"IL NOBEL ALL’AFRICA"
21-10-2019 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Il Premio Nobel per la pace è andato al primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali. E' stato un segnale significativo mandato a tutto il continente nero. Un messaggio di speranza: l'Africa può farcela e Abiy Ahmed Ali lo dimostra. Classe 1976, arruolato a tredici anni, una laurea sulla tematica della pace, nel 2018 è succeduto all'autoritario Desalegn; il primo ministro etiope appartiene all'etnia maggioritaria degli oromo – quella più perseguitata – ed è di fede protestante.
Il suo merito maggiore, che lo ha portato alla conquista del Nobel, è la firma dell'accordo di pace con l'Eritrea – indipendente dal 1993 – dopo ben 20 anni di guerra. Sul piano interno Abiy ha cancellato i partiti dell'opposizione dalla lista dei “terroristi”, ha sospeso la censura e pure sventato un golpe. La motivazione del premio fa riferimento esplicito “ai suoi sforzi per la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua iniziativa nel risolvere il conflitto con l'Eritrea”; alla mediazione esercitata tra il Kenya e il Sudan, che si è rivelata decisiva, nonché alle riforme attuate nel suo Paese. L'Etiopia, coi suoi 105 milioni di abitanti è, dopo la Nigeria, il Paese più popoloso dell'Africa. Auguriamoci che questo premio porti bene, in qualche modo, anche all'Eritrea che di abitanti ne ha solo 4 milioni ed è governata dai primi anni Novanta, da quando cioè ottenne l'indipendenza dall'Etiopia, da Isaias Afwerki che ha instaurato un regime simile a quello della Corea del Nord.
Oggi l'Etiopia è sicuramente un Paese in ascesa, con una crescita di oltre il 7% annuo. Grazie ai finanziamenti ricevuti dai cinesi, lancerà il prossimo dicembre il suo primo satellite. I suoi parchi industriali attirano, da un po' di tempo, investimenti esteri, ma ha pure tanti debiti e un'alta inflazione. Insomma, speranze e preoccupazioni si intrecciano; tra le prime l'abbassamento – dal 22% al 3% delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà nel 2030; basti pensare che nel 2000 erano il 44%; inoltre, si prevede una classe media in ascesa e, quindi, un incremento dei consumi. Tra i motivi di fiducia c'è quello che si tratta di un Paese giovane: il 70% della popolazione, infatti, ha meno di trent'anni.
Ci sarebbe tanto altro da dire, naturalmente. Se i piani ambiziosi del giovane premier, soprattutto sul piano economico, verranno attuati, l'Etiopia subirà una vera e propria metamorfosi; quasi un paradigma della rinascita africana.
Fonte: di PILO OBALOGNA