"NON DEVONO ESISTERE MINORANZE"

22-01-2018 -

In questi giorni diversi gli articoli di presentazione alle parlamentari di personaggi più o meno noti, caratterizzandone la candidatura con l´appartenenza ad una quota rosa, alla comunità LGBT, ad una particolare religione, oppure presentando la propria immagine a riportare tratti somatici caratteristici di altri paesi. Ed ecco che viene spontaneo chiedersi se tutto questo affanno a ritagliare sui media delle tipicità di elettorato, sia a puro impiego propagandistico – visto che di programmi non se ne legge neanche in bignami - o abbia davvero il fine di costituire uno spaccato qualificato e variegato della nostra popolazione in parlamento. Certo è che l´orientare la campagna elettorale individuale ad una specifica appartenenza di questo tipo, può far pensare a una impossibilità degli stessi a occuparsi di "altro", ad una incapacità politica a tutto tondo, relegando il candidato a lotte e scelte di peculiarità, come se quella parte di Italia che rappresentano non possa e non debba essere rappresentata anche da altri, o come se gli stessi non fossero in grado di rappresentare altri nella nostra frammentata Italia.
Una cosa è comunque certa, la politica non è caratteristica personale, anche se si avvantaggia della personalità, del vissuto, della capacità e della preparazione del soggetto, e se il paese dove viviamo è un paese davvero democratico, il colore della pelle, le preferenze sessuali o il sesso scritto su una carta di identità non sono specifiche fondamentali alla rappresentanza nelle istituzioni. Chi pensa in politica che ci sia la necessità di ritagliare spazi appositi di questo tipo, è il primo a produrre preclusioni e disparità.


Fonte: di PATRIZIA VIVIANI