"SPIGOLATURE"

26-05-2022 -

Gli avvenimenti che si sono succeduti all’invasione Russa in Ucraina stanno avendo effetti non prevedibili sullo scacchiere mondiale. Abbiamo visto il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens'kyj comportarsi come un grande comunicatore, in video conferenza ha parlato a tutte le massime istituzioni dell’Occidente, anche oltre il dovuto, come la sua comparsata al Festival di Cannes. In questa sua road map è riuscito ad avere non solo una sorta di empatia da parte degli occidentali, ma anche una tale quantità di armi che gli ha permesso di arrestare l’invasione sovietica, e addirittura di contrattaccare raggiungendo risultati insperati alla notizia dell’invasione russa. Chi invece ha destato sorpresa è stato il Presidente della Confederazione Russa Vladimir Putin. Ha invaso il paese confinante senza alcuna motivazione e con la speranza di concludere rapidamente le operazioni e di essere accolto dalla popolazione ucraina come un “liberatore”. Non solo non è riuscito a vincere sul campo di battaglia, ma la vera sconfitta è stata quella politica. Due Paesi storicamente neutrali, Finlandia e Svezia, hanno chiesto di aderire alla NATO. L’Occidente, sia pure con distinguo e qualche mal di pancia, si è schierato contro la Russia. La regia di queste scelte è stata gestita dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Vari sono i motivi che hanno spinto gli USA su questa strada. Per una volta gli Stati Uniti non sono il paese aggressore e quindi possono ergersi come paladini di un paese invaso. Il calcolo sbagliato di Putin che ha ritenuto che gli USA, dopo il non certo esaltante comportamento in Afghanistan, fossero militarmente deboli, ha consentito a Joe Biden di “vendicare” i presunti torti subiti dal Partito Democratico, da parte della Russia che intervenne pesantemente con intrusioni informatiche di diversa natura, secondo i democratici, nel corso delle elezioni Presidenziali del 2016 per aiutare Donald Trump. Soprattutto questa guerra si sta svolgendo a pochi mesi dalle elezioni americane di Midterm, dove il partito democratico è in forte calo e il Presidente americano sta cercando di ribaltare l’immagine di un Presidente senza nerbo per risalire la china e mantenere il controllo dei due rami del Congresso.

Così come Boris Jhonson ha operato con un occhio rivolto all’interno, dove è in difficoltà per i suoi comportamenti, sposando una posizione oltranzista e parlando alcune volte sopra le righe e i cui risultati non sempre hanno aiutato in direzione di una trattativa.

L’istituzione che meno di tutti ha inciso in questa vicenda è la UE, incapace di proporre qualcosa che le facesse assumere un ruolo autonomo in questa vicenda, non necessariamente avverso all’Ucraina. Anzi abbiamo assistito ad alcune affermazioni del norvegese Jens Stoltenberg Segretario Generale della NATO che hanno fatto assumere a questo organismo un improprio ruolo politico che di fatto ha indirizzato la politica della UE nello svolgimento della guerra russo ucraina. Se la Comunità Europea vuol diventare una potenza a tutto tondo deve ricordarsi di alcuni principi molto semplici. Oltre alla moneta unica deve avere una politica economica e finanziaria unica, una politica estera unica e un esercito unico. Questi sono i prerequisiti, l’altro, fondamentale come vediamo in questi giorni, è la capacità di produrre direttamente o avere accesso a fonti energetiche in maniera autonoma. Il sistema produttivo capitalistico è un grande consumatore di energia, senza di questa si ferma tutto. A ciò bisogna aggiungere che un modello di sviluppo come quello europeo, export oriented, sta mostrando, non solo la sua iniquità, ma anche una crescente incapacità ad autoalimentarsi.

In questa contingenza l’Italia ha mostrato tutte le debolezze di una classe dirigente incapace di interpretare un ruolo intelligente che la portasse a svolgere una funzione significativa tesa a riportare la pace in Europa. Soltanto in questi ultimi giorni l’Italia è uscita allo scoperto presentando, con il nostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ed evidentemente condiviso dal Governo italiano, un piano a António Guterres, Segretario Generale dell’ONU, per cercare di aprire una trattativa fra i due belligeranti.

Per evitare malintesi sulle mie considerazioni occorre precisare subito che il sostegno, anche militare, alla Ucraina sia giusto ed utile. Senza qualificare questa guerra come la lotta fra David e Golia, è opportuno ribadire che senza un equilibrio militare fra i due contendenti non è possibile avere una pace duratura.

Il Governo italiano, per un po’ ha vistosamente sbandato, accettando acriticamente le richieste USA, senza obbiettivi politici chiari.

La cosa più triste sono stati i partiti. Dopo aver approvato al Senato, il 1° marzo, un documento a larghissima maggioranza, firmato da tutti i capigruppo di maggioranza (Davide Faraone per Italia Viva, Simona Malpezzi per il Pd, Loredana De Petris di Leu per il Misto, Annamaria Bernini per Forza Italia, Massimiliano Romeo per la Lega e Mariolina Castellone per il M5S) nonché da Luca Ciriani per Fratelli d’Italia, che ha scelto di votare a favore. Contrari solo i parlamentari di Alternativa (ex cinquestelle), che hanno contestato il riferimento all’invio di armi e hanno annunciano di voler presentare una propria risoluzione, così come contrario all’invio delle armi si è dichiarato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Questo ordine del giorno sembrava segnare una gestione tranquilla della crisi, dal punto di vista politico, per il Governo. Troppa grazia, complici anche i sondaggi che mostravano che la maggioranza degli italiani era a favore della pace (e chi non lo è?) alcuni leaders politici hanno aperto il fuoco amico contro Draghi. Ha iniziato l’Avvocato del popolo, il Prof. Giuseppe Conte capo del Movimento cinque stelle, che ha posto una questione degna di un azzeccagarbugli. Ha chiesto che non si dovessero consegnare le armi “offensive” all’Ucraina, quale sia il confine, a priori, fra armi “offensive” e “difensive” mi pare difficile stabilire se non per gli elmetti e i giubbetti antiproiettile. Sulla scia si è subito gettato il Sen. Salvini, che dopo il clamoroso “successo” decretatogli da Wojciech Bakun, sindaco della cittadina polacca di Prezmysil, dopo un lungo periodo di silenzio è tornato a far parlare di sé con una teoria che non appare molto logica. Cioè che non bisogna inviare armi agli ucraini perché si aumentano i i morti e le sofferenze dei civili. Cosa ovvia, ma l’alternativa quale sarebbe, se non quella di consegnare l’Ucraina a Putin? In questa compagnia, composta anche da orfani dell’imperialismo americano e dell’antimperialismo allora sovietico, non poteva mancare il Cavalier Silvio Berlusconi, il quale, salvo poi cercare di recuperare, ci ha detto che per fare la pace occorre soddisfare le richieste di Putin. In questo quadro il PD è l’unico partito italiano che ha sostenuto senza se e senza ma l’operato del Governo, ma lo ha fatto senza alcuna sostanza politica se non quella delle armi. Molto poco, mi sembra.

Questa rapidissima disamina mostra chiaramente come in Italia manchi una forza socialista capace di associare alle scelte politiche che compie obbiettivi chiari e inquadrati in un discorso globale che abbia come fine la diminuzione degli squilibri sociali e una pace duratura.

Mancano pochi mesi alle prossime elezioni politiche, le preoccupazioni sono molte. I partiti, anzi sarebbe più opportuno chiamarli i comitati elettorali, sembrano non all’altezza delle sfide che ci attendono.





Fonte: di Enno Ghiandelli