"I PRIMI PASSI"

19-11-2022 -

A poco più di due settimane dal suo insediamento il governo guidato da Giorgia Meloni non ha riservato finora grandi sorprese. La leader di Fratelli d'Italia conferma ciò che si immaginava sarebbe successo: sul fronte interno un attivismo atto a solleticare gli impulsi identitari provenienti dalla base del partito e, sul fronte internazionale, un bilanciamento accorto tra sbandierata difesa degli interessi nazionali (determinata anche dall'assedio martellante con cui Matteo Salvini serra la presidente del Consiglio Meloni) e stringenti vincoli derivanti da accordi internazionali e da una situazione di bilancio assai precaria. Dunque, in questo, nessuna sorpresa.

Come si è mossa, nel dettaglio, la nuova compagine di governo? Ha fatto molto rumore il provvedimento licenziato dal ministro dell'Interno Piantedosi per punire organizzatori e partecipanti ai rave illegali. Ne è uscita una norma farraginosa, imprecisa e mal scritta a tal punto che chi avesse voluto, avrebbe potuto legittimamente vedervi la volontà di limitare la libertà di manifestazione. Dopo le critiche dell'opposizione è stato deciso opportunamente che sarà il Parlamento a modificare la norma in questione che sembra, tuttavia, frutto di quel panpenalismo secondo cui ogni comportamento sembra avere una rilevanza penale e che è esemplificata da quell'obbrobrio giuridico che è l'omicidio stradale, una fattispecie penale che è presente solo nel nostro paese.

C'è stato poi l'aumento del tetto del contante che doveva scendere da 2.000 a 1.000 euro e che invece sarà probabilmente innalzato a 5.000 euro, una misura, questa, fortemente voluta dalla Lega e pervicacemente difesa dall'intero governo e sulle cui eventuali conseguenze si è aperto un dibattito che non si esaurirà presto.

Passiamo al capitolo migranti. Qui si ripropone ancora una volta lo stanco copione già allestito da Salvini quando occupava la carica di ministro dell'Interno e Piantedosi era il suo capo di gabinetto. Il nuovo ministro ha tenuto immediatamente a piantare alcune bandierine ben riconoscibili da tutti e facilmente identificabili con le promesse della destra in campagna elettorale. Una di queste era il pugno duro con l'immigrazione illegale. Anche da questo punto di vista ciò che è accaduto finora non desta meraviglia. Accoglienza selettiva (scende chi sta male e ha bisogno di cure, le donne e i minori non accompagnati), rimane a bordo delle navi delle ONG quello che con termine invero infelice, il ministro dell'Interno ha definito ‘carico residuale'. Anche qui un doppio binario: da una parte non si nega l'accoglienza a chi si ritiene sia più bisognoso di tutela mentre si mantiene il pugno duro soprattutto contro i giovani maschi anch'essi salvati da situazioni di pericolo incombente. Ora non c'è dubbio che questa tattica serva da una parte a evitare di essere accusati dalla comunità internazionale di venire meno ai più elementari principi del diritto internazionale e della legge del mare e dall'altra, però, a mantenere più o meno sottotraccia alta la tensione con i partner europei per evidenziare le difficoltà di gestione del fenomeno. D'altra parte, sembra fallito il tentativo italiano di far valere la legge della bandiera (la nave della ONG sarebbe costretta a sbarcare i migranti nel paese di cui la nave batte bandiera) visto che anche la Commissione europea ha ribadito il valore del principio del porto sicuro più vicino (restando sempre valido, ovviamente, il dovere di salvare in mare le persone in difficoltà). Dunque i migranti sono stati fatti sbarcare nei porti italiani dopo che i medici presenti hanno accordato a tutti la qualifica di persona fragile e quindi autorizzata a sbarcare. La tragicommedia che si è consumata sulle spalle dei migranti ha evidenziato il dilettantismo del governo o, almeno di una parte di esso. Quando sembrava ormai raggiunto un accordo tra Meloni e Macron a Sharm-el-Sheik per far sbarcare i migranti della nave Ocean Viking nel porto di Marsiglia, il vicepremier Salvini ha pensato bene di esultare addebitando l'impegno francese alla politica muscolare del nuovo governo. A quel punto la frittata era fatta; Parigi non ha gradito sia per il mancato rispetto del bon ton istituzionale, sia perché anche Macron ha la necessità di coprirsi a destra. Non a caso il Rassemblement national aveva già minacciato di scendere in piazza se i migranti fossero sbarcati a Marsiglia. Ora i peggiori fantasmi si agitano sul governo in carica. La Francia pare intenzionata a far pagare cara all'Italia questo sgarbo e le conseguenze peggiori potrebbero ancora dover arrivare.

Purtroppo sappiamo già che, con una interruzione nei mesi più freddi, il traffico di essere umani riprenderà appena la stagione si sarà fatta più mite ed è impensabile che tutta l'azione di governo si blocchi per giorni e giorni in attesa di sbrogliare la matassa. Quel che va fatto il governo lo sa già: riprogrammare le quote di lavoratori che possono fruire dei decreti flussi e operare con decisione e con scaltrezza perché si rimetta mano al trattato di Dublino e sarà qui che Meloni dovrà dimostrare di fare l'interesse dell'Italia perché proprio il suo amico Orban si è dimostrato finora uno dei più determinati a non volere riaprire questo dossier per la cui modifica è necessaria l'unanimità degli Stati membri.






Fonte: di Andrea Becherucci