"CUTRO E DINTORNI"

24-03-2023 -

La distanza da Smirne alla costa italiana è di circa 1.000 Km; il caicco che ha fatto naufragio, a Cutro in Calabria, dopo avere imbarcato circa 200 persone trasbordandole in mezzo al mare da un'altra imbarcazione, ha viaggiato per quattro giorni lungo le coste della Grecia. È molto strano che nessuno – nemmeno Frontex che ronza in cielo per tutto il giorno – abbia dato l'allarme del pericolo di naufragio che una tale imbarcazione poteva correre già quando era in prossimità della Grecia. Se è vero che la prima segnalazione di questa imbarcazione è stata data da Frontex 20 ore prima, prima che giungesse quella del suo avvistamento a 40 miglia dall'Italia, perché, se la segnalazione corrisponde a un allarme di naufragio, come sostengono gli accusatori del governo italiano, non è stato disposto il soccorso dalla Grecia? Oppure è vero che la segnalazione non significa allarme?

Ci chiediamo se, per lanciare l'SOS, occorra il verificarsi di condizioni tali da renderlo necessario.

Forse la Grecia e Cipro – che sono a un tiro di schioppo da Smirne – non offrono porti sicuri? O, forse, per segnalarne la presenza in mare, Frontex ha aspettato che l'imbarcazione giungesse in vista dell'Italia? Forse qualcuno pensa che debba essere solo il ‘Bel Paese' ad accogliere rifugiati e migranti di tutto il mondo?

Ma questo è solo un antefatto.

Il caicco è stato segnalato da Frontex a 40 miglia dalla nostra costa senza allarme di pericolo imminente; dall'imbarcazione stessa non è stato inviato l'SOS. Due vedette della Guardia di Finanza sono comunque uscite per rintracciarla ma, non avendola incrociata, sono rientrate in porto anche perché non adatte a reggere il mare che si stava ingrossando sensibilmente; la Guardia costiera pare sia stata allertata solo dopo il rientro delle due vedette. L'operazione di polizia, invece di quella di salvataggio, è scattata secondo le regole di ingaggio seguite da sempre dai mezzi di controllo e soccorso (quindi pure con Letta, Renzi, Gentiloni, Draghi e Conte). Alla fine, il caicco è finito su una secca, pare a causa di una manovra azzardata tentata dagli scafisti per invertire la rotta avendo visto sulla spiaggia luci lampeggianti della polizia, ed è naufragato a qualche centinaio di metri dalla spiaggia di Cutro.

Sappiamo che sono innumerevoli le imbarcazioni che, non viste, raggiungono Lampedusa, Pozzallo, la Calabria: la storia degli ultimi 10 anni è piena di naufragi, avvenuti in vista della costa, che hanno provocato migliaia di vittime. Per citare solo un caso, nel 2013 – al governo non c'era Meloni né Salvini – un barcone libico colò a picco a qualche miglio da Lampedusa: morirono centinaia di migranti (Il numero esatto non si conosce: forse 800) ma nessuno aveva segnalato che questo barcone in avvicinamento potesse avere bisogno di soccorso. Perché, in quell'occasione, Frontex o gli altri ‘vigilanti una volta avvistata una simile imbarcazione non lanciarono l'allarme? La risposta potrebbe essere che l'allarme viene lanciato appunto solo quando si rileva un pericolo imminente.

Ovviamente, quando viene avvistata una di queste imbarcazioni, l'intervento di salvataggio non può avvenire in modo così automatico come si vuole far credere nel caso del naufragio di Cutro. Infatti, se si volesse prevenire questi pericoli, bisognerebbe tenere permanentemente in mare navi di soccorso e in numero tale da poter raggiungere tempestivamente qualunque punto in cui una di esse si trovasse in pericolo: i naufragi avvengono in pochi minuti, come a Cutro, come a Lampedusa, e le loro conseguenze sono tanto più gravi quanto più tardi arrivano i soccorsi e tanto più nefasti quanto più mano libera si è prima lasciata agli scafisti.

In Parlamento, molti, senza averne le prove, hanno accusato il governo e i vari organi dello Stato competenti, dai ministri in giù, di avere omesso scientemente il soccorso e, addirittura, di averlo ostacolato per ragioni ideologiche; vari organi di stampa (‘Repubblica', ‘Domani', ‘Stampa', ‘ll riformista') parlano addirittura di una ‘strage di stato': le accuse al governo sono state ondivaghe e sono passate con i giorni – mano a mano che emergevano le evidenze dei fatti – da quella al governo di avere dato l'ordine di non soccorrere a quella di non avere dato l'ordine di soccorrere: insomma se il ministro e la Guardia costiera non sono penalmente responsabili, certo il governo lo è politicamente.

La nuova segretaria del PD, con gli ‘occhi di tigre' ereditati da Letta e scuotendo la sua propria criniera di leonessa, ha chiesto le dimissioni del Ministro degl'interni per le sue dichiarazioni che, mettendo in rilievo la pericolosità di questi viaggi avventurosi, segnalavano anche la necessità che i migranti ci pensassero due volte prima di salire su barche fatiscenti e sovraccariche.

Che Piantedosi non sia Demostene lo sappiamo da quando, da ministro, ha aperto bocca per la prima volta. Non v'è dubbio che il ministro, nel dar conto dell'evento tragico del naufragio, sia stato piuttosto goffo. Ma si può chiederne le dimissioni perché ha usato una sintassi discutibile e citato Kennedy a sproposito? In questo caso dovremmo incolpare chi l'ha nominato – compreso il Presidente della Repubblica che ‘vigila' sulla ‘qualità' dei ministri – di non avergli fatto prima l'esame di retorica.

Si può certo discutere del suo riferimento alla ‘responsabilità' di chi è salito con i suoi figli su una barca priva di ogni requisito di sicurezza. Io credo che, se non avessi alternative, per sfuggire agli aguzzini, per sfuggire a tirannidi tra le peggiori che la storia abbia mai conosciuto, non esiterei un attimo a lanciarmi dal quinto piano come facevano i Berlinesi dell'Est o a imbarcarmi anche su una zattera fatta di noci di cocco come quella di Papillon.

Ma, queste persone morte nel naufragio di Cutro non erano più in Afghanistan, Iran, Siria, Russia, etc.; erano già arrivate in Turchia dove avrebbero potuto chiedere asilo anche presso le ambasciate del mondo libero. Perché invece hanno pagato somme spropositate agli scafisti invece di cercare altri mezzi per raggiungere Roma, Parigi o Berlino? Perché molti, pur sapendo di trovare i lager ad attenderli in Libia, vi si recano dal Pakistan, dall'Egitto, dal Ghana, etc., e si avventurano poi per mare con i trabiccoli degli scafisti?

Non è quindi sensato pensare – cosa che pare Piantedosi volesse dire – che sia necessario avvisare i migranti dei pericoli cui vanno incontro affidandosi ai trafficanti? Il Papa e anche l'ONU, per bocca del portavoce del suo Segretario generale, Gutierrez, si sono infine convinti che, per evitare queste stragi, bisogna fermare gli scafisti e i loro datori di lavoro, che bisogna togliere i migranti «dalle mani di bande criminali che sfruttano le persone vulnerabili vendendo posti su imbarcazioni non sicure e mettendo a rischio la vita delle persone per una cifra esorbitante». Ma, per fare ciò, è necessario istituire e fare funzionare i controlli.

La riunione del CDM a Cutro è stata occasione, per molti giornali, di darsi a una gazzarra di titoli e contenuti mistificanti: uno di questi titoli – «Decreto Cutro: più schiavi, più prigioni, meno accoglienza» – sembrerebbe quello di un giornale americano dei tempi della ‘guerra civile' piuttosto che di un giornale ‘garantista' e ‘riformista' come pretende di essere.

L'attacco martellante, goebellsiano, contro il governo – definito come disumano e insensibile – è proseguito anche prendendo a pretesto la festa che Salvini ha dato per i suoi 50 anni: per giorni e giorni, a reti televisive unificate e a ‘prime pagine' listate di rosso sangue, una sorta di polizia morale (con a capo i ‘pasdaran', Malpezzi, Giannini, Cappellini e c.) ha accusato di disumana insensibilità per la strage di Cutro chi ha partecipato al Karaoke della vergogna: come mai non hanno chiesto, se non la gogna, almeno le dimissioni di Salvini e della Presidente del consiglio, rea di aver partecipato alla festa?

Ma la ricostruzione più tragicomica e al limite del ridicolo l'abbiamo letta sulla ‘Stampa', in un articolo di una giornalista, purtroppo famosa, che ha esibito la sua cultura letteraria citando i fantasmi del Riccardo III di Sheakspeare: «la colpa produce fantasmi e il senso di colpa – respinto ad ogni passo, in ogni secondo, in ogni dichiarazione – pare inseguire il vertice delle nostre istituzioni, impegnato a negare non solo ogni responsabilità, non importa quanto indiretta, ma anche di assumersi la responsabilità dei sopravvissuti. Il CDM trasferito ieri a Cutro per omaggiare le vittime del naufragio, è stato un'impietosa messa in scena di questa fuga … è arrivato il corteo veloce delle grandi monovolumi con vetri oscurati (modello USA favorito dai dittatori sudamericani)».

Sempre sulla ‘Stampa' – che pare abbia organizzato un vero e proprio ‘commando' – abbiamo letto queste alate e meditate parole di Saviano: «Le morti di Cutro sono la conseguenza delle dichiarazioni e delle promesse di Meloni, Salvini e Piantedosi. Sono le loro parole che diventano azione politica».

Una bella gara con il suo Direttore, Massimo Giannini, il quale però ha superato se stesso nonché la collega famosa sentenziando: «a parte l'omaggio commovente di Sergio Mattarella, l'altro Stato è presente [a Cutro] nell'unica forma che questa stagione politica permette e richiede: burocrazia e faccia feroce, auto blu e pugno di ferro».

I critici del decreto di Cutro, che prevede la regolarizzazione dei flussi, rimproverano al governo di aver previsto un numero troppo limitato di ingressi e, peggio, di non aver finalizzato il decreto a permettere a un numero più grande di persone che fuggono dalla guerra o dalla fame o dalle dittature di approdare in Italia, bensì solo, più prosaicamente, a soddisfare il fabbisogno di manodopera dei biechi capitalisti; insomma, il decreto non sarebbe stato pensato per sanare lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo, possibilmente facendo del Nord un grande Sud.

Sembra che pure il ‘Quirinale' abbia espresso dubbi su quelle norme del Decreto Cutro che rimodellano la protezione speciale; pare anche che sia intervenuto per fare introdurre nel decreto la salvaguardia di chi oggi è già in Italia e ha già fatto domanda. Può darsi che la modifica suggerita sia buona ma, certo, la norma com'è attualmente definita dal decreto non è costituzionalmente illegittima; con tutto il rispetto, dobbiamo rilevare che il Quirinale non ha il potere di iniziativa politica e forse farebbe meglio a restare dentro la propria sfera di competenze poiché le sue intromissioni nelle decisioni politiche possono essere strumentalizzate da una parte contro l'altra.


Mattarella parla anche di un diritto universale a migrare: se si riferisce a chi è costretto a fuggire a causa di guerre o tirannidi nessuno può dissentire e certamente nessuno dubita che un tale diritto debba essere riconosciuto; ma forse il Presidente non evidenzia anche la natura diversa della migrazione di carattere economico che, in tutti gli stati del mondo, e da sempre, è regolata in ragione delle esigenze degli Stati e del loro dovere di controllare gl'ingressi nel proprio territorio. Ogni giorno sentiamo grandi leader politici e religiosi, ‘opinion makers' e grandi sociologi, proclamare il diritto di tutti gli uomini di girare per il mondo in cerca di fortuna e il dovere nostro di accoglierli: sono gli stessi che affermano, con ancora maggior forza, che i nostri inoccupati e disoccupati hanno il diritto di non muoversi di casa per cercare lavoro e il diritto di ricevere l'assistenza dello stato.

Il paradosso italiano è che abbiamo una crisi demografica e quindi un bisogno di immigrati per sanare il deficit di manodopera ma, allo stesso tempo, abbiamo alcuni milioni di disoccupati e inoccupati che hanno bisogno di protezione economica e sociale: come rioccupare questa falange per sottrarla ai sussidi e come assorbire un'immigrazione incontrollata?

Ciò che si è fino ad ora omesso non è il soccorso in mare né il riconoscimento del diritto d'asilo bensì una politica seria che regoli il movimento migratorio. Inarrestabile per quanto si voglia, non si può certo lasciarlo incontrollato né fare dell'Italia un ‘campo largo' assistenziale e di coltivazione della criminalità. Basta fare un giro per le nostre città per avere un'idea di quello che ne seguirebbe.


Frontex è l'Agenzia europea fondata nel 2004 per assistere gli Stati dell'UE e dell'area Schengen nella protezione delle frontiere esterne: bene. Bisognerebbe ora fondare anche un'agenzia europea che governi il flusso migratorio a partire, per esempio, dalla Turchia e dalla Libia verso tutti gli stati dell'UE, e istituire, negli Stati da cui proviene la gran parte dei migranti non aventi diritto all'asilo, agenzie europee di collocamento e di rilascio dei visti in modo da controllare i flussi migratori in ragione delle effettive necessità di ciascuno stato e da non lasciare senza lavoro e senza casa decine di migliaia di immigrati.

Nelle ultime settimane, decine di battelli muovono verso la Sicilia dalla Tunisia, da Sfax, la città portuale dove agiscono i gruppi criminali che gestiscono l'immigrazione irregolare. In Libia pare che siano pronte a partire più di 600.000 persone.

Perché questa nuova fiammata migratoria? A parte le possibili manovre wagneriane denunciate dai servizi segreti, il presidente tunisino, Saied, il 21 febbraio scorso ha detto di «orde di migranti irregolari provenienti dall'Africa subsahariana arrivati in Tunisia con la violenza, i crimini e i comportamenti inaccettabili che ne sono derivati». Saied forse esagera quando parla di un disegno criminale per «cambiare la composizione demografica» della Tunisia e farne «un altro stato africano che non appartiene più al mondo arabo e islamico», comunque è questo il motivo che egli accampa e che giustifica il nostro sospetto: si lascia mano libera ai trafficanti perché dirottino queste masse verso l'Italia. Se non si riuscirà a fermarle, avremo guai grossi.






Fonte: di Giuseppe Butta'