"NEW REVOLUTION"
22-01-2019 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Questi sono tempi a dir poco sconcertanti per chi è rimasto legato alle vecchie ideologie. Mentre l’ordine basato su regole dettate nel secondo dopoguerra sta andando in pezzi, si sta verificando dall’Olanda all’Italia il crollo o la pesante sconfitta dei partiti della sinistra tradizionale. All’analisi delle cause del fenomeno, due accademici britannici Roger Eatwell e Matthew Goodwin hanno dedicato uno studio affascinante “National Populism – The Revolt Against Liberal Democracy”. Ciò cui stiamo assistendo, sostengono gli autori, è l’ascesa in Europa e negli Stati Uniti di quello che essi chiamano “nazional populismo”: un’ideologia che nella loro definizione privilegia “la cultura e gli interessi della nazione, e promette di dare voce a un popolo che si sente ignorato, per non dire disprezzato, da un’elite distante e spesso corrotta”.
Eatwell è un esperto del fascismo e Goodwin è stato uno dei primi accademici a capire l’ascesa di Ukip e spiegare in modo serio la sfida che il cosiddetto esercito del popolo di Nigel Farage poneva al sistema attuale. Concentrandosi su Europa e Nord America, gli autori usano i dati dei sondaggi riguardanti l’economia e approfondite ricerche di mercato per analizzare le tendenze demografiche e socioeconomiche a lungo termine che modellano la nostra era di rivolgimenti. Eatwell e Goodwin hanno individuato quattro cambiamenti epocali: aumento delle disuguaglianze, crescente sfiducia nelle elite e nelle istituzioni, gli effetti della immigrazione di massa e il logorarsi delle vecchie alleanze di partito. I vuoti che gli autori hanno identificato sono sostanziali e crescenti. Mentre nelle metropoli in Europa e in America la sinistra ha abbracciato ciò che lo scrittore Mark Lilla chiama “identità liberale”, molti votanti della classe operaia hanno abbandonato la sinistra perché “non ha saputo tenere il passo”. Il vuoto fra loro e i partiti che una volta asserivano di rappresentare i loro interessi si è pertanto allargato.
Molta della retorica del nazional populismo è comprensibilmente offensiva per i liberali, soprattutto la xenofobia e il conservatorismo sociale. Ma troppi liberali devono biasimare solo se stessi per la loro compiaciuta indifferenza e il loro zelo di liquidare come razzista o reazionaria l’ansia della gente a proposito dell’immigrazione e l’erosione della coesione sociale. E’ giusto dire che “populismo” è diventato un comodo termine polivalente per caratterizzare ogni movimento anti-establishment o partito che sfidi il consenso elitario e respinga i valori liberali. Troppi di noi, scrivono però gli autori di questo libro, “hanno troppa fretta nel condannare più che nel riflettere rimanendo aggrappati agli stereotipi che corrispondono al loro punto di vista più che affrontare le rivendicazioni basandosi su prove concrete”.
Fra gli stereotipi messi in discussione c’è la nozione che coloro che sono favorevoli alla Brexit sono vecchi, bianchi e non particolarmente brillanti. Ma la Brexit è stata votata da “un’ampia alleanza di persone che condividevano pochi timori ma fortemente sentiti”, dovuti all’aumento della disuguaglianza economica e all’immigrazione. Costoro, sostengono gli autori, hanno votato contro l’EU sia perché la percepivano come un progetto elitario e antidemocratico sia perché volevano un nuovo assetto politico e economico.
La nostra era è caratterizzata da una grande volatilità politica, frontiere permeabili, radicate ineguaglianze economiche, sfiducia nelle elite e sconvolgimenti e innovazioni tecnologiche. E il nazional populismo, in Gran Bretagna come in Germania e in Italia, promette sia protezione dalla devastazione causata dalla globalizzazione sia risposte semplici a problemi complessi. In molti modi, anche quando sono privi di potere, i populisti stanno vincendo – perché, come ha fatto Farage, hanno cambiato la dialettica. Per Eatwell e Goodwin il nazional populismo non è un fenomeno passeggero e avrà “un potente effetto sulla politica di molti Paesi occidentali per molti anni a venire”.
Nelle elezioni svedesi di settembre, i democratici svedesi anti-immigrazione, un tempo un partito neofascista, ha raggiunto il 17,8 % dei voti e i socialisti democratici hanno registrato il loro peggior risultato del secolo. In Germania, l’ultradestra Alternativa per la Germania è ora ufficialmente il partito d’opposizione al Bundestag.
Geert Wilders, leader olandese del Partito per la Libertà condanna la “feccia marocchina” nelle strade, Matteo Salvini ha promesso di espellere 500.000 immigrati irregolari dall’Italia e “una pulizia di massa via per via, quartiere per quartiere”. Le elezioni europee si stanno avvicinando. Prepariamoci a affrontare ulteriori choc.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA
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