Strana logica quella della (o del) Presidente del Consiglio nel valutare l’andamento dell’Italia. Quando le cose vanno male è sempre colpa del governo precedente, quando vanno bene il merito è suo. Comportamento che serve solo alla sua propaganda
Non è l’unica anomalia di questo Governo, in affanno sia per la sua inadeguata classe dirigente sia per un programma presentato solo per prendere i voti e non adatto a supportare le scelte di un Governo. Il Presidente del Consiglio conscio di queste mancanze e del suo crescente isolamento internazionale, come tutti i neofiti si dimostra più realista del re. Negli anni passati il suo sentimento era diverso: “Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile” così si esprimeva la nostra leader nei confronti del Presidente russo in un suo post su Facebook il 18 marzo 2018. Oppure ricordiamo che nel 2022, a febbraio, si dichiarò contraria alle sanzioni contro la Russia, in linea col pensiero dei suoi alleati Salvini e Berlusconi.
L’Europa è il terreno più ostico e i suoi comportamenti non paiono anche qui coerenti. Ci limitiamo a ricordare un aspetto del dibattito politico attuale che appare meritorio di essere approfondito: il MES. La Sig.na Meloni lo approvò come Ministro della Repubblica (IV Governo Berlusconi) quando approvò la trasmissione dell’accordo alle Camere per l’approvazione e fu promulgato il 23 luglio 2012. Quali sono le ragioni di questo suo cambiamento di opinione? Credo sarebbe corretto spiegarlo al Paese.
Ha passato i suoi primi mesi (coadiuvata da alcuni ministri e uomini del suo partito) a cercare di riscrivere la storia d’Italia cercando di nascondere il fatto che la nostra Costituzione sia antifascista, Carta che l’On. Meloni ha giurato di difendere e di applicare. Come Enrico IV ritiene che “Parigi valga bene una messa”
In questi ultimi giorni la Presidente del Consiglio ha aperto il dibattito su un nuovo fronte: la riforma Costituzionale, giustificata dalla necessità di dare più stabilità al governo, con l’elezione diretta del Premier o del Presidente della Repubblica, che non è proprio la stessa cosa. L’anatra zoppa (lame duck) negli USA e la coabitazione (cohabitation) in Francia dimostrano che non tutto è oro ciò che riluce. Soprattutto però il dibattito si è incanalato sul fatto che si sia favorevoli o contrari a questa proposta. Di per sé il Presidenzialismo non è antidemocratico, dipende da come si organizza il sistema di garanzie (check and balance) e come si definiscono i rapporti tra il Governo centrale e gli altri organi costituzionali previsti nella nostra Carta, dal ruolo del Presidente della Repubblica alla magistratura passando attraverso l’organizzazione del governo regionale e locale e sui rapporti con i corpi sociali. Su questi argomenti il silenzio è completo. L’altro aspetto che lascia perplessi circa i reali intendimenti della On. Meloni e della sua maggioranza è come si inserisce il ddl “Modificazione di articoli della Parte II della Costituzione”, meglio noto come legge sulla devoluzione, nel presidenzialismo meloniano. L’impressione che si ricava da questo inizio del dibattito è di una forte improvvisazione, di una scarsa conoscenza dei meccanismi istituzionali e di sollevare un gran polverone che nasconda gli insuccessi del governo in politica economica, in politica estera e la riduzione dei diritti civili.
Vorrei sommessamente ricordare anche una cosa che viene spesso dimenticata dall’opinione pubblica, nonostante essa abbia un discreto margine di parlamentari, non è maggioranza nel paese. Alle elezioni i partiti di centro sinistra avevano ricevuto più voti del centrodestra. La pochezza dei gruppi dirigenti dei vari partiti della sinistra ha permesso questa sconfitta grazie ad una legge completamente folle. Era sufficiente che i partiti di centro sinistra applicassero la desistenza in una ventina di collegi uninominali al Senato per impedire la maggioranza parlamentare del destra-centro.
Che i partiti di centro sinistra non abbiano ancora imparato la lezione se ne è avuta conferma anche all’ultima tornata amministrativa.
Così come agli incontri del Presidente del Consiglio si sono presentati, richiudendosi nelle loro casematte identitarie con la preoccupazione per ognuno di essere più bravo dell’altro, senza cercare di mettere in difficoltà la maggioranza, facendo emergere le contraddizioni presenti al suo interno.
Mi pare opportuno segnalare il ruolo anomale che svolge il Presidente del Consiglio, le riforme costituzionali non possono essere materia dell’esecutivo, ma del Parlamento intero. Questa procedura, per il momento, consente al Presidente non solo di tenere unita la maggioranza, ma di tenere al coperto la sua idea di Costituzione.
Personalmente credo che sia un errore cambiare la nostra Costituzione e non avere più una repubblica parlamentare, non solo perché garantisce una larga rappresentazione delle diverse opzioni politiche che ci sono nel paese, ma perché ha un bilanciamento dei poteri che le altre costituzioni si sognano.