"IL RITORNO DELLA STORIA - IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO” DI SERHII PLOKHY: UN APPASSIONATO APPELLO PER L'UCRAINA"

26-06-2023 -

Il 24 febbraio 2022 la Russia sorprende il mondo dando inizio all'invasione dell'Ucraina. Quando apprende la notizia, Serhii Plokhy, l'acclamato storico ucraino-americano docente di Storia dell’Ucraina all’università di Harvard, si trova a Vienna. Sulle prime, è convinto che si tratti solo di un tentativo di intimidazione da parte del presidente Vladimir Putin, non di un'invasione con l'obiettivo di deporre il presidente ucraino democraticamente eletto. Ma non tarda a rendersi conto di essersi ingannato. Poco alla volta emerge in lui l’idea di scrivere un instant book: tuttavia un volume del genere significherebbe “andare contro i principi fondamentali della professione di storico”. Mentre i missili piovono sulle città ucraine, inclusa la sua nativa Zaporizhzhya, Plokhy inizia a esplorare le cause profonde dell'invasione. Nasce così dallo "shock, dolore, frustrazione e rabbia" Il ritorno della storia – Il conflitto russo-ucraino, che è un saggio storico, ma anche un appassionato appello per il suo Paese, coinvolto nel conflitto europeo più sanguinoso dal 1945. La prima metà del libro è dedicata alle ragioni che hanno portato all'annessione della Crimea da parte di Putin nel 2014 e alla guerra nella regione del Donbass. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, le strade di Russia e Ucraina hanno cominciato a divergere. L’Ucraina, pur non essendo un'entità culturalmente, linguisticamente e politicamente unita, mira a conquistare la propria indipendenza. Una volta raggiunto questo obiettivo, dà inizio al percorso lungo, difficile, costellato da momenti drammatici come nella cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004-2005 e in quella del 2013 -2014, rivendicando non solo la propria indipendenza ma anche il proposito di trasformarsi in un paese democratico. La Russia si muove invece in senso contrario: sempre più autoritaria in patria, imperialista all’estero. La nostalgia per la grandezza passata, l’aspirazione a recuperare il territorio perduto e l’assoluta indifferenza nei confronti dei desideri delle popolazioni locali, per non parlare della convinzione di Putin e altri nazionalisti – ivi compreso il grande romanziere Alexander Solzhenitzyn – che l'Ucraina sia indubitabilmente russa, giocheranno un ruolo fondamentale nello scoppio dell’attuale conflitto. Non c’è dubbio, scrive Plokhy, che quella dell'Ucraina sia una democrazia imperfetta, ma il fatto di simboleggiare un modello alternativo rappresenta per la Russia una grave minaccia per il suo regime politico autocratico. La rivoluzione arancione del 2004 - quando gli ucraini protestarono contro l'elezione truccata vinta dal candidato filorusso Viktor Janukovyč - “mise l'Ucraina e la Russia e, successivamente, la Russia e l'occidente in rotta di collisione che alla fine avrebbe portato alla guerra”. La cacciata di Janukovyč per aver abbandonato i legami con l'UE nella rivoluzione di Maidan del 2014 fornirà a Putin il casus belli. Il 27 febbraio 2014, in violazione di due trattati internazionali, le forze armate russe invadono la Crimea e nel mese di marzo la annettono illegalmente alla Russia. La cronaca del conflitto militare da febbraio a dicembre 2022 è materia della seconda metà de Il ritorno della storia: un resoconto vivace, appassionante e drammatico, con occhio attento per i dettagli, delle prime fasi della guerra e delle esitazioni di alcuni alleati di Kiev. Il fatto di attingere principalmente da fonti mediatiche mostra tuttavia gli svantaggi di scrivere la storia in tempo reale. Ad emergere sono soprattutto l’incompetenza degli invasori e dell'intelligence militare russa. La certezza di prendere il controllo di Kiev nella falsa illusione di rovesciare rapidamente e senza colpo ferire la “banda di tossicodipendenti e neonazisti” che aveva “preso in ostaggio l'intero popolo ucraino” indusse Mosca a considerare l’invasione una sorta di parata trionfante: alcuni dei carri armati distrutti durante l'avvicinamento alla capitale ucraina contenevano uniformi da parata per le celebrazioni della vittoria e cibo per soli tre giorni. Nessuno immaginava che l'Ucraina, dal passato impantanato in corruzione e conflitti, avrebbe resistito così coraggiosamente agli invasori del suo vicino tanto più grande. Nella sua lotta per la sopravvivenza, l'Ucraina ha mostrato al mondo quanto il paese sia unito e sicuro della propria identità, scrive Plokhy. L’altro elemento sottolineato da Plokhy sono le promesse violate di Mosca. Nel 1994 l’Ucraina, che aveva ereditato buona parte dell'arsenale nucleare dell'Unione Sovietica, fu spinta dagli Stati Uniti (su incitamento di Mosca) a restituire le sue scorte alla Russia. In cambio, avrebbe ricevuto aiuti economici e l’impegno sottoscritto da Russia, Regno Unito e Stati Uniti a rispettare l'integrità territoriale, l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraina e ad astenersi dall'usare la forza militare contro il paese. Nel 2014, dopo aver annesso illegalmente la Crimea, Putin promise di non occupare più territorio ucraino, per dichiarare nel febbraio 2022 l'intera Ucraina “terra storicamente russa”. Nella conclusione, Plokhy sottolinea come per secoli gli ucraini abbiano anelato all'indipendenza dalla Russia; e come i russi ne abbiano sempre rivendicato l'egemonia, radicata in una falsa teoria dell'identità nazionale. Ora, scrive Plokhy, può succedere di tutto: una vittoria dell'Ucraina, un lungo stallo, il rovesciamento di Putin, una guerra nucleare totale. Il ritorno della storia – il conflitto russo-ucraino non può dirci quale.

Serhii Plokhy, “Il ritorno della storia – Il conflitto russo-ucraino”, Mondadori, pag. 419, € 25.






Fonte: di Giulietta Rovera