"IL COMITATO DI DIFESA SOCIALISTA (1923)"Perché i giovani sappiano e gli anziani ricordino (Ezio Riboldi)
22-05-2018 - STORIE&STORIE
La clamorosa scissione di Livorno del PSI (21/1/1921), da cui nacque il Partito Comunista d´Italia (PCdI), ebbe, fra l´altro, la sciagurata conseguenza di rompere l´unità del movimento operaio italiano, proprio mentre le bande fasciste scorrazzavano per tutta la penisola, distruggendo le strutture costruite con anni di lotte e di sacrifici dai lavoratori.
I vincitori del congresso, i cosiddetti massimalisti (1), non si rassegnarono però all´esclusione del PSI dall´Internazionale Comunista (2), approvarono la "Mozione Bentivoglio", che rimetteva all´imminente III congresso internazionale (26-6-1921) l´ultima parola circa l´espulsione o meno dei riformisti, e inviarono a Mosca una delegazione capeggiata da Costantino Lazzari, prestigioso ex segretario del partito (3), e composta anche dai deputati Fabrizio Maffi ed Ezio Riboldi, poi definiti "I pellegrini di Mosca" (4).
I tre incontrarono i capi bolscevichi il 2 luglio 1921. Particolarmente toccante fu l´abbraccio fra Costantino Lazzari e Lenin, che si erano conosciuti nel 1915 a Zimmerwald (5).
Ma i capi bolscevichi (Lenin, Trotsky e Zinoviev) nulla concessero al Psi e rimasero inflessibili nella loro richiesta di espellere i riformisti (6), condizione posta come irrinunciabile per l´ammissione del PSI all´I.C..
La reazione socialista al diktat bolscevico provocò la costituzione nel PSI della corrente detta dei "Massimalisti unitari" (Baratono (7), Serrati), contrari alla scissione, i quali, al congresso straordinario di Milano (ottobre 1921) prevalsero sui terzinternazionalisti (Lazzari, Maffi, Riboldi), favorevoli ad accogliere le richieste di Mosca, pur di essere ammessi all´I.C.
La nuova Direzione (8) inviò all´I.C. un nuovo appello, che fu regolarmente rigettato, non essendo stata effettuata la separazione dai riformisti. Intanto infuriava lo squadrismo fascista, sì da spingere una minoranza della Direzione (9) a porsi il problema dell´´utilizzazione del gruppo parlamentare per far cessare le violenze in atto nel Paese. Il quale gruppo si determinò ad agire, anche in contrasto con l´esasperante intransigenza massimalista, e Turati partecipò alle consultazioni del Re per la formazione del nuovo governo.
Nel XIX congresso (straordinario) di Roma (1-4 ottobre 1922) si confrontarono la mozione massimalista (su cui confluirono i terzinternazionalisti) e quella unitaria di Cazzamalli e Baratono (su cui confluirono riformisti e centristi). La vittoria dei primi determinò l´espulsione dei riformisti (10).
Nel prosieguo dei lavori congressuali (11), di particolare rilevanza fu il discorso del siciliano Arturo Vella, ex vicesegretario del partito, il quale avanzò riserve su una fusione incondizionata col PCdI, chiedendo che fosse conservato il nome di PSI, rifiutata ogni defenestrazione di militanti e che fosse garantita l´autonomia decisionale del partito.
Il congresso rinnovò, l´adesione del PSI (12) alla Terza Internazionale ed inviò una nuova delegazione (13) al IV congresso dell´I.C., che sarebbe iniziato il 5 novembre 1922, per discutere della fusione fra PCdI e PSI.
Nel documento concordato a Mosca (piuttosto subito dal PCdI, contrario alla fusione) si aggiungeva a tutte le altre condizioni precedenti anche...l´espulsione di Vella (e dei suoi sodali) per le riserve da lui avanzate sull´opportunità di tentare di nuovo l´adesione al Comintern! Il documento venne approvato dalla Direzione del PSI (14) e l´Avanti!, momentaneamente guidato dal redattore capo Pietro Nenni, pubblicò, il 3 gennaio 1923, un articolo del direttore Serrati, ancora a Mosca, intitolato L´Unità comunista, inneggiante alla imminente fusione.
Nella stessa pagina apparve, però, anche un articolo di Nenni intitolato La liquidazione del partito socialista?, ostile alla progettata fusione a tavolino (15).
Sulla base di tale articolo e, in particolare per iniziativa di Pietro Nenni e di Arturo Vella, sorse un movimento antifusionista che si organizzò attorno ad un "Comitato di Difesa Socialista", costituito a Milano il 14 gennaio 1923 (16).
Uno dei primi atti del Comitato fu quello di occupare l´Avanti! (17). Come rappresentante del gruppo parlamentare venne rimosso il fusionista Francesco Buffoni e sostituito con l´autonomista Tito Oro Nobili.
A causa di tali sconvolgimenti interni (18) la Direzione non potè fare a meno di convocare un nuovo congresso (XX, a Milano, dal 15 al 17 aprile 1923) per decidere sull´intricata situazione del partito (ora ridotto a soli 10.000 iscritti) e sulla tormentata vicenda dell´adesione all´I.C. , che aveva causato la scissione comunista (gennaio 1921) e quella riformista (ottobre 1922).
Vi si fronteggiarono tre posizioni: quella del Comitato di Difesa, che considerava inaccettabili, e quindi respingeva, le condizioni di Mosca e accantonava l´adesione al Comintern; quella dei terzinternazionalisti, unificatisi coi massimalisti di sinistra di Serrati (19), favorevole alla fusione e quella di Lazzari, favorevole alla fusione, ma senza rinunciare al nome e alla gloriosa tradizione del PSI.
Prevalse il Comitato di Difesa con 5361 voti contro i 3968 della mozione Lazzari-Buffoni (20).
La nuova Direzione, interamente autonomista, nominò segretario del partito Tito oro Nobili ed affidò la direzione dell´Avanti! ad un comitato composto da Pietro Nenni, Riccardo Momigliano e Olindo Vernocchi. Dichiarò inoltre incompatibili, con l´appartenenza al PSI, le frazioni organizzate.
Per cui, quando apparve la rivista terzinternazionalista Pagine Rosse, mise fuori dal partito (21) i componenti del comitato di redazione (22), che nel 1924, con la maggior parte della loro frazione, confluirono nel PCdI.
Quella che Nenni definì "l´orgia delle scissioni" nel socialismo del primo dopoguerra non finì allora, ma continuò fino ai nostri tempi, fin quasi alla scomparsa nel nostro Paese di ogni significativa organizzazione socialista.
E´ ora che tutti coloro che si riconoscono eredi di così dense pagine di Storia comincino ad operare in senso contrario, per la creazione cioè di un grande partito socialista in Italia, capace di affrontare le grandi battaglie del presente e di custodirne l´identità socialista, come seppero fare i loro predecessori nel 1923.
Bibliografia consigliata:
Ezio Riboldi "Vicende socialiste" ed. Azione Comune, 1964
Franco Pedone (a cura di) "Il PSI nei suoi congressi" vol. III, ed. Avanti!, 1963
Ferdinando Leonzio "Segretari e leader del socialismo italiano" ZeroBook 2017
Giovanni Sabbatucci "Storia del socialismo italiano" vol. III Il Poligono editore, 1980
(1) Nenni considerò che l´esito del congresso si era tradotto "nella scissione dei concordi e nella concordia dei discordi", in quanto i massimalisti, sul piano teorico vicini ai comunisti, avevano preferito, per ragioni sentimentali, rimanere uniti ai riformisti, da cui però li divideva la diversa visione strategica della battaglia socialista.
(2) L´I.C., detta anche Terza Internazionale o Comintern, era stata fondata nel corso di un congresso tenuto a Mosca dal 2 al 6 marzo 1919, alla presenza di appena 52 delegati. Il PSI lo stesso anno aveva deliberato la sua adesione ad essa
(3) In quel momento era segretario del PSI Giovanni Bacci.
(4) La satira politica, molto ingenerosamente, storpiando i loro nomi, definì i tre galantuomini "Lazzaroni, Mafiosi e Ribaldi".
(5) A Zimmerwald (Svizzera) era stato tenuto, dal 5 all´8 settembre 1915, un convegno di socialisti rimasti fedeli all´internazionalismo proletario e perciò contrari alla guerra 1915-18. Per l´Italia erano presenti Lazzari , Serrati, Balabanoff, Morgari e Modigliani.
(6) I riformisti contavano, fra le loro file capi prestigiosi del socialismo italiano, come Turati, Treves, Modigliani, Prampolini, Buozzi.
(7) Adelchi Baratono (1815-1947), filosofo positivista, docente liceale (ebbe come suo alunno Sandro Pertini) e universitario, fu membro della Direzione del PSI e deputato. Nel 1922 aderì al PSU.
(8) Nuovo segretario era stato eletto Domenico Fioritto.
(9) Cazzamalli, Baratono.
(10) Dopo il voto Turati concluse il suo discorso con queste parole. "Vi lasciamo gridando: Viva Il socialismo!, Pensiamo che questo grido potrà unirci anche nell´ora del sacrificio e del dovere" (la riunificazione avverrà a Parigi, nel 1930). Il 4-10-1922 i riformisti costituirono un proprio partito, il Partito Socialista Unitario, con segretario Giacomo Matteotti, al quale aderirono anche i centristi (Vacirca) e, poco dopo, anche il gruppo degli unitari di Baratono.
(11) Il congresso riconfermò segretario Domenico Fioritto e direttore dell´Avanti Giacinto Menotti Serrati.
(12) Vi avevano aderito, dopo la separazione dei riformisti, solo 36 deoutati sui 122 eletti nel 1921.
(13) La delegazione era composta da Garruccio, Maffi, Romita, Serrati e Tonetti.
(14) Il 2-1-1923 la delibera di accettazione dei 14 punti concordati, adottata dalla Direzione, con la sola astensione del segretario Fioritto, fu pubblicata sull´Avanti!..
(15) Una bandiera non si getta in un canto come una cosa inutile. Si può anche ammainare, ma con onore, con dignità, per un processo spontaneo di sentimenti.
(16) Ne facevano parte Acciarini, Assennato, Bovio, Del Bello, Groff, Mastracchi, Gallani, Morigi, Nobili, Pilati, Pozzi, Presciantelli, Vella, Vernocchi. L´Esecutivo era composto da Bacci, Buscaglia, Clerici, Momigliano, Nenni, Pirri, Sacerdote e Silvestrini. Sulle stesse posizioni era uno dei delegati al congresso di Mosca, Giuseppe Romita.
(17) Secondo gli accordi il giornale sarebbe dovuto diventare l´organo del costituendo Partito Comunista Unificato d´Italia, con direttore Antonio Gramsci.
(18) I terzinternazionalisti vedevano nella posizione dei defensionisti una ripresa del riformismo e, a loro volta dagli avversari erano accusati di "infantilismo estremista".
(19) Il gruppo aveva, a sua volta, costituito un "Comitato Nazionale Unionista". Serrati, rientrato in Italia, era assente dal congresso, essendo stato arrestato il 1° marzo 1923 dalla polizia fascista. Il giorno dopo furono arrestati molti aderenti al Comitato di Difesa, fra cui Nenni, che però fu liberato in tempo per partecipare al congresso.
(20) I fusionisti, coscienti di essere in minoranza, erano confluiti sulla mozione interlocutoria Lazzari, ora denominata Lazzari-Buffoni.
(21) Con l´astensione del solo Nenni.
(22) Serrati, Buffoni, Maffi, Malatesta e Riboldi.
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO