazione migliori presto. Nonostante i sondaggi diano Biden in testa, se Trump riuscirà a vendere speranza, il corso delle elezioni cambierà. L'11 settembre è uscito “Rage”, l'ultima opera di Bob Woodward, premio Pulitzer per l'inchiesta sullo scandalo Watergate che ha costretto l'allora presidente Richard Nixon alle dimissioni. “Rage” rivela fatti e misfatti di Donald Trump – la costruzione di una nuova arma letale, la sua consapevolezza dei pericoli del Covid 19 fin dal suo apparire, ecc. ecc. Potrà incidere sulle decisioni dell'elettorato? E' presto per dirlo. Trump ha dichiarato chiaro e tondo che in caso di sconfitta, non lascerà la Casa Bianca e i suoi fans potrebbero scatenare disordini. Se Biden perde, è possibile che siano i democratici a scendere in piazza, se ci sono state difficoltà nel voto per posta o intimidazioni ai seggi elettorali. Se i “global investors” avranno dubbi circa la tenuta della stabilità politica statunitense perché non sarà possibile proclamare un vincitore, il dollaro diventerà vulnerabile e avranno inizio periodi tumultuosi per il mercato azionario. Quel che è certo è che qualunque sarà l'esito, gli Stati Uniti dovranno affrontare momenti quanto mai difficili.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA