"ESSERE SOCIALISTI NEL MONDO IN CAMBIAMENTO"

21-02-2023 -

In una intervista dal Corriere della Sera del 13 ottobre 2002, Zygmunt Bauman afferma: “Se la modernità è “liquida”, inafferrabile, e se la storia ci ha condotti in situazioni del tutto inedite, c’è però qualcosa di «solido» e «vecchio» che ritiene bussola e strumento quanto mai attuale: il Socialismo. “C’è più bisogno di Socialisti da che è caduto il Muro di Berlino”, dice. “Prima il comunismo è stato col fiato sul collo del capitalismo producendo un meccanismo di ‘controllo ed equilibrio’ che ha salvato il capitalismo stesso dall’abisso. Ora è indispensabile il Socialismo: non lo ritengo un modello alternativo di società, ma un coltello affilato premuto contro le eclatanti ingiustizie della società, una voce della coscienza finalizzata a indebolire la presunzione e l’auto adorazione dei dominanti”.

La trasformazione della società mondiale, credo che la sinistra o meglio il socialismo, come movimento, ha la necessità di porre una riflessione seria in ordine alla terza rivoluzione del Capitalismo nell’era della globalizzazione dell’economia e della nuova tecnologia che Jeremy Rifikin ha definito l’Era dell’accesso.

Karl Popper in “Tecnologia ed etica“ sostiene che la vita è invenzione, rischio, coraggio. Quindi non è il progresso tecnologico o il futuro sviluppo che fa più poveri, ma è l’etica che si applica.

In tal senso, Schopenhauer ha una formula poco conosciuta, perché scritta in latino, “neminem laede, imo omnes, quantum potes, iuva. Non fare del male a nessuno, ma aiuta tutti, per quanto puoi”.

Il capitalismo odierno sta compiendo la quarta rivoluzione industriale utilizzando la nuova tecnologia, l’informatica, i sistemi digitali e la velocità della comunicazione.

Da un sistema capitalista fondato sulla creazione dei beni e servizi, nell’epoca della società industriale del fordismo, che permetteva la capacità della formazione del capitale attraverso la distribuzione del benessere; oggi siamo ad un sistema capitalista liberista finanziario globalizzato, dell’epoca dell’accesso della società all’informatica, del digitale, della delocalizzazione delle strutture produttive e della fine delle redistribuzione della ricchezza, che non permette la distribuzione del benessere, ma che distribuisce ineguaglianze sociali estreme che ne minano anche i valori democratici.

A questa trasformazione e terza rivoluzione del capitalismo va rimessa in moto una nuova rivoluzione socialista su base etica per riaffermare i valori democratici coniugati da libertà, equità e solidarietà e declinati in ridistribuzione della ricchezza finanziaria verso il bene comune. Quindi, maggiori interventi statali su investimenti e sostegno verso i meno fortunati, ridistribuire il lavoro verso maggiore tempo libero in armonia con la giustizia sociale.

Fortuna e felicità sono misurate in base alla quantità di rifiuti che si gettano via senza rimpianto. E’ il modello di oggi: una vita è felice se è una perpetuità di nuovi inizi. La durata è sempre stata un valore da che mondo è mondo, mentre oggi per la prima volta sono valori la transitorietà, lo scarto veloce, il non conservare perché quel che si conserva può rubare il posto a cose sempre “nuove e migliori”. Dove finiremo? Non lo sa nessuno. Quello che sta avvenendo non ha precedenti storici.

Bauman, in ‘Modernità liquida’, ha battezzato il tempo attuale in cui nulla è fisso, niente garantito, tutto è mutevole, dove la storia è priva di direzioni e la biografia priva di progetti, dove sempre più ci sono i ‘rifiuti umani’. Certi mestieri, certe specializzazioni, certe capacità sono svalutate sempre più. Già la prima modernità aveva creato un ordine artificiale dentro cui molti non erano inseribili, non adatti. Un secolo e più fa per questi problemi locali c’erano soluzioni globali: i ‘rifiuti’ emigravano in America, in Canada, in Australia. Poi, oltre all’emigrazione, ecco la colonizzazione, l’imperialismo…

Oggi, al contrario, cerchiamo disperatamente soluzioni locali a problemi globali. Le migrazioni sono oggi la più grande posta in gioco, ma non sono più unidirezionali, vanno in tutte le direzioni. E’ un problema globale, ma noi cerchiamo soluzioni locali, tipo “chiudiamo le frontiere”. Ma non funziona.
C’è un rifiuto a curare le patologie e, invece, ci si accapiglia per difendersi dalle sintomatologie.

Oggi, tramite la tv, siano tutti spettatori, tutti consapevoli, delle sofferenze altrui anche in lontanissime parti del mondo. Prima, sapere di una carestia terribile in Africa attraverso i giornali era diverso. La tv cambia tutto. Ora vedi, sai. Dunque ti riguarda. E’ la globalizzazione della responsabilità. Tutto è sempre più velocizzato che non resta tempo sufficiente per riflettere. Ma anche se si riesce a fare qualche riflessione, spesso è immediatamente superata da nuovi eventi incalzanti che rimettono in discussione qualsiasi riflessione precedente. Il rischio è anche quello di cadere nella trappola della filosofia di Nietzsche.

Per la prima volta nella storia l’imperativo morale e l’istinto di sopravvivenza vanno nella stessa direzione. Per millenni per seguire la morale bisognava sacrificare qualche interesse. Oggi gli obiettivi coincidono: o ci prendiamo cura della dignità di ognuno, nel pianeta, o moriremo insieme. Non basta assicurare a tutti cibo e acqua: molte iniquità ieri tollerabili oggi non lo sono più, la modernità è arrivata, si è fatta conoscere in tre quarti del mondo, dunque tante ingiustizie prima ritenute “inevitabili” vengono avvertite come “inaccettabili”. Parecchi conflitti attuali non sono nati solo per il cibo, ma per la dignità offesa. Poi hanno peggiorato l’esistenza.

Hegel, nella ‘Fenomenologia dello Spirito’, afferma: “Soltanto mettendo in gioco la vita si conserva la libertà, si dà prova che l’autocoscienza essenza non è l’essere. L’individuo, che non ha messo a repentaglio la vita, può ben venire riconosciuto come persona; ma non ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come riconoscimento di autocoscienza indipendente”.

La storia dei socialisti è stata sempre una lotta per l’affermazione del riconoscimento come soggetto politico riformista. Il riconoscimento ha necessità di argomenti narrativi e tematici per affermarsi.

Ma, cosa significa essere socialisti in questa società del terzo millennio fatta più dell’apparire che dell’essere?

La trama del nostro riconoscimento deve ripercorrere la via della riscoperta dei valori che stanno alla base dell’agire dei socialisti: l’etica individuale per realizzare il principio della libertà individuale. L’individuazione di tutti i percorsi che permettano al cittadino di controllare la moralità dello Stato e non viceversa.

Per affermare questo riconoscimento dobbiamo volere la moralizzazione della politica e non la politicizzazione della morale.

E’ chiaro che l’era prossima ventura, come sostiene Nouriel Roubini, potrebbe essere caratterizzata da “una grande instabilità” anziché da “una grande moderazione”. Le bolle speculative e le conseguenti fasi del declino potrebbero diventare più frequenti. Aumentano le crisi finanziarie che provocano instabilità politica e sociale, ma anche una forte reazione collettiva contro la globalizzazione. Tale reazione si può manifestare in molte forme: politiche, protezionismi commerciali, protezionismo finanziario, controlli dei capitali e una generale opposizione alle politiche che promuovono il libero mercato.

Per evitarlo bisognerà promuovere politiche che riducano la frequenza e la virulenza delle bolle finanziarie e le fasi del declino. Quindi una riforma del sistema finanziario e del sistema monetario; costruire una rete di sicurezza pubblica molto più ampia. Se si vuole che i lavoratori siano più flessibili e cambino spesso lavoro e carriera, i governi dovranno offrire loro maggiore sostegno alle forme sempre più incerte della disoccupazione. Quindi ”flexicurity”, o flex sicurezza, maggiori investimenti in istruzione, formazione e riqualificazione professionale, una rete di sicurezza costituita da sussidi di disoccupazione, piani di previdenza e sanità pubblica. Paradossalmente, per migliorare il funzionamento del libero mercato e consentire ai lavoratori di essere flessibili e mobili in una economia globale dove la “distruzione creatrice” è la norma, il governo, lo Stato dovrà assumere un ruolo maggiore e non minore.

Rifkin nel suo libro “Il sogno europeo” scrive: “L’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno americano.
Il sogno europeo per realizzarsi deve continuare a sostenere i cittadini europei di godere maggiori protezioni sociali, una maggiore protezione sanitaria, una migliore istruzione.
L’Europa deve divenire un gigantesco laboratorio dove ripensare il futuro dell’umanità: se il sogno americano promuoveva una crescita economica illimitata, la ricchezza individuale e la difesa degli interessi privati, quello europeo privilegia lo sviluppo sostenibile, l’integrazione sociale, la responsabilità collettiva”.


La Costituzione della Repubblica italiana ha un principio di fondo come valore: il Patto Sociale tra cittadini e Stato. Oggi questo Patto va rivitalizzato chiamando tutti i cittadini a volere applicare in toto la Costituzione sancita dai padri costituenti e non la frammentazione materiale applicata di volta in volta senza una visione d’insieme.

Il progetto deve rappresentare, non il modello alternativo al capitalismo, ma come afferma Bauman, deve essere quello di un soggetto politico organizzato che sia come “coltello affilato premuto contro le eclatanti ingiustizie della società, una voce della coscienza finalizzata a indebolire la presunzione e l’auto adorazione dei dominanti”.

Il programma è imperniato su tre pilastri: un patto sociale sul Valore del Lavoro che investe tutto il sistema Paese, chi offre lavoro e chi richiede lavoro; un nuovo contratto sociale di convivenza tra i cittadini della società italiana; la “governance” di tutti i nuovi processi, i quali hanno una rilevante incidenza sulla questione della partecipazione democratica dei cittadini.

Il superamento, infatti, della dicotomia marxista dello scontro di classe tra borghesia e proletariato è sostituito, in una Società stratificata, da un confronto costante tra soggetti interni alle stesse categorie sociali.

Il confronto nella Società delle comunicazioni veloci (Internet) o delle trasformazioni epocali in stretti tempi storici, avviene no tra gruppi codificati, ma tra individui persone. Gli individui persone divengono soggetti collettivi in quanto cittadini o gruppi di interessi legittimi, come appartenenza.

Lo scenario, quindi, che ci si pone d’innanzi è la sintesi tra il soggetto individuo persona e il soggetto gruppo di cittadini o di interessi.

Questa nuova concezione della coniugazione dei garantiti e dei bisognosi, considera i nuovi poveri o gli emarginati, come periferia sociale e territoriale. Si può raffigurare questa nuova concezione su due Assi Cartesiani, ove il punto di origine dei due assi verticale ed orizzontale è proprio l’effetto della coniugazione delle due esigenze della Società.

L’asse verticale può rappresentare le istanze individuali dei garantiti quindi di chi agisce perché ha merito o autonomia decisionale; l’asse orizzontale può rappresentare le istanze egualitarie e collettive, quindi di chi agisce per bisogno, in ciò rientrano le istanze dei deboli (di chi non ha autonomia decisionale), la difesa dei diritti dei cittadini.

Nel punto d’incontro tra le istanze dell’individuo persona e le istanze dei diritti e delle esigenze collettive dei deboli si riscoprirebbe la nuova concezione del Socialismo del XXI secolo, il quale non guarda alle costruzioni utopiche di un mondo migliore, ma costruisce gli strumenti più idonei per eliminare i mali concreti che si pone in alternativa al cosiddetto neoliberismo finanziario.

Il progetto dovrebbe riguardare temi che sono prioritari: contro le povertà in Italia ed in Europa; per i diritti negati ai cittadini indifesi; per gli innocenti maltrattati e sfruttati; la salvaguardia dell’Habitat naturale per la sopravvivenza del genere umano e naturale del Pianeta.

Va ricordato che la Società dell’Ottocento e Novecento ha lottato per l’acquisizione dei diritti collettivi (la liberazione dallo schiavismo nel lavoro, per il diritto al suffragio universale, per il salario minimo garantito, per l’accesso alla alfabetizzazione, alla salute e sicurezza).

La Società del Terzo Millennio è rappresentata dall’era dell’accesso, cioè dalla capacità individuale di uso della conoscenza, dell’informazione e il lavoro come uso del tempo libero.

Finisce l’epoca del conflitto tra il possesso dei mezzi di produzione e la sola forza lavoro. Questa epocale rivoluzione ci consegna un grande messaggio e una grande sfida: saper coniugare chi ha la conoscenza e chi non dispone di conoscenza. Il confronto si sposta tra la qualità individuale della vita, da una parte e la salvaguardia dei diritti collettivi di chi non dispone di conoscenza, come merito, e quindi capacità collettiva alla partecipazione democratica dall’altra, come responsabilità collettiva alla qualità della vita.

Questo è il terreno del Socialismo del XXI secolo sul piano epistemologico, il quale procede per tentativi ed errori o per approssimazioni successive. Su questi temi è necessario ed urgente aprire un confronto di ampio respiro. Il nuovo soggetto politico fondato sui pilastri della libertà, equità e solidarietà della responsabilità collettiva ha d’innanzi uno scenario di riflessioni e di possibili temi e soggetti a cui rivolgersi.

Nella definizione di Democrazia di Popper si legge: “non qualcosa di vago come il “governo del “popolo” o il “ dominio della maggioranza”, ma una serie di Istituzioni (tra le quali le elezioni generali) che permette al popolo di darsi un proprio governo e la possibilità del pubblico controllo e l’allontanamento da parte dei governati di chi è al potere, e che rendono possibile ai governati di giungere alle riforme senza l’uso della violenza ed anche contro la volontà di chi è al potere”.
Una sinistra nuova che riesca a fondere una rappresentanza democratica della domanda sociale e della protesta diffusa generata dalla crisi, con proposte innovative di governo legate ad un nuovo orizzonte con nuovi strumenti dello sviluppo, e una classe dirigente completamente nuova in grado di rendere credibile un messaggio di forte rottura con la pratica di gestione del potere di questo sistema politico.

La prospettiva del socialismo del XXI secolo è legato ai valori fondanti della libertà, della equità, della solidarietà. In Italia, il PD, partito del centro moderato e di rappresentanza sociale elitario, non è compatibile con il socialismo laico e libertario; in Europa mette in discussione gli obiettivi del PSE, partito fermo al Blairismo funzionale nell’ottica del neoliberismo finanziario.

Secondo alcuni, la proposta operativa è quella di rimettere in discussione lo scioglimento di tutte le varie sigle italiane socialiste e delle forze laiche democratiche e della sinistra per procedere alla costituzione di un nuovo soggetto politico organizzato autonomo, libertario e alternativo. A mio modesto parere, bisognerebbe rivitalizzare il Partito Socialista Italiano in grado di elaborare un valido programma politico rispondente alle esigenze umane del terzo millennio, se saprà sganciarsi dal legame subordinato al Pd che da giorni sta cercando di darsi un nuovo gruppo dirigente con un dibattito interno personalistico e avulso dalle proposte di programmi politici di ampio respiro.

Il socialismo del XXI secolo è un termine politico ideato dal sociologo e politologo tedesco Heinz Dieterich nel 1996, indicante una riformulazione generale del socialismo in vista dell'alba del nuovo millennio, ripreso e reso celebre da Hugo Chavez in un suo discorso al Forum sociale mondiale del 2005 per identificare la linea politica da lui adottata assieme al suo partito, a seguito del quale finì per essere associato al neologismo politico di chavismo, indicante invece la personale ideologia politica dell-ex Presidente venezuelano e dei suoi seguaci, detto anche “socialismo democratico stile Chavez” (Chavez style in inglese). Nonostante ciò, alcuni analisti, tra cui Tomás Straka, hanno segnalato la presenza di divergenze sostanziali tra la concezione originale di Dieterich e la proposta chavista, oltre che con le altre interpretazioni delle diverse forze politiche sudamericane.

I capisaldi dell'ideologia del socialismo del XXI secolo, che può anche non essere inteso solo nel senso di chavismo o bolivarismo (in riferimento all'esperienza venezuelana o latinoamericana in genere), raggruppano, al pari del socialismo fino al 2000 (socialismo del XX secolo), le ideologie mature di ispirazione marxista, spesso revisioniste e anti-staliniste, oltreché anti-imperialistiche, particolarmente sviluppatesi in America Latina, e che intendono realizzare un'esperienza di socialismo democratico; ma il concetto si richiama molto all'uso della democrazia economica (diretta e partecipativa), per non ripetere gli errori degli stati del socialismo reale attuato nell’Europa dell’Est, nell’Asia e nell’America Latina.

Molti di questi paesi, infatti, furono fin dall'origine, o si trasformarono presto, in regimi comunisti fortemente burocratici, autoritari e centralisti, nei quali erano negate le forme, conosciute all'Occidente americano ed europeo, di partecipazione politica, i diritti di libertà ed i diritti sociali della cittadinanza, fino a sconfinare nel totalitarismo. In Unione Sovietica ciò avvenne quando Stalin esautorò la democrazia dei soviet, avocando a sé e al politburo tutto il potere decisionale, attuando repressione, censura, militarismo e fortissimo culto della personalità. Gli stati socialisti in stile sovietico furono difatti definiti dai critici, come i trotskisti, i socialisti libertari e democratici, come stati proletari deformati, in cui la temporanea dittatura del proletariato post-rivoluzionaria si trasformò subito in “governo del partito unico” (specie dove mancava la classe operaia già formata, in grado di partecipare attivamente al fianco dei politici di professione) e in capitalismo di Stato; questo, unito al concetto di “socialismo in un solo paese” e al nazionalismo, ha causato la fine del processo di liberazione del popolo e l'instaurazione di politiche stataliste assai simili ai totalitarismi di destra, del quale i piani quinquennali dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, la Corea del Nord e la Repubblica Popolare Cinese sono il maggior esempio.

Il socialismo del XXI secolo dovrebbe essere, invece, un socialismo democratico, che rifugge la violenza rivoluzionaria, tranne quando si renda assolutamente necessaria (come per difendersi da un golpe reazionario), e propugna la libertà di parola, di stampa e di movimento dei cittadini, nonché il rispetto dei diritti umani, come antidoto alla degenerazione osservata nel socialismo reale. Forte è anche l'attenzione all'ambiente e all'ecologia, con forme di eco socialismo, antiglobalizzazione e indigenismo.

Per il politologo tedesco, le figure e i movimenti storici di riferimento sono, tra quelli dei tempi più recenti, Salvator Allende, Che Guevara e Fidel Castro. Oltre ad Hugo Chavez, fanno parte di questa ideologia il suo successore, Nicolas Maduro, e altri leader come l’ecuadoriano Rafael Correa, il boliviano Evo Morales e molti appartenenti al Partito Comunista cileno.

Dieterich suggerisce l'istituzione di 4 norme basilari all'interno della nuova realtà di civilizzazione post-capitalista, ovvero: Equivalenza economica, che dovrebbe essere basata sulla teoria marxiana del valore ed è democraticamente determinata da coloro che creano direttamente il valore, anziché dai principi dell'economia di mercato; democrazia della maggioranza, che fa uso dei plebisciti per decidere riguardo alle questioni importanti che interessano l'intera società; democrazia di base diretta, basata su istituzioni democratiche come legittime rappresentanti dei comuni interessi della maggioranza dei cittadini, con un'appropriata tutela dei diritti delle minoranze; cittadini critici, responsabili, razionali e autodeterminati.

Secondo Dieterich, la società esistente dovrebbe venire rimpiazzata da un sistema qualitativamente diverso. Il programma del socialismo del XXI secolo è necessariamente rivoluzionario. Questa rivoluzione, tuttavia, dovrebbe essere un processo graduale, che non richiede l'uso della violenza ed è sensibile al fatto che le istituzioni che abbiamo oggi sono il risultato di centinaia di anni di tentativi ed errori. Per questo, non possono essere cambiate dall'oggi al domani, come le esperienze del socialismo reale ci hanno mostrato. Nel pensiero di Dieterich, gli esseri umani non sono topi da laboratorio: ogni rivoluzione di larga scala sociale che vuole avere successo, deve essere il risultato di una bene informata persuasione riguardo ai benefici di un progetto, piuttosto che un'imposizione attraverso la violenza di stato e la repressione. Questa rivoluzione attraverso la democrazia partecipativa assicurerà il potere, l'istruzione, le conoscenze scientifiche sulla società e la cooperazione internazionale.

I critici accusano il socialismo del XXI secolo di essere una democrazia illiberale e demagogica, accusando spesso i leader di questa corrente di caudillismo (come accadde per il peronismo), ovvero di attuare un regime populista guidato da un “capo carismatico” (molti paesi latinoamericani sono repubbliche presidenziali, con ampi poteri conferiti al Presidente, direttamente eletto dal popolo). Nel mirino sono finiti anche gli atteggiamenti di Chávez e sul suo motto “Socialismo, Patria o morte”, giudicato troppo estremista, e il monopolio statale sui mass media, volto all’ egemonia culturale dell'ideologia di governo.

In Venezuela esiste però, come forma di contrappeso istituzionale, lo strumento del referendum revocatorio, con cui il popolo può destituire il Capo dello Stato votando "sì" alla proposta del quesito referendario (negli altri paesi del mondo, invece, solo il Parlamento o il Governo possono destituire un Capo di Stato, a certe condizioni). Gli oppositori hanno talvolta però denunciato brogli, benché anche l'ex Presidente statunitense Jimmy Carter abbia definito regolari ed esemplari le elezioni in Venezuela.

In alcuni paesi dell'America Latina, governi distinti hanno assunto nel tempo le loro personali interpretazioni del socialismo del XXI secolo. Ciononostante, lo stesso Heinz Dieterich criticò i presidenti di questi paesi proprio per quanto riguarda queste interpretazioni: egli affermò che la speranza di vedere nuovi modelli di produzione all'avanguardia da parte di Chávez, Fidel, Evo e Correa erano svaniti, e che nessuno di questi ha compiuto uno sforzo serio per una seria alternativa anticapitalista del XXI secolo.

In Italia il socialismo del XXI secolo era una delle ideologie a cui si richiamava esplicitamente la Federazione della Sinistra ed è tuttora, accanto al comunismo, l'ideologia principale del Partito della Rifondazione Comunista. Inoltre il Partito Comunista Italiano, omonimo del precedente rifondato nel 2016, effettua una politica per gran parte ispirata al socialismo del XXI secolo.

Nel 2017 è nato Potere al Popolo, partito in cui vi sono correnti che si richiamano al socialismo del XXI secolo, ma in realtà sono condizionati dalla nostalgia del comunismo dal quale non riescono a liberarsi finendo in una crisi di identità.

Invece, quello che ci vorrebbe per fare la Rivoluzione Democratica è il Socialismo liberale di Carlo Rosselli. Infatti, anche per il XXI secolo il faro del socialismo liberale illumina l’umanità che necessità degli stessi diritti per trascorrere dignitosamente il proprio percorso di vita. Per questo è necessaria la democrazia economica in cui tutti siano liberi dal bisogno ed in armonia con la natura. Anche da questo ragionamento emerge la necessità di dare una patria all’umanità per sconfiggere gli egoismi dei nazionalismi e delle multinazionali attuando la democrazia economica e partecipativa.

Altrimenti, non dovremmo stupirci quando riemergono i totalitarismi di destra sotto forma di populismi e giustizialismi, come spiega Spencer M. Di Scala nel suo libro “L’uomo che fece il fascismo – Mussolini e l’ascesa del populismo” (Castelvecchi editore).





Fonte: di Salvatore Rondello