IL FINE VITA IN TOSCANA E ALTRE CONSIDERAZIONI
di Sergio Castelli

23-06-2025 -

Il provvedimento, invocato da un giornalista e scrittore della provincia di Siena, è stato autorizzato dopo un anno dalla richiesta fatta alla ASL Toscana Sud Est. La procedura si è realizzata al domicilio del richiedente, assistito da due medici e da un medico del servizio di medicina legale della ASL, volontari.

Il 17 maggio scorso, nella provincia di Siena, il giornalista e scrittore Daniele Pieroni ha avuto la possibilità di porre fine alla sua vita, grazie alle sentenze della Corte Costituzionale n. 242/2019, meglio conosciuta come ordinanza Cappato – Antoniani (Dj Fabo), e n. 135/2024, e alla legge regionale n. 16/2025 c.d. “Liberi Subito”, approvata dal Consiglio regionale della Toscana nella seduta dell'11 febbraio 2025. Questa notizia è stata diffusa dall'Associazione Coscioni in un comunicato. «Si tratta del primo caso di morte assistita volontaria avvenuto nella Regione Toscana da quando la legge è stata implementata, a dimostrazione della sua piena applicabilità in base a un giudizio costituzionale, nonostante l'appello del Governo», evidenzia la comunicazione.

Nato nel 1961 a Pescara, Daniele Pieroni (nella foto 1) viveva a Chiusi [SI] e, dal 2008, soffriva del morbo di Parkinson che, a causa di una grave difficoltà a deglutire, lo aveva costretto a mantenere una gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) attiva per 21 ore al giorno. Nell'agosto 2023, tramite un amico, aveva contattato il Numero Bianco dell'Associazione Luca Coscioni (06.99313409) per ottenere informazioni su come procedere per la morte volontaria medicalmente assistita.

Dopo aver ottenuto, il 22 aprile scorso, l'esito favorevole delle verifiche previste dalla sentenza della Corte Costituzionale nota come "Cappato-Dj Fabo", Daniele Pieroni ha riaffermato, meno di un mese dopo, la sua intenzione di procedere presso la propria abitazione. Alla domanda su cosa pensa della morte, Daniele ha risposto: «La morte non spaventa l'anima perché non la disunisce dal lungo respiro del mondo, anzi è ‘cosa bella' perché concede una visione del sublime che agli occhi non riesce».

Per quanto concerne il metodo seguito a casa di Pieroni, l'Associazione Luca Coscioni dichiara: «Tutto è avvenuto nel totale rispetto della procedura prevista dalla normativa toscana e delle condizioni stabilite dalla Consulta. A casa sua è stato allestito il farmaco letale, che Daniele ha somministrato a se stesso». Due dottoresse e un medico legale dell'ASL erano presenti su base volontaria, i quali, secondo quanto riportato dall'Associazione, «hanno operato con grande umanità e professionalità, come confermato da testimoni presenti».

Accanto a Daniele erano presenti anche Felicetta Maltese, coordinatrice della Sezione toscana dell'Associazione Luca Coscioni, il suo fiduciario Leonardo Pinzi, le assistenti domestiche e i familiari. Alle 16:47 Daniele ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16:50 ha smesso di respirare, in modo sereno. «Il personale medico ha mostrato un comportamento esemplare, essendo presente sia a livello professionale sia umano. È fondamentale che la legislazione abbia operato con successo e che l'ASL abbia rispettato i termini con serietà e considerazione» ha affermato Felicetta Maltese, attualmente sotto indagine insieme a Marco Cappato e Chiara Lalli per aver assistito un altro cittadino toscano, Massimiliano, 44 anni, da sei malato di sclerosi multipla, nel percorso verso il suicidio assistito in Svizzera.

«La legge toscana sul fine vita, nata da un'iniziativa popolare supportata da oltre 11. 000 persone, rappresenta un gesto di civiltà e responsabilità che assicura tempi certi per l'accesso all'assistenza medica per la morte volontaria, applicando le norme già sancite dalla Corte Costituzionale», affermano Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria nazionale e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. «Il ricorso del Governo Meloni – concludono – è una decisione ideologica e senza basi giuridiche, mirata a ostacolare un diritto già affermato, così come la proposta di legge che il Governo intende presentare per impedire alle Regioni di procedere. Nel frattempo, troppe persone continuano a soffrire o a lasciare il paese per poter morire con dignità. Esortiamo tutte le Regioni a intervenire per tutelare la libertà e il rispetto delle volontà individuali.»

Sul tema è intervenuto anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani: «La legge toscana sul fine vita ha riempito un gap», ha affermato in un comunicato. «Adesso è necessaria una normativa nazionale che ufficializzi quanto espresso dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019». A tal proposito, la Corte Costituzionale si è espressa più volte e ha esortato il Parlamento a creare una legge che disciplini le modalità e l'accesso al suicidio assistito. Proprio il 17 luglio è prevista al Senato la trattazione di un documento del governo riguardante il fine vita.

«Quanto è accaduto – ha affermato Giani – indica che la nostra legge, in effetti, non introduce nuove condizioni, nemmeno in termini di regolamentazione, riguardo al fine vita con supporto medico. La legge ha semplicemente tradotto in procedure oggettive, imparziali e uniformi quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019. La normativa toscana ha reso reali i principi contenuti nella sentenza, consentendo ai cittadini di intraprendere un percorso di fine vita assistito medicalmente, rispettando il diritto all'autodeterminazione».

«In sintesi – ha concluso Giani – siamo di fronte alla prova più chiara di come la legge toscana abbia temporaneamente risolto un vuoto, ma non abbiamo l'arroganza di pensare che possa farlo per sempre. È giunto il momento di creare una legge nazionale che traduca i principi stabiliti dalla sentenza della Consulta».



###



Una recente ordinanza dell’organo giudiziario fiorentino dichiara legittimo il «diritto fondamentale ad autodeterminarsi nelle scelte terapeutiche in materia di fine vita, nella sua declinazione del diritto di scegliere, in modo libero, consapevole e informato, di procedere alla somministrazione del farmaco letale in modalità eteronoma e, dunque, da parte del personale sanitario».

Al momento in cui chiudiamo l’edizione di questo numero del giornale, siamo informati che il Tribunale di Firenze (nella foto 2), VI sezione civile, con Ordinanza n. 97 del 30 aprile 2025, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardante l'articolo 579 del codice penale, in particolare per l'aspetto in cui non esclude la punibilità di chi, seguendo le modalità stabilite dagli articoli 1 e 2 della legge del 22 dicembre 2017, n. 219, recante Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, realizza concretamente la volontà di suicidio, liberamente e autonomamente formata, di una persona che è mantenuta in vita tramite trattamenti di sostegno vitale e che soffre di una malattia irreversibile, dando luogo a sofferenze fisiche o psicologiche considerate insopportabili dalla stessa, ma che è pienamente in grado di prendere decisioni consapevoli e libere, a condizione che tali situazioni e le modalità di attuazione siano state verificate da un ente pubblico del servizio sanitario nazionale, previa approvazione del comitato etico competente per territorio, nel caso in cui la persona, per incapacità fisica e per mancanza di attrezzature adeguate, non sia in grado di procedere autonomamente o quando le opzioni alternative di autosomministrazione disponibili non siano accettate dalla persona sulla base di una scelta ragionata, che non possa essere considerata irragionevole, in contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione.
L'udienza pubblica presso la Corte costituzionale avrà luogo l'8 luglio prossimo e il giudice costituzionale Stefano Petitti sarà il relatore.





Fonte: di Sergio Castelli