"SILVIO BERLUSCONI:«BISOGNA SENTIRSI CON IL SOLE IN TASCA»"
26-06-2023 -
Mercoledì, 26 gennaio 1994. “L’Italia è il Paese che amo. – dichiara con tono amorevole e rassicurante l’imprenditore Silvio Berlusconi – Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti”. Con queste parole si avviano i nove minuti e venticinque secondi del messaggio televisivo registrato, frutto di settimane di lavoro, trasmesso a rete unificate. Ha così luogo la “discesa in campo” di Berlusconi ossia l’inizio di un nuovo percorso con l’entrata in politica allo scopo di formare una coalizione alternativa alla sinistra.
La metafora calcistica, alquanto efficace, della discesa in campo è una invenzione dello stesso Berlusconi. In particolare i richiami all’immaginario calcistico sono presenti fin dalle prime battute a cominciare dal nome scelto per il proprio partito, Forza Italia, grido dei tifosi allorquando la nazionale è impegnata in un incontro sportivo.
Il Cavaliere, precursore della disintermediazione odierna, a due mesi dalle elezioni politiche (27 e 28 marzo), non convoca alcun giornalista – l’ avrebbe potuto distogliere o interrompere dall’esposizione del suo pensiero – e si presenta direttamente agli italiani, fornendo una immagine di sé non di semplice candidato ma di colui che ha già vinto, del futuro Presidente del Consiglio, che, come rivelerà in seguito, si figura come una “luce accesa a Palazzo Chigi, mentre tutta Roma dorme”.
A spingere Berlusconi in politica sono le mutate circostanze del panorama politico italiano, le trasformazioni del quadro normativo e la preoccupazione di una vittoria della sinistra, che nelle elezioni amministrative del giugno e del novembre del 1993 aveva tenuto sia nell’ala riformista (Pds) sia in quella più estremista (Rifondazione Comunista). Da sempre impegnato in molteplici attività fra cui l’imprenditoria, l’editoria, la televisione commerciale italiana, il mondo dello sport, debutta in politica in età matura, a 57 anni, da persona estranea a quel mondo spazzato via dalla tempesta giudiziaria di Mani pulite.
Esperto di strategie di marketing aziendali, ritiene, per avviare il suo progetto politico, di sondare le opinioni e le preferenze dell’elettorato. Mette al lavoro uno staff di sondaggisti ed esperti di analisi di mercato e, dai risultati forniti, matura la convinzione che una nuova forza politica di centro, opposta alle sinistre e moderatamente liberista, avrebbe avuto buone opportunità. D’altronde l’elettorato moderato e di destra, data la scomparsa di alcuni partiti storici, era privo di un’adeguata offerta politica. Berlusconi, dunque tramite l’uso dei sondaggi intercetta l’opinione pubblica, targettizza l’elettorato adeguando il prodotto politico (partito e candidati) agli elettori.
Una innovazione rispetto al passato in cui le campagne elettorali si giocavano sulla capacità di mobilitare. Diventa ora centrale il momento precedente l’avvio della competizione in cui si definiscono gli obiettivi della campagna elettorale, si analizzano i differenti collegi e si definisce il posizionamento, i target e il piano dei media.
Nondimeno Berlusconi comprende che le chiavi della vittoria possono passare nella novità e nella antipolitica da declinare, a suo avviso, nella contrapposizione fra la mentalità del politico di professione che persegue il potere per sé e il suo partito e quella del manager che produce profitto per l’azienda e la comunità. Nella campagna elettorale del 1994, tutti i partiti in campo decidono di giocare la carta del nuovo, rinnovando in parte il proprio stile comunicativo e i propri simboli, e candidando persone provenienti da ambienti diversi dalla politica. Tuttavia è proprio Forza Italia ad accreditarsi come una novità assoluta, un partito antipolitico fatto di individui e strutture non politiche, incentrato su un leader, per i tratti caratteriali e la storia personale, outsider.
Conoscitore della televisione, dei suoi tempi, delle sue potenzialità e dei suoi linguaggi, Berlusconi li utilizza a proprio vantaggio. La televisione diviene scena, attore e anche oggetto del confronto elettorale.
Il messaggio televisivo della discesa in campo, scritto dal ghostwriter Paolo Del Debbio, procede con poche subordinate, numerosi slogan e parole colloquiali, semplici ma solenni nel tono, positive, cariche di visione e speranza, lontane dagli stereotipi, dall’oscurità e complessità, dalla retorica della politica politicante.
Ampio spazio è lasciato all’uso della metafora, la regina delle figure retoriche, per persuadere. Non solo metafore classiche del linguaggio politico, come quelle che richiamano il concetto di politica come guerra “rinuncio dunque al mio ruolo di editore e imprenditore per mettere la mia speranza e tutto il mio impegno a disposizione di una battaglia in cui credo”, o quelle che rievocano immagini bibliche per far appello all’elettorato cattolico “l’Italia che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle”. Trovano spazio anche metafore innovative, creative che, ad esempio, richiamano il mondo dello sport, in particolare del calcio, o che fanno appello al pathos “non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a un doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”.
Sguardo profondo e fisso nella telecamera, postura fiera, nei nove minuti a disposizione il Cavaliere nomina sette volte il sostantivo “libertà”, sei “Italia”, utilizza un linguaggio espressivo e emozionale (cita i termini “speranza”, “sogno”) e non manca di individuare il nemico da combattere ossia i “comunisti”. Quel “pericolo rosso” che di fatto non esisteva più ma il cui appello era in grado di attrarre consenso nei cattolici orfani della Democrazia Cristiana, nei laici liberali e negli ex elettori di Craxi.
Berlusconi ricerca la sintonia di un’orchestra, il testo e la sua voce devono compenetrarsi, accrescersi vicendevolmente, trasmettere l’intensità fino al raggiungimento degli applausi.
C’è una espressione coniata dal leader di Forza Italia, una bussola per il suo agire e quello dei suoi collaboratori: “bisogna sentirsi con il sole in tasca”. Le persone vogliono credere a un futuro senza ombre e ad una storia con lieto fine. E se la sua vita è stata l’avverarsi di un sogno, quella dell’uomo del fare, di un self made man che mai ha fallito nelle sue imprese, perché non credere che non potrà realizzare il sogno di una Italia migliore?
Ecco dunque l’appello finale, il progetto per cambiare: “Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano”. Parole che risentono della logica aziendale: fare, crederci, crescere. Dopo la crescita straordinaria del secondo dopoguerra favorita dal mercato e dall’imprenditoria privata, è necessario porre le basi per un nuovo processo di crescita individuando soluzioni nell’adeguamento del paese legale a quello reale.
Senza dubbio la discesa in campo di Berlusconi ha avuto un impatto sull’intero complesso del sistema politico italiano, imponendo fra le altre cose a tutti gli altri partiti e candidati di adeguare il proprio stile e linguaggio a quello della propaganda televisiva, alle esigenze dei mass media. La televisione, con l’avvio della mediatizzazione della politica, è divenuta una “tribuna elettorale” e “tribuna del governo” affiancando le più tradizionali arene della politica.