"ELISABETTA LA GRANDE E MARY ELIZABETH TRUSS, DETTA LIZ"

26-09-2022 -

La regina Elisabetta II, incarnazione della più anacronistica delle istituzioni, la Corona, è stata la più longeva in carica e sotto molti aspetti la migliore monarca della storia britannica. Del dovere ha fatto il compito della sua esistenza dal primo all’ultimo giorno, con un successo diventato storico. Maturità, dignità, saggezza hanno caratterizzato la sua vita di capo di Stato, e non sono mancati mai, fino all’ora della sua morte, il che le ha guadagnato il rispetto del mondo. Ha rappresentato qualche cosa di decente, nobile in un certo senso, in un mondo corrotto e caotico. Per questo la sua scomparsa ha investito il popolo britannico come una grande ondata di shock, perdita, incertezza e perfino paura. L’ ultimo atto pubblico della regina Elisabetta, due giorni prima di morire, è stato nominare primo ministro la neoeletta leader del partito conservatore: Liz Truss. La moderna Gran Bretagna non ha mai vissuto uno sconvolgimento costituzionale come questo. In una sola settimana sono cambiati il monarca e il primo ministro, segnando una nuova era politica e nazionale della leadership. E Liz Truss, anche se rimarrà a lungo primo ministro, non avrà mai più un giorno importante come giovedì 8 settembre: capo del governo da meno di due giorni, si è trovata a proporre un intervento economico più massiccio di quello realizzato durante la pandemia, ultimare il suo team ministeriale e affrontare la morte di un amato capo di stato. Il fatto di essere lei a chiudere l’elenco dei 15 primi ministri inglesi di Elisabetta II apertosi con sir Winston Churchill l’ha proiettata in un contesto storico. Chi conobbe Liz Truss al tempo del college, quando studiava filosofia, economia e politica, ricorda una giovane non particolarmente brillante. Era, allora, una liberal democratica socialmente impegnata che si batteva contro il nucleare e raccoglieva soldi per gli homeless, invocava il libero mercato, si batteva per la legalizzazione della cannabis e dell’aborto, l’abolizione della monarchia e della legge che impediva ai gay di entrare nelle forze armate. Oggi è diventata l’alfiere dei conservatori di destra. Sicura di sé, mai sfiorata dal dubbio, impermeabile a qualunque critica, si trova ad affrontare la situazione più complessa e difficile per un primo ministro entrante da quando Churchill assunse l’incarico nel 1940. La 47enne Liz non è una novellina in politica: in questi ultimi otto anni, nel governo ha servito in cinque diversi settori, il che le ha permesso di sviluppare una notevole padronanza sia della politica che dell’apparato di governo. La sua capacità di sopravvivere e cavarsela sotto tre primi ministri molto diversi fra loro la dice lunga sulla sua duttilità, agli antipodi con l’inflessibile rigidità ideologica dimostrata nelle elezioni primarie. La lunga campagna elettorale per arrivare alla nomina di leader dei conservatori ha lasciato il partito profondamente diviso. Il suo margine di vittoria sul suo avversario Rishi Sunak nella corsa alla leadership è stato meno netto di quanto ci si aspettava: 57 a 43%. Liz Truss è il primo leader del suo partito a assumere l’incarico avendo fallito di assicurarsi il sostegno della maggioranza dei parlamentari conservatori – il 18% dei membri del partito si è astenuto. Con questo deludente mandato deve ora condurre il paese fuori della più grave crisi da decenni. E deve riuscire nell’impresa, perché o porta il popolo britannico fuori dalla tempesta incombente di una crisi sia interna che mondiale o il partito conservatore è finito. Non è pensabile infatti che il partito cambi di nuovo leader prima delle elezioni generali fra due anni. Il pericolo, in realtà, non è che rischia di essere destituita dai suoi parlamentari, ma che perda autorità, il che le renderebbe il lavoro impossibile. Se nelle prime settimane non riesce a controllare la crisi economica, i parlamentari cominceranno a ribellarsi, i leader stranieri stipuleranno accordi meno facilmente e milioni di elettori guarderanno agli altri partiti con maggior fiducia. I compiti che la attendono non sono di facile soluzione: deve riunire un partito diviso, lacerato da infinite rivalità irrisolte e gelosie personali, e rafforzare la maggioranza conservatrice – ma la composizione del suo gabinetto dimostra che non ha nessuna intenzione di tentare una riconciliazione con gli oppositori. Il secondo compito è convincere il pubblico che ha le risposte giuste alle sfide immediate che deve fronteggiare il paese: crisi energetica e problema nord irlandese. Terzo compito: rassicurare i mercati finanziari dimostrando che, nonostante le turbolenze di questi ultimi anni, la Gran Bretagna è ben governata. Ma ci sono anche altri problemi che vanno affrontati: salute, clima, Ucraina, scioperi, sindacati, traffico di immigrati illegali attraverso il canale. Giovedì 22 settembre Liz Truss annuncia alla nazione di aver varato i provvedimenti economici promessi nella campagna elettorale. Che prevedono: taglio delle tasse ai superricchi, riduzione all’imposta di registro, congelamento delle imposizioni fiscali sulle imprese, diminuzione dei contributi assicurativi. Il piano comprende inoltre di annullare gli aumenti delle tasse su birra, vino e sidro, cancellare il tetto al bonus per i banchieri, confermare per due anni il blocco delle bollette energetiche a 2.500 sterline. In parole povere, si tratta di un fiscal event più massiccio di quanto si aspettasse e che costerà allo Stato qualcosa come 45 miliardi di sterline, il che lascerà un grosso buco nelle finanze pubbliche mettendo in allarme i mercati finanziari internazionali. La Banca d’Inghilterra, intanto, per combattere l’inflazione che ormai sfiora il 10%, alza i tassi d’interesse al 2,25%, il livello più alto dal 2008. Il 23 settembre, una sorta di frenesia scuote i mercati: nonostante l’aumento del tasso di interesse, si verifica infatti un calo consistente del valore della sterlina, che tocca il punto più basso da 37 anni: segnale inequivocabile della preoccupante perdita di fiducia degli investitori in un momento in cui la Gran Bretagna si ritrova con un deficit che deve essere cofinanziato da prestiti stranieri. Nel suo primo discorso pubblico nella veste di Primo Ministro, Liz Truss ha definito il partito conservatore “il più grande partito politico sulla terra” e ha assicurato che grazie al suo piano di tagliare le tasse e aumentare la spesa pubblica, torneranno i bei tempi: false promesse populiste nello stile di Johnson, ma diversamente dal suo predecessore, Liz Truss non è né carismatica né particolarmente popolare. Non sono pochi coloro che dubitano delle sue capacità e dell’efficacia dei suoi provvedimenti. Fra questi, Boris Johnson: nel discorso d’addio si è paragonato a Cincinnato, che dovette essere richiamato dalla campagna per salvare l’antica Roma. In parole povere: il paese si renderà conto ben presto dell’errore che ha fatto a silurarmi e mi richiamerà per salvare la Gran Bretagna.






Fonte: di Giulietta Rovera