"LE RADICI DELL’ANTIFASCISMO"

07-11-2023 -


di Paolo Bagnoli


La presidente del consiglio, sia per dare forza a un governo che è strutturalmente debole e di basso profilo sia per cercare di uscire dall'incubo di un accerchiamento che potrebbe farla cadere, ha lanciato la parola d'ordine: terza repubblica. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che è limitativo definire un pasticcio in quanto si tratta di un vero e proprio non sense costituzionale. Se ritenessimo la compagine di destra animata da una fine furbizia potremmo pensare che abbia agito così per chiudere gli oppositori in una trappola, in una specie di pallacorda tecnica. Constatiamo, con sorpresa e amarezza, che è proprio quanto avviene poiché, fino a ora, le osservazioni riguardano il tecnicismo istituzionale. Nessuno, infatti, sfiora la questione storica e culturale che il solo parlare di terza repubblica pone. Se il problema del perché l'Italia ha questa Costituzione non interessa nessuno allora, comunque vada a finire, vuol dire che la coscienza collettiva del Paese ha perso la memoria dell'antifascismo, delle radici della Carta e delle sue caratteristiche programmatiche, con la centralità del Parlamento e l'insostituibile ruolo dei partiti.

Dietro la parola d'ordine della terza repubblica c'è la volontà di imporre un drastico cambio di paradigma della storia italiana: affermare finalmente che la Repubblica e la Costituzione non sono più il frutto dell'antifascismo e proclamare che la vicenda complessiva del Paese ha un nuovo inizio all'insegna del concetto “vago e indefinito” di nazione. Annunciano una nuova stagione all'insegna della stabilità: sonora bugia! Perché è vero che abbiamo avuto molti governi, ma la stabilità istituzionale è sempre rimasta intatta e, nel caso della lotta al terrorismo proprio la tenuta dell'arco costituzionale permise alla Repubblica di venire fuori da quella terribile contingenza. La debolezza riguarda, la politica, non le istituzioni.

Tramite quanto proposto verrebbe a essere cambiata non solo la parte ordinamentale, ma si sterilizzerebbe anche la prima parte che raccoglie il senso della battaglia per la libertà, il frutto alto del lavoro costituente. L'ordinamento attuale, per quanto in parte già sfregiato da partiti che, perso il senso del mandato politico, tenevano solo a quello di governo, è però in gran parte integro ed è conseguenza coerente dei principi programmatici fondamentali della Costituzione; ovvero l'eredità storica dell'antifascismo. Con tale stravolgimento, Giorgia Meloni potrebbe vantarsi di aver realizzato il sogno di Giorgio Almirante.

Tutto ciò deve essere impedito; l'antifascismo è l'humus della democrazia politica italiana; perderne il senso concreto significa aprire un baratro pericoloso.