"CHE CLASSE!"

21-07-2017 -

La parola „classe" sembra ormai caduta in disuso nel linguaggio politichese ufficiale. Le si preferisce il piú pudico „ceto" o, ancora meglio, le virginali „parti sociali".
Cancellato Marx, sono state cancellate anche le classi sociali: al troppo impegnativo Carlo (Marx) é subentrato un altro piú liberal Carlo (Rosselli), tanto per restare entro i confini del socialismo.
Insomma, non ci sono, nel mondo d´oggi, le forti asperitá linguistiche di una volta. Nessuno si sognerebbe ormai di definire „Rosa la Sanguinaria" una donna talmente delicata e gentile, capace di commuoversi fino alle lacrime per i maltrattamenti inflitti a un animale, come fu la Luxemburg, alla quale, tuttavia, i freikorps spaccarono il cranio col calcio di un fucile.
Non c´é piú un „moderato" come Turati capace di scrivere frasi bellicose come questa: „O vivremo del lavoro/o pugnando si morrá". E nessuno canta piú cosí dei moderni socialisti: „Con la barba di Turati/noi faremo spazzolini/ per lustrare gli stivali/ di Benito Mussolini". Cambiano i tempi e cambiano le parole.
Sembrerebbe che le uniche classi rimaste siano ormai quella di una scuole e quella che vuole sottolineare lo stile signorile e sofisticato di un´elegante dama.
Ma non é cosí, un´altra classe resiste ancora, anche nei media: la „classe politica". E, se é vero che „la terminologia é lo specchio dell´ideologia" come disse Turati (ancora lui!), classe significa gruppo sociale che persegue gli stessi interessi, soprattutto economici, come la „classe operaia" di una volta..
Come dunque puo´ chiamarsi „classe politica" l´insieme dei politici, cioé di coloro che aspirano a governare la cosa pubblica, dal momento che essi rappresentano istanze spesso alternative e antagoniste?
Il perché e il come lo scoprí uno studioso jugoslavo, Milovan Gilas (1911-1995) che espose le sue considerazioni nel famoso saggio Nova clasa (La nuova classe), con riferimento al mondo comunista. In esso era evidenziato come gli apparati dei partiti comunisti al potere, assumendo il controllo dei mezzi di produzione e di scambio, pur senza esserne diventati giuridicamente proprietari, si erano ritagliati un bel po´ di privilegi: precisamente come una classe sociale con propri interessi, ben distinti da quelli del „popolo lavoratore", in nome del quale essi dicevano di governare. Si era cosí riprodotta una societá nuovamente divisa in classi, precisamente come quella che si era appena abbattuta.
Qualcosa di simile é avvenuto nelle societá liberali occidentali, nonostante siano garantiti in esse il pluripartitismo e le libertá fondamentali.
Anche nelle democrazie i „politici" hanno accumulato, a poco a poco, tutta una serie di privilegi, che consentono di definire "classe politica" l´insieme di persone, presenti in tutti i livelli delle istituzioni pubbliche, unite da una serie di interessi comuni, come lo erano i nobili di una volta: spesso in contrasto feroce fra loro, ma tutti uniti nello spadroneggiare sui servi della gleba.
Sono lontani i tempi in cui il deputato socialista livornese Modigliani, avvalendosi della franchigia ferroviaria, passava le notti precedenti le sedute parlamentari facendo avanti e indietro sul treno Livorno-Roma, per non dover pagare un albergo!
Oggi sono ben altre le pietanze predisposte per saziare i piú fantasiosi e vivaci appetiti: alte prebende, privilegi per tutti mezzi di comunicazione e di trasporto, per gli spettacoli; perfino, a prezzi scontati, il ristorante e i coiffeur parlamentari...
E´ vero certamente quanto disse il conte di Cavour, cioé che la peggiore delle Camere é migliore della migliore delle anticamere, ma c´é un limite a tutto!
Invece, ecco l´ultima pensata, o porcata, come fu definita, venuta dalla destra, ma poi accolta festosamente dal centro e dalla sinistra: il Parlamento dei nominati. Con tale sistema, senza correre il rischio di dipendere dai variabili umori dell´elettorato, la „classe politica" puo´ agevolmente conservarsi e riprodursi col sistema della cooptazione: basta essere, o entrare, nelle grazie del capo ed essere percio´ inserito al posto giusto della lista, per assicurarsi, ora e per sempre, una vita agiata. Alla faccia del popolo, utile, paziente e bastonato, come recitava il sottotitolo del giornale L´Asino di Podrecca e Galantara.
Nulla di nuovo sotto il cielo. E´ il solito scambio feudale tra il barone e il vassallo: protezione in cambio di fedeltá.
Ma, a ben vedere, una differenza c´é: oggi questo scambio si fa con stile, con delicatezza, con nonchalance, senza darlo tanto a vedere. Con classe, insomma. E che classe!



Fonte: di FERDINANDO LEONZIO