"25 APRILE"
27-04-2021 - CRONACHE SOCIALISTE
Uno dei ricordi più nitidi della mia infanzia riguarda una vecchia foto in bianco e nero, ingiallita dal tempo, che mia nonna teneva con cura sul comò. Vi era raffigurato un ragazzo poco più che ventenne, con due grandi occhi scuri, fiero della sua divisa militare: si chiamava Cesarino.
Soldato di fanteria Cesarino - cugino di mia nonna - fu catturato in Jugoslavia dopo l’8 settembre 1943 e, poi, internato in un campo di lavoro in Germania, dove morì sotto un bombardamento aereo alleato alla fine di marzo del 1945. Fu uno dei tanti IMI (Internati Militari Italiani) che rifiutarono l’arruolamento nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana asservita alla Germania hitleriana.
Cesarino fece, dunque, una scelta, pagata a caro prezzo. Come lui, in molti decisero di schierarsi dalla parte della libertà e di combattere il nazifascismo; giovani e meno giovani, donne e uomini, militari e appartenenti alle forze di polizia, sacerdoti, medici, professori, cittadini comuni: assieme animarono la Resistenza armata e non. Si trattò, non c’è dubbio, di una scelta difficile, pericolosa, determinante, la cui valenza viene ricordata durante le celebrazioni del 25 aprile: una giornata che, «per gli italiani – ha ricordato Mattarella quest’anno –, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948».
In questa festa “tormentata”, mai avara di polemiche, le più alte cariche dello Stato hanno voluto ancora una volta riconoscere e ribadire il valore storico, politico e morale della Resistenza riaffermando, altresì, il portato della nostra Costituzione. Una Carta, ricordiamolo, non elargita da un sovrano - non octroyéè -, bensì scritta da un Parlamento votato democraticamente dai cittadini italiani a suffragio universale femminile e maschile, capace di esercitare il proprio mandato entro i limiti della forma repubblicana scelta dal popolo col referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
La Costituzione italiana affonda – è impossibile negarlo – le sue radici nella Resistenza, nel senso che si è arrivati ad essa grazie alla libertà riconquistata dal Paese con la lotta di Liberazione: è divenuta la Carta fondamentale del nuovo Stato, libero e democratico, che i resistenti (quanto meno coloro che possedevano una certa formazione politica ed intellettuale), sognavano di vedere realizzato una volta sconfitto il fascismo.
La Resistenza non è stata, certo, un’esperienza di massa – Rosario Romeo ne parlò come dell’«opera di una minoranza, […] usata dalla maggioranza degli italiani per sentirsi esonerati dal dovere di fare fino in fondo i conti con il proprio passato» –, e non c’è stato un «popolo alla macchia», come propagandavano Luigi Longo e compagni; ciò, tuttavia, non sminuisce né il valore di tale esperienza, né la levatura morale della scelta di chi avversò il nazifascismo né, tantomeno, l’esito finale della lotta: la riconquista della libertà.
Proprio grazie a questa libertà, riottenuta al prezzo di importanti sacrifici, anche gli italiani “eredi ideali” di quanti allora di schierarono dall’altra parte – la parte sbagliata, è la Storia a riconoscerlo – possono oggi esporre le proprie idee, pubblicare libri e giornali, riunirsi e manifestare in pubblico, essere ospiti di trasmissioni radiofoniche e televisive, godere a pieno di tutti i diritti civili e politici. Tutti, indistintamente, usufruiamo ancora oggi delle libertà riaffermate nel 1945.
Per tutto questo e per quanti hanno sofferto e sono morti, la ricorrenza del 25 aprile non «deve invecchiare – ha detto il premier Mario Draghi visitando il Museo Storico della Liberazione di Roma –, non deve subire l’usura del tempo. Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell’occupazione nazista, saremo più consapevoli dell’importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno».
Fonte: di MIRCO BIANCHI