"PORTOGALLO"
21-10-2019 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
E’ Antonio Costa l’artefice della vittoria dei socialisti alle elezioni del 6 ottobre in Portogallo e della rinascita economica del Paese. Il PS ha avuto infatti il 36,65 % dei voti, con oltre 4 punti di vantaggio rispetto agli stessi risultati delle Politiche 2015. Il centro destra, il maggiore partito di opposizione guidato da Rui Rio, è al secondo posto con il 27,9%, in caduta di circa 5 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni. Il blocco di sinistra (BE), chiude al 9,6% dei voti; al quarto posto l’alleanza Verdi-Comunisti (Cdu) al 6,4%. Sul fronte seggi, Costa conquista 106 parlamentari (erano 86 quattro anni fa) ma nonostante la vittoria netta non raggiunge la soglia sperata di 116 seggi per ottenere la maggioranza assoluta: per questo avrà bisogno ancora di un Governo di coalizione, come già nella precedente legislatura. Antonio Costa, soprannominato il “Ronaldo dell’eurozona”, come la star del football portoghese Cristiano Ronaldo, per la magia con la quale ha gestito la finanza pubblica, viene pertanto riconfermato premier. Antonio Luis Santos da Costa è figlio di uno scrittore con radici in Goa, l’ex colonia portoghese in India, imprigionato per essersi opposto alla dittatura che ha governato il Portogallo dal 1932 fino a quando la rivoluzione dei garofani del 1974 introdusse la democrazia. Avvocato, segretario generale del Partito Socialista, Antonio Costa è stato ministro dell’Interno, europarlamentare e sindaco di Lisbona. Nel novembre del 2015 il presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva gli affida il mandato per formare un governo socialista di minoranza sostenuto dal blocco di sinistra (BE) e dal partito comunista (PCP), dal momento che il centro destra, pur avendo vinto le elezioni, non è riuscito a formare una coalizione. Quando nel 2015 Costa diventa primo ministro, il Portogallo – 10 milioni di abitanti, tanti quanti la Lombardia, e una superficie inferiore a quella dell’Alta Italia – si trova in una difficile situazione economica. Non è un mistero che nel 2011 il Paese fosse sull’orlo della bancarotta. Si salvò grazie al prestito di 78 miliardi di euro erogato dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario internazionale, i quali imposero politiche di austerity, che l’allora governo conservatore fu costretto ad accettare. Costa promette di “girar pagina sull’austerità”, rafforzare i redditi, ridurre il deficit di bilancio e tagliare le tasse. Le aspettative verso questo nuovo governo sono bassissime: i più pensano che non arriverà a fine legislatura. Il “Ronaldo dell’Eurozona” riesce invece nel miracolo di convincere tutti: ex-avversari, l’Europa e i mercati. Aumento il salario minimo, riduce l'orario di lavoro settimanale per i funzionari pubblici e abbassa l'IVA per alberghi e ristoranti dal 23% al 13%. Anziché sprecare denaro pubblico in quello che era un’economia malata, investe nell’economia nazionale in buona salute e riesce a attrarre investimenti stranieri. Quando nel 2019 si ripresenta agli elettori, può vantarsi di aver stabilizzato l’economia, di aver azzerato il deficit di bilancio, dimezzato la disoccupazione, creato 350.000 nuovi posti di lavoro, e assicurato una crescita più rapida di quella della media dei Paesi europei: questo grazie all’aumento dell’export e al boom dell’industria turistica che ha attratto in Portogallo nell’ultimo anno più turisti degli stessi abitanti. In quattro anni, colui sul quale non si sarebbe scommesso un centesimo, riceve elogi sia in patria che a Bruxelles per essere riuscito a conciliare disciplina fiscale e misure atte a stimolare l’economia. In dieci anni, il Portogallo si è scrollato di dosso un’economia al collasso per diventare un faro di speranza in un’EU sempre più ribelle. Mentre i populisti hanno ridisegnato lo scenario politico degli altri Paesi, in Portogallo hanno trovato poco consenso. Il boom di investimenti stranieri ha trasformato Lisbona, una volta un Paese arretrato, nel più vivace mercato immobiliare dell’eurozona e in una calamita per il turismo internazionale: le facciate dei palazzi sono state restaurate e la città è piena di hotel di lusso, boutique eleganti e caffè animati. Da Paese sull’orlo della rovina, dove giovani disoccupati si arrabattavano per risparmiare e acquistare un biglietto di sola andata per il Brasile, sperando di trovare lavoro, sta diventando un paese sicuro, molti di coloro che sono partiti stanno ritornando. Il Portogallo sta diventando un rifugio sicuro anche per altre ragioni. Durante la seconda guerra mondiale, migliaia di ebrei che fuggirono dall’Europa nazista, raggiunsero l’America passando proprio dal Portogallo. Ora sono numerose le famiglie ebraiche che fuggendo dall’antisemitismo e il terrorismo islamico della Francia si sono stabilite a Lisbona.
Il risultato delle elezioni in Portogallo è l’ultimo segno di rinascita dei partiti socialisti in Europa. Dopo che i socialdemocratici svedesi sono riusciti a rimanere il maggior partito del Paese lo scorso anno e a formare il governo, il centro sinistra si è affermato come primo partito in Finlandia per la prima volta in 20 anni. E alle elezioni nazionali di aprile in Spagna e a quelle di giugno in Danimarca hanno vinto i socialisti. Il fatto che in Italia il partito democratico sia tornato al governo ci invita a nutrire speranze anche per il nostro Paese.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA