Silvio Berlusconi vendeva barzellette. Ce n'era una, che raccontava in terza persona, riguardante la sua dipartita da questo mondo e la scontata, secondo lui, salita al cielo. “Sapete cosa è successo?", la domanda rivolta con i denti scintillanti all'osannante auditorio. Ebbene, Dio lo aveva chiamato nel proprio ufficio. “I colloqui col padreterno – continuava con l'aria sempre più divertita- di solito durano tre minuti perché lui sa già cos'hai in mente tu. Invece passano i tre minuti, e niente. Dieci minuti, niente. Mezz'ora, niente. Tutte le anime sante, angeli, arcangeli, beati si affollano intorno chiedendo cosa stia succedendo e siccome sono puro spirito ce ne stanno milioni. Finalmente si apre la porta, vedono uscire il Padreterno che ha messo una mano sulla spalla di Berlusconi e sentono che gli dice queste parole: Silvio, la tua idea di trasformare il paradiso in una società per azioni e di quotarla in borsa mi è piaciuto moltissimo. C'è solo una cosa che non capisco. Perché io dovrei fare il vicepresidente?”. Applausi e risate.
Per la verità, alla notizia della morte, noi lo avevamo immaginato sceso all'inferno, impegnato a interrompere con il caratteristico “mi consenta” il lungo elenco dei suoi peccati. Alla ricerca di simpatia e consensi tra le anime dannate. Pronto a creare una tv scollacciata, tipo “Colpo Grosso”, per rallegrare l'ambiente, impegnato a dirigere una squadra di calcio, i diavoli rossoneri, sulla falsariga del mitico Milan, e intenzionato a fondare un partito nel tentativo di scalzare Lucifero dalla guida dell'Inferno. Le promesse mirabolanti e qualche mazzetta funzionano anche nella città di Dite.
La morale, in entrambe le versioni, sopra o sotto, tra le nuvole o in mezzo alle fiamme, è la stessa: intraprendenza, sfacciataggine, cinismo, bonomia, duttilità, spudoratezza, astuzia, incrollabile fiducia in se stesso. “So farmi concavo e convesso, a seconda delle esigenze”, amava ripetere. In realtà, non si fermava di fronte a nulla, non aveva limiti, di alcun tipo.
“Il berlusconismo è la più grande catastrofe culturale del nostro tempo. Forse anche peggio del fascismo, perché più subdolo e sotterraneo, perché seduttivo e perennemente vincente. Il berlusconismo ha introdotto la cultura di mercato, quella in cui tutto si compra e si vende, dai senatori alle minorenni”, ha commentato Dacia Maraini.
Noi abbiamo subito citato e parafrasato Piero Gobetti: il berlusconismo come nuova “autobiografia della nazione”. Un infantilismo di base, “il trionfo della facilità, della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusiasmo”. Del “me ne frego”, potremmo aggiungere.
Ha incarnato a tutto tondo la tragi-commedia all'italiana. Carezzando la pancia del nostro disastrato Paese. Un illusionista senza pari. Antonio Giolitti, in un'intervista del 1999, raccontò a chi scrive questa nota l'emblematica storia dell'idraulico, che non ci stanchiamo di ripetere perché spiega più di tanti alati articoli: “Era venuto per una riparazione nella mia casa in Piemonte. Lo stuzzicai un po' per capire come la pensava politicamente e lui mi rispose: voto Forza Italia. Perché? Perché voglio diventare come Berlusconi. Sto cercando di guadagnare, di stare meglio, di migliorare la sorte dei miei figli e quella è la strada. Vorrei pagare meno tasse, diventare ricco e magari comprarmi una villa. Berlusconi ha saputo fare un sacco di soldi. Beato lui, si è fatto da solo. Era piccolo ed è diventato un grande. Lo sento uguale a me. Ho le stesse ambizioni. Come potevo convincerlo a prendere quali esempi De Gasperi, Togliatti, Nenni? Sono tanti, troppi quelli che ragionano così”.
Aveva capito tutto, l'ex ministro dallo storico cognome. Il re delle televisioni non poteva essere sconfitto per via giudiziaria. Azzoppato si, messo in un angolo pure, ma sempre pronto a rialzarsi. Lo ha fatto fino all'ultimo, dando il colpo decisivo alla caduta di Draghi e battezzando l'attuale esecutivo, del quale si vantava di essere il padre nobile. Una buona fetta di italiani ha creduto e continua a credere alle sue mirabolanti promesse. La menzogna alligna nella palude dell'egoismo. Come rimarca un corrispondente estero, il grande bugiardo è riuscito a cancellare la differenza tra realtà e percezione. Le tasse come pizzo di Stato sono il cascame del suo linguaggio eversivo. Gli evasori, gli elusori e i malpancisti fiscali costituiscono lo zoccolo duro di questo blocco sociale che supporta la destra, vecchia o nuova che sia.
Il governo, proclamando il lutto nazionale, è stato capace di imporre davanti agli occhi increduli del mondo intero un forzato e inusitato cordoglio in onore del Bunga bunga. “Chi non salta, comunista è”, gridavano in piazza del Duomo gli ultrà milanisti. La diretta televisiva dei funerali di Stato, in pratica su tutti i canali, ha raggiunto vette di untuosa ipocrisia e di servile encomio tali da ridicolizzare ogni senso di pietas.
Il direttore della rivista Internazionale, Giovanni De Mauro, nel suo editoriale ha riportato per esteso un articolo scritto dalla giornalista statunitense Annalisa Merelli. Facciamo come lui, copiamo, vale la pena. Ecco il testo: “Silvio Berlusconi ha inflitto una lunga serie di torti al suo paese, e al mondo. E' stato coinvolto in vicende discutibili e illegali, tra cui la affiliazione alla P2, una loggia massonica di destra che pianificò un colpo di Stato nel 1970; è stato accusato di aver avuto rapporti con la criminalità organizzata, è stato amico di leader autoritari come il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro ungherese Victor Orban. Ha affrontato processi per diverse accuse di corruzione, violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, falso in bilancio e prostituzione minorile. E' stato condannato per frode e varie volte i processi sono durati così a lungo da essere archiviati per legge, anche se non era stato riconosciuto innocente. La fine di un'era ha proclamato il quotidiano italiano la Repubblica. È vero il contrario. Il danno di Berlusconi al paese si farà sentire per anni”.
Prosegue la columnist: “È stato il pioniere di un populismo esportato in tutto il mondo, che incarna molti dei peggiori istinti della cultura italiana. È stato il prodotto, e poi il responsabile, di una misoginia a causa della quale l'Italia è in ritardo sull'alleanza di genere tra i paesi del suo livello. Ha promosso il razzismo, normalizzato l'estremismo (aprendo la strada all'attuale governo di estrema destra), ridicolizzato i diritti lgbt+ e favorito un clima di impunità. Oltre al suo nefasto impatto culturale, Berlusconi è stato anche l'architetto di una serie di riforme economiche, che a distanza di quasi trent'anni, rendono difficile all'Italia rimanere a galla nel ventunesimo secolo. È stato un miliardario che ha che ha usato la politica per aumentare la sua enorme ricchezza personale e che ha promosso la deregolamentazione e la liberalizzazione, tagliando miliardi di fondi alla scuola pubblica e alla sanità. Gli italiani che non erano ancora nati quando Berlusconi annunciò il suo ingresso in politica continuano a pagare per il suo governo. Per loro, per l'intera nazione, la sua era è tutt'altro che finita”.
Giudizio terrificante ma esaustivo.
Ora c' è da spartire l'impero economico, vedremo le decisioni dei figli, e da raccogliere, se possibile, l'eredità politica. Forza Italia è un partito talmente personale che risulta difficile ipotizzarne la sopravvivenza dopo la scomparsa del suo creatore. Alle ultime elezioni si è fermata all'8 per cento. Eppure, come rileva Ilvo Diamanti, la popolarità dell'eroe di Arcore sfiora il quaranta per cento. Riuscirà Giorgia Meloni a polarizzare su di sé questo patrimonio di fiducia? Il progetto sembra quello di relegare in un angolo l'intemperante Matteo Salvini, tagliare l'ala neofascista, magari arrivando persino a spegnere la Fiamma, e creare un polo conservatore capace di inglobare anche il millantato liberismo dell'uomo che l'Economist definì “unfit”, inadatto, a guidare il nostro Paese. Nuovo sarebbe anche il nome di questa formazione. FFdI, verrebbe da dire, celiando. Forza Fratelli d'Italia.
Si capirà dopo le Europee. Per ora, il tiro all'opposizione sembra il gioco preferito della maggioranza e dei suoi scherani. Chi dissente è automaticamente un disfattista e un nemico della Patria. I giornali fiancheggiatori fanno a gara nel manganellare le minoranze, esaltando i voltagabbana che passano dalla loro parte. Triste spettacolo.
Ma chi era davvero Silvio Berlusconi? Poco è stato raccontato, e ancor meno ricordato in questi giorni, dei dieci mesi trascorsi nel 2014 a lavorare in una casa di riposo per anziani a Cesano Boscone, quando l'affidamento ai servizi sociali gli evitò quattro anni di carcere per frode fiscale. È stata un'esperienza toccante”, commentò al termine della pena. Lo immaginiamo mentre, aiutando a cambiare i pannoloni, racconta barzellette alle vecchine e ai vecchietti. Perché in fondo questo voleva. Suscitare allegria e risultare simpatico. Essere accettato. Solo così leniva il senso di colpa per le sue nefandezze.
A proposito: che fine ha fatto il lettone donatogli da Putin?