"UNITA´ POPOLARE"
26-01-2020 - CRONACHE SOCIALISTE
Simbolo di Unitá Popolare
Tristano Codignola
I risultati delle elezioni amministrative del 1951 e del 1952, caratterizzati da un suo netto calo, a favore delle destre (1) rispetto ai risultati raggiunti nel 1948, cioè in un momento politico eccezionale (2), suonarono come un campanello d'allarme per la DC. Cifre alla mano, essa si rese conto che, se quei risultati si fossero ripetuti alle politiche, avrebbe perso la maggioranza assoluta e che, anche col concorso dei suoi alleati centristi, avrebbe raggiunto solo una maggioranza parlamentare striminzita che l'avrebbe esposto al continuo condizionamento dei piccoli partiti (3).
Per aggirare questo “ostacolo” il governo De Gasperi il 21 ottobre 1952 presento' un disegno di legge che assegnava alla coalizione di partiti che avesse superato, su scala nazionale, anche di uno solo, il 50 % dei voti, il 65 % dei seggi della Camera (4), lasciando il 35 % a tutti gli altri partiti, che se lo sarebbero diviso col sistema proporzionale.
Il dibattito parlamentare che ne seguí fu contrassegnato da opposte interpretazioni del regolamento, da ostruzionismo e anche da risse. L'approvazione finale si ebbe il 29 marzo 1953.
I sostenitori della legge asserivano che essa aveva lo scopo di dare una maggioranza piú larga a chi giá la maggioranza l'aveva conseguita col voto: si trattava solo di rendere piú stabili i governi, nell'interesse generale; molti, invece, videro in essa solo un espediente per dare ai partiti di governo un peso maggiore di quello che essi avevano nel Paese, tanto piú che non era esclusa la possibilitá che la maggioranza assoluta dei seggi fosse conseguita dalla sola DC. Per questo essa sará conosciuta come la “legge-truffa” (5).
Le elezioni politiche furono fissate per il 7 giugno 1953 e il dibattito, sempre acceso, si trasferí nel Paese.
Fra gli oppositori piú fermi fu Unitá Popolare, la cui storia è in gran parte la prosecuzione di quella degli ex azionisti guidati da Tristano Codignola (6), cioè di coloro che non vollero seguire la maggioranza del Partito d'Azione, quando esso decise di confluire nel PSI (20-10-1947).
La minoranza che si era opposta allo scioglimento del partito, i cui rappresentanti piú noti erano Tristano Codignola, Piero Calamandrei, Aldo Garosci e Paolo Vittorelli, costituí, invece, il Movimento di Azione Socialista-Giustizia e Libertá.
L'8 febbraio 1948, nel corso di un “convegno nazionale dei socialisti indipendenti” tenuto a Milano, tale movimento si fuse con un gruppo di autonomisti di recente usciti dal PSI, capeggiato da Ivan Matteo Lombardo, e con il gruppo di “Europa Socialista”, guidato da Ignazio Silone.
Ne venne fuori un nuovo soggetto politico, l'Unione dei Socialisti (UdS) (7), che alle elezioni politiche del 18 aprile 1948 si presento', assieme al PSLI di Saragat, in un cartello denominato Unitá Socialista.
Nel dicembre 1949, in un convegno di unificazione tenuto a Firenze, l'UdS si fuse col Movimento Socialista Autonomo (MSA), la corrente autonomista di Giuseppe Romita che aveva lasciato il PSI nel maggio precedente, e con l'ex corrente di sinistra del PSLI (Ugo Guido Mondolfo, Giuseppe Faravelli), che si era staccata dal suo partito nel novembre, sempre del 1949.
Dalla fusione di queste tre componenti nacque il Partito Socialista Unitario (PSU), che nello scacchiere politico socialista occupava lo spazio intermedio tra il PSI frontista e il PSLI ormai inglobato nello schieramento centrista.
Il PSU ebbe tre segretari: Ugo Guido Mondolfo, Ignazio Silone e, infine, Giuseppe Romita. Con la segreteria di quest'ultimo prevalse nel PSU la tendenza fusionista col PSLI, che poi fu formalizzata il 1° maggio 1951. Il nuovo partito che ne derivo' assunse la denominazione di Partito Socialista-Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS).
Fu proprio allora che cominciarono ad emergere le voci di una possibile modifica della legge elettorale per le elezioni politiche in senso maggioritario, per fronteggiare il calo di consensi dei partiti della coalizione centrista governativa, registrato nelle recenti consultazioni amministrative.
Il congresso di Bologna del PS-SIIS, del gennaio 1952, in cui, fra l'altro, fu cambiata la denominazione del partito in Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), approvo', a larga maggioranza, una mozione Codignola-Mondolfo, che impegnava il partito a difendere il sistema elettorale proporzionale e a presentare alle elezioni liste autonome.
Ma il congresso di Genova del PSDI, dell'ottobre 1952, rovescio' le precedenti posizioni e si pronuncio' a favore del premio di maggioranza. Nel mese successivo, precisamente il 15 novembre 1952, la delegazione del PSDI (8) sottoscrisse il “patto a quattro” di adesione alla coalizione con DC, PRI e PLI (9).
La sinistra socialdemocratica reagí con un convegno tenuto a Firenze, cui parteciparono trecento aderenti (10), che invito' i parlamentari proporzionalisti del PSDI a votare contro la legge. Gli organizzatori del convegno, Edmondo Cossu e Paolo Vittorelli, vennero deferiti ai probiviri.
Piero Calamandrei, alla Camera dichiaro' (12-12-1952), anche a nome di sette altri parlamentati (11), che avrebbe votato contro il progetto governativo, ritenendo pericoloso per la democrazia che ci fosse un partito al potere, il quale sa di non essere piú maggioranza e che tuttavia vuole rimanere al potere con questo espediente. Calamandrei e gli altri vennero sospesi dal partito.
Codignola, di fronte a quello che riteneva un tentativo di soffocare nella culla la Repubblica e la democrazia, riuní la sua corrente a Roma, per esprimere ai suoi compagni solidarietá (21-12-1952), La Federazione fiorentina del PSDI si dichiaro'autonoma e il suo leader Codignola venne espulso (23-12-1952).
A quel punto la scissione era fatta. In un convegno tenuto a Vicenza il 1° febbraio 1953, la sinistra socialdemocratica si costituí in Movimento di Autonomia Socialista (MAS), sostenuto dal quindicinale Nuova Repubblica, fondato il 5 gennaio 1953 e diretto da Codignola (12). Al movimento aderirono personalitá di grande prestigio, come il giurista Piero Calamandrei, l'ex sindaco di Bologna Emilio Zanardi e lo scrittore Piero Caleffi (13).
Voci di dissenso si levarono anche all'interno del PRI. Il 7 dicembre 1952 elementi dissidenti dell'ala sinistra repubblicana costituirono l'Unione di Rinascita Repubblicana (URR), alla quale aderirono vari esponenti di quella tradizione politica, quali Leone Azzali, Giuseppe Bellusci, Marcello Morante, Nunzio Sabbatucci, Oliviero Zuccarini. Leader riconosciuto ne divenne Ferruccio Parri (14).
Il 18 gennaio 1953 venne costituito anche un raggruppamento politico, nato nel grossetano, capeggiato dallo scrittore Carlo Cassola, intitolato Giustizia e Libertá (GL), che voleva riprendere, anche nel nome, la tradizione liberalsocialista del movimento antifascista fondato da Carlo Rosselli nel 1929, i cui aderenti erano poi (1942-43) confluiti nel Partito d'Azione.
In vista delle elezioni politiche del 7 giugno 1953, uniti dalla comune volontá di far fallire la “legge-truffa” non facendo raggiungere alla coalizione centrista il quorum necessario a farne scattare il meccanismo (50 % + 1 dei voti), i tre movimenti, il 18 aprile 1953, stipularono un accordo per dare vita a un cartello elettorale (15).
Nasceva cosí, nel solco della eclettica tradizione morale e culturale dell'azionismo e del liberalsocialismo, Unitá Popolare (UP). Essa ebbe come emblema due mani che si stringono, sotto il sole nascente, con la scritta Socialismo, Repubblica, Libertá e come organo Nuova Repubblica, giá voce della sinistra del PSDI e poi del MAS (16).
Unitá Popolare ebbe il sostegno di vari esponenti della cultura e dell'arte, come il cantante Fausto Amodei, i giuristi Giuliano Vassalli, Edoardo Volterra, Federico Comandini, Arturo Carlo Jemolo e Leopoldo Piccardi, dei filosofi Nicola Abbagnano e Norberto Bobbio, dei critici letterari Carlo Bo e Sergio Solmi, dei pittori Felice Casorati e Toti Scialoja, degli architetti Luigi Piccinato e Bruno Zevi, del regista Mario Soldati, degli storici Leo Valiani e Giorgio Spini, dello scrittore Carlo Levi (17).
Particolarmente rilevante fu quello dell'industriale ing. Adriano Olivetti, fondatore del Movimento di Comunitá (18).
Nel programma di UP figuravano l'attuazione integrale della Costituzione, l'abrogazione delle leggi fasciste liberticide, la semplificazione dei servizi nella pubblica amministrazione, che dovevano essere improntati ai principi di correttezza e di onestá, la lotta contro i monopoli e contro la disoccupazione, la giustizia fiscale, la tutela delle minoranze, la riforma scolastica.
Come si vede, un programma di rinnovamento democratico e socialista che aveva le sue radici nel pensiero di Carlo Rosselli e nella cultura resistenziale del Partito d'Azione.
Dopo il fallimento del tentativo di trovare un accordo con il MLI (poi USI) (19), UP decise di affrontare la campagna elettorale con proprie liste, peraltro ricche di nomi prestigiosi della cultura democratica (20).
Tema dominante della campagna elettorale, caratterizzata dal diffuso timore di un ritorno autoritario e conclusasi con un'altissima affluenza alle urne (93,81 %) fu, ovviamente, la “legge-truffa”. La quale non scatto' (21) per circa 57.000 voti e percio' l'attribuzione di tutti i seggi rimase proporzionale. La coalizione centrista ne usci' nettamente battuta: non solo si fermo' al 49,80 %, ma subí un forte calo rispetto ai risultati del 1948, del quale si avvantaggiarono le opposizioni di destra e di sinistra.
La DC perse voti e seggi, ma il prezzo piú caro lo pagarono i partiti “minori” suoi alleati. In particolare il PSDI passo' da 33 deputati a 19 e da 10 senatori a 4: sconfitta che il suo leader Saragat attribuí al destino cinico e baro.
Unitá Popolare, coi suoi 171.099 voti (0,63 %), pur non avendo ottenuto alcun seggio, poté dirsi soddisfatta (22) avendo centrato il suo obiettivo primario di non far scattare la “legge-truffa” (23).
Dopo le elezioni UP non cesso' la sua attivitá. Sia la componente socialista (MAS) che quella repubblicana (URR), seppure formalmente separate, erano unite dalla comune volontá di favorire la saldatura tra le forze socialiste, rappresentate essenzialmente dal PSI, e la borghesia progressista, cioè tra una prospettiva socialista e una garanzia democratica. Per raggiungere questo obiettivo era necessario sollecitare e incoraggiare le spinte autonomistiche che giá si intravvedevano nel PSI, che nel suo congresso di Torino (24) del marzo-aprile 1955 adotterá la linea dell'apertura a sinistra. Invece il PSDI, dopo aver lanciato, subito dopo le elezioni, la proposta di un governo di centro-sinistra DC-PSDI-PRI, sostenuto dall'esterno dal PSI, finí per mutare rotta ed entro' in una riedizione del centrismo, con la formazione del governo Scelba-Saragat (febbraio 1954).
Il convegno del MAS, che si svolse a Firenze il 31 ottobre e il 1° novembre 1954, nel ribadire la necessitá di costruire in Italia una forza che fosse in grado di legare gli interessi del proletariato con quelli del ceto medio, almeno fino a quando il PSI non avesse assunto questo ruolo, delibero' anche lo scioglimento dei propri gruppi e la loro integrazione, a tutti i livelli, in UP.
Questo il giudizio del segretario del PSI Nenni sul dibattito interno di UP (25):
Fondendosi con “Unione popolare” (26) in base a un vincolo federativo e chiarendo la propria funzione, “Autonomia Socialista” ha portato un elemento positivo, laddove tutto era nebuloso e in definitiva equivoco. Ha spezzato il filo del ricongiungimento con la socialdemocrazia, localizzando il PSDI laddove è, vale a dire nel versante conservatore dell'attuale schieramento politico, ha rinunciato alla spericolata polemica sul vero socialismo nei confronti del PSI, con un riconoscimento leale della nostra funzione ed ha cosí facilitato le condizioni di una collaborazione feconda in cui noi ci auguriamo che gli incontri con “Unione Popolare” siano di piú in piú frequenti, nella grande lotta in corso per la restaurazione delle libertá pubbliche e private.
Il 24 novembre 1954 il Comitato Centrale di UP elesse la Direzione e questa il Comitato Esecutivo, composto da Tristano Codignola, Edmondo Cossu, Paolo Vittorelli (ex MAS), Ferruccio Parri, Leopoldo Piccardi, Oliviero Zuccarini (ex URR).
Da allora UP comincio' ad avvicinarsi al PSI, man mano che emergevano in esso posizioni autonomistiche. Dal congresso di Torino del PSI, del marzo-aprile 1955, come giá ricordato, emerse la linea dell'apertura a sinistra, basata sul dialogo e sull'incontro tra socialisti e cattolici. Il nuovo orientamento del PSI venne positivamente valutato da UP, che percio' decise di appoggiare le liste socialiste alle imminenti elezioni regionali siciliane del 5 giugno 1955.
I positivi risultati del PSI e il crollo dei partiti minori (PSDI, PRI, PLI) sembrarono confermare la giustezza della strategia politica di UP.
Questa strategia escludeva la formazione di nuovi partiti socialisti intermedi, laddove occorreva invece incalzare il PSI per spingerlo sulla strada di una piena autonomia dal PCI; allo stesso modo, UP non riteneva utile la formazione del Partito Radicale (PR) (27). Tale linea politica venne riconfermata nella riunione del C.C. del 18 dicembre 1955, da cui scaturí anche una nuova Direzione, composta di 21 membri, di cui 11 eletti dal C.C. (28) e 10 dalle organizzazioni regionali (29).
Il 1956 si puo' considerare un anno di svolta per il socialismo italiano, denso di avvenimenti e di ripercussioni, oltre che nella politica internazionale, anche in quella interna e socialista in particolare. Eccone un succinto elenco:
1 - Il XX congresso del PCUS (14-25/2/1956) e il rapporto segreto di Krusciov diedero il via alla destalinizzazione, allo smantellamento del culto della personalitá in Unione Sovietica e alla denuncia degli “errori” di Stalin.
2 – Gli interventi, su questo tema, con una serie di articoli sulla rivista teorica del partito Mondo Operaio, di Pietro Nenni, il quale sosteneva che le storture del sistema sovietico non erano conseguenza degli errori di un solo uomo, ma erano insiti nella natura autoritaria del sistema del partito unico, lontano dai principi democratici che il PSI, invece, rivendicava come propri.
3 – Le elezioni amministrative del 27 maggio 1956, che registrarono un buon successo delle liste socialiste (30), cui UP aveva dato il suo apporto (31).
4 - L'incontro di Pralognan (Savoia) del 25 agosto 1956 tra Nenni e Saragat, che tante speranze suscito' nel socialismo italiano, che per un momento sembro' avviato a una riunificazione, che pero' si rivelerá intralciata dalle diffidenze della sinistra socialista e dagli ostacoli frapposti dalla destra socialdemocratica.
5- La dichiarazione di decadenza (5-10-1956) del Patto di unitá d'azione tra PSI e PCI, e la sua sostituzione con un “Patto di consultazione”, scaturita dall'incontro delle delegazioni dei due partiti (32).
5 – La rivoluzione ungherese dell'ottobre 1956, repressa dalle truppe del “Patto di Varsavia”, su cui il PSI ebbe un atteggiamento di condanna e il PCI di giustificazione.
6 – La denuncia, da parte del PSI, del “Patto di consultazione” col PCI.
7 - L'esito del XXXII congresso del PSI (Venezia, 6-10/2/1957), in cui furono sottolineati i principi fondamentali del socialismo (democrazia, classismo, internazionalismo), accantonati per sempre il il frontismo e il centrismo e in cui fu lanciato un appello per l'unificazione al PSDI, all'USI e a UP.
8 – Il fallimento del processo di unificazione tra PSI e PSDI, causato principalmente dalla destra socialdemocratica, timorosa di dover lasciare il governo e di dover contare assai poco in un partito unificato; sí da far dire a Nenni che sull'unificazione, intesa come fusione, era stata messa una pietra tombale, sicché in futuro si sarebbe dovuto parlare di unitá solo nel senso di confluenza, di singoli o di gruppi, nel PSI.
L'USI raccolse l'invito e, nel marzo 1957, confluí nel PSI.
La svolta autonomista del PSI, ormai considerato l'unica forza politica socialista capace di rinnovare la politica nazionale, fu giudicata positivamente da UP (33), o meglio dalla sua ala socialista, che entro' sempre piú nella logica della confluenza. Invece l'ala laica comincio' a guardare con sempre maggiore attenzione al PR.
Decisivo fu per UP, sul tema della unificazione col PSI, il suo convegno di Firenze del 29 e 30 giugno 1957, cui assistettero anche rappresentanti del PSI e della sinistra socialdemocratica (34).
La relazione di Vittorelli, sostenuta anche da Codignola, fu di larga apertura nei confronti del PSI, col quale UP aveva collaborato in occasione delle elezioni regionali siciliane del 1955 e delle amministrative del 1956, e di cui auspicava l'evoluzione politica sulla base dei risultati del Congresso di Venezia, mentre Parri avrebbe voluto mantenere in vita UP. Prevalse largamente la mozione Codignola favorevole ad aprire il discorso della confluenza nel PSI, la quale diceva, fra l'altro:
Unitá Popolare si sente politicamente cosí vicina al PSI che essa non opera, in modo irreversibile, all'interno dello schieramento socialista, ma è destinata a far parte organica del Partito che ha riconosciuto come centro naturale di quello schieramento.
I tempi e i modi dell'eventuale confluenza sono ormai connessi soltanto con lo stadio di evoluzione del PSI verso l'assunzione dei nuovi compiti che è chiamato ad assolvere. Per garantire efficacemente l'immissione del movimento operaio nella vita democratica dello Stato – che è l'unico mezzo per assicurare permanentemente la democrazia nel Paese – il PSI si è posto, e non puo' non risolvere, il problema dell'adeguamento delle strutture organizzative alle esigenze della propria libertá interna, affinché possa trasferirsi molto piú ampiamente nel suo ambito, con la necessaria dialettica, il dibattito – che interessa tutto il Paese – sulla nuova struttura e sui nuovi compiti di alternativa della sinistra socialista e democratica.
In questo senso, cio' che interessa UP interessa, in non minore misura, le altre tendenze socialiste e democratiche che, fuori del PSI, riconoscono in esso lo strumento di una politica valida anche per loro.
Lo stadio di fraternitá e di solidarietá raggiunto, dopo molte lotte comuni, fra UP e PSI, richiede intanto l'intensificazione dei rapporti giá in atto, al vertice e alla base, non come fine a se stessa, ma come ulteriore incentivo ad affrettare la realizzazione delle condizioni che consentano l'unitá organizzativa.
UP riafferma il deciso impegno di compiere ogni sforzo necessario al raggiungimento di questi scopi.
A conclusione dei lavori fu eletto il nuovo Comitato Centrale (35) che successivamente elesse la nuova Direzione (36), la quale inizio' le trattative col PSI.
Decisivo fu l'incontro del 30 luglio 1957 tra le delegazioni del PSI (Nenni, De Martino e Mazzali) e di UP (Codignola, Parri, Sagona e Vittorelli), che si trovarono d'accordo nella volontá di sviluppare un'azione comune.
La confluenza effettiva fu decisa dalla Direzione di UP nella sua riunione di Firenze del 26 ottobre 1957 e dal suo C.C., riunitosi il giorno dopo.
Lo stesso giorno 27 ottobre uscí l'ultimo numero di Nuova Repubblica che annuncio' la confluenza di UP nel PSI.
In base agli accordi intervenuti, nel Comitato Centrale del PSI furono cooptati sei rappresentanti di UP: Piero Caleffi, Tristano Codignola, Edmondo Cossu, Bruno Pincherle, Pier Luigi Sagona e Paolo Vittorelli.
Fra i piú noti esponenti di UP (37) che non ritennero di aderire al PSI Ferruccio Parri (38), il giurista Tullio Ascarelli, lo storico e giornalista Aldo Garosci, il giurista “liberal-cattolico” Arturo Carlo Jemolo, il giornalista Oliviero Zuccarini, che rientro' nel PRI.
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- Partito Nazionale Monarchico e Movimento Sociale Italiano.
- Nel 1948 la DC era stata considerata come la „diga“ piú valida per contrastare il „pericolo comunista“.
- Fu calcolato che, se i risultati delle amministrative si fossero ripetuti alle politiche, in base al sistema elettorale proporzionale in vigore, alla Camera la DC e i suoi alleati centristi avrebbero ottenuto 297 seggi, contro i 293 di tutte le opposizioni, di destra e di sinistra. Con la nuova legge, invece, i centristi avrebbero potuto ottenerne 380 su 590.
- Il disegno di legge riguardava la sola Camera, in quanto al Senato era in vigore un sistema uninominale su base regionale. Al Senato i partiti centristi presentarono tutti candidature di partito e non di coalizione, facendosi cisí concorrenza fra loro, con gran danno finale dei partiti minori.
- Pare che tale espressione sia da attribuire a Piero Calamandrei.
- Sul pensiero di Tristano Codignola si puo' vedere: Paolo Bagnoli Il socialismo di Tristano Codignola Biblion Edizioni, 2009.
- Segretario ne era Ivan Matteo Mombardo, al quale, nel gennaio 1949, subentro' Ignazio Silone.
- Giuseppe Saragat, Giuseppe Romita, Alberto Simonini.
- Alla coalizione avrebbero aderito anche il Partito Sardo d'Azione e la Sudtiroler Volkspartei.
- Essi saranno poi ironicamente chiamati, dalla destra socialdemocratica, „I Trecento delle Termopili“.
- Belliardi, Bonfantini, Cavinato, Giavi, Lopardi, Mondolfo e Zanfagnini.
- La scissione riguardava in prevalenza elementi provenienti dall'azionismo di matrice liberalsocialista. Quelle di cultura marxista, sia provenienti da “iniziativa Socialista” (Zagari) che dal vecchio riformismo di “Critica Sociale” (Mondolfo, Faravelli) preferirono continuare la loro battaglia all'interno del partito.
- Caleffi era autore del celebre libro sulla Resistenza Si fa presto a dire fame.
- Ferruccio Parri (1890-1981) era stato, durante la Resistenza, vicecomandante dei Volontari per la Libertá e, dopo la Liberazione, Presidente del Consiglio (1945). Parri si dimise dal PRI il 1° aprile 1953 e il successivo 12 aprile annuncio' la sua adesione all'URR.
- Anche in area liberale emerse una dissidenza ostile alla legge truffa, rappresentata dal sen. Epicarmo Corbino, dall'on. Giuseppe Nitti, dal sen. 92enne Vittorio Emanuele Orlando che diede vita (10-3-1953) ad un movimento denominato Alleanza Democratica Nazionale (ADN), cui aderí anche il poeta antifascista Franco Antonicelli.
- Il giornale, uscito come quindicinale, dal n. 57 (1°-5-1955) si trasformerá in settimanale, tale rimanendo fino all'ultimo numero (27-10-1957).
- Carlo Levi (1902-1975) è autore del famoso romanzo Cristo si è fermato a Eboli.
- Il Movimento di Comunitá era nato in Piemonte nel 1947. In esso confluivano e si mescolavano posizioni federaliste, socialiste di orientamento fabiano, cristiane e liberaldemocratiche.
- Il Movimento dei Lavoratori Italiani (MLI), poi Unione Socialista Indipendente (USI), pur avendo in comune con UP una prospettiva socialista, aveva come prioritá l'unificazione di tutti i socialisti, mentre UP preferiva dare prioritá al rapporto fra socialisti e ceti medi progressisti. Sul MLI/USI vedi l'articolo di Ferdinando Leonzio L'Unione Socialista Indipendente sulla rivista mensile La Rivoluzione democratica del novembre 2019.
- Figuravano fra i candidati Calamandrei, Caleffi, Chabod, Codignola, Cossu, Enriquez Agnoletti, Garosci, Greppi, Parri, Piccardi, Pieraccini, Spini, Zanardi, Zevi.
- I partiti coalizzati ottennero tuttavia una risicata maggioranza dei seggi sia alla Camera che al Senato. La politica centrista entrerá comunque in crisi.
- Il Comitato promotore di UP espresse la sua soddisfazione in un documento approvato il 18-6-1953.
- Alla sconfitta della coalizione centrista contribuirono anche l'USI coi suoi 225.409 voti (0,85 %) e ADN con 120.685 voti (0,45 %) alla votazione per l'elezione della Camera, dove comunque non ottennero alcun seggio. Al Senato L'USI non si presento' e UP non ottenne seggi, mentre ADN ne ottenne 1 (Corbino).
- Lo scrittore Antonio Greppi (1894-1982), primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, esponente di UP, era giá rientrato nel PSI.
- Avanti, 7-11-1954.
- Nenni intende dire “Unitá Popolare”
- Il PR nacque il 5-2-1956, in seguito ad una scissione della sinistra del Partito Liberale Italiano (PLI).
- Ascarelli, Codignola, Caleffi, Cavallera, Cossu, Finocchiaro, Malvezzi, Parri, Sagona, Vittorelli, Zuccarini.
- In quella occasione Piccardi annuncio' il suo distacco da UP. Successivamente aderirá al Partito Radicale. Anche Olivetti lascio'UP e decise di presentarsi da solo, col suo “Movimente di Comunitá”, alle amministrative del 1956.
- Il PSI ebbe un incremento di circa tre punti percentuali, rispetto alle amministrative del 1952, passando dal 12,7 % al 15,5 %.
- A Roma venne eletto Federico Comandini.
- Erano presenti per il PSI Pietro Nenni e Sandro Pertini e, per il PCI, Palmiro Togliatti e Giorgio Amendola.
- Il ruolo del PSDI, rientrato nel quadro del centrismo, veniva invece considerato come un ostacolo al processo di unificazione che avrebbe dovuto creare una grande forza socialista, capace di determinare una svolta politica nel segno di un socialismo moderno.
- Cattani, Paolicchi, Pieraccini e Margheri per il PSI e Faravelli e Zagari per la sinistra socialdemocratica.
- Albertoni, Amaletti, Ascarelli, Bianconi, Caleffi, Calzini, Castorina, Chianuggi, Chioccon, Codignola, Cossu, Dean, Delle Piane, Dondolo, Duca, Enriquez Agnoletti, Favati, Feltrin, Ferrari-Bravo, Finocchiaro, Giorgi, Godano, Grago Marcello, Grago Mario, , Jemolo, Levi, Malan, Malvezzi, Martinelli, Matteucci, Neppi, Orilia, Parri, Peduzzi, Peyrot, Pincherle, Ramirez, Ravá, Rinaldi, Sabbatucci, Sagona, Sirema, Sisto, Spini, Stella, Telmon, Visintin, Vittorelli, Zanon, Zerboglio.
- Tullio Ascarelli, Piero Caleffi, Tristano Codignola, Edmondo Cossu, Giovanni Dean, Beniamino Finocchiaro, Riccardo Levi, Giovanni Malvezzi, Vittorio Orilia, Ferruccio Parri, Bruno Pincherle, Nunzio Sabbatucci, Pier Luigi Sagona, Paolo Vittorelli, Piero Zerboglio.
- Piero Calamandrei era deceduto il 27-9-1956.
- Parri nel 1958 sará eletto senatore come indipendente nelle liste del PSI. Nel 1963 fonderá e dirigerá la rivista Astrolabio, erede della cultura azionista. Nello stesso anno sará nominato senatore a vita.
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO