"NELLA ATTESA ELETTORALE"

25-12-2017 -

Yes we can fu il funesto slogan, rubato a Barak Obama, il nuovo inquilino della Casa Bianca, dall´allora candidato premier del Pd Valter Veltroni nelle disastrosissime elezioni politiche del 4 aprile 2008: le urne resuscitarono Silvio Berlusconi che si riprese le chiavi di Palazzo Chigi spinto dalla corazzata Potemkin del centro-destra.
Sponsor eccellente del Pd a vocazione maggioritaria dell´american boy, fu il noto partito editoriale Espresso-Repubblica del trio Carlo De Benedetti-Eugenio Scalfari-Ezio Mauro, cantori del socialismo è morto, composto qualche anno prima dalla band Giddens-Lloyd ispiratrice della terza via neoliberista, cara al laburista di Dowing street Tony Blair.
Ma anche - secondo il motivetto coniato Veltroni - il ragazzo rosso, Fausto Bertinotti che, fulminato dal socialismo indigeno di Chavez e company, prese, solitario, la leadership della Sinistra Arcobaleno, verso cui le urne furono spietate: l´eterogenea formazione politica assemblata a mò di un´armata Brancaleone fu cancellata dal Parlamento.
"Mi prendo la responsabilità di non esser riuscito a fare il partito che volevo, che sognavo: non ce l´ho fatta e chiedo scusa per non avercela fatta", pianse Veltroni cui s´aggiunse lo strazio amaro di Bertinotti: il tentativo di costruire una sinistra radicale antagonista è fallito: la mia generazione ha fallito, ha perso, io ho perso. Ma nessuno dei due si ritirò dopo aver prematuramente uccellato il secondo governo di centro-sinistra del poeta morente Romano Prodi!
Dieci anni dopo, il 3 marzo 2018, quando sono in programma le elezioni politiche, la storia rischia, può ripetersi, in un contesto culturale, politico e sociale certamente peggiorato e pur presentando oggi, rispetto ad allora, alcune varianti significative e di non poco conto.
La prima: già è ampiamente annunciato il progetto politico principale post-elettorale di una coalizione, ispirata da Scalfari, per la governabilità senza la morale che con la politica non ha nulla a che fare, tra il Pd di Matteo Renzi e Forza Italia di Silvio Berlusconi con annessi, da una parte e dall´altra, vassali, valvassori e valvassini.
La seconda: chi non ha, per la teoria scalfariana, da offrire e da garantire la governabilità - in primis il M5S di Luigi Di Maio - è un voto inutile tanto quanto quello non all´ex-magistrato Pietro Grasso ma a Liberi e Uguali dei registi non occulti: da Massimo D´Alema al patron della Ditta, Pier Luigi Bersani, fino a neo-riformisti di bella Speranza e a leader di qualche sottocomponente, Civati.
La terza variante: all´infelice Yes we can dell´annus horribilis si contrappone oggi il gagliardo e appositamente eluso Now is the time for action - ora è il momento di agire - del senatore socialista Bernie Sanders all´indomani della epocale vittoria per la giustizia e la decenza del Partito Democratico in Alabama che da un quarto di secolo non si tingeva di blu, per cui Now you can win anywhere, ora si può vincere ovunque!
La quarta variante: l´Oxford Dictionary ha inserito nel suo prestigioso vocabolario la nuova parola Youthquake, a indicare il terremoto dei giovani, la grande capacità dei giovani di influenzare e persino guidare i cambiamenti politici, facendola parola dell´anno 2017 il cui uso è aumentato del 400% dalla sua comparsa nel 2016 al raduno dei giovani del Labour Party per le fortunatissime elezioni politiche di giugno scorso che hanno premiato con un bel 40% il progetto culturale e politico del Socialismo del XXI° secolo di Jeremy Corbyn.
Quest´ultime due varianti sono la inappellabile smentita del teorema il socialismo è morto o è fallito del partito editoriale Espresso-Repubblica e dei suoi più o meno graditi seguaci della sinistra di governo - il Pd versione Veltroni e Renzi passando per Bersani e D´Alema - quanto della sinistra radicale - da Bertinotti a Mussi, da Speranza a Civati.
Resta il M5S di Luigi Di Maio quale unico baluardo all´attuazione del progetto politico principale, la coalizione Renzi-Berlusconi: è ancora lontano dal tradurre a sintesi politica il movimento di giovani, uomini e donne, refrattari ai dinosauros dell´establishment della sinistra post comunista.
Per riuscire nell´operazione di un governo anti-sistema per un Paese sfinito, sfiduciato e sfiancato, il M5S dovrebbe saper guardare più che ai salotti buoni a quei due vecchi signori - Corbyn e Sanders - che hanno avuto il coraggio di rifarsi e riaggionare il socialismo d´antan che con le riforme di struttura portò alla nazionalizzazione di industrie e servizi di interesse pubblico (energia elettrica, scuola dell´obbligo), all´ospedalizzazione nazionale propedeutica al Ssn, la sanità universale, fino ai diritti sociali, Statuto dei Diritti dei Lavoratori, e civili, il divorzio e l´aborto.
In sintesi, la grande sfida del M5S per fare un governo anti-sistema richiede una visione culturale che sappia coniugare libertà e uguaglianza riconoscendo contemporaneamente la diversità di ciascuno/a per identità, cultura, aspirazioni: se per esser liberi e uguali occorre riconoscere la diversità, non si può esser progressisti senza un progetto culturale e politico anticapitalista che è la discriminate minima al di là della quale si può parlare di tutto, si può parlare di amici, di possibili alleati, di compagni di strada, ma non si può parlare di sinistra.



Fonte: di CARLO PATRIGNANI