"LE DONNE NELLA VITA POLITICO-ISTITUZIONALE"

24-03-2023 -

La Giornata internazionale della Donna permette una ulteriore riflessione sul piano delle asimmetrie fra uomini e donne.

Nel corso della storia, e in particolare a partire dagli anni Trenta dell'Ottocento, le donne italiane per superare l'emarginazione sociale e di genere a cui erano sottoposte, hanno lottato e sono riuscite a conseguire importanti conquiste e traguardi in campo sociale, civile, economico e politico.

Donne note e meno note che con il loro impegno, la loro cultura, la loro dedizione hanno contribuito alla unificazione della Penisola, al progresso, allo sviluppo e alla innovazione della nazione, divenendo protagoniste di rivoluzioni che hanno portato la donna ad avere un ruolo sempre più centrale.

Sussistono tuttavia ancora oggi ostacoli – non solo strutturali ma anche di natura socio-culturale come i ruoli e gli stereotipi di genere – che non permettono a ciascuna donna di poter esprimere al massimo il proprio potenziale nel settore cui ambisce.

L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), agenzia autonoma dell'Unione europea, a partire dal 2013, redige un rapporto sull'indice dell'uguaglianza di genere. L'indice, che prende in considerazione sei diversi settori (Lavoro, Denaro, Conoscenza, Tempo, Potere e Salute), ha un valore compreso fra 1 e 100, dove 1 indica un'assoluta disparità di genere e 100 segna il raggiungimento della piena uguaglianza di genere.

Nel rapporto del 2021 l'Italia ha ottenuto un punteggio di 63,8. Un risultato che seppur inferiore alla media dell'Unione Europea di 4,2 punti, colloca l'Italia fra i Paesi che negli ultimi due decenni hanno fatto registrare i maggiori progressi. Nello specifico la nostra performance risulta inferiore a quella della media europea in tutti i settori, eccezion fatta per quello della salute. Il divario italiano è poi più rilevante nell'ambito del potere, da intendersi come potere decisionale sia politico che economico e come partecipazione alla vita politica e istituzionale, in quello del tempo e del lavoro.

A livello sovranazionale, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea prevede che la parità fra uomini e donne debba essere assicurata in tutti i campi e che il principio della parità non debba ostacolare al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.

A livello nazionale la Costituzione italiana all'articolo 51 attua una prospettiva dinamica delle pari opportunità e dell'uguaglianza sostanziale prevedendo non solo che tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possano accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge ma, al contempo, a seguito di una modifica del 2003 (L. Cost. n. 1/2003) dovuta anche ad un orientamento espresso dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 422 del 1995, la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

Per contrastare le molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne, il Governo ha adottato una Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026. Si tratta di un documento programmatico che, in coerenza con la Strategia per la parità di genere 2020-2025 adottata dalla Commissione europea a marzo 2020, definisce un sistema di azioni politiche integrate nell'ambito delle quali sono adottate iniziative concrete, definite e misurabili.

Si mira dunque nel lungo periodo, entro il 2026, a raggiungere un posizionamento migliore rispetto alla media europea, con l'obiettivo di rientrare tra i primi 10 Paesi europei in 10 anni. Il documento definisce gli interventi da attuare per ciascun settore. Quanto a quello del potere per sostenere un'equa distribuzione di genere nei ruoli apicali e di leadership economica, politica, sociale e culturale, in termini sia di rappresentanza che di responsabilità e coltivare la formazione e lo sviluppo di un ampio bacino di talenti, le iniziative si concentrano su:

- innalzamento dell'attuale quota prevista dalla legge Golfo-Mosca, con possibile estensione ad altre aziende;

- introduzione di obbligo di trasparenza e pubblicazione delle short-list di selezione per i livelli dirigenziali apicali nonché delle pipeline per le aziende quotate.

- proposta di modifica alla legge sulla “Par Condicio”, per garantire, durante la campagna elettorale, che candidati di ambo i sessi per ciascun partito ricevano pari esposizione mediatica;

- attuazione delle vigenti disposizioni di legge in materia di leggi elettorali regionali, con l'introduzione di meccanismi di preferenza di genere e requisiti di parità di genere nella composizione delle liste elettorali;

- introduzione di quote di genere negli organi collegiali direttivi della pubblica amministrazione e degli enti pubblici e affini.



Il servizio studi della Camera dei Deputati ha recentemente pubblicato un dossier nel quale ripercorre la partecipazione femminile nella vita politica e istituzionale del Paese, dal numero di elette in Parlamento a quelle nei Consigli comunali e regionali.

Nella storia dell'Italia repubblicana la percentuale di donne elette in Parlamento è aumentata nel corso delle legislature, segnando una leggera flessione nell'attuale legislatura. A causa dell'uso delle pluri-candidature in più collegi e dei meccanismi di assegnazione dei seggi, l'odierna rappresentanza femminile in Parlamento risulta infatti inferiore rispetto alla soglia del 40% fissata dalla legge elettorale per la presentazione delle liste dei candidati.

In aggiunta nella legislatura in corso le Onorevoli Presidenti di commissione sono calate significativamente. Se alla Camera dei Deputati i Presidenti di commissione sono tutti uomini, al Senato le donne presidenti sono due su dieci: Stefania Craxi (Forza Italia), Presidente della Commissione Affari esteri e Difesa e Giulia Bongiorno (Lega), Presidente della Commissione Giustizia.

Secondo i dati raccolti dalla Camera dei Deputati, quanto alla presenza delle donne nei Consigli regionali, questa è del 19,8%. Nell'organo governativo della Regione, la Giunta, il numero delle donne è più alto: rappresentano complessivamente il 25,1%, in termini assoluti 51 su 203 membri di Giunta, compreso il Presidente. La Giunta regionale con il maggior numero di donne è quella della Toscana con un 44%.

Il cammino verso una piena parità di genere dunque non si è esaurito. Non servono retorica, slogan o ricette femministe. Per permettere il suo pieno compimento dovremmo poter partire nella stessa di condizione sui blocchi di partenza permettendo l'avanzata dei più preparati e competenti.






Fonte: di Loredana Nuzzolese