La drastica riduzione della vendita dei quotidiani cartacei rappresenta un fenomeno oramai ben noto, anche oltreoceano. In Italia negli ultimi quindici anni le testate locali hanno perso quasi il 60% delle copie vendute in edicola, mentre, quelle nazionali circa l’80%.
Il processo di abbandono della carta stampata è alquanto complesso e riguarda sia la domanda sia l’offerta di informazione. Nel consolidarsi di detto trend i maggiori responsabili sono individuati nella diffusione di internet e nel consolidamento delle piattaforme digitali.
Entrambi i fattori hanno inciso rendendo possibile dal lato della domanda e della offerta una moltiplicazione di fonti e notizie più facilmente accessibili da parte delle diverse audience.
Così motori di ricerca e social sono divenuti le principali fonti di informazione politica e, contemporaneamente si è attivato, da parte dei cittadini, un processo di disintermediazione verso i media tradizionali fra cui i giornali e le televisioni.
Nel mondo digitale le news non riescono più a restare “esclusive” visto che gli stessi lettori sono produttori di contenuti sui social e le news si diffondono e vengono commentate già prima del loro arrivo sui canali tradizionali.
Con il declino strutturale del cartaceo e la crescita dei media online dunque i social network diventano fra i principali spazi di comunicazione politica, con un conseguente aumento dell’uso della comunicazione diretta (video, post, live) che indebolisce il ruolo dei mediatori giornalistici. Lo stesso linguaggio si modifica privilegiando forme semplici o di intrattenimento.
Un ecosistema informativo più rapido e meno filtrato comporta poi una maggiore esposizione alla disinformazione. Senza il filtro operato delle redazioni giornalistiche, molte notizie false o fuorvianti si diffondono con estrema facilità.
Al momento sembra che la crisi della carta stampata sia destinata a non arrestarsi e che il servizio da loro offerto non sia destinato a essere sostituito con facilità. I giornali svolgono un’attività fondamentale per la società e per le classi dirigenti selezionando e gerarchizzando le notizie significative, influenzando l’agenda politica, fornendo chiavi di lettura.
Per gli editori di quotidiani accrescere la presenza sul digitale non è immediato in quanto serve inventare una formula che ben si adatti al proprio mercato e al proprio contesto di riferimento. Significa, in altre parole, dover modificare il prodotto e il suo ciclo produttivo, con costi fissi maggiori.
Attualmente il numero di copie digitali vendute in abbonamento è esiguo. Per di più la durata media di un utente su un sito di informazione on line si attesta su due minuti, contro i venti minuti dedicati in media alla lettura di un giornale cartaceo.
Oltre all’attenzione l’ulteriore sfida da affrontare sta nel selezionare i contenuti da sottoporre agli utenti sulla base degli algoritmi dell’intelligenza artificiale in grado di comprenderne il comportamento e gli interessi.
Un percorso di non semplice attuazione che costituisce una forma di presidio per la democrazia.