"GAETANO ARFE', UNA VOCE CHE CI PARLA ANCORA"

25-04-2023 -

I brani che seguono sono tratti dal libro, Gaetano Arfè, Discorsi parlamentari a cura di Andrea Becherucci. Il libro è stato presentato a Napoli il 18 aprile 2023.

L'ispirazione alla quale obbedivamo e che scaturiva dalla natura stessa e dalla composizione sociale del nostro partito era e resta quella di garantire all'esercizio dell'attività politica il massimo possibile di autonomia, liberandola, nell'interesse preminente della collettività, dal più grave e più insidioso dei suoi molteplici condizionamenti, quello finanziario. Alla stessa ispirazione obbedimmo in anni assai lontani quando ponemmo, senza essere presi in considerazione, il problema dell'indennità parlamentare. Fu errare allora, da parte della classe dirigente liberale, pur già ammaestrata da scandali, qualcuno dei quali diventato famoso per avere procrastinato per troppo lungo tempo l'adozione di un provvedimento in tal senso; errore pagato al prezzo di un deterioramento del costume politico, di un fitto intreccio di rapporti ambigui tra parlamentari e potentati economici di piccole e grandi dimensioni, attraversa la mediazione di personaggi oscuri già allora pullulanti nel sottobosco politico romano. (17 aprile 1974, 276a seduta del Senato, discussione sull'approvazione del provvedimento sul finanziamento pubblico ai partiti)

Per il momento a questa nostra espressione vorrei associare alcuni rilievi che, da parte nostra, andiamo facendo da tempo e che rinnoviamo oggi in spirito non di polemica ma di collaborazione. Noi riteniamo che fin dal primo insorgere del terrorismo nel nostro paese siano stati commessi degli errori di giudizio politico, oggi generalmente ammessi, che hanno in partenza contribuito a deviare e a ritardare il corso delle indagini. Di questi errori stiamo forse ancora pagando lo scotto. Essi sono sintetizzabili nel fatto che in partenza si è confuso il fenomeno sociale della contestazione libertaria, anarcoide, magari teppistica, ma comunque controllabile con mezzi politici, con normali operazioni di polizia, col fenomeno del terrorismo che era di tutt'altra natura. Gli 89 effetti di tale confusione iniziale, si sono venuti aggravando col tempo e hanno contribuito, credo in maniera notevole, a che soltanto in data assai recente si sia giunti a dare credito e conferma — e di questo prendiamo atto, signor Ministro — di una centrale eversiva, a ramificazioni internazionali che pianifica e attua freddamente e spietatamente la sua criminosa manovra. (5 agosto 1974, 329a seduta del Senato, discussione seguita alla strage del treno Italicus)

Il 1945 ed il 1960 sono date che contano nella storia del nostro paese ed il comportamento coraggioso e composto con il quale le grandi masse popolari hanno fronteggiato e fronteggiano la strategia della tensione e della strage lo conferma. Saranno esse, e noi con loro, ad ottenere che la nuova arma a disposizione del potere politico venga adoperata nel verso giusto. (16 maggio 1975, 453a seduta del Senato, discussione sull'approvazione del contenuto del provvedimento concernente “Disposizioni a tutela dell'ordine pubblico” meglio conosciuta come ‘Legge Reale' dal nome del ministro guardasigilli Oronzo Reale.)

Noi confidiamo che per la via della revisione si possa addivenire ad una soluzione che sia rispettosa dei principi, dignitosa per entrambe le parti contraenti, vantaggiosa per il nostro popolo, per i laici come per i cattolici, tra i quali numerosi sono i nostri elettori e dei quali riteniamo di dover essere interpreti. Questa la nostra scelta e questo il nostro auspicio. Ma, con la stessa pacata e ferma convinzione diciamo pure che, se ad una soluzione soddisfacente non si dovesse addivenire, l'ipotesi abrogazionista — per ardua che essa sia — diventerebbe il nostro obiettivo. Lo diciamo senza iattanza, consapevoli delle nostre forze, ma memori anche che la più grande vittoria laica nella storia del nostro paese, 109 quella del referendum sul divorzio, è il coronamento di un'iniziativa che noi abbiamo promosso. É in questo spirito, onorevole Presidente del Consiglio, che noi affrontiamo il problema e partecipiamo allo sforzo del Parlamento italiano e del Governo. (1° dicembre 1976, Camera dei deputati, discussione sulla riforma del Concordato)

É un fatto senza precedenti, nella storia del mondo contemporaneo, che il governo di un paese civile e non il capo di un'orda barbarica si riconosca colpevole dell'assassinio di decine di migliaia di suoi cittadini e dichiari una sorta di «non luogo a procedere» nei confronti dei responsabili. Parlo di assassinio nel senso proprio del termine. Le vittime non sono state condannate da tribunali eccezionali, autorizzati ad esercitare una sia pure aberrante giustizia. Esse non sono neanche cadute in folli massacri di massa, ma prelevate e fatte scomparire una dopo l'altra, con una mostruosa, ininterrotta e programmata gradualità. Per molte di esse non si ha neanche la certezza della morte, si ignora il destino di bambini sottratti alle loro famiglie. Tra gli assassinati ci sono molti italiani, e italiana è stata anche la voce più autorevole e più ferma che si sia finora levata ad esprimere condanna e a reclamare giustizia: quella del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini! Tuttavia, il crimine infame ci ferisce non in quanto italiani, ma in quanto uomini. Quello che è avvenuto in Argentina ferisce tutta l'umanità. Il Parlamento europeo, luogo di incontro e di sintesi di tradizioni e di esperienze ideali e morali tra le più alte della storia umana, ha il dovere ed il diritto di esprimere la propria condanna. (19 maggio 1983, Parlamento europeo, discussione sulla proposta di risoluzione dell'on. Gatto relativa al comunicato della giunta militare argentina sulla sorte dei desaparecidos)

Nella cultura politica italiana – e questo è vero non solo per l'Italia – la dimensione europea della politica nazionale non è ancora penetrata a allargarne la problematica, a scioglierne le anchilosi e a darle nuovo respiro. C'è ancora chi vede – e i nostri interventisti ne sono i campioni – l'europeismo nelle forme quarantottesche di accettazione della direzione politica degli Stati Uniti, quali che siano gli orientamenti della sua Amministrazione e ritiene che il rivendicare all'Europa una funzione autonoma sia maschera di terzomondismo o di codarda tendenza alla finlandizzazione del continente. C'è dall'altra parte – e certe ambiguità sono emerse anche in relazione all'episodio di Sigonella – chi vede nella riaffermazione a ogni pie' sospinto 154 del principio della sovranità nazionale la sola linea di difesa da suggestioni e da prevaricazioni imperiali da qualunque parte provengano. La grande esperienza politica e ideale di Altiero Spinelli, da questo punto di vista, rimane ancora patrimonio di pochi. (9 settembre 1987, Senato, discussione sul voto di fiducia richiesto dal governo Goria sull'invio nel Golfo Persico di una missione della marina militare)






Fonte: di Andrea Becherucci