La dispersione scolastica è un fenomeno silenzioso e drammatico, perché spesso la povertà educativa genera emarginazione e talvolta microcriminalità. Alcune ricerche per lo sviluppo del PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza (rapporto Openpolis – Con i bambini) evidenziano che nel 2022 il 12% degli studenti italiani che ha terminato gli studi non ha le competenze minime di base, mentre il 14% ha lasciato prematuramente la scuola. Percentuali preoccupanti cresciute negli ultimi anni anche a causa della pandemia. La probabilità di abbandonare gli studi è correlata alle difficoltà incontrate dall’alunno con il sistema scolastico ossia il programma, i docenti, le regole di condotta all’interno della scuola e il bullismo. Sono altresì molto importanti le condizioni socio-economiche in cui il bambino cresce. La povertà educativa del nucleo familiare sembra abbia maggiore impatto di quella economica. Quando un bambino va bene a scuola, è difficile che l’abbandoni anche in un contesto di povertà. A causa delle disuguaglianze sociali, il punto di partenza non è lo stesso per tutti. Frequentare la scuola, incontrare coetanei, confrontarsi con adulti di riferimento aiuta a sviluppare un pensiero critico e genera opportunità. Ecco perché è necessario, in tutte le regioni italiane, monitorare e programmare interventi specifici. Scuole maggiormente attrezzate, aperte tutta la giornata, nelle quali i ragazzi possano svolgere attività culturali, sportive e ricreative extra-scolastiche potrebbero aiutare a favorire l’interazione tra loro e proporre un’alternativa al mondo virtuale nel quale sempre più tendono a confinarsi. Mancano anche docenti di sostegno per i più deboli ed è necessario trovare più risorse per attivare corsi dedicati al recupero di alcune discipline specifiche. Nel Meridione il tasso di abbandono scolastico tra i giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media raggiunge il 25,5%, rispetto al 18,9% nel Nord. Esiste una correlazione tra dispersione scolastica e livello d’istruzione dei genitori. Incidenze molto contenute di abbandoni, pari al 5,9%, si riscontrano invece per i figli di genitori con un titolo di studi di scuola secondaria e del 2,3% per i figli di genitori laureati. Per giovani con genitori che non esercitano una professione qualificata o non lavorano, gli abbandoni scolastici sono più frequenti.
Gli abbandoni precoci in Italia e in UE
Nonostante il calo del tasso di abbandono nel corso degli ultimi due decenni, all’interno dell’Unione Europea l’Italia rientra tra i Paesi dove il problema delle uscite precoci dal sistema d’istruzione e formazione resta più consistente. Nel 2022 è il quinto paese con più abbandoni (11,5%), dopo Romania (15,6%), Spagna (13,9%), Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%).[1] Nel 2022, nel nostro Paese, l’11,5% dei giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo è superiore alla media europea (9,6%) e alla soglia del 9% fissata a livello europeo. Questo ritardo nei confronti degli standard UE è in gran parte il risultato delle disparità regionali.
Divari interni sui tassi d’abbandono scolastico
Le regioni italiane con un tasso inferiore al 10% sono una decina: Lombardia (9,9%), Veneto (9,5%), Emilia-Romagna (9,5%), Abruzzo (9,3%), Molise (8,3%), Friuli-Venezia Giulia (7,7%), Lazio (7,4%), Umbria (7,3%), Marche (5,8%) e Basilicata (5,3%). Come si può notare 6 di queste2 sono al di sotto del livello UE. Al contrario, il problema è molto più ricorrente nel Mezzogiorno. In Sicilia e in Campania oltre il 15% dei giovani ha lasciato la scuola prima del tempo. Questo vuol dire che nel 2022, il 15% di giovani tra i 18 e 24 anni avevano al massimo la licenza media. La quota nazionale dell’11,5% viene infatti ampiamente superata nel Sud (13,8% in media) e nelle isole (17,9%). In Sicilia la quota sfiora il 19%, mentre in Campania si attesta al 16,1%. Seguono Sardegna e Puglia con quasi il 15% di uscite precoci. Anche la Valle d’Aosta (13,3%) si colloca al di sopra della media nazionale [2].
Il bisogno di un monitoraggio ancora più capillare
Nonostante un miglioramento visibile dei tassi di abbandono scolastico negli ultimi anni, notiamo che alcuni studenti – pur non rientrando tra gli abbandoni in senso stretto, in quanto hanno completano il ciclo di studi – non raggiungono i livelli di competenza adeguati. Intervenire su questi aspetti è una necessità resa urgente dalle questioni economiche, oltre che educative e sociali. Infatti, quando analizziamo i dati dell’occupazione giovanile in Italia, verifichiamo che il 51% degli occupati nel 2008 (18-24enni), aveva al massimo la licenza media. Nel 2020 è sceso a 33,2%, ma tra i più alti d’Europa. La futura manodopera, con il diffondere della digitalizzazione, avrà bisogno di un livello di formazione superiore per non essere marginalizzata. Tali tendenze avranno un impatto sulla coesione sociale e territoriale del Paese, in un prossimo futuro. Per intervenire efficacemente sul fenomeno, bisogna disporre di dati disaggregati e aggiornati sulle disparità educative. L’indicatore europeo sugli abbandoni è prezioso per quanto riguarda il confronto tra Paesi membri e tra regioni, ma è ancora poco dettagliato in chiave locale. Supplire a tale carenza offrirebbe uno strumento fondamentale nelle politiche di contrasto della povertà educativa.
Conclusioni
- Obbligo scolastico fino alla maggiore età , in cui nel percorso scientifico sia incrementato lo studio dell’informatica (coding, sviluppo dell’intelligenza artificiale, robotica, ecc.. );
- Migliorare la conoscenza della lingua italiana (scrittura e ortografia);
- Migliorare l’accesso a un’istruzione di qualità, indipendentemente dalla provenienza socio-economica o geografica degli studenti; questo potrebbe includere creazione di programmi di sostegno finanziario per le famiglie a basso reddito e aumentare il numero dei trasporti scolastici nelle zone rurali;
- Migliorare il sostegno ad alunni stranieri sia per la didattica che per i rapporti con l’istituzione scolastica;
- Valorizzare l’istruzione professionale promuovendo un’alternativa valida rispetto alla scelta del più classico “liceo”, in modo da offrire programmi formativi che diano accesso immediato al mondo del lavoro, come ad esempio il caso virtuoso dell’Emilia-Romagna (in Italia) o della Germania (in Europa);
- Combattere il bullismo in ambito scolastico in ogni sua forma;
- Valutare i danni dei social su internet e come portano i giovani ad isolarsi dai loro coetanei con amicizie virtuali e trovare soluzioni. Armadietti personali nei quali gli alunni devono depositare il cellulare quando entrano a scuola, e recuperarlo durante la ricreazione e al termine delle lezioni;
- Incrementare il supporto psicologico e sociale agli studenti che incontrano difficoltà a scuola, per aiutarli a superare gli ostacoli che portano all’abbandono;
- Coinvolgere le famiglie, le comunità locali e le istituzioni nella promozione della continuità scolastica degli studenti, attraverso programmi di tutoraggio, iniziative di volontariato e collaborazioni con associazioni locali laiche e religiose;
- Analizzare le cause e scegliere le strategie da adottare a livello regionale che tengano conto delle caratteristiche e delle esigenze territoriali, monitorandone costantemente l’impatto.
La diminuzione dei laureati in Italia
1. Difficoltà nel sistema educativo: il sistema educativo italiano potrebbe presentare carenze o inefficienze che rendono difficile per gli studenti completare con successo i loro percorsi di studio fino alla laurea.
2. Scarsa attrattività dell'istruzione superiore: potrebbe esserci una mancanza di incentivi sufficienti per i giovani a continuare gli studi universitari, come una mancanza di opportunità future di lavoro o l’assenza di un sostegno finanziario.
3. Disoccupazione giovanile: la prospettiva di non trovare un lavoro una volta conclusi gli studi universitari potrebbe scoraggiare i giovani nell'impegnarsi in un percorso accademico. Alloggi per studenti lontani dalle loro famiglie troppo costosi, e borse di studio poco accessibili.
4. Una mancanza di previsione a medio e lungo termine del numero di laureati necessari per settore di cui l’Italia avrà bisogno suddiviso per regione.
5. Mancanza di adeguato supporto: gli studenti potrebbero non ricevere il supporto necessario per completare con successo i loro studi universitari, sia a livello accademico che emotivo (per la lontananza dai nuclei familiari e la scarsa importanza data dalla società attuale ai titoli accademici, …).
Affrontare queste questioni richiede sforzi coordinati da parte del governo, delle istituzioni educative e della società nel suo complesso per promuovere l'istruzione superiore come un obiettivo desiderabile e accessibile per tutti i giovani in Italia.
Fonte: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat (pubblicati aprile 2023)
I dati utilizzati provengono dall’Osservatorio di povertà educativa #conibambini , e sono stati raccolti da openpolis con l’impresa sociale “Con i Bambini”, nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Sono stati raccolti e trattati per poter essere analizzati con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sull’abbandono scolastico sono di fonte Eurostat (confronto europeo) e Istat (per l’Italia).