E' più che giustificato avere paura che una nuova guerra mondiale si verifichi. Essa, però, è già cominciata. Per quanto si possa argomentare sulle sue novità dovuta ai tempi e allo sviluppo tecnologico, ma è normale che così sia, il risultato è sempre lo stesso: la morte e le distruzioni diventano pane quotidiano.
Il mondo ha ragione ad avere paura. Perché, ci domandiamo, quando la guerra scoppia si è sempre sorpresi e smarriti, impreparati a che la barbarie del passato si ripetano con le aggiunte di quelle che offre il presente. La guerra ci trova sempre increduli e anche un po' rassegnati; un po' troppo rassegnati!
Perché – ci domandiamo - nel proprio pensare e nel proprio agire i popoli chiudono gli occhi a fronte di quanto potrebbe accadere salvo aprirli quando la furia distruttiva dell'umanità contro se stessa impone di farlo; quando ragionare politicamente diviene più difficile o addirittura impossibile e la logica delle armi, dei riarmi, dell'atomica tattica, dei droni sempre più efficienti quanto più distruttivi, è divenuto oramai l'unico “luogo” morale di un insieme di azioni immorali perpetrate da uomini contro altri uomini.
Perché nessuno si chiede per quale motivo si sia arrivati al punto che le élite mondiali ritengano esserci dell'utile nel produrre il male; perché l'umanità si smarrisce nella sconcezza della prepotenza del profitto non solo personale, ma addirittura di Stato: nel ritenere che, in fondo, si tratta di cose normali poiché l'interesse per la vita riguarda certamente tutti, ma non tutti sono tutti.
La disumanizzazione dei rapporti umani è la caratteristica di questo terribile tempo. Affrontarlo con il sentimento della pietà non ha senso; infatti, non serve a niente quando l'uomo ritiene di poter sopraffare per il proprio interesse e quello della propria parte un altro uomo. Così, l'idea di umanità svanisce e ciò che conta è solo la forza . Essa che ha una qualche legittimità soltanto a salvaguardia dell'uomo stesso contro l'oppressione, la prevaricazione violenta degli uni contro altri, la giustificazione della forza distruttrice contro ogni più elementare principio di giustizia e di diritto alla libertà e, quindi, alla vita.
Al quadro che abbiamo sommariamente delineato si può rispondere in termini filosofici, storici, religiosi e chi più ne ha più ne metta. A nessuno, ma proprio a nessuno, però viene l'azzardo di cercare una risposta ricorrendo al buon senso che non è un livello comune di bassa o media qualità, bensì esprimersi, proporre, giudicare, schierarsi dando, appunto, senso alle cose. E quando questo riguarda il valore più alto che abbiamo e che dovrebbe essere fattore comune della vita comune di popolazioni diverse, ossia quello della libertà e della giustizia da cui derivano i valori della pace, della dignità, del rispetto, del dialogo, del solidarismo, di quanto cioè ci fa, o dovrebbe farci, esseri umani nel senso pieno del termine, perché tutto si dissolve nel giustificazionismo o nell'antagonismo oppure nel sociologismo o, ancora, nella logica del globalismo mercatistico? Già, ancora, perché?
Lo smarrimento della ragione è dovuto alla violenza dei comportamenti; al non cogliere, fin dall'inizio di un fenomeno, i rischi che vi sono insiti che è un qualcosa di diverso rispetto a quanto non condividiamo. Per quale motivo non vengono subito attivate pratiche di salvaguardia consapevoli che ogni azione della politica, della morale, dell'economia e così via se non ha l'uomo al proprio centro produce distorsioni, ingiustizie e tante altre disumane conseguenze. Quando non trovano un'opposizione motivata, attiva e presente nei vari campi della socialità si arriva allo scenario attuale stretti nella triplice angoscia del bullismo trumpiano , del bellicismo di Putin e della foga sterminatrice del governo israeliano.
Per ridare al concetto di umanità il proprio significato occorre che l'uomo pratichi l'umanesimo; però, perché ciò avvenga, occorre che l'uomo abbia il senso concreto dell'umanità al centro di ogni riflessione e non subalterno all'interesse particolare.
Cosa succederà non è prevedibile; tutto è divenuto traballante e lo scricchiolio dell'insieme si fa ogni giorno più acuto.