AVEVA RAGIONE JEAN JACQUES ROUSSEAU?
di Enno Ghiandelli

27-10-2025 -

Le recenti elezioni regionali della Toscana hanno segnato il punto più basso della partecipazione dei cittadini ad una tornata elettorale: ha votato meno di un cittadino per ogni avente diritto al voto. Subito si sono alzate le grida di disperazione che si sono spente all’arrivo dei primi dati dalle urne.

Gli aventi diritto erano 3.007.061 (+19.180 rispetto al 2020), allora avevano votato 1.870283, questa volta 1.435.379, meno della metà. Percentualmente siamo passati dal 62,60% al 47,73%.

Prima però di riprendere un ragionamento su questo dato che mi sembra sconvolgente e meritorio di cercarne di capire le ragioni vediamo quello che è successo fra i due principali concorrenti: Eugenio Giani (rieletto e Alessandro Tomasi). L’analisi si ferma a questo punto e mi sembra difficile fare un’analisi corretta per le dinamiche interne alle coalizioni (presenza di una lista spuria nel cosiddetto campo largo, Giani Presidente-Casa riformista una lista spuria anche se Matteo Renzi leader di Italia Viva ha subito affermato che i voti erano tutti del suo partito, cosa non vera).

Eugenio Giani è stato votato da 752.487 persone, meno 225.619 rispetto al 2020 (per raggiungere questo risultato ho aggiunto ai voti conseguiti da Giani quelli conseguiti dal candidato del Movimento 5 Stelle che nel 2020 si era presentato con un candidato autonomo).

Alessandro Tomasi ha incassato 570.739 voti, 148.527 meno dell’altra volta.

Il PD si riconferma primo in tutti i capoluoghi con l’eccezione di Arezzo. Stando ai voti, a Firenze, il PD ha avuto una forte emorragia di voti passa dai 61.490 voti del 2020 ai 36.536 del 2025 (anche in questo caso potrebbe essere non corrispondente alla realtà per ché la lista a sostegno di Giani ha avuto un notevole successo raddoppiando i voti di Italia viva nel 2020, 10.637 contro i 20.076. del 2025. Mentre Fratelli d’Italia passa da 17.567 a 30.055. Quello che però dovrebbe preoccupare il PD è il risultato di Campo Bisenzio, una volta feudo del PCI, dove Fratelli d’Italia è il primo partito. Sia a Firenze che a Campi il campo largo è nettamente in vantaggio.

Fatta questa rapida e succinta analisi vorrei tornare a quello che ritengo il problema fondamentale: la diminuzione dei votanti, fenomeno purtroppo che si sta verificando in tutta l’Italia.

Una repubblica parlamentare non può funzionare correttamente se non c’è un processo osmotico fra il cittadino ed il potere. La nostra Costituzione assegna questa fondamentale funzione ai partiti, in primo luogo, e agli altri corpi intermedi. Attualmente, in Italia e non solo, questi versano in uno stato comatoso che non promette niente di positivo. Lo vediamo tutti i giorni, il circo della politica è divenuto autoreferenziale e gioca una partita tutta al proprio interno, insomma sembrerebbe aver ragione Jean Jacques Rousseau che sosteneva che gli inglesi sono liberi solo ogni cinque anni quando si recano a votare.

Soprattutto a sinistra si è creduto che morto il marxismo non ci fosse altra “religione” che quella capitalista. Detto in altre parole non si è capito cosa abbia voluto dire consegnare le scelte politiche agli algoritmi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, nel mondo crescono le diseguaglianze e aumenta la ricchezza di pochi in danno di molti, e al contempo cresce notevolmente la logica di tutti contro tutti.

Questa cupio dissolvi ha contagiato anche le istituzioni, sia al centro che in periferia. L’obbiettivo è quello di ridurre le assemblee elettive a mere casse di risonanza del potere esecutivo. La riforma Costituzionale proposta dal Centro destra va in questo senso. La giustificazione è una maggiore efficienza dell’azione politica. Tutte balle, serve solo a sovvertire il nostro sistema istituzionale.

L’elezione diretta dei Sindaci, dei Presidenti delle Provincie e delle Regioni si colloca lungo questa direttrice, di fatto, le assemblee elettive non contano quasi più niente e le giunte ad sono niente più che lo staff dei Sindaci o dei Presidenti. L’unico parametro che conta è quello finanziario, con questa logica si sono attribuite all’esterno importanti funzioni che legano il cittadino al suo comune. Il dibattito che si sta svolgendo a Firenze in questi giorni sull’ammissione o meno di un socio privato nella gestione dell’acqua pubblica è emblematico di tale situazione

Ritornando a temi più generali com’è possibile che nessuno insorga contro la riduzione continua del welfare, non solo dicendo che per la sanità si spende poco, ma creando nel paese un movimento popolare capace di contrastare questo stato di cose.

Quando arriverà qualcuno capace di essere credibile e di ricostruire fiducia e speranza nei ceti meno abbienti e in quelli medi? Un percorso per uscire da questa minorità è possibile?

Personalmente sono convinto che lavorando sia possibile creare un’alternativa che per me è il Socialismo Liberale.




Fonte: di Enno Ghiandelli