"LE RAGIONI DI UNA GUERRA"

23-05-2022 -

Nei dibattiti televisivi e negli interventi giornalistici sulla guerra in Ucraina è dominante il confronto tra questa terribile guerra e la Seconda guerra mondiale o, addirittura, con la guerra partigiana. Confronto che a me sembra del tutto improprio, anche se – come allora – sono coinvolte popolazioni inermi, spesso usate come scudi umani. Il confronto, a mio avviso, va fatto con la Prima guerra mondiale, quando si scontrarono opposte oligarchie politiche ed economiche; quando la nazione tedesca si provò a sfidare le potenza coloniali inglesi e francesi.

Quale era la «posta in giuoco» in quel momento? La Germania era una potenza industriale e militare in ascesa e iniziava a competere con le altre grandi potenze economiche per il dominio del mondo. E la «posta in giuoco» era il controllo del commercio mondiale e, in particolare, delle colonie. Erano due schieramenti politico-economici – due oligarchie – che si contrapponevano.

Oggi, è un «fatto» che, in Ucraina, la Russia sia lo Stato aggressore. Ma la constatazione di un «fatto» esige anche una spiegazione. Come ognuno sa, sin dai tempi di Adamo ed Eva il genere umano ha assistito a un «fatto»: la caduta delle mele. Ma ha dovuto aspettare Newton per comprendere le ragioni di quel «fatto». I «fatti» non si spiegano da soli. Anzi, spesso il loro accadere ha cause assai lontane, celate ai nostri occhi dalle dense nubi prodotte dagli oligarchi; da chi da quei «fatti» trae insospettati vantaggi. E anche per le vicende ucraine occorre interrogarsi su quale sia la vera «posta in giuoco».

Quale può essere la ragione dell' «aggressione» russa? E quale può essere la ragione per cui la NATO non prende in considerazione alcuna trattativa di pace, ma continua a incentivare la guerra? Per quali ragioni essa dichiara che l'obiettivo principale della guerra è di «indebolire» la Russia? Davvero la spiegazione di tutto ciò è nella follia omicida di Putin?

Forse, come fece Newton, occorre andare al di là del «fatto». E, forse, occorre riflettere sulla richiesta dell'ONU di sbloccare quei porti che tengono ferme le navi che trasportano il grano in tutto il mondo. Tenerle ferme significa affamare milioni di persone. Ma, se ci fermiamo a riflettere un attimo sulla funzione di quei porti, ci accorgiamo che essi sono decisivi per poter navigare nel Mediterraneo; per poter commerciare con l'intero mondo e, in particolare, con l'Africa. E l'Africa è un immenso continente con immense risorse che gli oligarchi occidentali continuano a sfruttare, ma che non si preoccupano di far crescere. All'Africa guardano la Russia e, soprattutto, la Cina, che già da tempo si preoccupa di mettere a coltura vaste zone di quel continente. Vi immaginate, allora, un Mediterraneo solcato da navi russe che trasportano merci russe e cinesi verso l'Africa?

A una simile immagine la reazione degli oligarchi occidentali non può che essere una: quei russi e quei cinesi che – in nome del libero mercato – pretendono di commerciare con l'Africa (e magari pretendono anche di farla crescere), vanno fermati. Ne va del dominio delle oligarchie occidentali sull'intero mondo. E sull'altare di tale dominio si può ben sacrificare l'intero popolo ucraino!

Se è così, dobbiamo chiederci se è davvero impossibile trovare un accordo per regolamentare il commercio delle merci attraverso il Mediterraneo. È davvero inaccettabile l'inclusione dei russi e dei cinesi nell'economia internazionale? Si teme, forse, di non poter reggere la loro concorrenza? Ed è davvero accettabile l'idea che decine o centinaia di migliaia di persone muoiano, pur di escludere quei paesi dal mercato internazionale?





Fonte: di Marcello Montanari