"IL TRAMONTO DELLA DEMOCRAZIA"

21-02-2023 -

Narrano i sondaggisti che almeno il 55% degli italiani è contrario all'aumento delle spese militari e all'invio delle armi in Ucraina. Sennonché, a una tale maggioranza non corrisponde una adeguata rappresentanza parlamentare. Anzi, risulta evidente che la maggioranza del Parlamento italiano (nonché la gran parte dei mass-media) è su una linea opposta. La maggioranza delle forze politiche è, dunque, avversa alla opinione della maggioranza degli italiani. Si direbbe che non ci sia nessuna comunicazione tra il popolo-nazione e la sua rappresentanza politica.

Perché accade questo? Probabilmente perché non esistono più quei «corpi intermedi» (e, in particolare, quei partiti di massa) che un tempo strutturavano la società civile e realizzavano una connessione tra questa e la società politica. E, soprattutto, non esistono più quelle culture politiche (dal personalismo cattolico al socialismo e al comunismo) che aggregavano i soggetti sociali, combattevano quell'individualismo che è proprio dei Robinson (o degli uomini primitivi) e davano voce al sentire popolare. Quelle culture consentivano al popolo-nazione di conservare le proprie differenze interne. Ma, soprattutto, inventavano le forme per intervenire sulle decisioni politiche. Di fatto, tolte quelle culture e eliminati i corpi intermedi che strutturavano la comunità nazionale, il popolo-nazione è stato messo a tacere. È stato privato di quelle organizzazioni e di quelle forme espressive che gli consentivano di interloquire con le élites politiche.

È accaduto, così, che il sistema politico si sia sempre più separato dal popolo-nazione. L'autonomia del politico si è rafforzata e l'agire politico dei cosiddetti “rappresentanti del popolo” ha cominciato a seguire logiche imperscrutabili. I “rappresentanti del popolo”, lungi dal preoccuparsi di esprimere il sentire della Nazione, hanno inseguito interessi e problemi riferibili più ai meccanismi e alle logiche dell'alta finanza che a quelle del popolo-nazione. E, se si tiene presente questa crescente autonomia del politico e questo svuotarsi dei meccanismi della rappresentanza democratica (o questo vero e proprio tramonto della democrazia), non sarà difficile comprendere perché oggi ritorni in campo il tema del presidenzialismo.

Con il presidenzialismo l'autonomia del politico sarebbe ulteriormente rafforzata. Di fatto un Presidente eletto direttamente dal popolo avrebbe la piena facoltà di non dar conto delle sue scelte ai «corpi intermedi», perché, legittimato da una diretta investitura popolare, egli non solo sarebbe autorizzato a non prendere in considerazione gli orientamenti politici presenti nei partiti, ma sarebbe anche autorizzato a non ascoltare il Parlamento. Insomma, potrebbe attuarsi un autentico “ritorno allo Statuto albertino”.

Tutto ciò porterebbe alla piena negazione della nostra Costituzione. Di una Costituzione che si volle senza Sovrano. È nota la risposta che, nel dibattito alla Costituente, Togliatti diede a Vittorio Emanuele Orlando. “Ella – disse Togliatti – sta cercando nella Costituzione qualcosa che noi non abbiamo voluto mettere. Sta cercando il Sovrano”.

Una repubblica presidenziale sarebbe, di fatto, la piena restaurazione di una mono-archia. E, in verità, questa è, purtroppo, l'unico approdo prevedibile di un processo (iniziato negli anni '90 del secolo scorso) di distruzione dei partiti di massa e delle culture politiche. È questo Il risultato di un'azione politica che ha voluto essere post-ideologica, ma che, in realtà, è stata decisamente anti-democratica, perché ha prodotto la distruzione di ogni cultura o visione politica in grado di organizzare interessi, di aggregare soggetti sociali e di dare forma e presenza politica al popolo-nazione.





Fonte: di Marcello Montanari